L'"Apologia pro vita sua" è forse lo scritto più largamente noto e amato di Newman, un classico insieme della letteratura e della spiritualità moderne. Stesa di getto in pochi mesi, nella primavera 1864, questa autobiografia singolare e fors'anche unica nel suo genere fu non solo suggerita, ma in qualche modo imposta a Newman dalle vicende di una controversia con Charles Kingsley, esponente di spicco del «socialismo cristiano», il quale aveva avanzato pesanti insinuazioni sull'attaccamento del clero cattolico, e in particolare di Newman, alla verità. La risposta di Newman consistette nell'esposizione lineare ed esattamente documentata dell'evoluzione graduale delle proprie convinzioni religiose, dalla giovinezza su su attraverso l'insegnamento a Oxford, la partecipazione determinante al Movimento Trattariano, infine la conversione alla Chiesa cattolica: un quadro vivace, ricco di avvenimenti epocali, di incontri memorabili e di riflessioni illuminanti, uno straordinario documento storico e umano che ci consente di entrare in rapporto diretto con una personalità affascinante per amabilità di tratto, altezza di pensiero e doti ineguagliabili di stile. Pubblicata poco dopo in forma unitaria, l'opera conobbe immediatamente un successo senza precedenti, ed è rimasta da allora un punto di riferimento obbligato per chi voglia ripercorrere le vicende dello spirito europeo nella sua incessante ricerca della Verità, e in primo luogo della Verità religiosa.
La preghiera fu l'occupazione preferita di John Henry Newman. Scandì tutti i suoi giorni, assumendo aspetti nuovi nelle fasi successive della sua vita. Lo accompagnò e lo confortò, in maniera progressiva, sia nel periodo anglicano, sia dopo la conversione alla Chiesa cattolica, avvenuta nel 1845, quando aveva quarantaquattro anni. Egli non tenne chiusa in sé un'esperienza così importante, ma ne fece materia di riflessione per comprenderla meglio e per portarla alla conoscenza degli altri. In questa elaborazione non si limitò a rivelare i suoi sentimenti personali, ma li arricchì con lo studio di quelle che potremmo chiamare le fonti della sua preghiera: la Bibbia, la Tradizione, soprattutto quella dei Padri, i Teologi anglicani del Seicento (Caroline Divines), il Prayer Book (il libro della preghiera anglicana per tutti i tempi dell'anno). Forte della sua esperienza personale e dell'insegnamento di fonti così autorevoli, egli trattò della preghiera negli scritti e nelle prediche e vi dedicò esplicitamente alcuni sermoni. Nell'insieme Newman ci presenta un tipo di preghiera biblico e patristico, nobile e sostenuto, a volte anche popolare, che non concede nulla alla superficialità e all'improvvisazione. Con le sue geniali intuizioni egli ha portato un contributo di novità e di profondità nella dottrina della preghiera.
Sono numerosi gli scrittori che hanno voluto delineare i tratti spirituali e l'attività di John Henry Newman. La vita di questo pensatore e teologo di genio, poeta, predicatore, educatore e modello di santità, attraversa tutto l'Ottocento (dal 1801 al 1890) e le sue opere hanno esercitato e continuano a esercitare un influsso potente. All'interno del cattolicesimo la poliedrica attività di Newman fu sprone costante a un rinnovamento interiore aperto a ogni valore autentico e alieno solo da ogni settarismo e da ogni angustia di spirito. Parlare di una tale personalità senza incorrere in quei difetti ed errori che di solito minacciano e impoveriscono la qualità di una biografia è sicuramente un'impresa ardua.
Scritto da Newman all’età di ventinove anni, quando era già un punto di riferimento per molti giovani e oggetto di preoccupata attenzione da parte di alcuni rappresentanti della chiesa anglicana, Gli Ariani del iv secolo rappresenta la prima riflessione organica su un periodo particolarmente importante della storia ecclesiastica, nonché la prima opera significativa del pensatore cristiano, in cui fornisce un’analisi dettagliata sull’ideologia ariana e un importante contributo alla storia del pensiero religioso. Da qui l’autore ricava alcuni principi chiave per la comprensione della fede, come il primato dell’ammirazione sulla comprensione, del sentimento della chiesa sulle speculazioni del singolo pensatore e lo stretto collegamento tra l’obbedienza della fede e l’intelligenza del dato rilevato, ponendo le basi teoriche per la stesura del Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana che contribuì a stimolare la sua conversione alla dottrina della chiesa di Roma.
Sia quando fu ministro della Chiesa anglicana che da sacerdote cattolico, Newman considerò sempre la predicazione come il dovere principale del suo ufficio. Questo volume raccoglie una selezione dei sermoni che il cardinale pronunciò dopo 1a sua conversione, i più rappresentativi della sua spiritualità e capacità di comunicare la dottrina e gli insegnamenti della Chiesa toccando magistralmente tutte le corde e i registri delle emozioni umane.
La parola di Newman ha i1 potere di illuminare la mente e, insieme, di toccare il cuore: si rivolge contemporaneamente all'intelletto e all'immaginazione; tuttavia, il suo linguaggio non consiste di un alternarsi di momenti didattici e di momenti retorici: didattica e retorica si fondono infatti perfettamente in un flusso continuo di eloquenza, creando un'unità di stile ch'è simile a quella di una perfetta composizione musicale.
«La coscienza è per me la facoltà di distinguere gli atti degni di lode da quelli che meritano riprovazione. Una tal lode e una tal riprovazione sono un indice evidente della mia esistenza, uno di quegli indici attraverso i quali la mia esistenza mi diviene accessibile». Questo, nelle parole di Newman, il nucleo essenziale della realtà della coscienza, che la associa in maniera indissolubile alla percezione originaria dell'esistenza (dell'autoesistenza, come egli ancora dice) e ne evidenzia il ruolo primario di scandaglio «nelle profondità insondabili dell'animo umano, nell'infinito abisso dell'esistenza».
Da questo fondamento insieme interiore ed ontologico scaturiscono le molteplici forme della coscienza, il suo rapporto con la soggettività e la trascendenza, con il naturale e il soprannaturale, la sua imperatività e la sua valenza religiosa, il suo legame intrinseco con la sfera della libertà e quindi con il senso di responsabilità, il suo influsso su tutto l'arco dell'essere e dell'agire, della moralità in senso lato alla religione, alla politica, alla vita di ogni giorno nelle sue più varie manifestazioni.
Luce che illumina la profondità dell'essere, voce che giudica, ammonisce, consiglia e guida nelle vicende della vita, la coscienza non è prodotto finito e chiuso in se stesso dell'interiorità umana, ma presenza dell'infinita Verità divina che fonda la stessa interiorità nel suo valore perenne: «La coscienza implica una relazione tra l'anima e ciò che è esterno e superiore ad essa; una relazione nei confronti di un'eccellenza che essa non possiede, e di un tribunale su cui non ha potere». Il riconoscimento della trascendenza da parte della coscienza è fondazione di ogni pensiero retto, di ogni virtù e di ogni azione positiva, e dunque fondazione di ogni autentica personalità umana e di ogni valida forma di società e di civiltà.
Il grande amore per Newman e il lungo studio delle sue opere hanno portato Giovanni Velocci nel saggio introduttivo a una sintesi penetrante e limpida, esemplare per equilibrio e profondità, del suo pensiero sulla coscienza: un invito a ritrovare il senso della vita nella sua apertura originaria alla sorgente infinita del Vero e del Bene.
I sermoni scelti per questo volume sono preziose occasioni di analisi di figure e momenti fondanti della Chiesa (sa Tommaso, san Giovanni, la Pasqua, gli evangelisti Matteo e Luca, san Michele e gli angeli) e dei più significativi temi della cristianità (amore, pace, conoscenza, la comunione con Dio). Una raccolta che esibisce ancora una volta la maestria stilistica di Newman nel presentare i concetti fondamentali della fede in un'ottica che mira anzitutto a proporre degli exempla di come dovrebbe essere un'omelia: intelligente, profonda, chiara e di facile comprensione.
"Le meditazioni e preghiere comprese in questo volume furono stese di getto da Newman in varie occasioni, per tener traccia scritta dei propri pensieri. In quanto tali, non hanno molto dell'elaborata struttura concettuale e dimostrativa e dell'elevata veste stilistica proprie delle opere destinate al pubblico dei suoi molti lettori. Ma, proprio per la loro forma semplice, immediata e intensamente personale, esse mostrano con ancor maggiore evidenza taluni aspetti salienti della personalità di Newman: l'intuizione profonda e penetrante dei principi chiave della realtà e della vita cristiana; la sincerità dell'adesione a essi, al di là di ogni possibile autoillusione dell'intelligenza e della volontà; la piena conformità a quella 'luce amorevole' che già da anglicano invocava e a cui fu sempre fedele in un lineare itinerario di vita che fu anche nascosto martirio dell'animo. [...] Pubblicate postume nel 1893 da William Neville, discepolo e confratello di Newman, le 'Meditations and Devotions' ebbero nel tempo numerose edizioni. Questa, curata da Meriol Trevor nel 1964, si distingue per alcune modifiche all'ordine interno dei testi, giudicate confacenti alla loro migliore comprensione." (Luca Orbetello)
"Ripubblicare il testo di Newman mette oggi a contatto con le sue parole. Non siamo nell'Inghilterra della prima metà dell'Ottocento, ma in pieno mondo globalizzato, con un carico di rassegnazione di fronte a meccanismi che ci appaiono più grandi di noi (anche da parte dei cristiani). Queste parole, oggi, risuonano come un monito in un quadro di globalizzazione finanziaria, in cui esistenze e sentimenti sono dominati dalla invisible band del denaro. Non si tratta di 'dottrina sociale', bensì di un confronto serio e serrato con la parola di Gesù, che offre - come dice Newman - 'ampia materia di serio pensiero'. E l'attualità di questo testo del futuro cardinale inglese: come vivere nel capitalismo ed essere cristiani? Newman non presenta facili soluzioni (che peraltro sarebbero oggi datate), ma intende aprire contraddizioni, far pensare e far decidere. Qui sta l'attualità della sua predicazione sulle ricchezze." (dalla prefazione di Andrea Riccardi)
Questo volume delle "Opere" di Newman raccoglie il meglio dell'autore in quanto poeta e in quanto cultura di poesia. Nel costituire questa antologia poetica essenziale non poteva mancare l'opera, ad un tempo poetica e teatrale, che è il Sogno di Geronzio, una premonizione della vita eterna. Culmine dello sforzo poetico dell'Autore, ma anche espressione piena dell'orizzonte filosofico e teologico che Newman, nel fare poesia, non abbandonava ed anzi trasfigurava in un registro espressivo più universale della stessa saggistica.
Questo breve saggio di Inos Biffi
non solo ci fa comprendere l’itinerario
culturale di Newman, ma a un tempo ci
illumina sulla sua santità.
Tema fondamentale di questo opuscolo
è la relazione tra Newman e i
Padri, che – egli afferma – lo hanno
fatto cattolico.
L’incontro con questi «antichi luminari
della Chiesa» appare precoce nella
vita di Newman, ma la loro frequentazione,
che nasceva da una profonda consonanza
intellettuale e affinità spirituale,
lo accompagnerà per tutta la vita. Egli
affermerà che la lettura dei Padri era per
lui fonte di «delizia»; li sentiva, infatti, e
li considerava come suoi familiari.
Alcuni di essi erano i suoi «vecchi amici
del secolo IV», e i loro scritti li considerava
come i suoi «archivi di famiglia».
Il primo capitolo offre una sintesi di questa “amicizia”,
partendo dal testamento in cui richiama alcuni di questi
Padri, affidando loro la sua anima e il suo corpo. Il secondo
capitolo descrive minutamente la sua
visita a Milano, la «città di sant’Ambrogio
» – come egli la chiama, scrivendo
agli amici in Inghilterra: di quel
«maestoso Ambrogio», che fu uno dei
«vecchi amici» di quel secolo IV, dove
egli ritrovò il modello dell’ortodossia e
quindi della Chiesa “cattolica”, o la
Chiesa vera e “compiuta”.
L’ultimo capitoletto è uno schizzo
sulla santità di Newman: una santità
maturata nel silenzio e nella persuasione
che – sono parole sue –, «se siamo
pazienti, Dio lavora per noi. Egli lavora
per coloro che non lavorano per se
stessi».
Lasciò anche scritto: «Gli uomini
illustri agli occhi del mondo sono grandissimi
da lontano, mentre avvicinandosi
rimpiccioliscono; ma l’attrazione
esercitata da una santità inconsapevole possiede una forza
irresistibile. Essa persuade il debole, il timido, il dubbioso e
l’indagatore». Ora è la santità di Newman a persuaderci.
Inos Biffi è docente ordinario emerito di Storia della teologia medievale e di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia
Settentrionale (Milano) e docente incaricato presso la Facoltà di Teologia di Lugano. È presidente dell’Istituto per la Storia della
Teologia medievale di Milano e dirige in collaborazione le collane Biblioteca di Cultura medievale e Eredità medievale. Storia della
Teologia da Boezio a Erasmo da Rotterdam presso la Jaca Book. Presso la Facoltà di Teologia di Lugano è direttore dell’Istituto di
Storia della teologia. Nell’ambito del Medioevo è autore di ricerche sui teologi di scoli XI, XII e XIII. È curatore, in collaborazione, dell’opera
Omnia (latino-italiano) di Sant’Anselmo d’Aosta e del Corpus Colombiano. È dottore aggregato della Biblioteca Ambrosiana.
Larga parte della su attività è anche dedicata al campo della liturgia, particolarmente di quella ambrosiana, della quale ha curato la
riforma. Collabora alle principali riviste teologiche, tra cui «La Scuola Cattolica», «Teologia», «Communio» e «Rivista Teologica di
Lugano». Presso la Jaca Book è in corso di pubblicazione la sua Opera Omnia.
John Henry Newman si impone a tutti per la forza del suo genio, per la ricerca assoluta della verità nella vita e nel pensiero. Seguì sempre la verità dovunque lo portava. La seguì nella Università di Oxford, come studente e come professore; la seguì come parroco e predicatore della Chiesa di St. Mary, esercitando un fascino irresistibile sulla gente con i sermoni della domenica ispirati alla dottrina del Vangelo. Promosse il Movimento di Oxford per riportare la Chiesa d’Inghilterra alla purezza e alla verità delle origini; si convertì al cattolicesimo perché trovò in esso la pienezza della verità religiosa. La sua vita si potrebbe ritenere una ricerca costante e coraggiosa della verità, nelle molteplici esperienze, nei rapporti con gli altri, nella condotta morale, nella speculazione sui vari rami del sapere. Dall’amore per la verità derivano le sue intuizioni profetiche sulla Chiesa, sullo sviluppo del cristianesimo, sull’ecumenismo, sull’assenso della fede, sul compito dei laici, sulla coscienza. Espresse la sua visione del mondo, della vita e della morte con la celebre epigrafe: Ex umbris et imaginibus in Veritatem. In questo libro l’autore, dopo aver tracciato un profilo biografico di Newman, espone i temi principali della sua filosofia e teologia e presenta tre personaggi storici così come furono visti da lui. In esso si potranno cogliere alcune luci dello «Splendore della Verità» secondo la visione newmaniana.