È sera e Cesare è nella sua baita, quando si accorge che manca l'acqua. Va a controllare. Ma al torrente lo attende una macabra sorpresa: riverso, a tappare la condotta, giace il corpo del suo amico Fausto. La notizia si diffonde in un battibaleno ma la gente si cuce la bocca. Tutti, polizia compresa, ritengono che il delitto sia legato al traffico di clandestini. Quindi, sicuramente un regolamento di conti. Alla ricerca della verità si muove anche il commissario, una donna bella ed estranea al mondo della valle, convinta che Cesare sia stato una figura chiave di quel traffico. Ma la verità alla fine emergerà proprio grazie a Cesare che, indagando da solo sulla morte dell'amico, capirà che la ragione è da ricercarsi in tutt'altra direzione.
Sulla caviglia dello stivale Italia, là dove sta l'osso pezzillo, nasce il nostro eroe, Isidoro Sifflotin. Nella casetta di Mattinella, che sta su da trecento anni e "non crollerà mai", il prodigioso guagliunciello Isidoro affina una dote miracolosa, ricevuta non si sa come da Quirino, il padre strabico, poetico e comunista, e da Stella, la mamma pastaia. Qual è questa dote? La più semplice: Isidoro sa fischiare, e fischia in modo prodigioso. Con il suo inseparabile merlo indiano Alì dagli sbaffi gialli, e l'aiuto di una combriccola stralunata, crea una lingua nuova, con tanto di Fischiabolario, e un messaggio rivoluzionario comincia magicamente a diffondersi. Proprio quando il progetto di un'umanità felice e libera dal bisogno sta per prendere forma, succede qualcosa che mette sottosopra l'esistenza di Isidoro. "Tutto quello che cresce si separa": con addosso questo insegnamento di mamma Stella, Isidoro, ormai ragazzo, scopre Napoli e si imbatte, senza neanche rendersene davvero conto, in un altro linguaggio prodigioso e muto: quello dell'amore.
Maggio 1963: il deputato di sinistra Grigoris Lambrakis viene ucciso in pieno centro a Salonicco per mano di un estremista di destra, Spyros Gotzamanis, grazie alla complicità e alla copertura dalla polizia e dei settori oltranzisti delle forze armate greche. Il suo assassinio assurge a valore simbolico duraturo nella storia greca, in modo simile a quanto è accaduto nel nostro paese con la morte di Matteotti. Se per certi versi quel delitto ha dimostrato la forza del neofascismo greco, che di lì a poco avrebbe preso il potere con il colpo di stato dei "colonnelli", l'eco fece scendere in piazza anche tutta la Grecia democratica, che seguì silenziosamente in massa il feretro del deputato pacifista Lambrakis. Il libro di Vassilikos svela i meccanismi "sociali" di quel delitto e della forza aggregativa dell'estrema destra greca. Da questo libro Costa-Gavras nel 1969 trasse diretta ispirazione per girare il suo film "Z. L'orgia del potere", con Yves Montand, Irene Papas e Jean-Louis Trintignant e le musiche indimenticabili di Mikis Theodorakis.
Dopo aver indagato la paternità nell'epoca contemporanea con "Il complesso di Telemaco" e altri libri, Massimo Recalcati volge lo sguardo alla madre, andando oltre i luoghi comuni, anche di matrice psicoanalitica, che ne hanno caratterizzato le rappresentazioni più canoniche. Attraverso esempi letterari, cinematografici, biblici e clinici, questo libro racconta i volti diversi della maternità mettendo l'accento sulle sue luci e le sue ombre. Non esiste istinto materno; la madre non è la genitrice del figlio; il padre non è il suo salvatore. La generazione non esclude fantasmi di morte e di appropriazione, cannibalismo e narcisismo; l'amore materno non è senza ambivalenza. L'assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all'incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo.
Malinconia, inquietudine, irascibilità, nostalgia, tristezza, disperazione, instabilità attentiva, pensieri ossessivi, paura... miscuglio sottile di emozioni e pensieri, i nostri stati d'animo sono il cuore palpitante del nostro legame con il mondo. Sempre presenti, sempre influenti, ci accompagnano in ogni momento della giornata e, quando sono costantemente caratterizzati da un polo negativo, possono rovinare la qualità della vita ancor più dei disturbi acuti. È importante perciò mantenere un equilibrio emotivo e prenderci cura del nostro aspetto mentale e psicologico non solo quando siamo agli estremi e ci troviamo costretti a ricorrere a psicologi, psichiatri e farmaci. In ogni epoca e in ogni civiltà il guaritore è portatore di saggezza, conoscenza, esperienza, ma anche di ascolto e intuizione. Questo medico abita anche in noi, talvolta vigile, il più delle volte addormentato, ignorato. Risvegliarlo è uno dei nostri compiti e possiamo farlo con l'aiuto di questo libro. Solo noi infatti possiamo essere gli artefici del nostro benessere emotivo. Attraverso i saperi che derivano sia dalla nostra medicina sia da quella tradizionale cinese, da sempre fondata sull'unità inscindibile tra psiche e soma, comprenderemo gli squilibri dell'umore, a modularli e, se debordano, a curarli prima che diventino vere patologie.
Il "Ciclo del sogno" è una delle colonne portanti dell'opera di Lovecraft e si erge come la più multiforme, inventiva e spesso spiazzante esplorazione mai concepita nei regni dell'immaginario e del fantastico. Nella visione di Lovecraft la dimensione onirica è l'esatto opposto di un luogo contraddittorio, insensato o caotico e i "regni del sogno" formano un vero e proprio universo a sé stante, connesso al nostro da arcani portali, dotato di una complessa struttura tridimensionale, animato da contrasti, conflitti, battaglie. Eppure, perfino negli antri sotterranei più sinistri e minacciosi, è sempre invariabilmente pervaso da un alone di profonda e seducente magia.
Nel 1906 esce in Francia la traduzione proustiana di Sesamo e gigli di John Ruskin, accompagnata da una prefazione - Sulla lettura - nella quale Proust, prendendo le distanze dalle teorie del critico inglese, rende presente la sua idea di lettura, offrendoci un primo assaggio di quel peculiare stile di scrittura che troverà la sua massima espressione nella Recherche. Queste pagine, tra le più affascinanti che siano state dedicate all'attività di leggere, sono presentate insieme a un articolo, Giornate di lettura, pubblicato su "Le Figaro", dove - a dispetto del titolo - è un altro il magico oggetto in grado di evocare presenze e atmosfere assenti, il telefono, dispositivo all'epoca ancora estremamente raro e d'élite. È un piccolo esempio di scrittura mondana e d'occasione, un divertissement nel quale, tuttavia, traluce la capacità affabulatoria, ironica e ammaliante del primo Proust. Prefazione di Emanuele Trevi.
Romanzo di forte impatto emotivo, definito a più riprese "vile", "pieno di falsità", ma anche esaltato come il "più potente tra i romanzi pubblicati dall'autore", Tess ha, fin dal suo apparire, diviso critica e lettori e allarmato schiere di bigotti e moralisti che inorridivano all'idea di una storia che colpiva al cuore la morale vittoriana. In Tess il vettore del conflitto attraversa ogni pagina del libro, che affronta, senza alcun falso pudore, temi scabrosi e audaci. L'immagine che apre il romanzo è quella di un uomo che incede malfermo lungo una strada; si tratta di John Durbeyfield, il padre di Tess, che apprende delle proprie presunte origini nobiliari dal parroco Tringham, incontrato quasi per caso. La rivelazione alimenta la vanità e l'orgoglio della povera famiglia che costringe la ragazza a recarsi dai ricchi d'Urberville, in un ridicolo e improbabile tentativo di "reclamare la parentela", intraprendendo così il primo viaggio che la condurrà a incontrare Alec, il suo seduttore. Questo fatto accelera gli avvenimenti dell'intreccio e scatena una serie di eventi che alla fine travolgerà la misera Tess.
Carmilla, la prima vampira della storia della letteratura, e il dottor Hesselius - medico e metafisico tedesco -, il primo detective dell'occulto, sono i due principali protagonisti di questa raccolta di storie "gotiche". Un testo chiave, la cui influenza sarà fortissima in tutta la letteratura del Novecento sui fantasmi. Tè verde (1869) è il racconto del reverendo Jennings che, dopo la lettura di "certi volumi antichi, edizioni tedesche di testi in latino medievale", mentre torna a casa con l'omnibus, vede comparire una misteriosa scimmia, che da quel momento in poi, tra improvvise sparizioni e scoraggianti ricomparse, continuerà a seguirlo fissandolo con bramosia maligna. Il giudice Harbottle (1872) è la funesta cronaca della nemesi piombata su Mr Harbottle, uomo malvagio e corrotto. Carmilla (1871-1872), infine, il più famoso dei racconti di Le Fanu, narra le astuzie e i languori della vampira Carmilla. Le storie di questo volume non sono paurose perché fantastiche, bensì paurose perché vere: riflessi del nostro essere, voci della nostra coscienza, proiezioni della nostra angoscia, immagini duplicate del nostro volto inquietante. Le Fanu ci invita a guardare nello specchio del reale con la consapevolezza che quanto vedremo non sarà la verità, ma una sua ombra confusa, il riflesso baluginante di qualcosa che sfugge al controllo della ragione.
Apple ha tredici anni e vive in Inghilterra con la nonna da quando ne aveva due, perché la madre, giovanissima, se n'è andata in America a cercare fortuna come attrice. Apple vuole bene alla nonna, ma soffre la rigidità delle sue regole e il peso delle sue ansie. L'unica amica che ha la trascura e il ragazzo di cui è innamorata non la degna di uno sguardo. Il solo momento positivo nelle sue giornate sono le ore di inglese, in cui il professor Gaydon parla di poesia e invita i ragazzi a esplorare con le parole i loro sentimenti: la paura, l'amore, la gioia. Quando la madre torna a casa dopo undici anni, Apple sente colmarsi il vuoto che ha dentro ed è come se fosse di nuovo intera. Ma il ritorno della madre è dolceamaro, come lo era stata la sua fuga quella tempestosa notte d'inverno... Apple prova a dare un senso alle proprie emozioni. Ma solo quando conoscerà Rain e scoprirà di avere un talento, smetterà di temerle e capirà che cosa significa veramente amare.
Parigi. È qui che la passione per la danza ha condotto Alice, acrobata di un'esistenza precaria come la maggior parte dei suoi coetanei: la generazione senza futuro, quella immersa in un eterno presente che si sente derubata da chi l'ha preceduta. Il suo vivere fuori squadra e senza radici è in parte anche una sfida alla madre - insigne grecista, docente universitaria, alle spalle brucianti passioni politiche e un presente di dolenti disillusioni -, da sempre convinta che l'unico antidoto al caos e alle brutture del mondo è la bellezza; che ci si può considerare vivi fino a quando ci si lascia sopraffare dalla nuda poesia dell'esistenza. Dopo uno scontro feroce, la accompagna alla stazione e, mentre un giovane pianista "di strada" sta suonando con mani incerte una semplice melodia, la madre si accascia. A Napoli, dove la riportano in coma, quel corpo diventa per Alice uno scrigno di memoria e un enigma, a ogni nuova scoperta - sorprendenti segreti e impensate fragilità una figura sempre più mutevole e cangiante. Il ritorno a Napoli coincide per lei con il ritorno nella casa della sua infanzia, dove è costretta a una difficile convivenza con il padre, chiuso in una scontrosa solitudine. Iaia Caputo scava nel cuore di una figlia per arrivare al grande cuore di sua madre, per ripercorrere la catena dei giorni e dell'accadere, perché capita che infine sia il dolore che insegna l'arte di vivere.
3 ottobre 2013, notte fonda. Una donna, sola in cucina, beve un caffè e sfoglia il giornale quando un bollettino radio le vomita addosso gli ultimi avvenimenti: un barcone proveniente dalla Libia è affondato a due chilometri dalla costa di Lampedusa causando la morte di oltre 300 persone. Nella mente della donna, alla voce metallica della radio fanno da contrappunto le immagini di Burt Lancaster, ne Il Gattopardo, poi in The Swimmer. Il suo pensiero vaga e divaga dando vita a un paesaggio interiore insieme tragico e mitico e, passando per altre terre, per altri sentieri, ricompone, come in un caleidoscopio, la Lampedusa attuale, ormai lontana dal mondo dorato del principe di Salina e indissolubilmente legata a quello e ad altri naufragi. Con "Lampedusa", Maylis de Kerangal compie a suo modo una traversata notturna durante la quale interroga un mondo in decadenza dove i diritti umani cessano a un tratto di esistere. Un omaggio a Lampedusa, isola di cinema e letteratura, diventata l'epicentro di una tragedia umana.