Quando una religione come il cristianesimo erompe nella storia, qual è il suo atteggiamento nei confronti di chi professa altre credenze? Come vengono vissuti gli incontri fra culture differenti? Qual è l'atteggiamento dei cristiani e dei non cristiani riguardo all'edificazione della città terrena nelle diverse epoche? Come valutare le influenze e lo scambio di idee tra i cristiani e i credenti delle altre religioni? Julien Ries intende rispondere a questi interrogativi, centrali per comprendere alcune fasi salienti della storia del cristianesimo, in una vasta indagine che ripercorre l'intero percorso della Chiesa, dalle prime comunità agli ultimi pronunciamenti del Magistero, mettendo a confronto l'homo religiosus non cristiano, l'homo christianus, ma anche l'homo ideologicus, che nasce nel contesto della crisi dell'Illuminismo. Sulla base di una documentazione amplissima lo storico delle religioni descrive, analizza e commenta i momenti principali dell'incontro, dello scontro o dell'accordo fra cristiani e non cristiani. Scritto nella prospettiva dell'antropologia del sacro e della storia del cristianesimo, questo libro costituisce altresì uno strumento essenziale per coloro che praticano il dialogo interreligioso e per chi opera nell'ambito della teologia delle religioni. Il 28 ottobre 1965, in una sessione pubblica del Concilio Vaticano II, Paolo VI ha pronunciato la dichiarazione Nostra aetate sui rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane: oltre il 96% dei padri conciliari l'aveva previamente approvata. Cominciava un'era nuova nella storia della Chiesa. L'ultimo capitolo del presente volume è dedicato a vedere la strada ulteriore fatta dal Magistero della Chiesa e dalla teologia delle religioni sino ai nostri giorni.
«La mistica non è un privilegio di pochi prescelti, ma la caratteristica umana per eccellenza. L'uomo è essenzialmente un mistico. Fino a tempi molto recenti (e alcuni la pensano così anche oggigiorno) si è considerata la mistica un fenomeno particolare più o meno straordinario, qualcosa al di fuori della conoscenza 'normale' dell'essere umano, un 'qualcosa' di speciale - patologico, paranormale o sovrannaturale. Questo studio aspira a far 'reintegrare' la 'mistica' nell'essere stesso dell'uomo: nell'uomo spirito mistico tanto quanto animale razionale ed essere corporale. In altre parole: la mistica non è una specializzazione, ma una dimensione antropologica, un qualcosa che appartiene all'essere umano in quanto tale. Ogni uomo è mistico - anche se solo potenzialmente. La mistica autentica quindi non disumanizza. Ci fa vedere che la nostra umanità è qualcosa di più (e non di meno) della pura razionalità. La composizione del volume è semplice: una prima parte porta come lemma la Nuova innocenza, in quanto la mistica autentica non è una riflessione sull'Essere, ma un atteggiamento libero e spontaneo che sorge dalla pienezza della persona. Una seconda parte tratta della meditazione, su cui poco si può dire perché essa è silenzio; seguono tre esempi di santi, le cui differenze ci mostrano che non esiste un solo concetto di santità. La terza parte è formata da uno studio, sistematico e filosofico, sull'esperienza mistica. In questa parte cerco di confutare l'idea assai diffusa sulla mistica intesa come equivalente a fenomeni straordinari riservati a una piccola élite di mortali. Tutti siamo potenzialmente aperti all'esperienza mistica. L'idea che tutti siamo 'figli di Dio', presente in tante religioni, è stata formulata dal cristianesimo e costantemente ripetuta, ma poco meditata. Segue come appendice una riflessione filosofica sull'esperienza suprema da prospettive diverse e una preghiera che viene dal profondo del mio essere».
L’esperienza del sacro, oggetto primario dell’interesse di Julien Ries, si svolge e si definisce attraverso alcuni elementi costanti che la caratterizzano in tutti i tempi e a tutte le latitudini.
Il primo di tali elementi è il simbolo: «il simbolo costituisce una componente essenziale del pensiero umano e della vita dell’uomo. Si situa all’origine della creatività artistica, poetica e letteraria. Svolge un ruolo centrale nell’insieme delle attività umane ed è all’origine della cultura, del suo sviluppo e della sua permanenza».
Stabiliti i punti di riferimento teorici necessari per lo studio del simbolismo religioso attraverso una ricostruzione storiografica e metodologica che vede quali suoi punti di forza le concezioni di Carl Gustav Jung, Gaston Bachelard, Mircea Eliade, Paul Ricoeur, Jacques Vidal e l’attuale antropologia dell’immaginario, Ries ricostruisce in dettaglio l’emergere del pensiero simbolico nella preistoria e presenta le forme che il simbolo ha assunto nelle religioni antiche, in quelle orientali, nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam, mostrando come esso abbia sempre svolto un ruolo determinante nelle diverse sfere della cultura umana.
Alla panoramica storica si accompagna la trattazione tematica, con l’analisi di alcuni motivi simbolici che sono descritti e interpretati in tutta la loro ricchezza e pregnanza di significato: il cielo, la figura umana, la montagna sacra, le componenti dell’ambiente, la croce, la luce e, per finire, tutta la costellazione di immagini che ruota intorno a una delle attività religiose tipiche dell’uomo, il pellegrinaggio.
Sotto la penna di Ries prende così forma, in modo via via più nitido, la fisionomia di quell’homo religiosus che, aspirando a porsi in rapporto con la totale alterità del sacro, si configura, in prima istanza, come un homo symbolicus.
Lo spazio e il tempo sono oggi scossi dalla scienza e dalla tecnologia e l'incontro fra i popoli e le loro tradizioni si fa sempre più problematico creando scontri di civiltà e problemi di convivenza. Si è tanto sofferto per i fanatismi politici, religiosi e culturali, che siamo legittimamente assetati di una comprensione universale. Un tipico esempio di questa mentalità è la sindrome del villaggio globale. Per nobile che sia l'intenzione, rimane pur sempre il risultato della mentalità colonialista. Eppure c'è sete di vera comprensione: «Non possiamo vivere in un mondo a compartimenti. L'altro diviene un problema proprio perché invade la mia vita ed è irriducibile al mio modo di vedere. Se un estremo è pensare che noi siamo nel giusto e gli altri in errore, l'altro estremo è ritenere che siamo tutti adatti per un tipo di villaggio globale». Fra questi due estremi, emergono sempre più le parole pluralismo e interculturalità a rappresentare un terzo atteggiamento, fondamento di una comprensione universale. Interculturalità non significa relativismo culturale (una cultura vale l'altra), né frammentazione della natura umana. Il rispetto della dignità umana esige il rispetto culturale, inscindibile da una mutua conoscenza - senza la quale cadremmo nella tentazione di imporre la nostra cultura a modello della convivenza umana. La proliferazione degli studi sulla pace e delle associazioni per promuoverla apre alla speranza la nostra epoca e il dialogo tra culture, civiltà e religioni è un segno positivo del nostro tempo. Attraverso questo libro, l'autore insiste sulla necessità di superare le dicotomie imposte dal genio classificatore dell'Occidente per chiarire ogni tipo di problematica. Superare non significa annullare le differenze, ma trascendere il pensiero analitico, non con una mera sintesi, ma con un pensiero olistico, che tenga conto dell'indispensabile pluralità delle culture.
Mithra è un dio sovrano del mondo indoiranico il cui culto, sorto in India, è passato in Iran e poi in Commagene e all'inizio dell'era cristiana ha conquistato Roma, dove si è posto quale rivale della religione di Cristo. In questo libro, la cui parte più cospicua nasce dalla revisione e dal completamento di un corso svolto all'Università di Lovanio che raccoglie i risultati di una lunga stagione di rinnovamento degli studi mitraici, Julien Ries segue le sue tracce dall'India alle rive dell'Atlantico. Con una particolare insistenza sulle dottrine e sulle ripercussioni che queste hanno avuto sulla società e sulla vita dei fedeli disegna una sintesi che, partendo dalla religione vedica, attraversa l'Iran antico, considera il culto regale e pubblico in Commagene e si conclude con i misteri mitraici diffusi nell'Impero romano. Ne emerge un quadro vivido, efficace e completo delle peculiarità storiche e dei mutamenti dei culti di un dio che, pur conservando numerosi tratti della sua identità primaria, sotto l'influsso degli elementi culturali e religiosi incontrati sulle vie della sua migrazione ha subito gli effetti dell'acculturazione e del sincretismo.