Durante la sua detenzione nel carcere di Spandau, Albert Speer, l'architetto del Terzo Reich, stretto confidente di Hitler e dal 1942 ministro degli Armamenti del regime nazista, fu assistito da Joachim Fest nella redazione delle sue "Memorie" e dei "Diari di Spandau". Fra il 1966 e il 1981 i due conversarono a lungo e in numerose occasioni. Dopo ogni incontro Joachim Fest annotava, in parte testualmente, ciò che si erano detti. Questi appunti - dai quali emerge il profilo di una personalità complessa ed enigmatica, oltre alla costante diffidenza da parte Fest -, vengono ora pubblicati per la prima volta e forniscono uno straordinario primo piano di Albert Speer. Costituiscono un contributo importante per comprendere la psicologia della dirigenza nazista e sono nello stesso tempo un documento fondamentale sulla storia di quel periodo.
«Ho scritto questo libro contro me stesso. Sono totalmente miscredente e fra tutte le religioni quella che sopporto meno è proprio il cristianesimo. Ma da storico ho dovuto sforzarmi di non prendere partito né pro né contro. La cosa più difficile è stato capire cosa si ha nel cuore e nell’animo quando si è cristiani.»
Paul Veyne
La conversione di Costantino al cristianesimo è uno degli avvenimenti decisivi della storia mondiale. Poco prima, nel 309 e nel 311, due feroci persecuzioni avevano provocato migliaia di vittime tra i seguaci del nuovo culto. All’epoca solo una piccola percentuale degli abitanti dell’immenso impero era di religione cristiana. Ottant’anni dopo il paganesimo sarebbe stato vietato, scomparendo per sempre dalla storia.
Paul Veyne, uno dei massimi studiosi dell’antichità, individua le ragioni di quella svolta epocale: le cause storiche, che affondano le radici nella situazione politica dell’impero romano; ma anche le motivazioni personali, radicate nella psicologia di un sovrano che si riteneva il salvatore dell’umanità e che fu dunque in grado di compiere un gesto di straordinaria audacia.
Quando l’Europa è diventata cristiana ricostruisce la cornice di quella rivoluzione politica, culturale e religiosa, e ne analizza le conseguenze. La cristianizzazione dell’impero seguì un cammino tortuoso, che portò finalmente alla sintesi tra due sistemi di valori, cambiando profondamente sia la romanità sia la Chiesa, che convertì milioni di persone senza fare martiri. Ma quel processo lasciò anche cicatrici profonde: l’antisemitismo cristiano iniziò proprio allora a sedimentare i suoi veleni. Senza dimenticare che quegli eventi così lontani nel tempo riverberano ancora nel dibattito politico, come conferma la discussione conclusiva sulle radici cristiane dell’Europa. Veyne ci offre così una riflessione documentata e a tratti provocatoria sul rapporto tra ideologia e religione, tra monoteismo e psicologia, tra storia e politica.
Tra il 1938 e il 1945 l'Europa ha conosciuto una devastazione senza precedenti. Per la seconda volta nell'arco di una sola generazione la Germania attuava una campagna di conquista che già nel 1941 la vedeva ormai in guerra contro l'impero britannico, l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. E tre anni e mezzo dopo l'Europa e la parte occidentale dell'Unione Sovietica erano ridotte a un cumulo fumante di macerie. Ma come è potuto accadere? Come è stato possibile il ripetersi di una tragedia simile a distanza di pochi anni da quella precedente? A differenza di quanto ci è sempre stato insegnato, Adam Tooze cerca di dare una risposta cambiando la prospettiva: se la tragedia vissuta dall'Europa nel XX secolo avesse avuto le sue radici nella debolezza della Germania, anziché nella sua forza? L'attenzione si sposta dunque sull'economia tedesca, oltre che sulla questione razziale e sulla politica. Con un imponente lavoro di ricerca e una documentazione minuziosa, "Il prezzo dello sterminio" cambia radicalmente la visione della Germania nazista e in buona parte anche la storia della seconda guerra mondiale, e forse dell'intero XX secolo.
Nel corso della sua lunga carriera di giornalista, a partire dagli anni Sessanta, Corrado Stajano ha incontrato alcuni degli italiani che hanno sempre fatto il loro dovere. Italiani che non si sono corrotti con il denaro o con il potere, che non si sono immischiati agli intellettuali da boutique o da trattoria. Italiani che hanno resistito alla tentazione del successo e ai compromessi. Italiani che hanno fatto grande il nostro paese: scrittori come Gadda, Bassani, Sciascia, Levi, Zanzotto, Ortese, Soldati, Volponi; registi come Bellocchio, Rosi, Olmi e Pontecorvo; uomini politici come Parri, La Pira, La Malfa, Pertini, Foa; studiosi come Dionisotti, Segre, Garboli; religiosi come padre Turoldo; musicisti come Gavazzeni e outsider di genio come Munari, Carpi, Fo, Altan, Dossena...
Andrea Di Michele ricostruisce gli ultimi sessant'anni della storia italiana (a partire dal 18 aprile 1948, quando finisce la stagione della Resistenza): nella politica estera e interna, nell'economia, nella società, nel costume e nella cultura. Le tappe principali: la proclamazione della Repubblica e gli entusiasmi della ricostruzione, il proficuo grigiore democristiano degli anni Cinquanta, il boom e le tensioni sociali degli anni Sessanta, la stagione delle stragi e del terrorismo, e poi la crisi politica degli anni Ottanta, la «Milano da bere» craxiana, Tangentopoli e la caduta della prima Repubblica e gli scontri tra Prodi e Berlusconi. Un quadro unitario delle recenti vicende del nostro paese, del suo ruolo nello scenario internazionale, gli straordinari progressi e i problemi irrisolti.
La ricostruzione storica di Dan Diner si colloca su due livelli. Da un lato la guerra civile mondiale provocata dal confronto tra ideologie fondate sul valore della libertà e quelle fondate sul valore dell'uguaglianza. Dall'altro la sopravvivenza, sotto la superficie dell'ideologia, dei conflitti geopolitici, etnici e nazionalistici del XIX secolo. L'intreccio di questi livelli e la conversione dell'uno nell'altro sono fenomeni che Diner riesce a mostrare nella loro dinamica affrontando eventi specifici, dai più piccoli ai più grandi, come l'uso della mitragliatrice in battaglia, il legame tra nazione e rivoluzione, lo sterminio industrializzato, la decolonizzazione.
Dopo la sconfitta di Hitler, numerosi gerarchi nazisti trovarono rifugio in Argentina: criminali di guerra come Eichmann, Barbie e Mengele, passati per Genova tra il 1949 e il 1951. Lungo la "rotta dei topi" fuggirono anche ustascia croati, collaborazionisti belgi e filo-nazisti francesi. A organizzare la fuga era la misteriosa ed efficiente "Organisation der ehemaligen SS-Angehorigen", nome in codice Odessa. In molti hanno cercato i segreti di Odessa, ma mancavano ancora diversi tasselli importanti. Per la prima volta, dopo una serie di indagini in Sud America e utilizzando materiali inediti dei servizi segreti americani ed europei, ma anche attraverso una serie di interviste, Uki Goni ricostruisce l'intera filiera, con una serie di rivelazioni che riguardano gli accordi tra il governo del presidente argentino Juan Domingo Perón e la chiesa cattolica argentina, le complicità delle autorità elvetiche, le basi italiane, le azioni degli agenti segreti di Himmler a Buenos Aires e in Europa, il trasferimento del tesoro di stato della Croazia (frutto della spoliazione di 600.000 ebrei e serbi) in Argentina. Con il piglio del grande giornalista e l'attenzione dello storico, Uki Goni porta alla luce molti segreti inconfessati e inconfessabili: il suo libro ha rotto il muro del silenzio costruito intorno a una delle pagine più oscure e controverse della storia recente.
Intorno al 1913 Mussolini, direttore del quotidiano socialista "L'Avanti!", conosce Ida Dalser, una giovane donna originaria del Trentino con cui intreccia una relazione. Ma nello stesso periodo il giovane Benito sposa Donna Rachele, che gli sta dando il primo figlio. Anche Ida è incinta, il bambino si chiamerà Benito Albino Mussolini e verrà riconosciuto dal padre. Con la guerra e l'ascesa al potere nella vita di Mussolini non c'è più spazio né per Ida né per il bimbo, che vengono rinchiusi in manicomio. Lei morirà nel 1937, dopo una autentica persecuzione, a Venezia. Suo figlio morirà nei pressi di Milano, nell'agosto del 1942, dopo sette anni di internamento, probabilmente in seguito a una terapia shock a base di insulina.
Il punto di partenza della riflessione dello storico e politologo statunitense è una mappa storica della saga della grande ricchezza, dal Settecento sino a oggi, nella più grande potenza economica e politica: come sono state accumulate le grandi fortune, quali sono state le loro origini e quali le loro fluttuazioni tra periodi di euforia e momenti di crisi. Ad arricchire l'analisi è lo studio dell'intreccio tra ricchezza e politica, anche nei suoi lati oscuri, perché, come dice Michele Salvati nella sua Presentazione, "molto spesso i ricchi e i politici hanno lavorato in tandem per creare e perpetuare situazioni di privilegio, talora a scapito dell'interesse nazionale, quasi sempre a scapito dei ceti meno prosperi".
In Italia, in tutta l'Europa, il Medioevo lo incontriamo ogni giorno. Passiamo davanti a una chiesa del Duecento andando al lavoro, apprezziamo le rime che cantano l'amor cortese e meditiamo sulle vite esemplari dei grandi santi. Attraverso mille romanzi e film sogniamo avventure di cavalieri luccicanti e donzelle in affanno o magari di monaci avvelenatori. Tuttavia quel mondo ci resta per molti versi estraneo, sempre sconosciuto e ogni volta, per questo, più affascinante. E non perchè sia un tempo lontano, ma anzi, proprio perchè ne siamo ancora permeati non riusciamo a prenderne le distanze e continiuamo a farlo vivere in noi in maniere più o meno consapevoli.
Questo volume raccoglie le lezioni tenute da Pedrag Matvejevic al prestigioso Collège de France nel marzo del 1997, riprendendo i modelli delle "lezioni-saggio" di Valéry, Barthes e Foucault a Parigi. Tra paesaggi e confini, miti ed etimologie, memorie storiche e riflessioni sull'attualità, l'autore esplora il rapporto che lega il Mediterraneo e l'Europa. In particolare delinea il ruolo e le responsabilità del Vecchio Continente nel nuovo scenario geopolitico: da un lato i paesi dell'Unione Europea, dall'altro le nuove democrazie (o "democrature") nate dopo il crollo del Muro. Senza mai dimenticare, però, l'altra sponda del nostro mare.