Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all'osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni settanta e ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall'ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato. Bittori se n'è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte. Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu ha saputo raccontare una comunità lacerata, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell'universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama.
A Parigi lo straripamento della Senna impone a un alto funzionario francese un profondo esame di coscienza sulle pratiche clientelari di cui è stato protagonista nel corso della sua carriera; un pittore belga di Ostenda è chiamato a fare i conti con la vecchiaia incipiente e con le sue convinzioni politiche; in una Riga innevata un assassinio rivela a un avvocato lettone le impensabili origini del padre. E ancora: il ritrovamento di un bibliofilo induce due diplomatici, l'uno francese, l'altro britannico, a preoccuparsi dei rischi di un nuovo possibile conflitto, a pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale; un ricercatore spagnolo scopre, negli archivi federali di Coblenza, documenti che aprono nuove e inedite piste sulla sorte delle spoglie di Leonardo da Vinci... In epoche e luoghi diversi del Novecento europeo, turbolento e drammatico, cinque racconti affrontano questioni che da individuali si fanno universali, affidando ai personaggi la riflessione su alcuni mali del nostro tempo: la corruzione, l'avidità, il familismo, il pregiudizio, il fanatismo, l'autopromozione.
Un uomo ormai adulto che rimane legato alla casa della sua infanzia tra i boschi, lasciata misteriosamente in tutta fretta un Natale di tanti anni prima; il tormento del Sommo Poeta, alle prese con l'amore impossibile tra Paolo e Francesca e con la disperata ricerca delle parole giuste per immortalare la loro storia; la strana eredità di una zia mai conosciuta, che porta il protagonista nella profonda campagna toscana; Dino Campana all'alba del giorno in cui vengono stampati i Canti Orfici; e poi ancora un vecchio mercante in un villaggio ai margini del deserto, a cui una fanciulla si rivolge per avere consolazione del proprio amore puro, sincero e sfortunato; un uomo che torna di nascosto nel ventre medievale di Firenze, prima che venga distrutta per far posto a una piazza... Sono tante le vicende che si intrecciano in queste pagine. Racconti fantastici, drammatici, oscuri, divertenti, delicati, che esplorano gli infiniti angoli dell'animo umano seguendo sentieri narrativi diversi, accomunati da una grande passione per le storie e dalla voglia inesauribile di raccontare.
Colta e ribelle, ammirata e avversata, imprevedibile e coraggiosa. L'ultima eroina narrata da Dario Fo è una «regina impossibile»: Cristina di Svezia. Nata e cresciuta in un'Europa travolta dalla Guerra dei Trent'anni, Cristina si troverà più volte al crocevia di questioni religiose e di potere, di politica e di sesso, dando prova di essere una spericolata protagonista del suo tempo. Educata dal padre per sostenere il peso e le responsabilità di un ruolo tipicamente maschile, Cristina sceglierà di assumere atteggiamenti e abiti da uomo e amerà soprattutto le donne. Si circonderà di filosofi e artisti, da Cartesio a Pascal a Molière. Lasciato il trono di Svezia si convertirà al cattolicesimo per trasferirsi a Roma, dove darà vita al movimento artistico che, alla sua morte, nel 1689, porterà alla fondazione dell'Accademia dell'Arcadia. Dario Fo, dopo "La figlia del papa", si dedica a un'altra grande figura femminile, una donna emancipata, che ha molto da raccontare al mondo di oggi. Fo le dà voce esaminando i testi storici, osservando i dipinti che la ritraggono, riprendendo le cronache dell'epoca, e soprattutto immaginandola, per farla rivivere in tutta la sua straordinaria unicità: indipendente e insofferente a ogni vincolo, in piena sintonia con la sua stessa, vulcanica vita.
Questo libro raccoglie le esperienze di viaggio, gli appunti e le "letture indiane" che vanno dal 1987 ai giorni nostri di uno scrittore, Giorgio Montefoschi, che dall'India è stato folgorato fin dal primo istante in cui ci ha messo piede, e che in India non smette di voler ritornare. Perché trent'anni non sono pochi, ma neppure tanti per una realtà che, pur rimanendo fedele alla sua sapienza millenaria, è in continuo mutamento e non finisce mai di regalare emozioni e sorprese. La Delhi dei grandi viali alberati progettati dagli inglesi e quella del più tumultuoso mercato popolare del mondo; la Calcutta colta, antica e modernissima nella quale rifulge l'opera di Madre Teresa; le languide campagne del Bengala; gli oscuri templi del Tamil Nadu; e Benares, il luogo di ogni rinascita... ma anche le sante e gli asceti; la poesia e la natura; la musica e la danza; il fasto e la miseria; la sessualità e l'amore: non c'è pagina del libro che, insieme all'urgenza di vedere, conoscere e raccontare, non riveli la forza di una "necessità spirituale". Che è poi il vero bagaglio di ogni viaggiatore per vocazione, quello che parte alla scoperta del mondo e di sé.
Questa è una storia di vento, di foglie e di scoiattoli. È una storia di timidezza e di coraggio, di ribellione e di saggezza. Di uno strano autunno in cui le foglie si rifiutano di cadere e tutti si domandano perché. Specialmente i bambini, che sanno guardare, e una scoiattola inquieta che ha bisogno di sapere. Ed è soprattutto una doppia storia d'amore: per un amore che non vorrebbe finire mai, ce n'è un altro che vorrebbe iniziare ma non osa. Mentre tutti - umani e animali -cercano di fronteggiare la nuova vita nel Paese in cui non cadono le foglie, la scoiattolina si avventura in un'indagine che finirà per sollevare interrogativi importanti sulla felicità e sulle leggi della natura. Intorno a queste domande soffia il vento, che conosce le storie di tutti, ed è il vento, in questa favola leggera come l'aria, a incrociare i destini, cambiare gli animi e decidere le sorti.
Un amore così perfetto. O è solo la storia eterna della vittima e del seduttore? Lui è il proprietario e l'anima di un'azienda di design per collezioni di moda, carte e oggetti. Lei, Bianca, insegnante di discipline pittoriche in un liceo delle arti, gli propone una serie di disegni ispirati ai fiori. Disegni bellissimi, luminosi, unici. Lui se ne innamora e, come fa sempre, decide di prendere non soltanto l'opera ma anche l'artista, singolare e incantevole come quei disegni. Comincia il corteggiamento, ma presto si accorge di essere lui ad avere bisogno di lei, conquistato e allo stesso tempo sconcertato dalla sua purezza quasi spirituale, dalla sua natura appassionata ed esigente, dalla gratuità dei suoi gesti, dalla sua vita con il figlio Gabriele in una casa piena di piante e di acqua che fa pensare a un piccolo paradiso. Bianca vuole credere a quell'amore, si abbandona. Ma lui ha già ottenuto ciò che voleva e, a poco a poco, come fa sempre, inizia ad allontanarsi. Il mondo intorno osserva immobile. È la provincia elegante e crudele della chiacchiera, che spiuma la verità e la sparge dalle finestre dei palazzi. Tutti a vedere. Tutti pronti a dire come va a finire quando si entra nel gioco di un seduttore. Ma non sempre le storie sono già scritte dall'inizio.
I film di Hollywood raccontano le vicende degli indiani sconfitti. Ma ignorano la storia dell'unica tribù che non si arrese mai: i Seminole, una società matriarcale e pacifica, nemica della schiavitù, con protagonisti indimenticabili. Come John Horse, un nero scatenato capace di truffare i bianchi e di conquistare alla causa del suo popolo gli schiavi delle piantagioni facendo comizi-spettacolo. O come Mae Tiger, condottiera meticcia che organizzerà una decisa ed energica azione culturale. O James Billie, veterano seminole del Vietnam che dovrà affrontare, al ritorno in patria, il nemico più insidioso, la droga, e per difendere la sua gente sbaraglierà le truppe del narcotraffico. Un'incredibile storia di resistenza umana e comunitaria lunga secoli, dai primi insediamenti in Florida allo sbarco dei conquistadores spagnoli, alle battaglie contro le truppe inglesi e poi statunitensi, scritta come un romanzo da un grande ribelle del nostro tempo.
Sono i tempi turbolenti e controversi di Nerone, Roma ha già subito l'incendio di cui è stato accusato lo stesso imperatore, che a sua volta ha fatto ricadere la colpa sui cristiani. In quegli anni, un uomo ormai anziano, console per tre anni consecutivi sotto Tiberio e poi governatore in Samaria, scrive una lunga lettera alla sorella, l'amata Drusilla che vive nella lontana Britannia, per raccontarle di un incontro avvenuto trent'anni prima con una schiava arrivata dalla Giudea, terra di paesaggi infiniti oltre i quali la mente spazia in un oceano di sogni e dove può nascere un uomo chiamato Gesù. La schiava gli viene offerta durante la sua permanenza a Capri, dove Tiberio si è ritirato, e la notte che trascorre con quella donna diversa da tutte le altre, una notte straordinaria capace di sovvertire i suoi pensieri, rimane chiusa nel sarcofago della sua memoria, fino al momento in cui disseppellirla diventa una necessità. Ma non è tanto la schiava a rendere il console così profondamente inquieto: è quello che lei, con la sua storia di donna che ha incontrato il Cristo e ne è rimasta sconvolta e affascinata, gli ha fatto capire con una chiarezza estrema. Il mondo in cui ha creduto e ancora crede è arrivato alla fine e sta per aprirsi una nuova era. E proprio questa inquietudine getta luce su quello che è stato un cruciale periodo di transizione, come lo è drammaticamente anche il nostro.
Berardo Rossi detto Dedo è popolare e brillante, è negato per il latino e tifa Milan anche se vive a Bologna. Giulio Bigi è timido e sovrappeso, legge "l'Eneide" come fosse "Tuttosport" e indossa orrende cravatte. Due quindicenni che sembrano appartenere a pianeti diversi, se non fosse che ora abitano nello stesso palazzo e frequentano la stessa classe... E che nella famiglia di Giulio c'è un segreto che coinvolgerà, suo malgrado, anche Dedo. Giulio, infatti, non ha mai visto suo padre, chiuso in ospedale fin da prima che lui nascesse. Ora quello sconosciuto sta per tornare a casa. Ma non è la persona che lui si aspetta. Mentre dagli armadi del passato emerge una favola nera di ambizione musicale e passione non corrisposta, Dedo si rende conto che il "ciccione del piano di sopra" è diventato un amico, che quell'amico è in pericolo, e che è il momento di fare delle scelte: ora sono loro due contro tutti. Da una Trieste intrisa di nostalgia a una luminosa e cinica Bologna, Pupi Avati mette in scena nel suo primo romanzo un intenso intreccio psicologico e una vicenda ricca di suspense: la storia di un'amicizia adolescenziale, di un lungo amore, di una nera vendetta. E crea con Dedo e Giulio due protagonisti di estrema autenticità: due ragazzi costretti a diventare grandi affrontando le sconfitte dei loro padri.
Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l'interrogativo che, l'8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l'ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti - dal rapporto con la moglie Gemma all'amicizia fraterna con Guido Cavalcanti - e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l'aspirazione alla gloria letteraria e il timore di non riuscire a comporre il suo capolavoro... È un Dante intimo, rivelato nella sua fragilità ma anche nella potenza della sua visione del mondo, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall'amore, tormentato dall'ambizione, ardentemente contemporaneo.