Lavorare costa fatica e farlo in modo virtuoso ancora di più. Non sempre si esercita il lavoro che si voleva fare, magari il sogno della propria vita, ma si è costretti a espletare quello che le circostanze esistenziali ci hanno offerto. A volte si trovano nuovi e costruttivi stimoli in questo a volte svogliatezza e noia. In entrambi i casi, però, il lavoro deve essere sempre "ben fatto". Non importa se è modesto, umile, socialmente non particolarmente apprezzato o se si tratta di un lavoro di grande responsabilità e prestigio professionale. Che tu sia un operatore ecologico, un bracciante, un medico o un magistrato devi far bene il tuo lavoro. Il lavoro richiede abilità e competenza, ma coinvolge anche le reazioni, lo stato d'animo con cui lo si affronta, i risultati che si intendono conseguire, ecc. E se deve essere "ben fatto" come si diceva prima la dimensione del "bene" da vivere in esso si rivela determinante. La ricerca del ben-essere personale e degli altri nel lavoro richiede la "fatica" di mettere in gioco le virtù decisionali, le virtù manageriali, le virtù sociali e le virtù individuali. Il tutto è scritto con un linguaggio divulgativo e accattivante.
"A partire dal corpo" svolge un'indagine filosofica sull'esperienza umana strutturata e unificata nel suo radicamento corporeo. L'impostazione generale del problema rinvia a un'analisi della co-appartenenza uomo-mondo e alla formulazione del triangolo antropologico, con le domande attestanti la singolarità dell'uomo nell'ordine dei viventi. Riprendendo la distinzione fenomenologica tra Ko?rper e Leib, viene ridefinita l'articolazione tradizionale tra corpo, anima/spirito nei termini del corpo fisico, corpo animato o emotivo e corpo simbolico o intenzionale. In questo modo, l'autore comprende il dinamismo di un'esperienza "spirituale" emergente dalla contingenza corporea.
Il volume nasce per celebrare il novantesimo della pubblicazione dell'opera - La stella della redenzione - che meglio testimonia la svolta del pensiero rosenzweighiano e che ha inaugurato una nuova prospettiva nell'ambito della filosofia delle religioni, del pensiero ebraico e più in generale del nascente esistenzialismo novecentesco e della stessa ermeneutica contemporanea. Nell'insieme, questo volume polifonico ripaga la fatica del lettore con un inaspettato senso di contemporaneità nei confronti di Rosenzweig, a dispetto della radicale diversità della scena geo-politica e culturale che ci distanzia dalla sua vita e dalla sua morte.
Il filosofo Georg Simmel diceva che nell’immaginario umano sulla pietra ha luogo anzitutto un conflitto. Si tratta di un’opposizione irresoluta fra due tendenze essenziali proprie della natura umana: una spirituale, diretta verso l’alto e che aspira alla libertà; l’altra fisica, tendente verso il basso, che cerca ciò che è integralmente naturale. In questo conflitto si gioca la piena verità dell’umano, giacché ridurre a uno solo di questi due elementi la natura dell’uomo – come spesso è accaduto nelle varie epoche dell’arte – significa solo congelare il problema. Il “silenzio della pietra” è il punto di indifferenza delle due forze: l’attimo in cui queste si annullano a vicenda, generando un luogo estetico che più che mai domanda di essere interpretato. Ma se questo è vero, cos’ha da dire infine la pietra, così interpretata, all’uomo? E qual è il senso ultimo di un simile conflitto? Sono due delle domande portanti di questa raccolta di studi, che mette insieme estetica, metafisica e semiotica in un’unica prospettiva di ricerca, e affronta, alla base, un rapporto da sempre controverso come è quello tra filosofia e scultura.
Vi sono pensatori che rimangono nell'ombra perché fuori da circuiti accademici, indisponibili a piegarsi ai cliché dominanti, indipendenti da "scuole" consolidate che spesso producono sbiaditi replicanti piuttosto che filosofi creativi. Max Picard rientra in questo stretto numero. Medico di professione (lavoro che presto abbandonerà) e filosofo per dedizione, seguì sempre una propria strada all'insegna dell'autenticità. Segnato dal suo complesso orientamento religioso - le radici ebraiche mai rinnegate e il cattolicesimo come fede elettiva -, egli ne trasse non un facile accomodamento ma una sorta di continuità spirituale senza nette censure. Picard trasferì questa polifonica ricchezza religiosa entro il suo pensiero filosofico, mai appagato, ribelle a ogni scorciatoia teorica, famelico di quella verità che non è solo la constatazione di fatti, ma la ricerca sempre nuova di quel luogo sorgivo dal quale scaturisce il senso delle cose. Il volume, che rappresenta lo studio più completo della figura picardiana, contiene le traduzioni inedite di "L'atomizzazione della persona" di Max Picard, "Lo sguardo" di Gabriel Marcel e "Per Max Picard" di Rainer Maria Rilke.
L'intervista, dedicata al rapporto tra filosofia e cristianesimo nel Novecento, mostra tutta l'attualità del dialogo tra fede e pensiero. Accantonata la pretesa di un'autonomia assoluta, riemergono infatti negli ultimi anni i temi intorno ai quali la riflessione filosofica e il pensiero teologico si incontrano, scoprono originarie e profonde convergenze. In particolare la questione del senso e del suo rapporto con la verità e, ad essa strettamente legata, l'esigenza di una rinnovata comprensione dell'umano. Nel colloquio consegnato in queste pagine il lettore viene introdotto gradualmente nel vivo delle problematiche del nostro tempo, alla ricerca di una "causa comune" in cui ogni uomo e ogni donna possano sentirsi a proprio agio.
Il volume propone una considerazione globale dell'originale intreccio che nel pensiero di Michel Henry si delinea tra la ricerca filosofico-fenomenologica del vero e il patrimonio di pensiero e di esperienza della fede cristiana. Di questo intreccio vengono dipanati i fili ponendo in rilievo il tema intorno a cui si costruisce: la vita e la sua natura rivelativa e affettiva. La filosofia di Henry è una profonda ed intensa meditazione della vita. La sua forza è nell'appassionata difesa dell'interiorità quale luogo in cui la vita di Dio originariamente si rivela. Ne deriva per la teologia l'invito a riscoprire 'la via dell'interiorità' nell'itinerario ad Deum e nell'argomentazione della credibilità della fede, una via antica e affascinante che essa oggi è chiamata a seguire con rinnovato coraggio.
La nostra epoca, forse come nessun'altra in precedenza, ha saputo modulare il nesso "uomo-parola" in una ricca e continua "variazione sul tema": la filosofia del linguaggio e l'ermeneutica, la "parola poetica" e la "retorica della parola", l'"ontologia della parola" e la riscoperta del suo valore simbolico e "iconico", sono solo alcuni dei percorsi tracciati da un pensiero, quello contemporaneo, che trova proprio nella "svolta linguistica" il suo significativo contrassegno.Il presente volume, intende essere l'occasione per riflettere su tale nesso attraverso il confronto tra il "pensiero dialogico" e alcune prospettive filosofiche contemporanee.Il pensiero dialogico esige il ripensamento della soggettività in relazione alla parola e al tempo: solo nell'apertura responsoriale a colui che di volta in volta e in modo sempre nuovo mi sta di fronte, può costituirsi un'autentica ragione in dialogo, una ragione per l'altro la quale, secondo l'insegnamento evangelico, accetti la propria indigenza e sappia essere non violenta, mite e povera.
Il Desiderio, Eros, è il co-protagonista di questo saggio insieme al Pensiero. Quest'ultimo formula le domande sul senso dell'esistenza, di ciò che è, spinto dal Desiderio di andare oltre le risposte già acquisite. Esiste una relazione originale ed originante che stringe insieme desiderio e pensiero, passione e ragione. E' questo che ci propongono pensatori autorevoli come Plotino, Agostino, Kierkegaard, Heidegger e Levinas. La loro ricerca ha indicato la presenza nell'uomo di una forza originale, di una scintilla, un'intuizione che precede e sostiene ogni produzione razionale e ogni argomentazione logica. E' la presenza del Desiderio attestata dal Pensiero come ragione altra, sapienza ineffabile, che spinge l'uomo a costruire uno stile attento al senso delle cose e degli eventi, sempre in ascolto del mistero che lo supera. Con il suo essere energia creativa, forza vitale, capacità di apertura al diverso, ragione che supera la ragione, il Desiderio costituisce l'essenza stessa dell'uomo nella sua differenza originaria, sia sul piano dell'essere che del pensare.