La Napoli dei vicoli, quella più vera e animata, è il mondo rappresentato da Di Giacomo. Un corpo affollato, una città dai mille volti, un brulicante calderone di umanità che possiede i caratteri dell'universalità: vinti e oppressi, uomini poveri e infelici, talvolta eroici loro malgrado, occupano una posizione centrale nelle novelle dell'autore. Egli si autodefiniva, fra il serio e il faceto, "verista sentimentale", giacché non era estraneo al movimento letterario del verismo, che nel tardo ottocento andava denunciando le disumane e ingiuste condizioni di vita delle popolazioni meridionali, ma il sentimento di contenuta quanto struggente pietà per la condizione umana, di tutti gli esseri umani, è il carattere distintivo di questi racconti "di genere".
Lo psicanalista di Zeno Cosini - commerciante triestino, incarnazione dell'antieroe - consiglia al suo paziente di mettersi a scrivere la storia della sua vita. Solo rivivendone le esperienze più significative e scavando nella propria coscienza egli potrà forse superare il "disagio di vivere" che da sempre lo tormenta. Emergono così il vizio del fumo, il ricordo di una relazione con una giovane amante, la convinzione che il suo matrimonio sia avvenuto "per caso", il rapporto contraddittorio con il cognato Giulio: un susseguirsi di eventi che Zeno analizza con profondità e grande ironia. Lucido e consapevole, egli comincerà a guarire quando si scoprirà ad accettare le proprie debolezze e quelle altrui, convinto ormai che "la vita non è né bella, né brutta; è soltanto originale".
All'origine del pensiero politico moderno, "Il principe" di Machiavelli è un libro di duplice testimonianza. Disegna l'aurora della speculazione politologica sul potere e, in parallelo, ritrae l'età crepuscolare repubblicana a Firenze. "Il principe" è la codificazione di norme e regole politiche, di modelli, sistemi e strategie di potere finalizzate alla ricerca della stabilità di governo. Tra la filosofia, la teoria e la prassi della storia, tra la passione per la Realpolitik e l'utopia sull'unità nazionale italiana, l'elemento moderno de "Il principe" risiede nella scienza politica elevata a interpretazione deIla storia.
Dopo le prime prove letterarie, ancora di gusto tardo-romantico e scapigliato, a partire dalla novella "Nedda" Verga introduce una nuova maniera narrativa volta a rappresentare con realismo asciutto e crudo temi e personaggi ispirati alla natia Sicilia. Tale rinnovamento si consoliderà, con maggior rigore ed esiti sempre più convincenti, nella stesura delle raccolte da lui via via pubblicate e qui integralmente riunite: "Vita dei campi", "Novelle rusticane", "Per le vie", "Vagabondaggio", "I ricordi del capitano D'Arce" e "Don Candeloro e C". La durezza della vita quotidiana delle classi più indigenti, spesso in balìa di un fato cieco e incomprensibile, è fra i motivi ricorrenti di tutte le sue opere fra cui "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo".
"Il Milione" è la cronaca, tra fantasia e realtà, del grande viaggio compiuto da Marco Polo nella Cina di Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, nel XIII secolo. Il racconto fu scritto da Rustichello da Pisa al quale Marco Polo raccontò la sua esperienza durante la prigionia nelle carceri genovesi. Ha un grande valore storico in quanto è stato il primo libro a narrare di un mondo pressoché sconociuto: dalla leggendaria Via della Seta - migliaia di chilometri tra l'impero romano e quello cinese attraverso l'Armenia, la Persia, l'Afghanistan, la valle del Palmir, il deserto dei Gobi - fino alla Cina con le sue grandiose città e le immense terre abitate da popolazioni che stupivano per le loro usanze e i loro costumi. Oltre che una relazione di viaggio, "Il Milione" è anche un compendio che mette in luce la mentalità mercantile italiana della fine del '200 e l'attenzione agli aspetti economici e sociali propri di un esperto mercante.
Polemico nei confronti del sentimentalismo tardo-romantico, Carducci si fa portavoce di una poesia passionale ispirata alla più autentica tradizione italiana tanto da essere considerato il poeta vate dell'Italia unita. Il classicismo è il fil rouge che caratterizza tutta la sua poetica le cui tematiche vanno da "l'amore per la patria al di sopra di tutto" alla nostalgia per i classici e la mitologia, dagli affetti famigliari ai valori civili e all'esaltazione dell'azione e del coraggio. Raccoglie le prime poesie giovanili in "Juvenilia" (1850-60) e raggiunge la piena maturità con le "Rime nuove" (1861-1887) e le "Odi barbare" (1877-1889) dove oltre al filone della rievocazione storica troviamo temi autobiografici e intimistici come la memoria e la nostalgia, la natura, l'immaginazione poetica, la contrapposizione tra l'amore per la vita e il pensiero della morte.
Tra il 1907 e il 1908 Gian Burrasca appare a puntate su "Il Giornalino della domenica". Nel 1920, l'autore raccoglie la serie e ne fa un libro, siglandolo con lo pseudonimo di Vamba. Protagonista della storia è Gian Burrasca che, con l'ingenuità propria dei suoi nove anni, combina sempre guai e scherzi, sorvegliando le azioni dei familiari, dei maestri e degli amici di casa. L'indiavolato monello vede ciò che i grandi credono che i bambini non possano vedere e, sincero fino in fondo, si fa giudice delle azioni dei suoi familiari, smascherando l'ipocrisia del mondo borghese di fine secolo, il perbenismo dell'educazione e il malcostume politico.
Dopo le prime prove letterarie ancora influenzate da un Romanticismo attardato e dalla Scapigliatura, Giovanni Verga, sin dalla novella Nedda (1874), tenta una nuova maniera narrativa, volta a rappresentare con sempre maggior realismo temi e personaggi ispirati alla natia Sicilia. Egli approfondirà e consoliderà con esiti sempre più rigorosi tale ricerca nelle raccolte successivamente pubblicate (Vita dei campi, 1880; Novelle rusticane, 1883; Per le vie, 1883; Vagabondaggio, 1887; I ricordi del capitano d'Arce, 1891; Don Candeloro e C: 1894) e nei romanzi "veristi": I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo. Specie ne I Malavoglia - ove il Verga sperimenta canoni stilistici radicalmente innovativi - l'estrema durezza della vita quotidiana delle popolazioni meridionali e la loro condizione di "vinti", in balìa di un fato cieco e incomprensibile, sono senz'altro fra gli aspetti più incisivi della narrazione. Introduzione di Lorenzo Tinti.