A partire dagli anni settanta il jazz italiano ha acquisito un peso e un ruolo importante, ben considerato persino sull'arena internazionale. Sulle tracce di alcuni interpreti di assoluto valore mondiale, oggi è nata una nuova scena di musicisti più giovani, che si sta già imponendo, non solo nel nostro paese, per la rigorosa preparazione musicale e le capacità creative. Questo è dovuto anche al lavoro sostenuto dalle scuole di jazz e dai conservatori, all'azione di jazzisti stranieri di passaggio in Italia che, collaborando e insegnando, hanno fatto crescere dal punto di vista tecnico e artistico i nostri musicisti. La necessità di un esaustivo Dizionario del jazz italiano era dunque sentita da tempo: era urgente la necessità di monitorare i movimenti presenti sulla scena italiana, ricostruendo i fili delle relazioni e delle collaborazioni tra i diversi musicisti. Questo Dizionario dedica spazio non solo alle figure più note del jazz italiano, ma anche ai musicisti più giovani. Una guida che cerca di rappresentare, attraverso i suoi protagonisti, le diverse aree geografiche italiane, le loro caratteristiche intrinseche e il tipo di jazz suonato. Di ogni musicista si fornisce un'esauriente biografia, una discografia con i lavori più importanti e il sito web di riferimento.
Quella di Fabrizio De André è una vita geniale, da ripercorrere attraverso la sua musica. Luigi Viva ci guida in un viaggio per conoscere in profondità l'equilibrio struggente fra il senso dell'ironia e il senso del dramma, il coraggio e la misura, le esperienze di vita del "falegname di parole" e le sue letture, i personaggi di un sottoproletariato che sfugge alla politica, e per questo vicini all'ideale di un'anarchia bonaria. E poi l'amore per i semplici, gli sconfitti e l'attenzione per "gli ignorati e perseguitati dal potere". Questo libro è stato scritto tra il 1992 e il 1999, contemporaneamente a "Non per un dio ma nemmeno per gioco", e il lavoro fu condiviso con Fabrizio De André, che ebbe l'opportunità di vederlo e commentarlo con l'autore. Con questo secondo volume, ricco di ricordi e testimonianze, si completa così l'idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. Ed è come sentire la voce di De André: attraverso i suoi appunti, la sua calligrafia, le fotografie più intime, gli spartiti originali, i testi autografi con le sue correzioni e i suoi ripensamenti.
Come per Omero e Saffo, in Dylan la musica si fa poesia. O viceversa. È questa in sintesi la motivazione con cui l’Accademia di Svezia annuncia il 13 ottobre 2016 il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura al cantautore più amato del mondo. Il resto è storia nota: Dylan non va a ritirare il premio a causa di impegni presi in precedenza, la sua lettera di ringraziamento viene letta dall’ambasciatrice degli Stati Uniti in Svezia, Patti Smith esegue A Hard Rain’s A-Gonna Fall e si commuove. Intanto l’eterno dibattito si riaccende: una canzone può essere letteratura? In queste pagine, che contengono la lettera di ringraziamento e il discorso tenuto all’Accademia di Svezia durante una cerimonia privata, non si trovano le risposte di Dylan a questa domanda, ma c’è il suo rapporto con quello che ha letto e quello che ha ascoltato, con le storie che ha amato, con i linguaggi che lo hanno nutrito. Perché se è vero che “mai una volta ho avuto il tempo di chiedermi se le mie canzoni sono letteratura”, è anche vero che le pagine dei libri ti danno “un modo di guardare la vita, una comprensione della natura umana e un metro con il quale misurare le cose”. È così che, nel suo modo di guardare la vita, ci sono Omero e Buddy Holly, Moby Dick e Niente di nuovo sul fronte occidentale. E soprattutto ci sono incontri e ricordi, perché “le canzoni sono vive nella terra dei vivi” e Dylan, come Omero, invoca la Musa chiedendole semplicemente di cantare, attraverso la sua bocca, una storia. Nel suo discorso per il Nobel Dylan non parla solo del rapporto tra letteratura e musica, ma del rapporto tra letteratura e vita.
"Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?" Così si chiede al viandante-narratore nelle terre dei padri. Il viandante procede con il passo dell'iniziato, lo sguardo affilato, la memoria popolata di storie. E le storie gli vengono incontro nelle vesti di figure, ciascuna portatrice di destino, che hanno il compito di ispirati accompagnatori. Luoghi e personaggi suonano, con i loro "stortinomi", immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l'ignoto. Scatozza "domatore di camion". Mandarino "pascitore di uomini", la Totara, Cazzariegghio, Pacchi Pacchi, Testadiuccello, Camoia, la Marescialla: ciascuno ragguaglia il viandante, ciascuno lo mette in guardia, ciascuno sembra custode di una verità che tanto più ci riguarda, quanto più è fuori dalla Storia. Il viandante deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall'abbaiare dei cani. E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere "sponzati come baccalà", la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti.
Il cantautore e poeta brasiliano Chico Buarque ha ignorato di avere un fratellastro finché ha compiuto ventidue anni. Suo padre, lo scrittore e accademico Sergio Buarque de Hollanda, aveva vissuto a Berlino negli anni inebrianti della Repubblica di Weimar e lì aveva avuto una relazione con una donna tedesca. Dall'unione era nato un figlio, poi dato in adozione ancora in fasce. Molti anni dopo la scoperta di quel fratello, Chico Buarque decide di indagare cosa possa essergli successo. E la ricerca lo porta nella San Paolo degli anni sessanta, quando il giovane Francisco Hollander, detto Ciccio, trova una lettera scritta in tedesco nascosta in un libro della vasta libreria del padre. Chico Buarque consegna al pubblico un romanzo di formazione in cui, dosando con raffinata ironia dato autobiografico e finzione letteraria, scava nelle radici europee della società brasiliana intrecciando le grandi svolte del Novecento con le rimozioni di un interno familiare di San Paolo, stipate nel buio di cassetti che un giorno, inesorabilmente, tornano ad aprirsi.
Bob Dylan incarna da più mezzo secolo lo spirito dell’America – e per suo tramite lo spirito del mondo. I suoi testi, fusi alle musiche cui hanno dato anima e senso, hanno generato canzoni che sono diventate le fondamenta di un sogno collettivo. I tre volumi di Lyrics (il terzo e ultimo uscirà nell’aprile del 2017) raccolgono tutta la produzione poetica di questa voce inimitabile e inconfondibile, organizzandola cronologicamente e arricchendola di una traduzione e un apparato di note, entrambi a cura di Alessandro Carrera, che non hanno eguali per finezza e capillarità nel panorama mondiale.
Bob Dylan incarna da oltre mezzo secolo lo spirito dell'America, e per suo tramite lo spirito del mondo. Nella memoria dei più, i suoi testi sono fusi alle musiche cui hanno dato anima e senso, facendo nascere canzoni che sono diventate le fondamenta di un sogno collettivo, oltre che successi mondiali che hanno dominato e dominano le classifiche e le radio di tutto il mondo. Ma da sempre i suoi testi sono anche letti e studiati con la passione e la serietà dovute alla grande poesia. Non poesia in musica, solo e pienamente: poesia. Quello che milioni di lettori nel mondo già sentivano e sapevano è stato riconosciuto universalmente quest'anno grazie al premio Nobel 2016 per la letteratura, attribuito a Dylan nel fragore di una discussione che ha travolto il mondo della cultura, "per aver creato una nuova espressione poetica nell'ambito della tradizione della grande canzone americana". I tre volumi di "Lyrics" raccolgono tutta la produzione poetica di questa voce inimitabile e inconfondibile, organizzandola cronologicamente e arricchendola di una traduzione e un apparato di note, entrambi a cura di Alessandro Carrera. Un patrimonio di informazioni che facilita al lettore l'impresa di addentrarsi tra gli innumerevoli riferimenti, richiami e citazioni di cui Dylan si serve liberamente, attingendo di volta in volta al patrimonio folklorico, alla Bibbia o alla poesia inglese e americana, da Shakespeare a Ginsberg.
"Il sogno di un hippie" è stato un grande successo di pubblico e di critica e Neil Young ci ha preso gusto a scrivere libri di memorie. In questo nuovo volume, ci racconta la sua grande passione per le automobili, facendo rivivere attraverso la galleria delle sue vetture (che appaiono nei suoi acquerelli all'inizio di ogni capitolo) i ricordi che non hanno trovato posto nel primo libro: dalla Monarch Business Coupé verde del 1948 dentro cui si partiva per i weekend di famiglia, alla Lincvolt, la sua Lincoln modificata e completamente elettrica, dalla infanzia canadese alla vita on the road e rock and roll.
La vita di Gioachino Rossini è più avventurosa di quella dei quattro moschettieri messi assieme, è un romanzo. Da ragazzino povero a uomo ricco e infelice, da giovane di "sinistra" a vecchio di destra però sempre pronto a sfottere imperatori e impostori. Ci sono più di mille donne nel catalogo di Gioachino, una lista che avrebbe imbarazzato Leporello. Dopo i primi successi è talmente popolare che le ragazzine lo rincorrono per la strada tagliandogli pezzi di vestito da dosso, come succederà con i Beatles, e, se possibile, qualche ciocca di capelli. Lo scrive Lord Byron, furibondo che qualcuno fosse diventato ancora più famoso di lui. Delle opere di Rossini tutti conoscono Il barbiere di Siviglia (del quale quest'anno ricorre il bicentenario, fu composto nel 1815), ma, con la rinnovata percezione del grande compositore, si vanno riscoprendo le opere "serie" e in particolare la sua ultima, il Guillaume Tell, che spalanca le porte al Romanticismo. C'è totale follia ne L'Italiana in Algeri, e Il Turco in Italia è surreale, ante litteram. Ma il vero fulcro tematico del libro è perché Rossini abbia smesso di comporre all'ancora verde età di trentasette anni. La risposta che dà Gaia Servadio si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente. Oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.
Possono dei capolavori settecenteschi illuminare il presente, delineando una mappa di sentimenti ed eros tuttora attuale? Attraverso la trilogia di opere creata col librettista Lorenzo Da Ponte, Wolfgang Amadeus Mozart ha dimostrato di sì. In quel corpus miracoloso costituito da "Nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte", il compositore ha scandagliato profeticamente ogni aspetto dell'amore, affrontando problemi come la violenza sulla popolazione femminile e la trappola in cui cadono le "donne che amano troppo". Ha prospettato temi avveniristici come la possibilità di amare più persone, il sesso in adolescenza e nella quarta età, la scelta di essere single, la propensione alla bisessualità. Le autrici esplorano, con rigore scientifico e prosa leggera e acuminata, questo perfetto congegno musicale tripartito: ne legano i contenuti politici e sociali alla vita di Mozart (ai suoi rapporti, alle sue frequentazioni, alle sue letture), mettono a fuoco l'anticonformismo e la preveggenza delle figure femminili, seguono le indicazioni sull'innocenza dell'adulterio dettate dallo scambio di coppie in "Così fan tutte", mostrano i falsi miti del dongiovannismo. Ne deriva un universo che parla agli eterosessuali e agli omosessuali, a chi ha conquistato un'estasi monogamica non obbligata, ai poliamoristi in guerra con l'ipocrisia e agli amanti clandestini refrattari alla mistica della trasparenza.
Da uno dei massimi musicologi, un'esauriente sintesi della storia dell'arte musicale in Occidente. Pubblicata per la prima volta nel 1960, successivamente riveduta e aggiornata, l'opera ha riscosso grandi consensi ed è destinata a restare a lungo insuperata quale introduzione ideale alla storia della musica e panorama complessivo capace di soddisfare il lettore più esigente. La storia della musica, pure intrecciata e compresa nel più ampio contesto storico e culturale, dev'essere per l'autore anzitutto storia dello stile musicale. Particolare attenzione viene dedicata ad aspetti spesso trascurati e tuttavia essenziali per penetrare la specificità dell'arte musicale: le forme, i generi, la notazione, le tecniche d'esecuzione. Il volume è corredato di numerosissimi esempi musicali e illustrazioni, e comprende una serie di apparati: un glossario dei termini tecnici, un'ampia bibliografia, una cronologia essenziale e un ben articolato e completo indice analitico.