«Quando nell'estate del 1986 monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, mi invitò a tenere gli esercizi per i sacerdoti del suo movimento a Collevalenza, era appena giunto sul mio tavolo il volume in cui Josef Pieper aveva raccolto e nuovamente pubblicato i suoi trattati su 'Amare, sperare, credere', originariamente pubblicati nel 1935, 1962, 1971. Questa circostanza mi indusse ad affrontare nei giorni degli esercizi spirituali le tre "virtù teologali" servendomi delle meditazioni filosofiche di Pieper come di un libro di testo Li. Fui dapprima esitante verso la richiesta di pubblicazione che veniva dai partecipanti agli esercizi di Collevalenza. Ma quando, due anni dopo, riesaminai il manoscritto, mi parve che l'unione di filosofia, teologia e spiritualità verificatasi per le circostanze della preparazione, potesse forse essere feconda e offrire nuovi punti di vista [...]. Io spero che il piccolo volume che così ne risulta, come le pratiche che ne stanno all'origine, possa servire a una nuova iniziazione a quegli atteggiamenti di fondo in cui l'esistenza umana si apre a Dio e diventa così veramente umana».
Scritto da Newman all’età di ventinove anni, quando era già un punto di riferimento per molti giovani e oggetto di preoccupata attenzione da parte di alcuni rappresentanti della chiesa anglicana, Gli Ariani del iv secolo rappresenta la prima riflessione organica su un periodo particolarmente importante della storia ecclesiastica, nonché la prima opera significativa del pensatore cristiano, in cui fornisce un’analisi dettagliata sull’ideologia ariana e un importante contributo alla storia del pensiero religioso. Da qui l’autore ricava alcuni principi chiave per la comprensione della fede, come il primato dell’ammirazione sulla comprensione, del sentimento della chiesa sulle speculazioni del singolo pensatore e lo stretto collegamento tra l’obbedienza della fede e l’intelligenza del dato rilevato, ponendo le basi teoriche per la stesura del Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana che contribuì a stimolare la sua conversione alla dottrina della chiesa di Roma.
Il libro raccoglie tre opere giovanili del filosofo russo, a cui si aggiungono i «versi scherzosi» d'apertura del poema intitolato "Tre appuntamenti", che, scritto in tarda età, funge, secondo le parole dello stesso autore, da «piccola autobiografia» di un'esperienza mistica che lo segnò in gioventù. Seguono i "Principi filosofici del sapere integrale", in cui viene indagata quella forma di «sapere integrale» che il filosofo cercherà per tutta la vita, e il ciclo di lezioni Sulla "Divinoumanità", dove l'autore si interroga sulla crisi religiosa della cultura europea del suo tempo e analizza il nesso divino-umano nell'evoluzione del mondo, con particolare attenzione al rapporto tra mentalità occidentale e orientale. In chiusura, i capitoli finali de La critica dei principi astratti - opera rimasta incompiuta -, che offrono l'analisi del caos intellettuale di fine '800, correlata alla parzialità dei processi conoscitivi dell'uomo, nel quale si compenetrano elementi contraddittori e dispersi, che trovano la possibilità di essere ripristinati nella figura di Cristo. Prefazione di Vincenzo Rizzo. Introduzione di Sergio Givone.
«Il sentimento dell'amicizia è certamente uno fra i più forti e, nel contempo, misteriosi istinti dell'uomo (...). Siamo di fronte a una passione che, più intensamente di ogni altra, non trovando risposta al proprio desiderio nella concretezza di ciò che è effimero, punta direttamente all'eterno come al luogo della propria pace (...). Quando, nel Vangelo, leggiamo che Gesù, (...) in quell'orto, fu costretto a rivolgere, proprio a coloro dai quali aveva sperato conforto, un rimprovero carico d'agonia (Come? Non siete capaci di vegliare neppure un'ora?); e quando egli salutò, ancora una volta, e fu l'ultima (Mt 26,50), colui che lo aveva tradito e usò per lui un nome sacro (Amico, perché sei venuto?), allora riusciamo a capire ciò che per il Signore ha la massima importanza. Se c'è una cosa che non lascia dubbi nel Vangelo è proprio questa: Gesù Cristo desidera essere nostro amico.» (Robert Hugh Benson)
Inos Biffi, insignito in Vaticano del Premio Ratzinger 2016 ha, nello stesso anno, terminato l'edizione dei volumi della sua Opera Omnia. Con il presente volume, "Il Dio che attrae l'uomo", di fatto apriamo un recipiente editoriale, «Percorsi», in cui si pubblicherà la libera ripresa di Corsi e interventi dell'autore. In Biffi c'è sempre stata l'esigenza di parlare non solo a studenti e studiosi, ma anche a chi da «laico» (basti pensare alle larghe collaborazioni con «L'Avvenire» e «L'Osservatore Romano») è interessato al metodo teologico inteso come cammino del ragionare cristiano. Questo primo volume dei «Percorsi» ci conduce al centro del mistero cristiano. Cristo «entra» nella storia in quanto è attraverso Cristo che si realizza la storia stessa (prima parte); il Dio creatore ci appare così immediatamente e indissolubilmente creatore/redentore (seconda parte). Siamo di fronte a un Dio che attrae a sé l'uomo in qualsiasi situazione si trovi e qualsiasi drammatica temperie stia attraversando.
Che significato ha il tutto? Noi guardiamo stupiti ai segni della morte a cui in precedenza non avevamo mai prestato attenzione e sorge il sospetto che l'intera vita propriamente sia solo una variazione della morte; che noi siamo ingannati e che la vita propriamente non è un dono, ma una pretesa. E allora si presenta questa oscura risposta: Dio provvederà. Una risposta che suona più come una scusa che come una spiegazione. Dove questa opinione s'impone e il riferimento a "Dio" non è credibile, lo humor muore; l'uomo non ha più nulla da ridere, e resta solo un crudele sarcasmo o quella irritazione contro Dio e il mondo che noi tutti conosciamo. Ma chi ha visto l'agnello - Cristo in croce - sa: Dio ha provveduto. Il cielo non viene squarciato, nessuno di noi ha scorto "gli invisibili santuari della creazione e i cori degli angeli". Tutto ciò che possiamo vedere è - come per Isacco - l'agnello, del quale l'apostolo dice che "fu predestinato già prima della fondazione del mondo" (1 Pt 1,20). Ma lo sguardo sull'agnello - sul Cristo crocifisso - ora coincide proprio con il nostro sguardo sull'eterna provvidenza di Dio. In questo agnello tuttavia intravvediamo lontana, nei cieli, un'apertura; vediamo la mitezza di Dio, che non è né indifferenza né debolezza, ma suprema forza. In questo modo e unicamente in questo vediamo i santuari della creazione e percepiamo in essi qualcosa di simile al canto degli angeli, possiamo addirittura cantare un po' insieme nell'alleluia del giorno di Pasqua.
La riflessione di san Tommaso si è più volte e a lungo soffermata sui misteri di Gesù. Non solo egli ha messo in luce rigorosamente le componenti "astratte" o "strutturali" della persona di Cristo, ma ha volto la sua attenzione analitica e appassionata - ciò che avverrà sempre meno in seguito - alle sue azioni, alla sua "storia", dalla concezione alla esaltazione, elaborandone una ricca e avvincente teologia. Ogni gesto del Signore è ricercato e accostato con l'esegesi letterale e con le risorse dell'esegesi "spirituale", così da poterne riscoprire il senso, la "logica", il valore, o come dice Tommaso stesso, la "convenienza". Questa trattazione dei misteri di Gesù riceve la sua forma più compiuta e matura nelle questioni 27-59 della Tertia Pars della Summa Theologiae, ma essa si ritrova anche in diverse altre opere dell'Angelico, che precedono o anche accompagnano la composizione della Summa. Oggi è sentita come urgente e indispensabile una cristologia "concreta": il Dottore Angelico ne ha offerto un metodo e un modello ancora esemplari. Del resto, la figura di Gesù ha rappresentato l'oggetto più appassionato di tutta la ricerca dell'Angelico, tanto da poter dire, al termine della sua vita, di non aver predicato e studiato altro che Gesù Cristo.
Cristo, Maria madre di Dio, la Chiesa: sono i tre temi che Inos Biffi prende in esame e illustra in questo volume dell'Opera Omnia. Non si tratta di una riflessione articolata e sistematica, ma di saggi brevi e precisi, che composti e unificati alla fine delineano con penetrante lucidità le tre figure teologiche. Quella di Cristo, anzitutto, che l'autore ama presentare particolarmente come il Crocifisso risorto, o il Signore glorioso, centro e fine dell'uomo e della storia, assolutamente unico Salvatore di tutti. Con puntualità critica Biffi rileva i diffusi annebbiamenti sulla storicità della risurrezione, sul divario tra Gesù di Nazaret e il Cristo della fede, o sull'ecumenismo, che alterano l'identità di Gesù Cristo e il significato dell'incarnazione. L'immagine di Maria risalta nella sua stretta unione con il Figlio e la sua opera di salvezza. Della Chiesa è sottolineato soprattutto il carattere misterico, la sua missione di grazia, il rapporto col mondo, la sua dimensione universale e la sua forma particolare, il senso del primato, e tanti altri aspetti della sua vita e della sua attività, ancora una volta con le delucidazioni necessarie per dissipare errori e fraintendimenti. Verrebbe da paragonare le figure dottrinali che risultano da questi scritti di Biffi a quelle che ci hanno lasciato i pittori divisionisti, per cui non sembrerebbe fuori luogo parlare quasi di un divisionismo teologico.
La riflessione di Tommaso d'Aquino si è più volte e a lungo soffermata sui misteri di Gesù. Non solo egli ha messo in luce le componenti "astratte" o "strutturali" della persona di Cristo, ma ha volto la sua attenzione analitica e appassionata - ciò che avverrà sempre meno in seguito - alle sue azioni, alla sua "storia", dalla concezione alla esaltazione, elaborandone una ricca e avvincente teologia. Ogni gesto del Signore è ricercato e accostato con l'esegesi letterale e con le risorse dell'esegesi "spirituale", così da poterne riscoprire il senso, la "logica", il valore o, come dice Tommaso stesso, la "convenienza". Questa trattazione dei misteri di Gesù riceve la sua forma più compiuta e matura nelle questioni 27-59 della Tertia Pars della Summa Theologiae, ma essa si ritrova anche in diverse altre opere dell'Angelico, che precedono o anche accompagnano la composizione della Summa. Con questo volume Inos Biffi ricostruisce la teologia dei misteri di Gesù ricorrente in queste opere e rilevata sia nei suoi contenuti analitici sia nel suo significato in rapporto alla sistemazione teologica di san Tommaso. Ai misteri nella Summa Theologiae sarà dedicato un secondo volume. Oggi è sentita come urgente e indispensabile una cristologia "concreta". Il Dottore Angelico ne ha offerto un metodo e un modello ancora esemplari. Del resto, la figura di Gesù ha rappresentato l'Oggetto più appassionato di tutta la ricerca dell'Angelico.
I brevi testi di questo opuscolo si possono paragonare a dei "frammenti": l'intero è il mistero di Cristo, di cui sant'Ambrogio invitava a scoprire i tesori nascosti e che oggi appare smarrito, abbandonato e persino si direbbe deliberatamente accantonato. Ora, un primo manipolo di "frammenti" riguarda Gesù risorto da morte e quanto da lui irraggia o in lui si risolve. Sono gli argomenti umani e cristiani fondamentali e sempre urgenti, d'altronde interpretabili e comprensibili unicamente alla luce del Crocifisso glorioso, come: il destino dell'uomo, la sua vita e la sua morte, il demonio e il male, l'inferno e il paradiso. A far da guida in queste riflessioni è proprio sant'Ambrogio con le sue intuizioni acute e folgoranti, che ne fanno in cristologia il dottore più perspicuo di tutti i dottori della Chiesa. Una seconda raccolta di testi ha come argomento la teologia, considerata in una molteplicità di aspetti e sullo sfondo del pensiero debole contemporaneo che, deprimendo l'intelletto e offuscandone lo splendore, rende impossibile la sacra dottrina. E qui la guida è Tommaso d'Aquino, nel quale limpidità e profondità si fondono, ma che, secondo Inos Biffi, è ancora largamente da scoprire. L'ultima parte dell'opuscolo è un incontro con alcuni santi e dottori che hanno trovato e illustrato con intensità e finezza singolari i "tesori nascosti in Cristo": da Ambrogio, che già conosciamo, a Bernardo di Clairvaux, a Bonaventura, e ancora a san Tommaso...
Questo libro è un invito ad un itinerario che consente di pensare l'unicità del Cristo nel contesto di un mondo segnato da una pluralità di tradizioni culturali e religiose. La globalizzazione può condurre, per certi versi, a relativizzare radicalmente ogni pretesa all'assoluto e a colpire quindi il concetto di "unicità" che sembra impedire l'espressione di un vero pluralismo. In questa situazione il cristianesimo, per la tradizionale affermazione dell'unica mediazione di Cristo, è talvolta sospettato di assumere un atteggiamento di intolleranza nei confronti delle altre religioni. La sfida principale di questo libro consiste nel comprendere che l'unicità della mediazione di Cristo non sia esclusiva di altre forme di mediazione, cioè di religiosità, sebbene sveli origine e direzione. L'impegno nel dialogo interreligioso diventa, in questa luce, centrale nella missione della Chiesa, nel suo essere sacramento universale di salvezza.
Lettura dei saggi di Giacomo Biffi In dialogo sul cristocentrismo è la raccolta delle varie introduzioni di Inos Biffi ai saggi teologici di Giacomo Biffi che, nel volgersi di non pochi anni e per diverse vie, hanno percorso il tema del cristocentrismo, sul quale fin dalle prime ricerche si erano intrattenuti il suo gusto e la sua compiacenza. Una riflessione ampia e puntuale, a introduzione della raccolta, precisa il senso di questa originaria progettazione di tutta la realtà nel Cristo crocifisso e risuscitato, e ne illustra le risorse per un rinnovamento della teologia e della vita medesima della Chiesa, in questi tempi di diffuso smarrimento della fede cattolica. Inos Biffi come nessun altro aveva le carte in regola per cimentarsi fruttuosamente nella rilettura dell’itinerario teologico di Giacomo Biffi; è questi stesso ad affermarlo: «Il mio itinerario teologico si è svolto, per così dire, passo passo sotto i suoi occhi, favorito e lievitato dalle molte ore di una periodica conversazione che reciprocamente ci arricchiva e ci illuminava. Sicché ambedue trovavamo naturale che il più delle volte le mie pubblicazioni fossero supportate e impreziosite da una sua puntuale, oggettiva, benevola introduzione»; «È bastato radunare questi interventi, aggiungendovi un nuovo prologo ampiamente orientativo, perché fosse felicemente raggiunto lo scopo di accreditare con l’autorevolezza incontestabile del teologo acuto, invidiabilmente informato e teoreticamente robusto la mia modesta ma appassionata proposta cristocentrica».