Il nome samurai deriva dal verbo "saburau", letteralmente "colui che serve". Questo significato è ciò che subito ci ha sorpreso e ci ha fatto venire in mente, per associazione, numerose analogie tra il samurai e 3P. Il libro non racconta la storia dei samurai. Racconta una storia di dedizione, di passione e di saggezza, oltre che d’amore e di bellezza, di un sacerdote: Padre Pino Puglisi, affettuosamente 3P che possiamo definire "samurai di Dio". Guardando le cose con la serenità che viene dalla distanza emotiva, si comprendono gli eventi in modo nuovo, e se ne individuano sfumature e sfaccettature. Gli autori, attraverso quest’opera, tratta dalla loro esperienza e filtrata dai ricordi e dall’affetto, tentano di cogliere nel loro percorso di amicizia con 3P, la traccia da lui lasciata, la sua eredità per noi e le orme di Dio, che non smette mai di accompagnarci dentro la nostra storia.
La vita di padre Pino Puglisi è una storia semplice, ordinaria, povera di fatti e di avvenimenti, così come" povero" è anche il suo martirio. [...] La su generosa e paziente azione pastorale consisteva nell'annunciare la misericordia di Dio, seminando nelle straziate terre del Sud il bene contagioso della speranza. Nel quartiere Brancaccio di Palermo, negli ultimi tre anni, si dedica al recupero degli adolescenti afferrati dalla morsa della criminalità mafiosa, per educarli a una legalità illuminata dalla fede, testimoniando fino al sangue il suo amore a Cristo.
Il volume è dedicato alla figura del prete Antonio Palladino (1881-1926) parroco e fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane del Santissimo Sacramento - e alla sua inedita modalità di vivere il sacerdozio, all'interno del contesto della Chiesa di Cerignola, in provincia di Foggia, agli inizi del Novecento. Si trattava, allora, di un mondo ecclesiale legato ad una azione pastorale formale e fortemente dominata da una tradizionale - ma già ormai vetusta - ritualità, all'interno della quale, nella maggior parte dei casi, il clero appariva lontano dai fedeli, insensibile alle emergenze sociali, legato alla difesa delle personali prerogative e ad interessi di parte, dove il vantaggio del proprio ministero spesso coincideva con quello della propria famiglia. In quella realtà dei rioni di Cerignola più abbandonati, abitati da braccianti e povera gente, e dai nomi tristemente suggestivi (Senza Cristo, Pozzocarozza, Cittadella), don Palladino fu attento esecutore dei principi ispirati dal più recente magistero sociale di Leone XIII. Egli, infatti, promosse il superamento del tradizionale senso di indifferenza verso il contemporaneo processo di centralizzazione romana e rappresentò la risposta ecclesiale agli attacchi anticlericali di matrice socialista e liberale. La sua fu una metodologia pastorale che da una innovativa concezione della parrocchia fu in grado di dimostrare quale fosse il significato dell'impegno 'nuovo' che attendeva, nel Novecento, i cattolici 'fuori di Sagrestia'.
Seguendo un'ispirazione del cuore, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha coinvolto persone di tutte le età, di culture e religioni diverse nella sua rivoluzione d'amore. Età di lettura: da 6 anni.
Lanza del Vasto (1901-1981) fu l'unico discepolo occidentale di Gandhi, il quale lo chiamo Shantidas (servitore di pace). Egli tornò dall'India con l'impegno di ispirare tutta la propria vita ala nonviolenza di cui divenne uno degli esponenti più autorevoli sia attraverso la fondazione delle Comunità dell'Arca, sia grazie alla scrittura di libri che furono tradotti e ristampati in varie lingue, sia con la realizzazione di azioni nonviolente esemplari. Alla sua originale attività e al suo pensiero un gruppo di studiosi dedica da anni una particolare attenzione, i risultati delle loro più recenti ricerche e dei loro incontri di studio sono raccolti in questo libro che mostra la capacità di Lanza del Vasto di "disoccidentalizzarsi" e di porre il cristianesimo in dialogo con le altre religioni in nome della nonviolenza.
Questo libro racconta la storia dimenticata di due donne rivoluzionarie, Katherine Evans e Sarah Cheevers, quacchere inglesi che intorno alla metà del Seicento furono imprigionate dall'Inquisizione a Malta e che dopo più di tre anni fecero ritorno in Inghilterra toccando l'Italia, la Spagna e il Marocco. Predicatrici, profetesse, visionarie, indomite viaggiatrici eretiche, mentecatte e streghe per i cattolici le due donne affidano alla scrittura il racconto delle loro avventure per mare e sofferenze in carcere, in un testo a quattro mani che è insieme resoconto di viaggio e di prigionia, autobiografia spirituale, epistolario, profezia, visione. Il testo, tradotto per la prima volta in italiano, oltre ad essere un esempio di letteratura radicale femminile dell'Inghilterra rivoluzionaria, è un documento illuminante sui rapporti tra protestanti e cattolici e sulle pratiche dell'Inquisizione romana che, al tempo stesso, offre un movimentato quadro del Mediterraneo cosmopolita del XVII secolo, popolato da ebrei, portoghesi, "mori", turchi, inglesi e olandesi. Un quadro delineato attraverso la prospettiva eccentrica e marginale di due eccezionali scrittrici.