James Graham Ballard è stato forse lo scrittore britannico più innovativo, per temi e suggestioni, del secondo dopoguerra. Innova il campo della fantascienza, anche dal punto di vista teorico, con la pubblicazione di un saggio, nel 1962, in cui accende per la prima volta l'interesse verso lo spazio interiore, verso la dimensione psichica del tempo, che già nei primi romanzi sarà al centro della sua narrativa. In questi anni scrive difatti la sua tetralogia sulle catastrofi, che lo imporrà fin da subito come uno dei più importanti scrittori del genere a livello mondiale. Sono del 1964 "Terra bruciata" e del 1966 "Foresta di cristallo". È questo un periodo particolarmente fertile per la creatività dello scrittore inglese. In particolare, nei trentadue racconti che compongono questa raccolta, molti dei temi che sfoceranno nei suoi libri maggiori vengono per la prima volta esplorati narrativamente. Per esempio ne "L'uomo luminoso", prima bozza di "Foresta di cristallo". O nei due racconti "La spiaggia terminale" e "Perché voglio fottermi Ronald Reagan" che confluiranno nello scandaloso, e proibito negli Usa, "La mostra delle atrocità". Ma sono da segnalare altre straordinarie, piccole perle come "Il gigante annegato": il cadavere di un gigante, forse una creatura degli abissi, una divinità, che si arena su una spiaggia e di cui seguiamo la progressiva decomposizione del corpo.
L'amico Kaede ha lasciato il Giappone per l'Italia e Yoshie si ritrova di nuovo da sola. Stavolta, però, la vita in città sembra farle meno paura. Il quartiere le è amico, e le giornate scorrono nella continua scoperta di piccoli motivi di felicità. La giovane impara a leggere nel cuore delle persone, a scorgerne l'anima fragile oltre la maschera di durezza che indossano nella loro quotidianità troppo indaffarata. Riuscirà a lasciare anche qui una traccia lieve, a trovare le parole giuste per portare conforto agli abitanti soli e affaticati della città? E che ne sarà della sua storia con Shin'ichiro? Saprà resistere alla nostalgia di Kaede e della nonna? La storia di Yoshie continua, alla ricerca di una città diversa, in cui vivere ogni giorno l'incantesimo dell'amicizia e dell'amore.
Autore di genio, scrittore e traduttore, B. si uccide improvvisamente. Keserü, il suo editore e amico, si sente obbligato a compiere una ricerca volta da un lato a scoprire i motivi del suicidio e dall'altro a trovare l'ultimo romanzo di B., all'interno del quale è convinto di trovare spiegazione non solo del gesto dell'amico ma, più radicalmente, dell'esistenza e del senso del dolore. Giocato su diversi registri narrativi (lettere, testi teatrali, racconti), metafora di una realtà instabile e sempre in movimento, il romanzo del premio Nobel ungherese racconta la frammentazione e la perdita dei punti di riferimento, lo smantellamento di un mondo, la "liquidazione" di una casa editrice, del regime comunista, della vita di un uomo.
Sono decenni, ormai, che la Resistenza è sottoposta a uno scrutinio costante da parte di storici, ma anche di giornalisti e opinionisti. E se una volta poteva essere provocatorio fare le pulci al mito dei partigiani e parlare di guerra civile mettendo sullo stesso piano le fazioni in lotta, oggi molta di questa vulgata è diventata un sottofondo dato quasi per scontato. Il rischio è che ci dimentichiamo, e le giovani generazioni non sappiano mai, quanto di nobile, puro e davvero all'altezza del suo mito c'è stato nella lotta partigiana. Nel settantesimo anniversario della Liberazione, Giovanni De Luna ha voluto mettere di nuovo a punto un'immagine della Resistenza che si stava offuscando. Con grande efficacia, De Luna ha scelto una storia, un luogo, alcuni personaggi: un castello in Piemonte, una famiglia nobile che decide di aiutare i partigiani, la figlia più giovane, Leletta d'Isola, che annota sul suo diario quei mesi terribili ma anche meravigliosi in cui comunisti e monarchici, aristocratici e contadini, ragazzi alle prime armi e ufficiali dell'ex esercito regio lottarono, morirono, uccisero per salvare la loro patria, la loro libertà, il futuro di una nazione intera. Mesi in cui, tra il cortile della sua villa di famiglia e le montagne tutt'attorno, si formò veramente quell'unità che diede origine al mito della Resistenza.
"Capire l'Islam" costituisce una succinta e accessibile introduzione a una delle grandi tradizioni religiose e culturali del mondo. II libro è organizzato intorno a nove temi chiave: le origini e lo sviluppo storico, gli aspetti del divino, i testi sacri, le persone sacre, i principi etici, gli spazi sacri, il tempo sacro, la morte e l'aldilà, la società e la religione. Ciascuno di questi temi è arricchito con citazioni oppure con riassunti di testi storici, accompagnati da un commento d'autore che spiega il significato di ciascun testo o lo colloca nel suo contesto. Più specificamente, gli argomenti trattati in questo libro comprendono: il Profeta e i suoi insegnamenti; il Corano, lo "Hadith" e la "sharia"; la storia dell'impero islamico; le "madrasa" e il jihad; l'Islam sciita e sunnita; i "Cinque Pilastri"; l'arte e la religione; la Mecca, le moschee e i "mihrab"; gli angeli, i "jinn" e le figure oggetto di venerazione; il nazionalismo secolare e il revival dell'Islam.
Apparso nel 1886, "La freccia nera" è un romanzo ambientato nella Guerra delle Due rose, il conflitto tra le fazioni degli York e dei Lancaster che dilaniò l'Inghilterra nella seconda metà del Quattrocento. Protagonisti della vicenda sono il giovane Dick Shelton, allevato dal bieco Daniel Brackley - il classico signorotto di campagna che per amore dei soldi schiaccia tutti gli altri in miseria -, e Joanna Sedley. I due si incontrano casualmente nella foresta: Dick soccorre un altro ragazzo, che in realtà è Joanna travestita, e insieme assistono, non visti, a un incontro segreto dei banditi della Freccia nera, nemici giurati di Brackley, i quali, per vendicare i torti subiti, colpiscono i cattivi di turno con le loro precisissime frecce nere: la loro firma. Quando Dick scopre che il mandante dell'assassinio di suo padre è proprio il padrino Brackley, decide di schierarsi a fianco dei banditi, sino allieto fine conclusivo. Tradotto sul piccolo schermo alla fine degli anni sessanta, con una imberbe e tentatrice Loretta Goggi, Aldo Reggiani e un cattivissimo Arnoldo Foà nei panni di sir Brackley, lo sceneggiato in sette puntate fece guadagnare al romanzo un posto importante nell'immaginario della cultura pop del nostro paese.
"Ma chi sono questi uomini, chi sono i 'demoni'? I demoni sono anzitutto 'uomini d'idea', come li definisce Bachtìn, cioè uomini posseduti, tormentati, divorati da un'idea, cioè da una concezione onnicomprensiva, onniesplicativa e onnirisolutiva della realtà, uomini che si credono in possesso della 'Verità', ma ognuno dei quali si è costruito una sua Verità' in una forma aberrante, distruttiva, catastrofica. In questi uomini - secondo Dostoevskij - si ritrova una caratteristica specifica ed esclusiva dello spirito russo: il russo è divorato da un'inesausta sete di verità ed è in grado di dedicarsi appassionatamente, fanaticamente al perseguimento dell'ideale da lui concepito, fino ad arrivare a ogni eccesso e a ogni estremo, compreso il sacrificio totale di sé." (Gianlorenzo Pacini)
"Non in fretta si legga il libro dell'Efesio Eraclito. Stretta la via, difficile il passaggio. Profonda notte e oscurità. Ma se è guida un iniziato ai misteri, più del sole fulgente è limpido." Così raccomandava, e metteva in guardia, un anonimo antico. Quella di Eraclito è infatti una tra le più enigmatiche, ma anche più ricche di stimoli, opere filosofiche che siano mai state scritte. Questa nuova edizione si avvale di una traduzione e di un apparato critico che, in modo rigoroso e originale, mette in luce i rapporti di Eraclito con la tradizione orfico-dionisiaca greca e il pensiero e le religioni orientali.
È anonimo l'autore che, nel 1829, dà alle stampe questo piccolo, gigantesco libro. Ma è inconfondibilmente Victor Hugo. Sono anni in cui il progresso sembra trasportare l'umanità intera, sul suo dorso poderoso, verso un futuro di pace, prosperità, ricchezza e fratellanza. Ma negli stessi anni si tagliano ancora teste davanti a un pubblico pagante, si marcisce in carcere, ci si lascia morire per una colpa non sempre dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. Hugo parla a nome dell'umanità, come sempre, e lo fa attraverso la voce di un uomo qualunque, di un condannato qualunque, di un miserabile che rappresenta tutti i miserabili di tutte le nazioni e tutte le epoche. Un crimine di cui non conosciamo i dettagli lo ha fatto gettare in una cella. Persone di cui non conosciamo il nome dispongono della sua vita, come divinità autoproclamate. Un'angoscia di cui conosciamo fin troppo bene la lama lo tortura, giorno dopo giorno, e gli fa desiderare che il tempo corra sempre più veloce. Verso la fine dell'attesa, venga essa con la liberazione o con l'oblio.
"In mezzo a questa gente sarebbe sempre stato uno straniero - un ausländer. Ma nel suo cuore Peter sentiva di avere ragione. Qualcosa dentro di lui gli impediva di accettare la cieca fede che loro nutrivano nei confronti di Hitler e del nazismo". Polonia 1941. I genitori di Peter vengono uccisi e il ragazzo mandato in orfanotrofio a Varsavia. Peter, biondo con gli occhi azzurri, sembra il ragazzo ritratto nel manifesto della gioventù hiltleriana e può essere adottato da una famiglia importante. Così avviene. Il professor Kattelbach e sua moglie sono entusiasti di accogliere nella loro famiglia un giovane dall'aspetto così "ariano". Ma Peter non è il ragazzo tipico della gioventù hitleriana, Peter non vuole essere un nazista e decide di correre un rischio... il rischio più grande che si può correre a Berlino nel 1943.
Manuelita e Lucía, detta Fufi, nove e sei anni, sono sorelle: Manuelita è la maggiore ed è "diversa", ha gli occhi a mandorla e le orecchie piccole come ciliegie, e per certe cose sembra più giovane della sorella. Lo hanno detto i medici alla sua nascita, ha 47 cromosomi invece di 46, come un orologio con un pezzo in più. Tra le due sorelle c'è amore e complicità, giocano insieme e si divertono un sacco. Ogni tanto, però, Fufi è stanca di dover fare la sorella maggiore pur essendo la più piccola, di dover sempre spiegare a chi glielo chiede come mai sua sorella è diversa. Ma, soprattutto, è stanca di dover affrontare gli scherzi e le prese in giro dei "bambini corvo", che sotto l'apparenza di bambini normali nascondono penne nere, becco appuntito e artigli, che spuntano per infastidire gli altri. In fondo, Fufi ha paura che, per colpa della diversità della sorella, gli altri bambini escludano anche lei. E poi, a volte, è anche un po' gelosa del rapporto speciale che Manuelita ha con l'adorato nonno, quasi più strampalato di lei. Età di lettura: da 9 anni.
Un uomo di molti mestieri è incaricato di un delicato restauro. La statua del crocifisso contiene segreti che si rivelano solo al tatto. Bisogna risalire a diverse nudità per eseguire. C'entra una città di mare e un villaggio di confine, un amore d'azzardo e una volontà di imitazione.