Il volume presenta una serie di ricerche sia empiriche che teoriche svolte nel quadro di un progetto di interesse nazionale che poneva al centro della riflessione il problema del lavoro, nei suoi sviluppi odierni e nelle sue molteplici forme di flessibilità e di precarietà. Come si conviene ad una indagine che ambisce ad utilizzare criteri scientifici, non è stato assunto nessun punto di vista pregiudiziale, lasciando alle concrete analisi l'opportunità di esprimere tutto il loro potenziale conoscitivo e costituire pertanto fonti originali per una riflessione aperta e non convenzionale. Un presupposto è stato tuttavia mantenuto: la centralità del lavoro anche in un'epoca che sembra far di tutto per ridurne il senso, minimizzarlo o dissolverlo. Per la generalità degli individui, al contrario e nonostante apparenze peraltro assai discontinue, il lavoro continua ad essere una risorsa assolutamente imprescindibile e un traguardo da raggiungere per la realizzazione del proprio progetto di vita. Ma anche il lavoro cambia: cambiano le modalità pratiche di effettuazione, cambiano gli stili, cambiano gli schemi, cambiano le relazioni. Il mondo del lavoro deve essere dunque storicizzato e reinterpretato alla luce di ulteriori fattori che agiscono sulle situazioni globali e su quelle locali.
La pittura allegorica compare nelle decorazioni interne delle case romane alla fine degli anni 80 del I secolo a.C. Scompare una quarantina díanni pi˘ tardi con la generazione che ne aveva creato la moda, durante gli sconvolgimenti politici seguiti allíassassinio di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. Le sontuose composizioni, che rappresentano architetture in parte immaginarie e prive di qualsiasi presenza umana, sono state devotamente preservate dai successivi proprietari delle dimore, a causa probabilmente della condizione sociale di coloro che le avevano commissionate, fino a che líeruzione del Vesuvio le ha a sua volta conservate permettendoci di ammirarle. Si indaga questa moda decorativa, dalla sua probabile nascita sul Palatino, nella casa di uno dei capi della fazione conservatrice dellíaristocrazia senatoria, fino alla sua fase conclusiva nelle ville della ricca zona residenziale del golfo di Napoli. Il significato di queste pitture Ë analizzato in dettaglio, con un tentativo di ritrovare lo sguardo dei proprietari che le fecero eseguire. Si tratta di ricostruire in tutti i suoi aspetti sia la memoria di questi personaggi che le loro abitudini di percezione visiva.
Tra il gruppo di giovani aristocratici decisi a resistere alle azioni dei populares e coloro che erano andati a cercare presso i filosofi di Atene le ragioni per credere nel loro destino, spicca la grande figura di Cicerone, che possedeva una residenza nel territorio di Pompei. » una delle ambizioni di questíopera provare a far rivivere qualcosa di quello che fu lo sguardo di Cicerone.
Un esame attento della produzione e della diffusione delle creazioni artistiche indigene australiane contemporanee degli ultimi ottant'anni mette in discussione i ricorrenti stereotipi occidentali che relegano le popolazioni aborigene in un tempo passato, immutabile ed esotico. Questa raccolta invita il pubblico italiano a valutare la creatività e l'innovazione della produzione artistica aborigena in ambiti che vanno dalla pittura alla musica, dalla letteratura alla cinematografia e alla tecnologia multimediale, nello spazio interculturale dell'Australia coloniale e neocoloniale. Sovvertendo la distinzione e opposizione tra "arte tradizionale" e "arte moderna", i contributi di studiosi e le testimonianze di artisti indigeni raccolti in questo volume tracciano percorsi interculturali che rendono l'arte indigena australiana il prodotto di processi storici complessi.
Non si finisce mai di studiare Bernardo di Clairvaux, e con lui, la costellazione dei "dottori" sorti da Cîteaux. Con il loro "amore delle lettere" e "desiderio di Dio", essi hanno lasciato un patrimonio enorme di contemplazione, di esperienza e di "arte" del mistero cristiano. I temi trattati toccano in profondità la materia cistercense, a cominciare dalle origini e dall'originalità di Cîteaux, che trova le radici del "nuovo monastero" nella carità cristiana che "è capace di dare compimento al senso di un'intera esistenza". Un'esistenza che assume la sua forma e la sua misura da Cristo che ha unificato tutta la vita di Bernardo, il quale dichiarava: "Questa è la mia più sublime e la mia interiore filosofia: sapere Gesù". Bernardo di Clairvaux abitualmente non ama indugiare sul pensiero astratto, proprio della "scuola", ma applicare la sua "considerazione" al mondo concreto, esplorando, con rara penetrazione, la fenomenologia dell'anima, ed esprimendola con il multiforme linguaggio dell'esperienza.
Negli ultimi due secoli un fondamentale inquadramento storiografico d'arte e d'architettura ha costituito un riferimento condiviso ad ampio raggio, un medesimo orizzonte interpretativo. Negli ultimi decenni sono emerse tuttavia, in modo ancora frammentario, nuove esigenze critiche e una più lucida cognizione storiografica, che impegnano sia a rovesciare in domande alcune apodittiche affermazioni di principio dell'avventura modern, sia a ripensare alla "veridicità" di tale inquadramento storiografico. Inoltre, la registrazione delle radicali trasformazioni delle condizioni di vita sul pianeta ha orientato l'attenzione di architetti, storici e progettisti alla realtà concreta dell'ambiente costruito e al senso attuale dei luoghi dell'abitare.
L'architetto Virgilio Vercelloni è morto in un tragico incidente nel 1995, lasciando - oltre molti scritti - un enorme archivio di immagini e di appunti sulla vita, sulla forma, sul significato e sullo sviluppo dei musei, e alcuni manoscritti, uno dei quali è la cronologia che viene qui pubblicata a dodici anni dalla scomparsa dell'autore. È una cronologia che il tragico incidente ha interrotto bruscamente, lasciandoci una stesura forse non affinata, ma efficace per sintesi e chiarezza. Presentiamo il testo nello stato in cui l'autore l'aveva lasciato, perché, per le sue peculiarità, fornisce un quadro della storia dei musei e del loro sviluppo culturale e scientifico profondamente diverso da molte altre storie della museologia. Durante la sua vita Vercelloni ha più volte sottolineato la forza interpretativa dei musei e il loro essere tasselli del mosaico della cultura universale. Su questi due elementi egli ha costruito la Cronologia del Museo. In duecentotredici voci, affiorano così sia le intersezioni fra le diverse discipline, sia l'idea di un'immersione globale in ogni sezione della storia, secondo il metodo "blochiano" di lettura a ritroso. Questi due elementi rendono la Cronologia di Vercelloni una sorta di enciclopedia universale, quasi interattiva, nel senso che permette letture incrociate su un lasso di tempo che va dal VII secolo a.C. agli anni Novanta del secolo appena passato e su tutte le civiltà, e fornisce così una visione globale della storia dei musei.
Un viaggio attraverso le terre d'Emilia e di Romagna, che durante i secoli XV e XVI offrono uno spaccato delle variegate esperienze che animano il Rinascimento. Il valore paradigmatico della stagione rinascimentale in queste regioni è dato dal mosaico di realtà politiche che si avvicendano, talora in modo repentino, o che persistono radicandosi profondamente nel territorio; e dalle atmosfere culturali che pur promosse in ambienti molto simili approdano a esiti divergenti. Si scopre così la Bologna dei Bentivoglio e quella in cui, dal 1506, la città è il secondo centro dopo Roma dello Stato Pontificio, che la arricchisce di nuovi edifici e spazi come la fontana del Nettuno e le architetture del Vignola. Volgendo lo sguardo alla Romagna, le sedi malatestiane di Cesena e Rimini recano evidente l'azione di rilettura dell'antico promossa da Domenico Malatesta con l'edificazione della biblioteca e il suo progressivo arricchimento librario, e dal fratello Sigismondo con la ridefinizione del Tempio col coinvolgimento di Leon Battista Alberti. Il viaggio continua nei piccoli centri resi veri e propri gioielli da illuminati dinasti locali come i Pio a Carpi o i Da Correggio nell'omonima cittadina, fino alle viscontee Parma e Piacenza che passano nella prima metà del XVI secolo sotto i Farnese. Infine si giunge presso i territori estensi, da Modena a Reggio Emilia, per culminare con le sensuali atmosfere cortesi di Ferrara, splendido cantiere urbanistico.
L'uomo è sempre stato affascinato dagli animali. Erano forti, belli, intelligenti e lui ne era attratto e li temeva. L'uomo li ha visti come dei, ma li ha usati per vivere, per vestirsi, per cibarsi, per ornarsi. Nelle grotte del Paleolitico ci sono grandi affreschi: gli animali sono immensi, invadenti, assoluti, mentre l'uomo è piccolo e debole. L'uomo da sempre ama e teme l'animale, che per lui è tanto vicino ma tanto distante. L'uomo scruta gli animali per capire forme, colori, gesti, forza d'azione, astuzia. Anche noi, oggi, vogliamo imparare qualcosa con gli animali. Sebastiano Ranchetti vi ha visto i colori, e invita i giovani lettori a tuffarvisi dentro. Età di lettura: da 3 anni.
L'uomo è sempre stato affascinato dagli animali. Erano forti, belli, intelligenti e lui ne era attratto e li temeva. L'uomo li ha visti come dei, ma li ha usati per vivere, per vestirsi, per cibarsi, per ornarsi. Nelle grotte del Paleolitico ci sono grandi affreschi: gli animali sono immensi, invadenti, assoluti, mentre l'uomo è piccolo e debole. L'uomo da sempre ama e teme l'animale, che per lui è tanto vicino ma tanto distante. L'uomo scruta gli animali per capire forme, colori, gesti, forza d'azione, astuzia. Anche noi, oggi, vogliamo imparare qualcosa con gli animali. Sebastiano Ranchetti vi ha visto i numeri, e invita i giovani lettori a tuffarvisi dentro. Età di lettura: da 3 anni.
L'uomo è sempre stato affascinato dagli animali. Erano forti, belli, intelligenti e lui ne era attratto e li temeva. L'uomo li ha visti come dei, ma li ha usati per vivere, per vestirsi, per cibarsi, per ornarsi. Nelle grotte del Paleolitico ci sono grandi affreschi: gli animali sono immensi, invadenti, assoluti, mentre l'uomo è piccolo e debole. L'uomo da sempre ama e teme l'animale, che per lui è tanto vicino ma tanto distante. L'uomo scruta gli animali per capire forme, colori, gesti, forza d'azione, astuzia. Anche noi, oggi, vogliamo imparare qualcosa con gli animali. Sebastiano Ranchetti vi ha visto le forme, e invita i giovani lettori a tuffarvisi dentro. Età di lettura: da 3 anni.
L'uomo è sempre stato affascinato dagli animali. Erano forti, belli, intelligenti e lui ne era attratto e li temeva. L'uomo li ha visti come dei, ma li ha usati per vivere, per vestirsi, per cibarsi, per ornarsi. Nelle grotte del Paleolitico ci sono grandi affreschi: gli animali sono immensi, invadenti, assoluti, mentre l'uomo è piccolo e debole. L'uomo da sempre ama e teme l'animale, che per lui è tanto vicino ma tanto distante. L'uomo scruta gli animali per capire forme, colori, gesti, forza d'azione, astuzia. Anche noi, oggi, vogliamo imparare qualcosa con gli animali. Sebastiano Ranchetti vi ha visto gli opposti, e invita i giovani lettori a tuffarvisi dentro. Età di lettura: da 3 anni.