Dei venticinque anni di episcopato milanese e a ricordo del 50° della morte del Card. Schuster, il presente volume cura la riedizione delle sue prime due Lettere pastorali, di una sua allocuzione sinodale, di un penetrante e affettuoso opuscolo sulla Vergine - L'Evangelo di Nostra Donna - e dell'ultimo suo scritto o, meglio, canto monastico - il Carmen Nuptiale.Gli scritti e le direttive pastorali di Schuster possono apparire oggi come dottrine e orientamenti monasticamente ovvii o pastoralmente scontati; in realtà si avverte una penetrazione, un giudizio da cui si può intravedere la profondità e la "modernità" dottrinale. Scritti dotti e puntuali, ardenti e preveggenti. Per questo, le pagine di Schuster raccolte in questo volume hanno conservato una loro freschezza e un loro gusto, che gli anni non hanno consunto o appassito.
Il tema dei rapporti tra spiritualità cristiana ed economia, apparentemente inconsueto per la teologia, è meritevole di considerazione riflessa non solo a motivo degli indubbi elementi di indagine sulla storia della spiritualità che se ne possono ricavare, ma perché il paradosso evangelico possa ancora introdurre il suo fermento critico nella rielaborazione di molti luoghi comuni, che permangono dominanti nella comprensione della razionalità economica. Oggi il discorso economico si gioca essenzialmente negli spazi di un mercato che pensa solo a produrre, scambiare e vendere, e funziona sulla base delle categorie di efficienza, utilità e crescita. Si tratta invece di pensare l'economia (e il denaro) in termini diversi ed entro una prospettiva più ampia, perché l'homo oeconomicus non venga privato delle relazioni di reciprocità e di gratuità che caratterizzano l'autentico vivere umano. A questo tema il Centro Studi di Spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2013 e ne pubblica ora gli Atti che indagano gli aspetti biblici, spirituali, economici e teologici della questione.
Il "Regolamento interiore", scritto dal beato Francesco Pianzola (1881-1943), sacerdote della diocesi di Vigevano (PV), per le Suore Missionarie dell'Immacolata Regina della Pace da lui fondate nel 1919 a Mortara (PV), è stato pubblicato per la prima volta nel 1940: la "storia" della redazione, durata vent'anni, fa del testo il "luogo" più significativo della sintesi del vissuto cristiano dell'autore, elaborata gradualmente attraverso un'incessante ricerca personale e un'azione missionaria a tutto campo. La ricerca si apre con la ricostruzione contestualizzata del percorso biografico del beato, passando poi alla presentazione del testo e all'analisi di alcuni temi spirituali per cogliervi elementi fondamentali e aspetti originali di una esperienza spirituale che presenta i valori comuni ad ogni spiritualità cristiana, accesi dal "colore" di un carisma specifico, e può essere fecondamente proposta, ancor oggi, ad ogni cristiano che vuole vivere secondo il Vangelo.
Per la prima volta, nel panorama dell'editoria italiana, compare un testo di Stefano di Salley, inedito fino ad ora, sia in italiano, sia in latino. Il giovanissimo Stefano entra come novizio nell'abbazia cistercense di Fountain - fondazione della linea di Clairvaux - e rapidamente ne diviene il cellerarium. Le doti personali, la sua capacità di leggere il cuore umano e "l'alta scuola" di due grandi abati resero ben presto Stefano in grado di guidare una comunità monastica. Stefano divenne così abate di Salley. Probabilmente scrisse lo Speculum Novitii durante il decennio in cui fu abate di Salley ed è possibile ritrovare nel testo l'esperienza di un uomo che, conoscendo se stesso - i propri desideri e le proprie debolezze -, cerca di analizzare quali sono i moti dell'animo dei fratelli e di indicare loro atteggiamenti e mezzi per progredire verso la santità. Stefano è entrato in monastero circa un secolo dopo l'ingresso di Bernardo a Cîteaux: tempi e luoghi diversi, diverso il clima e il livello culturale e diversa l'atmosfera spirituale. Stefano si presenta, però, come un degno figlio di san Bernardo: porta con sé l'essenza dell'eredità ricevuta e i frammenti del nuovo e del diverso che si fanno presenti nella storia.
Un gruppo di benedettine, dalla meta del secolo XVII in Francia, vive una forma particolare di vita di cui l'elemento appariscente è il culto eucaristico. Ma non è questo il segreto della loro forma di vita: si tratta del legame al Cristo vivente che si dona all'uomo attirandolo sullo stesso percorso di svuotamento di sé per far posto all'altro e compiere se stessi. Il presente volume traduce in tal senso, annotandola, Le Véritable Esprit des religieuses adoratrices perpétuelles du très-saint Sacrement de l'autel, Parigi, 1684-1689, III edizione, che di quella esperienza eucaristica è espressione mirabile. Un libretto non di preghiere davanti al santissimo Sacramento, ma per vivere nella logica dell'Incarnazione amando e pregando, e nella fede del Sabato santo, se non è concesso di gustare anticipazioni radiose della Pasqua di risurrezione. La categorie vittimali del secolo XVII in Francia, sotto la penna di una benedettina mistica e fondatrice, parlano di amore vigoroso, come di un fuoco vivo, o di un germe di grano che nel suo marcimento sprigiona la vita, che tutti poi sazierà.
Il volume propone cinque meditazioni sull'educare cristiano alla scuola della parola di Dio. Ne sortisce un modo di intendere l'educare che non ha come compito quello di "dominare" e "asservire" le coscienze dei minori quanto piuttosto di aiutarli a sottrarsi a ogni dominio e asservimento. Nella affidabile persuasione che l'educazione è volta essenzialmente ad abilitare la coscienza del singolo alla personale maturità del proprio dialogo quotidiano con il solo che meriti di essere chiamato "Maestro".
Nicolas Malebranche (1638-1715) appartiene al novero di quegli intellettuali cristiani che, agli inizi dell'età moderna, raccolsero con entusiasmo la sfida della nuova filosofia cartesiana in vista di una riformulazione filosofica della grande tradizione della spiritualità cristiana capace di intercettare le domande e le attese della nuova epoca che ormai si era aperta. Il tentativo del pensatore francese per un rinnovato incontro tra teologia, filosofia e spiritualità trova una significativa esemplificazione nella breve opera, che presentiamo per la prima volta in traduzione italiana, le Piccole meditazioni. Caratterizzate da un sincero e vigoroso afflato spirituale, ricco del senso della trascendenza inesauribile di Dio e dello sguardo appassionato su Gesù Cristo, Adoratore infinito del Padre, esse possono fornire un decisivo contributo per mettere in luce una dimensione della sua persona, purtroppo abitualmente trascurata, ma non per questo meno importante, anzi forse decisiva per la comprensione piena della sua filosofia e della sua teologia: Malebranche come uomo spirituale e maestro di preghiera. Senza voler essere azzardati, ci pare anzi che si debba collocare proprio qui, in questa dimensione spirituale della sua esistenza e del suo pensiero, la radice ultima di tutta la sua produzione anche filosofica e teologica.
Il volumetto contiene le prime due biografie del "curato santo", come lo definì Alessandro Manzoni, che ben conosceva le molteplici virtù di quest'umile e nascosto parroco del minuscolo paese di Chiuso: la biografia stesa dal suo medico Gaspare Ghislanzoni, a otto giorni dalla morte (13 aprile 1822); e quella, più ampia e articolata, redatta qualche anno dopo da Paolo Laini, un chierico di Chiuso testimone oculare della santità di don Serafino. Alle due biografie si aggiungono: la preziosa testimonianza del Manzoni che nel Fermo e Lucia in breve righe delineò il profilo più incisivo e suggestivo del "Prete Serafino"; gli interventi del cardinale Schuster; e il testamento del Morazone, indice della decorosa povertà del parroco, della sua cura per le minuscole proprietà, e del suo affetto riconoscente per i membri della sua famiglia.Si tratta dei documenti più importanti sul "novello curato d'Ars" - come Schuster lo chiamava -, che, pur con strana lentezza, si sta avvicinando all'onore degli altari, sui quali, comunque, i "semplici", tramandandone l'ammirazione e la memoria, già lo hanno da quasi due secoli collocato.
Il testo consiste in due diari spirituali del card. Giovanni Colombo, uno del periodo della giovinezza e l'altro redatto alla vigilia della chiamata all'episcopato ambrosiano.
Raccolta di meditazioni sulla figura del discepolo cristiano, raccolte in occasione di alcuni giorni di preghiera e di riflessione per il XXV anniversario di Ordinazione dei compagni dell'Autore. La ricerca su tale figura riporta alla precedente ricerca del Maestro, Gesù di Nazareth, dal quale, insuperabilmente, procede. Essere discepoli cristiani si configura così come l'opera di plasmazione prodotta dal Signore crocifisso e risorto, su coloro che sono chiamati e inviati a rendere testimonianza. In una appartenenza a Gesù, che comporta la simultanea e sintonica appartenenza alla Chiesa a favore di ogni uomo in ricerca di Dio.