Il libro ci accompagna alla scoperta delle emozioni: ne conosceremo le origini, le basi neurali, capiremo le ragioni della loro pervasività e del loro inestricabile intreccio con il nostro corpo. Vedremo come riconoscere le emozioni altrui sia un fenomeno esso stesso emozionale, e perché non esistano stati emozionali al netto della dimensione espressiva e comunicativa; perché le nostre azioni, le nostre decisioni e i nostri ricordi hanno sempre una connotazione emozionale. Perché, insomma, il nostro pensiero è «fatto di emozioni».
Da oltre un ventennio assistiamo alla vasta ripresa del dibattito sulla disuguaglianza. La novità è che non ci si limita a considerare il classico divario della condizione umana, ma si è aggiunta una specifica attenzione, acuita dalla crisi, alla situazione dell'Occidente benestante. Le differenze nazionali sono ovviamente marcate se guardiamo al Nord Europa, ai paesi mediterranei e agli Stati Uniti. La disuguaglianza non è sempre socialmente negativa, lo diventa quando la ricchezza si concentra vistosamente e convive con quote cospicue di povertà. Occorre tuttavia distinguere la forte disuguaglianza economica dei redditi e dei patrimoni da quella più tenue che concerne gli stili di vita, la salute, l'istruzione, i consumi e il tempo libero. È ragionevole la sfida a contrastare questo stato di cose? Gli ostacoli sono molteplici, basta pensare all'instabilità internazionale, al divario tra tecnologia e occupazione, ai differenti livelli di produttività. Inoltre le politiche redistributive di contrasto alla povertà si scontrano con l'insidia del debito pubblico. Non si può quindi prescindere dalla crescita economica, che va aiutata da scelte pubbliche e non solo affidata ad automatismi di mercato. Questa è la priorità che sembra meglio corrispondere alle aspettative dei gruppi sociali intermedi e di quelli svantaggiati. Essa non sarà in grado di ridurre la disuguaglianza economica, ma offrirà risorse preziose per sostenere il percorso verso una più ampia equità.
A settant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione, ecco un'opera che fa il punto sulle figure dei tredici presidenti della nostra Repubblica e sulle funzioni presidenziali nella storia italiana, dalle settimane della presidenza provvisoria di Alcide De Gasperi fino al giuramento di Sergio Mattarella. Il volume si compone di due parti simmetriche: la prima parte offre un profilo biografico di ciascun presidente e una disamina del suo mandato presidenziale e delle caratteristiche che lo hanno contraddistinto. La seconda parte è invece centrata sui grandi snodi storico-politici legati alla funzione e all'analisi del funzionamento della presidenza, settennato per settennato. Rigoroso nei contenuti storici di prima mano e accessibile nel linguaggio, il volume intende mettere a disposizione dei lettori utili strumenti per comprendere la storia e il funzionamento dell'istituzione che sta al vertice della nostra democrazia.
Che cosa significa essere ebrei? Nel rispondere a questa domanda il volume ricostruisce la storia del popolo ebraico, della sua religione e della sua cultura. Una vicenda iniziata 2000 anni prima della nascita di Cristo con l'insediamento di una tribù semitica nella terra di Canaan. L'esperienza dell'esilio, la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, la diaspora, l'Olocausto, le sfide attuali: momenti fondamentali di un percorso che gli autori seguono con acume ed empatia, organizzando il racconto sul doppio registro degli eventi storici e delle correnti di pensiero teologico e filosofico mettendoci così in contatto con una delle tradizioni culturali che più hanno impregnato la nostra civiltà.
Se quel che conta è la prosperità delle persone, il mercato e lo stato, eterni poli fra cui oscilla l'economia, non sono altro che strumenti per raggiungere quell'obiettivo e a nulla valgono le prese di posizione ideologiche. La contrapposizione stato vs mercato è superata: sarà sempre necessario prevedere un mix dei due. In questa dialettica che difficilmente trova un equilibrio, spesso eventi dirompenti vengono a favorire pericolose estremizzazioni. Avendo acquisito un potere maggiore, a causa della globalizzazione, il mercato finirà per scontrarsi con i suoi limiti? Dobbiamo prepararci al rovesciamento del sistema capitalistico e alla supremazia dello stato? Ciò porterà prosperità? Il mercato deve preoccuparsi di creare welfare o e responsabilità dello stato assicurarlo ai cittadini? Discutere di tali interrogativi significa affrontare alcuni dei temi cruciali del nostro tempo, dal cambiamento climatico alla disuguaglianza crescente.
Abbiamo adorato dèi antropomorfi e fatto per millenni degli animali l'oggetto del nostro culto. Eppure la forza cosmogonica più importante sul nostro pianeta sono le piante: sono loro le nostre ultime divinità. Sono loro ad aver prodotto il mondo così come lo conosciamo e lo abitiamo. Sono loro a mantenerlo in vita. Attraverso la fotosintesi, hanno permesso di cambiare lo statuto della materia che ricopre la crosta terrestre, trasformandola in centro di accumulazione dell'energia solare. E soprattutto hanno trasformato irreversibilmente la nostra atmosfera. Non illudiamoci: lungi dall'essere un elemento qualunque del paesaggio terrestre, le piante cesellano e scolpiscono incessantemente il volto del nostro mondo.
Tra il 1926 e il 1943 l'Italia è disseminata di luoghi di confino: isole, da cui fuggire è più difficile, ma anche borghi arroccati e sperduti nell'Abruzzo-Molise e nel Sud, dove il regime fascista invia gli oppositori e successivamente anche gli ebrei. Luoghi desolati, abitati da contadini spesso analfabeti, stupefatti all'arrivo di gente ammanettata come delinquenti.Oggi le isole di Ponza, Ventatene, Lipari, Lampedusa, e le Tremiti, così come i paesini di montagna, sono mete turistiche in cui nulla sembra evocare quel doloroso passato. Eppure, sulla ricostruzione politica e sulla vita morale del nostro paese nel dopoguerra quelle esperienze di confino hanno contato molto. Uomini e donne di estrazione borghese si erano accostati a un mondo umile ma autentico, mentre la popolazione locale aveva potuto incontrare persone alle quali il privilegio non aveva impedito uno sguardo partecipe e perfino affettuoso, come quello di Carlo Levi.
Il volume raccoglie gli esiti del lavoro di un gruppo interdisciplinare di ricerca del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell'Università di Modena e Reggio Emilia, coordinato da Fulvio De Giorgi e composto da storici dell'educazione, storici contemporaneisti, storici del cristianesimo e pedagogisti. Inserendosi in un'operazione di rilancio/ innovazione dei Peace Studies con l'ambizione di poter portare un contributo, sul piano scientifico, ai processi di Peacebuilding (assumendo implicitamente uno sguardo pedagogico da «sistema preventivo»), il gruppo ha rivolto l'attenzione, secondo le competenze specifiche dei suoi membri, ma anche in chiave comparativa, a figure e momenti significativi nella storia dell'impegno umano a superare ingiustizie e odi divisivi e a «costruire ponti». Tali esperienze mostrano come l'educazione alla pace sia innanzitutto critica e decostruzione del discorso ideologico-prescrittivo (e autoritario) di ogni educazione «nera», ossia violenta, oppressiva, indottrinatrice, adultista: dunque educazione alla pace come diseducazione alla guerra e risposta alle concrete situazioni di violenza (diretta, strutturale, culturale) del contesto in cui l'educazione si realizza. Al centro della ricerca troviamo dunque le figure chiave di Maria Montessori, Robert Baden-Powell, Loris Malaguzzi, don Lorenzo Milani, Laura Bianchini, Oscar Arnulfo Romero, e l'esperienza di Taizé. Nel saggio introduttivo Fulvio De Giorgi esplicita le scelte metodologiche sottese al lavoro del gruppo e avanza considerazioni nel senso di un rinnovamento dei Peace Studies.
Che cos'è la giustizia sociale? Quali sono i suoi scopi? Un'equa distribuzione? La promozione dell'eguaglianza e del riconoscimento reciproco? Le risposte a tali interrogativi cruciali si organizzano oggi intorno a due filoni principali. Se per l'approccio socio-relazionale è centrale l'eguaglianza intesa nel senso delle relazioni tra persone, l'egualitarismo della sorte sviluppa una concezione di giustizia sociale come giustizia distributiva, integrando la preoccupazione per l'eguaglianza con la considerazione della responsabilità individuale. Attraverso un'attenta analisi dei due approcci, l'autrice approda a una nuova prospettiva basata sul rispetto, una nozione che - correttamente intesa - può davvero promuovere la giustizia, dandole forma nelle concrete pratiche sociali e istituzionali.
Lo spostamento dell'asse geopolitieo del mondo alimenta negli Stati Uniti la paura che il meccanismo di promozione sociale, alla base dell'"American way of life", si sia inceppato. Quando gli americani hanno paura, tendono a ritirarsi nella propria isola, convinti che le minacce non possano che arrivare dall'esterno. Con la promessa di fare tornare l'America great again, Donald Trump ha interpretato con successo il mito dell'insularità, che affonda le radici nella storia del paese. Per questa ragione, per cercare di capire gli Stati Uniti di oggi, è indispensabile un'analisi geopolitica, che permetta di individuare le cause remote dei fatti recenti e di prospettare possibili scenari futuri. Per gli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo.
Chi sono oggi i musulmani? In che cosa si differenzia la loro tradizione religiosa rispetto a quella cristiana? Nel ripercorrere la storia, i principi del credo, i precetti del culto, sino alle forme e alle correnti del pensiero religioso islamico, il libro fa emergere le contraddizioni di un universo tutt'altro che monolitico. Un universo assai diversificato a seconda delle aree geografiche, oggi diviso tra modernizzazione e radicalismo, ma destinato a giocare un ruolo di primaria importanza.
Per secoli la geometria euclidea, pietrificata nella inesorabile logica dei suoi cinque postulati, è rimasta il sistema matematico per eccellenza. Violando i postulati, soprattutto il più enigmatico, ovvero il quinto, si scoprì che la magnifica costruzione non era sola: erano possibili altri modi di scalare l’infinito, altre geometrie non euclidee, altrettanto belle e coerenti, attraverso le quali si poteva anche considerare uno spazio a molte dimensioni. Lo sguardo da allora si spostò ancora più lontano fino a scorgere un’intera città fatta di molte costruzioni geometriche, dalle forme più strane e meravigliose, alcune delle quali utilizzate dai fisici, a cominciare da Einstein, per misurare lo spazio astronomico. Da Saccheri a Eulerio, da Beltrami a Gauss a Riemann, una storia affascinante di idee, tentativi e conquiste.