Dalla Repubblica dell'antica Roma agli oligarchi russi di oggi, è sempre stato così: un ristretto numero di individui spaventosamente ricchi domina l'economia e la politica del suo tempo. Come abbiano accumulato capitali così spropositati diventa irrilevante una volta che siano entrati nella ristretta cerchia di chi conta davvero. Dal banchiere dei papi Cosimo de' Medici ai padroni delle ferriere della Rivoluzione industriale, l'origine di quelle favolose fortune viene presto dimenticata, mentre i super-ricchi forniscono fondi per la costruzione di chiese e istituzioni culturali, si inventano patroni delle arti e delle lettere e, ansiosi di essere accettati dall'establishment, si sforzano di ripulire la loro immagine con grandiosi gesti di filantropia, esibizioni di stile e opulenza, imprese che i comuni mortali possono solo sognare. Gli oggetti del desiderio e gli status symbol possono cambiare, ma le regole sono sempre le stesse: gli schiavi, le concubine, i forzieri pieni d'oro e i castelli inespugnabili hanno lasciato il posto ai jet privati, i super-yacht, le isole private e le squadre di calcio, ma il gioco rimane uguale - e la storia sembra dimostrare che questo 0,01% vince ogni volta sul restante 99,99%. Ma è destinato a essere sempre così? dimostrare che questo 0,01 per cento vince sempre sul restante 99,99 per cento. Ma è destinato a essere sempre così?
Far capire la scienza significa far capire la natura, e la chiave fondamentale per capire la natura è offerta dalla teoria dell'evoluzione. Ma la teoria dell'evoluzione nelle mani di quel grandissimo divulgatore oltre che importante scienziato che è Stephen Jay Gould si trasforma in uno strumento per comprendere non solo le bizzarrie e le stranezze della natura, bensì anche il carattere fondamentalmente storico del mondo stesso. Gould, che ama definirsi "galileiano", prende l'avvio da particolari spesso modesti per risalire poi a concetti più generali. I particolari, per quanto possano apparire strani e slegati, rientrano infatti sempre in un contesto storico generale di cui aiutano a spiegare l'unità. Per Gould, tutto, anche la natura, è storia, perciò occorre il rispetto assoluto del fatto storico, anche dell'imperfezione, che spesso è la chiave principale per comprendere il meccanismo dell'evoluzione. E per quanto disparati siano gli argomenti trattati nei suoi saggi, contengono sempre una lezione di metodo e di stile; riescono sempre a comunicare al lettore una visione chiara della scienza, senza tuttavia mai rinunciare alla ricchezza e alla complessità intellettuale. Il seguito delle "Riflessioni di storia naturale iniziate" con "Bravo brontosauro".
Tra le grandi allegorie letterarie, "Flatlandia" è sicuramente quella che rimane oggetto di maggior culto tra scienziati, cyberpunk e appassionati di letteratura fantastica. Il mondo piatto immaginato e descritto minuziosamente nei suoi usi e costumi da Edwin Abbott può essere abitato soltanto da figure geometriche che frequentano una scala sociale che discende dai poligoni fino ai triangoli (e più in là fino alle povere semplici linee rette - le donne - a cui non è data neppure la bidimensionalità), tutte quante inconsapevoli della possibile esistenza di dimensioni altre. Abbott delinea in queste pagine una satira assai poco velata della società vittoriana rigidamente divisa in classi. Ma il fascino di "Flatlandia" va ben oltre il contingente del pamphlet politico. Nella seconda parte del libro Abbott narra difatti l'incontro del suo protagonista, il Quadrato, io narrante dell'opera, prima con il mondo monodimensionale di Linealandia, e in seguito con un'inconcepibile Sfera, alla ricerca di un apostolo che possa divulgare il concetto della tridimensionalità nel paese di Flatlandia, trascinando così il Quadrato in un viaggio iniziatico in altre dimensioni.
"Sulla vita" fu finito di stampare nel gennaio del 1888. Dalla tipografia il libro passò, come d'uso, al Comitato della censura: e non ne uscì più. La censura laica lo silurò subito, mentre la censura religiosa - due mesi dopo - condannò alla confisca tutte le copie del libro. Nel frattempo, come avveniva da qualche anno per tutte le opere di Tolstoj vietate, anche "Sulla vita" conosceva in Russia un'ampia diffusione tramite edizioni illegali, per lo più artigianali. "Sulla vita", insomma, fu un trionfo: uno dei primi grandi successi internazionali di quella carriera di polemista social-religioso che Tolstoj aveva inaugurato una decina d'anni addietro, con "La confessione". Il fulcro delle sue riflessioni era inteso a ribadire le ragioni di un cristianesimo rigorosamente evangelico, contro le Chiese istituzionali e il loro "pseudo-cristianesimo" impartito alle greggi, ma anche contro quell'ordine costituito che in tutti gli stati "cristiani" aveva appunto nelle Chiese i suoi migliori alleati. Sia secondo i seguaci, sia secondo i critici di Tolstoj, "Sulla vita" è importante in quanto originalissima, illuminante reinterpretazione del concetto evangelico di "vera vita", con stimolanti implicazioni filosofiche, contrapposta a un cristianesimo trasformatosi in "religione della morte". Un testo decisivo per comprendere l'evoluzione del pensiero di Tolstoj.
Saltacode. Mezzecalzette supponenti. Aggressivi passivi. Spintonatori professionisti. Insozzatori senza vergogna. Idioti che parlano #perdire. Che vivono di #chissenefrega, danno colpe ad altri e meriti a se stessi. E ancora: impiegati indolenti, autisti irascibili, cameriere rabbiose... Siamo tutti preda della maleducazione e siamo diventati più maleducati che mai. E allora, è arrivato il momento della rivoluzione anti-maleducazione! Danny Wallace traccia un'indagine scientifica, minuziosa ed esilarante sulla maleducazione e ne fa il manifesto per un mondo più gentile. Indaga l'incredibile ondata di inciviltà e cafonaggine che stiamo vivendo. Interroga psicologi, psichiatri, ricercatori; interpella facchini, netturbini, avvocati, tassisti. Arriva persino ad affrontare il proprio bullo personale. Wallace mette a nudo così le cause della maleducazione e il modo in cui si diffonde, esamina azioni e reazioni dell'essere umano, apre gli occhi su come un solo comportamento sgarbato possa degenerare in un disastro, con effetti inattesi, potenti e dannosi per ciascuno e per tutti noi collettivamente. Infine, però, la buona notizia: se è vero che la maleducazione è contagiosa, anche la buona educazione lo è.
I monaci del monastero Shaolin in Cina sono famosi da centinaia di anni per la loro insuperabile abilità nel combattimento e da loro ha origine il nome del Kung-Fu Shaolin, progenitore di tutte le arti marziali tradizionali cinesi. Lo Shaolin però non è solo una pratica corporea, ma un modello di vita e di comportamento che si regge su principi specifici utili in ogni contesto, professionale o personale. I risultati sono straordinari. In questo libro sono restituiti gli insegnamenti dello Shaolin, spiegandoli e applicandoli alle nostre abitudini e relazioni quotidiane. Il lettore potrà così trarre ispirazione e aiuto da una sapienza antica, e allenare quella forza mentale che rende i monaci capaci di cose straordinarie ma che permette anche a noi di vincere le sfide che ogni giorno ci troviamo di fronte. Il segreto dei monaci Shaolin, noti per la loro imbattibilità, non sta tanto nella loro forza fisica, quanto piuttosto nel loro modo di pensare e nel controllo che esercitano sulla loro mente: è questo a renderli invincibili. E che renderà invincibili anche voi con l'aiuto di Bernhard Moestl, che sintetizza in questo agile libro i principi di un sapere millenario, attualizzandoli alla nostra quotidianità.
Da circa vent'anni l'agopuntura ha trovato il pieno riconoscimento del mondo medico occidentale e la sua efficacia nel trattamento di molte patologie le ha guadagnato l'adesione di un numero crescente di pazienti. Il libro, un'enciclopedia illustrata dei punti d'agopuntura, mira a far apprendere come guarire o alleviare mille piccoli dolori grazie alla stimolazione di punti specifici del corpo, anche con un semplice massaggio delle dita e senza il ricorso ai farmaci. Di ogni malattia o disturbo trattabile con l'agopuntura vengono descritti i sintomi e le cause e illustrati i punti principali e secondari su cui è possibile agire con la pressione delle dita o, avendone la possibilità, con gli aghi. Il libro ci invita così a diventare soggetti attivi nel mantenere o recuperare il nostro bene più prezioso, la nostra salute, a guarire o alleviare mille piccoli dolori.
“Il paradigma dell’incompletezza, in ogni caso, ci induce a riflettere sui limiti”
Salvatore Veca affida a questo libro gli esiti di una lunga ricerca filosofica che prende le mosse dal suo volume più importante, Dell’incertezza. Qui la questione centrale coincideva con l’esame delle differenti circostanze in cui si formulano le domande di teoria: nello spazio dell’impresa scientifica, dell’indagine etica e politica, nell’ambito delle questioni d’identità. Le lezioni sull’idea di incompletezza esplorano ora la natura delle risposte che noi diamo, in una varietà di circostanze, a quelle domande di teoria. Insieme, incertezza e incompletezza diventano dunque le due modalità fondamentali di un pensiero filosofico che coerentemente non si ritira di fronte ai limiti della conoscenza e neppure si erge a suo arbitro: l’incertezza della teoria non ci deve fare arretrare, e l’incompletezza delle risposte è specularmente l’opportunità, e forse il motore, che ci consente l’aggiustamento teorico. La convinzione che emerge da queste pagine, ricche di riferimenti alla storia delle idee, alla letteratura, all’arte, alla scienza e alla religione, è che l’incompletezza si addica perfettamente alla filosofia stessa. L’incompletezza ci induce a esplorare lo spazio delle possibilità e delle alternative. Uno spazio in cui i confini fra i saperi si fanno porosi, e la cui fisionomia è esposta incessantemente alla sorte del mutamento e della metamorfosi.
Sono passati più di dieci anni da quando l’Italia ha scoperto gli intrighi dei “furbetti del quartierino”, con le scalate bancarie che avevano già sconvolto il nostro sistema finanziario. Cosa lega quelle vicende agli scandali che oggi hanno fatto perdere 800 milioni di euro a migliaia di risparmiatori, riducendo sul lastrico alcune banche dell’Italia più ricca? Come è stato imbastito il grande imbroglio che, con la collaborazione di istituti finanziari di mezzo mondo, ha rischiato di affossare un pezzo importante del nostro paese?
“In Italia la reazione a catena partita da Siena e alimentata dalla crisi fa saltare una dopo l’altra le banche delle regioni ricche, quelle che foraggiavano i distretti industriali. Salta la Cassa di risparmio di Ferrara. Salta Banca Marche. Salta la Cassa di risparmio di Chieti. Salta la Banca popolare dell’Etruria. Salta la Popolare di Vicenza. Salta Veneto Banca. E il virus continua a camminare. La storia è comune. Ha a che fare con la modestia oggettiva di una classe dirigente scelta con criteri discutibili che si installa sul ponte di comando delle banche grazie a relazioni di potere. Quando non per meriti politici se non direttamente partitici, come avvenuto al Monte dei Paschi di Siena.”
E proprio la banca senese, che ha dato inizio al contagio, ha fatto anche virare lo scandalo in tragedia, con la morte misteriosa di David Rossi, il capo della comunicazione della banca, precipitato dalla finestra del suo ufficio.
In un’inchiesta capace di fare chiarezza una volta per tutte sui meccanismi malati e i rapporti di forza del sistema bancario, Sergio Rizzo racconta “una stagione terribile dove non è mancato proprio nulla. Neppure il sangue”. E compie un viaggio nella provincia profonda, da Siena a Vicenza ad Arezzo, alla ricerca dell’origine del veleno che sta inquinando il potere finanziario italiano.
“Il conflitto d’interessi è la regola, le consulenze inutili e i favori agli amici all’ordine del giorno, la trasparenza una fastidiosa incombenza da evitare.”
Un’inchiesta senza precedenti sulla miscela esplosiva che ha distrutto i nostri risparmi.
Non ci sono ricette sicure per trovare il vero amore: amare ed essere amati, così come amare senza essere ricambiati, dipendono in buona misura dalla sorte. E, tuttavia, non è utile restare passivi di fronte alla sorte, soprattutto quando ciò che porta non rende felici.
È necessario, piuttosto, guardare in faccia il sentimento che vi ha reso immuni al senso di realtà!
Montse Barderi, con grande senso pratico e un punto di vista originale che mescola psicologia e filosofia, vi porterà a ragionare con lucidità sulla relazione che state vivendo e a sbarazzarvi di ciò che vi spinge a perpetuare rapporti nocivi. Troverete un nuovo modo di interagire con voi stessi così da poter costruire legami di coppia sani e duraturi.
Lasciarsi alle spalle un cattivo amore, se è necessario, è l’occasione per iniziare una nuova vita e crescere come individui.
Seduto alla scrivania di casa – sopra di lui lo sguardo vigile di Kurt Vonnegut, accanto a lui una finestra aperta su campi e boschi –, Michele Serra scrive le sue amache. Se non è a casa, le scrive dove capita: in treno, in macchina, al bar, in autogrill, ovunque. Praticamente senza sosta, ogni giorno, da un quarto di secolo. Ormai sono quasi ottomila corsivi, quasi ottomila opinioni: abbastanza per sentirsi “un caso umano”, per voltarsi indietro e interrogarsi sulle ragioni e la sostanza di tutto questo. Ecco allora la precoce familiarità di Serra con libri e macchine per scrivere, il debito di riconoscenza nei confronti di persone e luoghi che lo hanno formato, la scoperta delle parole più ricorrenti tra le centinaia di migliaia battute sulla tastiera. Fra tutte, le più utilizzate sono due, sinistra e politica. “Se l’ho scritta ben 1321 volte, la parola ‘sinistra’, è sicuramente perché stavo cercando di spiegare prima di tutto a me stesso che cosa volevo dire esattamente, dicendo sinistra. Lo stimolo fondamentale della scrittura, direi non solo della mia, è l’ignoto.” Una riflessione emozionata e comica sul mestiere di scrivere, pubblicata in sincrono con Il grande libro delle amache, in cui si può leggere la storia di questi venticinque anni mentre accadevano. Questo libretto ne è la postilla e il compendio.
Per ridere, per riflettere, per lasciarci appesi una domanda, un dubbio. Venticinque anni di consuetudine quotidiana raccolti in un volume, duemilacinquecento opinioni che Serra si diverte a rileggere, commentare e reinterpretare, aggiungendo qui e là la sua voce di oggi a quella di ieri
Diffidate di chi non sa ridere. In genere non sa neanche piangere
Dal 1992 al 2017 Michele Serra, prima dalle pagine dell'«Unità» con la rubrica «Che tempo fa», poi da quelle della «Repubblica» con le sue amache, ci ha abituato ogni giorno a un suo corsivo. Per ridere, per riflettere, per lasciarci appesi una domanda, un dubbio. E venticinque anni di consuetudine quotidiana sono un anniversario che merita un regalo. Nasce così l'idea di selezionare e raccogliere in questo volume cento corsivi per ciascuno di questi anni: duemilacinquecento opinioni, che Serra qui si diverte a rileggere, commentare e reinterpretare, aggiungendo qui e là la sua voce di oggi a quella di ieri e aprendo ogni anno con un riassunto dei principali avvenimenti (ma non solo) che diviene sintesi fulminante in grado di restituire la complessità del nostro vivere e delle nostre insensatezze. In fondo al volume una serie di apparati consente al lettore più curioso un'indagine trasversale dei testi – attraverso i protagonisti, i partiti, le tematiche che ci hanno scosso per un quarto di secolo –, per tutti gli altri resta il gusto di sfogliare le pagine, come si sfoglia un album di fotografie. Per ricordarci chi siamo guardandoci allo specchio.