Questo romanzo indaga il desiderio sessuale e il suo curioso rapporto con l'amore (che dura al massimo "cento notti", ma spesso molto meno, poi scompaiono il desiderio e la meraviglia). Guarda dal buco della serratura cosa fanno gli altri mentre credono di non essere visti. È una festa della promiscuità, legittimo tripudio della gioia naturale, perché "i monogami, come i sedentari o gli ignoranti, muoiono senza conoscere davvero il mondo". La storia è costruita su due piani: uno è un'inchiesta sulla fedeltà, che sottopone a sorveglianza gli intervistati che hanno dichiarato di non tradire mai il proprio partner: più della metà mente. Qui vengono offerti come cammei, quasi per celebrare una sorta di "promiscuità letteraria", cinque brevi rapporti su singoli casi scritti da cinque autori spagnoli di noir: Edurne Portela, Manuel Vilas, Sergio del Molino, Lara Moreno e José Ovejero. L'altro è la confessione della voce narrante, l'affascinante madrilena Irene, che racconta la sua vita, dagli studi universitari a Chicago fino all'attività di detective in Spagna. Da giovane annotava su quaderni le relazioni con i suoi molti amanti, con la scusa della scienza ma con accesa passione. Di questi l'amore per l'argentino Claudio, ludopata indebitato e coinvolto in oscure storie familiari e politiche, la segna fino a trasformarla in criminalista per scoprire chi lo ha ucciso. Per anni Irene è l'amante di Adam Galliger, il miliardario filantropo newyorkese, finanziatore dell'inchiesta sulla fedeltà, che alla fine le affida la sorprendente indagine sulla propria moglie Harriet.
Scritto tra Capri e Sorrento nel 1938, "Il colpo di grazia" evoca un episodio di guerra civile avvenuto in Curlandia all'epoca dei putsch tedeschi contro il regime bolscevico, intorno al 1919-21. È una vicenda autentica, riferita all'autrice da un intimo amico del protagonista maschile. Romanzo di sottile, sconcertante ambiguità, "Il colpo di grazia" chiama il lettore a collaborare per sottrarre gli avvenimenti narrati da Eric von Lhomond, e specialmente l'immagine che egli propone di sé, a una deformazione che s'inscrive interamente nei rapporti complicati dell'amore e dell'odio. Eric è un aristocratico che patisce la sconfitta della Germania come il crollo del mondo materiale e ideologico in cui si è formato: non gli resta che difendere il castello in cui vive con un amico, Conrad de Reval, e la sorella di questi, Sophie. Il dramma che si svolge fra i tre personaggi, e che si concluderà con un evento tragico dovuto alla ferocia delle guerre partigiane, ricalca l'aneddoto della donna che si offre e dell'uomo che si nega per attaccamento all'amico. Ma il tema centrale del libro è la solidarietà di destino tra esseri sottoposti alle stesse privazioni e agli stessi pericoli, un'intimità e somiglianza più forti dei conflitti della passione carnale o della fedeltà politiche, più forti persino dei rancori del desiderio frustrato o della vanità ferita.
New York, anni cinquanta. Dopo la pubblicazione di un romanzo mendace e offensivo sulla sua vita, il ricchissimo finanziere Andrew Bevel, diventato milionario dopo alcune speculazioni seguite al crollo in Borsa del '29, assume la giovane Ida Partenza, figlia di un anarchico italiano, perché lo aiuti a scrivere un'autobiografia in grado di raccontare finalmente la verità sui suoi successi e sulla sua defunta moglie, Mildred. Ida intuisce presto che nemmeno dalla sua penna, strettamente controllata dal committente, uscirà il ritratto fedele di una donna complessa la cui reale personalità continua a sfuggirle, e la morte improvvisa di Bevel la costringe infine a lasciare incompleto il lavoro. Soltanto trent'anni dopo ha la possibilità di accedere agli archivi della Fondazione Bevel, dove trova finalmente il diario di Mildred, prezioso tassello mancante all'enigma che ha lasciato nella sua vita un'impronta indelebile. Quattro testi, quattro generi letterari, quattro voci, quattro punti di vista compongono un raffinato gioco di specchi in cui dietro le scelte di un leggendario uomo d'affari americano si intravede la figura polimorfa e affascinante di una moglie, artefice misconosciuta della sua fortuna.
Anni ottanta, a pochi chilometri da noi l'ultimo decennio del comunismo è appena cominciato. Lea Ypi è una bambina e la sua vita è scandita dalle promesse del socialismo di stato dell'Albania: un futuro preordinato, in cui si può crescere al sicuro tra compagni entusiasti. Tutto vero, fino al giorno in cui Lea si ritrova aggrappata a una statua di pietra di Stalin, appena decapitata dalle proteste degli studenti. Il comunismo non era riuscito a realizzare l'utopia. Il mondo attorno inizia a crollare. Lea si chiede chi è quel vecchio primo ministro dell'Albania accusato di collaborazione con i fascisti che porta il suo stesso cognome. Lei non sa che la sua famiglia paterna è una grande famiglia nobile dell'impero ottomano. Non sa che quando i suoi genitori parlano di amici appena laureati si riferiscono in realtà a fatti gravissimi. Lea sa che esiste la Coca-Cola solo perché nel mercato nero girano alcune lattine vuote, che diventano suppellettili rarissime. Con una nonna elegante, intellettuale e francofona, un padre che crede nei movimenti sociali del Sessantotto e una madre thatcheriana ultraliberista, Lea Ypi cresce attraversando questi tempi di rivoluzioni e di grande disorientamento, con un'educazione politica unica e ricchissima. La sua è una storia di faticosa liberazione dalle menzogne: quelle del regime comunista, quelle che la sua famiglia le racconta per proteggerla. Ma la menzogna più dolorosa è quella che si svela con il crollo del regime: la promessa di libertà segna invece l'inizio di un conflitto sanguinario. Il tentativo difficilissimo di entrare in Occidente è l'abisso di tutte le illusioni. Il Novecento è tramontato, ma dopo non c'è più nulla. La sensazione è claustrofobica: il progetto di costruzione di una società giusta è degenerato nella dittatura, ma la fine della dittatura non corrisponde alla libertà. E allora, la libertà, come si conquista?
"Fine di questa edizione e di questo commento è avvicinare il lettore a un testo affidabile di Pinocchio e insieme favorire la sua libera lettura con l'offrirgli chiarimenti e riferimenti su ogni fatto stilistico, linguistico, oggettuale, storico, strutturale, simbolico e allusivo, ad esclusione di quelli che intende e chiarisce da solo. Nel corso del commento una novità insistentemente indagata, e che alla fine si delinea come una realtà corposa e unitaria, è quel che abbiamo chiamato la "cultura parlata", per distinguerla sia dalla cultura 'regolare' sia da quella folcloristica; e nella quale consiste il più e il meglio del 'segreto' del capolavoro collodiano. È in forza di un dato come questo, che proposto "di prima mano" si affaccia ora al sapere, che la 'ragion poetica' di Pinocchio si illumina di nuova luce, che senza deprimerne il mistero ne aumenta di molto la felicità." Introduzione di Fernando Tempesti. Età di lettura: da 7 anni.
Jinb?ch?, Tokyo. Il quartiere delle librerie e delle case editrici, paradiso dei lettori. Un angolo tranquillo e fuori dal tempo, a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni. File e file di vetrine stipate all'inverosimile di libri, nuovi o di seconda mano. Non tutti lo conoscono, più attratti da Ginza o dalle mille luci di Shibuya. Di sicuro Tatako - venticinquenne dalla vita piuttosto incolore - non lo frequenta assiduamente. Eppure è qui che si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni. Un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza al piano superiore adibita a magazzino. È il regno di Satoru, l'eccentrico zio di Tatako. Entusiasta e un po' squinternato, dedica la sua vita ai libri e alla Morisaki, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato. L'opposto di Tatako, che non esce di casa da quando l'uomo di cui era innamorata le ha detto di voler sposare un'altra. È Satoru a lanciarle un'ancora di salvezza, offrendole di trasferirsi al primo piano della libreria. Proprio lei che non è certo una forte lettrice, si trova di colpo a vivere in mezzo a torri pericolanti di libri e minacciosi clienti che continuano a farle domande e a citarle scrittori ignoti. Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con un timido sconosciuto e rivelazioni sulla storia d'amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.
È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l'ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent'anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un'inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l'effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale. La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo.
La donna è sola, inquieta, in fuga: non vuole più restare dove non c'è amore. Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell'infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura. C'è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto un pergolato. E c'è l'uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento. A valle lo chiamano lo Straniero: vuole risistemare il rifugio e piantare abeti sul versante nord della montagna, per aiutarla a resistere e a tornare fertile. Una notte terribile riporta la paura, ma la donna si accorge che ci sono persone che vegliano su di lei: la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini; la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo. Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Tra i classici della psicologia cognitiva e dello sviluppo del primo Novecento, lo psicologo russo Lev Vygotskij è da circa venti anni il più studiato a livello internazionale per l'attualità della sua concezione storico-culturale della mente umana e le applicazioni in campo pedagogico dei suoi studi. Osteggiato dal regime stalinista, dopo la sua morte trascorsero oltre trent'anni prima che il suo pensiero arrivasse in Europa, e ancora oggi la sua opera è conosciuta solo attraverso traduzioni da edizioni russe parziali o censurate. In particolare, per quanto riguarda gli scritti di interesse psicopedagogico, non sono disponibili in lingua italiana versioni integrali. Questo volume si propone di offrire un panorama della teoria vygotskiana attraverso cinque saggi integrali, che consenta ai lettori italiani di avere una visione completa del pensiero di quello che fu definito il "Mozart della psicologia". I saggi che lo compongono, due dei quali mai pubblicati in italiano, trattano i sistemi psicologici, il ritardo mentale, ma soprattutto l'area per cui lo psicologo è più conosciuto, la pedagogia. In particolare sono affrontate in queste pagine l'analisi pedologica del processo pedagogico, il problema dell'insegnamento connesso all'apprendimento e quella per cui Vygotskij è forse più conosciuto dal grande pubblico, la teoria del gioco.
Il prodigio viene dalla terra, e scuote aria e acqua. Dal cielo piovono pietre incandescenti e cenere, il mare è denso e la costa sembra viva, ogni mappa disegnata è stravolta, i punti di riferimento smarriti. Lucio ha solo diciassette anni e ha seguito l'ammiraglia di Plinio il Vecchio nel giorno dell'eruzione del Vesuvio, ma non può sospettare che il monte che conosce da sempre sia un vulcano. Per quel prodigio mancano le parole, non esiste memoria né storia a rassicurare. Nascosta dalla coltre rovente c'è Pompei, la città che ha visto nascere Lucio e i suoi sogni, dove ancora vivono sua madre, la balia, gli amici d'infanzia, dove ha imparato tutto ciò che gli serve, adesso, per far parte della flotta imperiale a dispetto del suo occhio cieco - anzi, proprio grazie a quello, che gli permette di vedere più degli altri, perché "un limite è un limite solo se uno lo sente come un limite, sennò non è niente". E mentre Lucio tiene in mano, per quanto la Fortuna può concedere, il filo del suo destino, ecco che Pompei torna a lui presente e più che mai viva, nel momento in cui sembra persa per sempre, attraverso i giochi con le tessere dei mosaici, i pomeriggi trascorsi nei giardini o nelle palestre, le terme, il mercato, i tuffi in mare e le gite in campagna, le scorribande alla foce del fiume. La sua intera giovinezza gli corre incontro irrimediabilmente perduta, eppure - noi lo sappiamo - in qualche modo destinata a sopravvivere. Insieme a Lucio, una folla di personaggi, mercanti, banchieri, matrone, imperatori, schiavi, prostitute e divinità, si muove tra le pagine di un romanzo sorprendentemente attuale, in cui niente è già visto: piuttosto ciò che conoscevamo del mondo classico ci appare in un aspetto nuovo, moderno e intimo. Perché il desiderio è nascosto, si innalza dalla terra, è il cuore stesso della terra, e noi siamo terreni.
"Instagram mi piace da impazzire, letteralmente; Twitter per niente; Facebook non l'ho ancora capito tanto bene; YouTube mi affascina, però mi stanca, mentre TikTok deve essere formidabile, ma non ho tanto tempo e così me lo becco di seconda mano quando rimbalza sul mio schermo. Gli altri, boh, in tutta sincerità ho pure un po' di strizza a registrarmi, eccetera. Quel che ho mi basta e soverchia, come diceva Andreotti". È un salto in avanti e insieme all'indietro, vengono in mente le pitture rupestri degli animaloni che precedono di parecchio la scrittura. Dentro il telefonino con la cover sdrucita da vecchio sobbalza l'ambiguità della storia in modalità tecnologica, ciò che spiega parecchio quanto di selvaggio, in tutti i sensi, s'incontra normalmente sullo schermo a cristalli liquidi. "Benvenuto nell'orgia digitale!" In realtà, racconta Filippo Ceccarelli, lì dentro ha trovato ciò che sempre lo aveva incuriosito e attratto dell'Italia e degli italiani. La loro espressività, la spudoratezza creativa, la sorprendente umanità. È bello poterli osservare e basta, senza criteri etici, condanne moralistiche, afflati palingenetici, distinzioni fra alto e basso. Sono così, e che ci vuoi fare? Le cantilene degli ambulanti, i tipi buffi delle spiagge, i preti pazzi, i milites gloriosi, le sciantose, le svampitone, le nonne rimbambite, i fattoni, le scritte sui cruscotti delle auto, "papà vai piano", le scarpine da neonato sotto lo specchietto retrovisore, i rabbiosi cartelli nei condomini, le imprecazioni imprevedibili, le confessioni spudorate, le arti e i mestieri del Paese profondo, le differenze regionali, municipali, di quartiere e di campanile: "senza che me ne accorgessi Lì dentro era diventato Qui dentro". Dell'Italia, che Dio la protegga, le piattaforme elettroniche riflettono non solo e non tanto la testa e gli occhi, ma pure le orecchie, il naso e ogni possibile orifizio senza sottovalutare le viscere, il fegato, i reni, insomma i precordi. Lì dentro ci sono tutta l'Italia e gli italiani, le libertà e i rischi di dipendenza da sbronza social. Un racconto esilarante ma serissimo di come siamo sempre stati.
Howard Gardner per tutta la vita ha studiato le intelligenze degli altri. Con la teoria delle intelligenze multiple ha portato la rivoluzione nella psicologia, dimostrando che non esiste un'unica intelligenza umana che possa essere misurata secondo criteri psicometrici standard. Ha sfatato il mito del QI e ha ispirato nuovi metodi educativi dedicati allo sviluppo delle intelligenze diverse nelle scuole, nelle università e nei musei di tutto il mondo. Questo libro è dedicato a un capitolo nuovo della ricerca del grande psicologo: per la prima volta lui stesso diventa il proprio caso di studio ed esplora la propria mente. Questo studio rivolto a se stesso si intreccia con il racconto di una vita geniale, nella quale compaiono mentori come Erik Erikson e Jerome Bruner e allievi come Mihaly Csikszentmihalyi e William Damon. C'è anche Groucho Marx, che un giorno declina l'invito di Gardner a chiacchierare con gli studenti di Harvard, perché troppo impegnato a "guadagnarsi da vivere". Dalla combinazione straordinaria di racconto e analisi, autobiografia e ricerca emerge la definizione dell'intelligenza sintetica, che procede mettendo assieme elementi diversi, innesca l'attività di intelligenze diverse e, a differenza dell'intelligenza creativa, non si muove dal nulla e liberamente, ma ha bisogno di essere contemporaneamente vincolata e rafforzata dai dati. Nella storia ci sono stati sintetizzatori esemplari, dallo storico Richard Hofstadter al critico letterario Edmund Wilson, fino a Charles Darwin. Questa è l'autobiografia personale e intellettuale di una mente che esplora se stessa e si definisce, compiendo un'avventura teorica travolgente e, ancora una volta, rivoluzionaria.