«Se nessuno avrà mai il coraggio di contrastare il nazionalsocialismo, questo sistema non crollerà mai!». È il 4 ottobre del 1944 e la giovane recluta delle SS, il sudtirolese Josef Mayr-Nusser, ha appena gridato la sua obiezione di coscienza di cristiano alla dittatura: «Signor maresciallo maggiore, io non posso giurare a Hitler». I compagni tentano di convincerlo a tornare sui suoi passi e a salvarsi la vita. Niente da fare: «Intorno a noi c'è il buio - aveva scritto già alla metà degli anni Trenta -, il buio della miscredenza, dell'indifferenza, del disprezzo e della persecuzione. Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma efficace». Il padre di famiglia e presidente della sezione giovanile dell'Azione cattolica di Bolzano viene arrestato, e nel febbraio del '45 sarà condannato a morte e avviato a Dachau. Ma non ci arriverà mai. Il treno della morte è costretto a stazionare a Erlangen a causa di un bombardamento alleato. Josef, stremato per le privazioni e per un edema polmonare, il 24 febbraio 1945 muore sul carro bestiame con in mano il vangelo e il messale. Un libro bellissimo ma, ancor più, necessario. Un libro da proporre nelle scuole medie e in quelle superiori a ragazzi che sono stufi di lezioni «buonistiche» non sostenute da testimonianze coraggiose (dalla premessa di Ettore Masina). Con contributi di Albert Mayr, Ettore Masina, Paolo Bill Valente Scheda storica del Sudtirolo a cura di Leopold Stuerer.
Nato negli ultimi mesi della Trento austro-ungarica da una famiglia di origine slovena, studente di medicina a Padova, partigiano comunista, Gino Lubich viene arrestato e torturato nel famigerato carcere di Bolzano, da cui riesce fortunosamente a fuggire. Nei difficili anni del dopoguerra sperimenta la sua vocazione giornalistica nell'opera di ricostruzione civile e morale del Paese, mettendo a servizio dei lettori la sua penna forbita e la sua acutezza di pensiero dapprima alla redazione milanese dell'«Unità», poi - dopo il distacco dal partito comunista - a Roma e a Padova. Testimone e interprete sempre libero e originale di tanti eventi decisivi della storia d'Italia del Novecento, amico fraterno di Ermanno Olmi e di Igino Giordani, oltre che legatissimo alla sorella Chiara, fondatrice del movimento dei Focolari, Gino Lubich è divenuto per molti un maestro di impegno per la libertà, la democrazia e la dignità di ogni persona.
Era il 29 febbraio 2016 ed erano le 7 di mattina, atterra a Fiumicino un volo Alitalia proveniente da Beirut. Novantatré persone, in gran parte bambini, tutti siriani. È il primo corridoio umanitario che porta in salvo un gruppo di persone in fuga dalla guerra. In sicurezza e lontano dalle mani dei trafficanti. Fra di loro c'è anche Badheea. La donna protagonista di questa storia. Una dei sessantacinque milioni di profughi nel mondo. Una madre-coraggio che affronta la morte dei propri cari, la perdita della propria casa e di tutto ciò che aveva; il dolore, la paura, la separazione, il pericolo: ma senza smettere di resistere e di coltivare la speranza. Una storia che racconta anche di un gruppo di volontari italiani, i corpi civili di pace dell'Operazione Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno vissuto con Badheea e con la sua famiglia per tre anni nei campi profughi del Libano; racconta di un passaggio verso una vita degna di essere vissuta, un corridoio umanitario, aperto dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dal Tavolo Valdese, che ha consentito a Badheea di richiedere protezione internazionale.
In soli ventinove anni di vita, prima di essere inghiottita come Anna Frank dal buio del lager, Etty Hillesum (1914-1943) ci ha lasciato un eccezionale tesoro di pensiero sulla vita offesa, su Dio, sul male e sulla bellezza, sulla speranza che non si rassegna.
Emanuela Miconi, germanista di formazione, rilegge Etty da una prospettiva inedita, sottolineando per esempio i fili che la legano al grande poeta Rainer Maria Rilke, in tre capitoli appassionanti e rivelativi: «Un'anima di fuoco e di cristallo», «I costruttori di Dio», «Sulla soglia: le lettere da Westerbork».
Racconto della sua vita breve ma intensissima, e del suo pensiero folgorante, il libro è una chiave che ci apre i segreti di Etty, quasi inesauribile fonte di illuminazioni e di interrogativi sul Novecento degli orrori e sul nostro presente.
Hans Scholl, 24 anni. Sua sorella Sophie, 21 anni. I suoi amici Alexander Schmorell, 25 anni; Willi Graf, 25 anni; Christoph Probst, 23 anni. Il loro professore Kurt Huber, 49 anni. I cinque studenti e un docente di filosofia dell'Università di Monaco pagarono con la vita, nel 1943, i sei volantini della Rosa Bianca scritti contro il regime disumano del nazionalsocialismo. In nome della libertà e della dignità umana. Per la prima volta, questa straordinaria storia di resistenza disarmata e di coraggio civile viene raccontata sotto forma di un abbecedario, aggiornato alle più recenti ricerche storiografiche in Germania, che mette insieme brevi ritratti biografici dei protagonisti del gruppo e dei loro collaboratori con i testi dei volantini e le parole-chiave (in versione bilingue, pensata anche per un uso scolastico) che hanno ispirato i ragazzi della Weiße Rose: da Amicizia a Inquietudine, da Dio a Resistenza, da Camminare a Socialismo. Una storia attualissima. Un "manuale della buona battaglia" per le giovani generazioni di ogni tempo.
"Sono nato a Tripoli, in Libia, da una ricca e rispettata famiglia ebrea ortodossa radicata nel Nord Africa da due millenni. Ero il quarto di sei figli e, con i miei genitori, sono stato uno degli esiliati dalla Libia nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni. Siamo emigrati in Italia, arrivandovi privi di beni e di ogni altro documento all'infuori di un attestato di rifugiati delle Nazioni Unite. La mia storia rientra in una storia più grande: quella degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna nel 1492 e fuggiti attraverso dieci Paesi arabi". Così comincia la difficile e appassionante storia di David Gerbi, raccontata in questo libro.
A cura di Maria Luisa Crosina
Dal 6 febbraio 1847 al 19 aprile 1898: appena 51 anni di vita, neppure 30 di sacerdozio, eppure don Lorenzo Guetti - trentino, del Bleggio - ha segnato la sua epoca con la formidabile intuizione della cooperazione a cui ha dedicato ogni suo sforzo, con un'attività pastorale (non sempre appoggiata dai suoi vescovi), sociale, culturale e politica che ha del prodigioso.
In un'epoca di crisi e miseria, è stato il pioniere di una risposta concreta ai bisogni del popolo dei poveri, con intuizioni che si sono tradotte nel tempo in centinaia di cooperative che oggi sono una formidabile realtà economica, soprattutto in Trentino Alto Adige e nel Nord Italia.
Il primo capitolo, "Terra madre", è dedicato all'opera sociale di Guetti per la trasformazione del suo Trentino. Il secondo, "Terra straniera", è incentrato sul dramma delle tre diverse emigrazioni, su cui Guetti conduce una vera e propria, storica inchiesta: l'emigrazione stagionale (invernale) per riuscire a pagare le tasse al governo austriaco; l'emigrazione verso il Nord Europa per la costruzione delle strade ferrate; e l'emigrazione transoceanica, verso l'America, e in particolare l'Argentina. Il terzo, "Terra matrigna", è dedicato al Tirolo, che per tutto l'Ottocento non discute neppure un'autonomia del Trentino che parla italiano, mentre don Lorenzo - con il motto di "Dio e Patria", rivendica con forza l'educazione alla democrazia dal basso, per costruire dalle urne una società veramente democratica. Infine il quarto capitolo, "Terra promessa", racconta la straordinaria opera di emancipazione economica e sociale svolta da Guetti negli ultimi anni della sua vita, da cui nacquero le prime famiglie cooperative, le casse rurali e le loro reti.
Una straordinaria pagina di storia "popolare", raccontata dallo storico e teologo Marcello Farina - conterraneo di Guetti - con appassionata partecipazione, e una tensione narrativa che conquista il lettore.
<br/
Il libro ricostruisce uno dei decenni più drammatici della storia del nostro Paese. La politica del fascismo sul piano nazionale, i suoi rapporti con la Chiesa e con le associazioni cattoliche, la persecuzione degli oppositori politici, le leggi razziali, l'avventura drammatica della guerra, l'esperienza del carcere, la resistenza, la liberazione, sono letti a partire dal diario dell'autore, allora giovane studente in medicina. Sullo sfondo della Roma fascista di quegli anni tormentati si stagliano le vicende di una generazione, intrecciate con la storia personale dell'autore, che traccia l'efficacissimo profilo di un'epoca. Illuminanti risultano gli incontri, descritti nel libro, con alcuni dei protagonisti di quella stagione, da De Gasperi a Gentile, da Rodano a Togliatti.
Nato in una famiglia borghese e politicamente conformista, nella Saar contesa tra Germania e Francia, Willi cresce nelle associazioni cattoliche e non si iscriverà mai alla Gioventù hitleriana, neppure quando l'appartenenza diventa obbligatoria. Processato una prima volta, ancora adolescente, per la sua frequentazione dei gruppi giovanili proibiti, da studente universitario di medicina a Monaco entra in contatto con Hans Scholl, il leader del gruppo clandestino della Rosa Bianca, autore dei volantini anti-regime che cominciano ad essere diffusi nel giugno 1942. Dopo i tre mesi estivi trascorsi sul fronte russo, a contatto con gli orrori della guerra, ecco l'intensificarsi dell'attività di resistenza: Willi, il taciturno coraggioso, è in prima fila nella diffusione dei volantini, nell'organizzazione delle azioni, nel reperire i finanziamenti. Il 18 febbraio 1943, dodici ore dopo l'arresto dei suoi amici Sophie e Hans Scholl all'università di Monaco di Baviera, anche Willi Graf viene prelevato dalla Gestapo nel suo appartamento, insieme alla sorella Anneliese. Processato e condannato a morte in aprile, seguirà la sorte dei fratelli Scholl e sarà ghigliottinato il 12 ottobre 1943, nel carcere di Stadelheim, dopo che Hitler in persona avrà respinto la sua domanda di grazia. Una storia di resistenza cristiana: la vita e la morte di un giovane che ha scelto la strada solitaria e controcorrente dell'opposizione coerente a un regime liberticida.