Chi non conosce Pinocchio e le sue avventure? Quando e da chi uno le ha conosciute? Difficile la risposta. Pinocchio fa parte della memoria di tutti. Poche cose sono così radicate nella cultura popolare del nostro come di altri paesi. Ma questo significa che nel rimettersi a leggere, a capire le avventure di Pinocchio, si possono capire le esigenze più profonde di quella umanità che le ha fatte proprie. Le esigenze dell'uomo sono la grande strada per comprendere il suo senso della vita, il suo senso religioso. Questo spiega la nascita di un libro di teologia che, capitolo per capitolo, segue le avventure di Pinocchio. La differenza tra burattino e figlio, nolenti o volenti, resta la sintesi del dramma dell'uomo contemporaneo.
Balthasar svolge come in un teatro il dramma dell'uomo di fronte al rivelarsi del trascendente, confrontandosi con i maggiori filosofi e letterati nel rappresentare il teatro del mondo e nel discernere gli elementi del dramma che portano alla lotta per il bene. Straordinario il suo excursus su Shakespeare e il perdono.
Una sorprendente lettura femminista della storia biblica che culmina con la figura di Maria. Questo piccolo libro, che riscosse grande successo in Germania, è il risultato di tre conferenze tenute da Ratzinger poco prima della sua nomina a cardinale di Monaco. La lettura dell'Antico Testamento attraverso le figure di grandi donne, Eva, Sara, Rachele, Anna e Giuditta, prende concretezza con la promessa del messia. La mariologia secondo Ratzinger ha un proprio spazio nella teologia e non deve essere considerata un'imitazione, quasi un sottoprodotto della cristologia. Joseph Ratzinger nasce nel 1927 a Marktl am Inn, in Baviera, e diviene sacerdote nel 1951. Dopo la laurea in Teologia è docente presso le Università di Bonn, Münster e Tubinga. Giovane e influente perito al Concilio Vaticano II, nel 1977 è arcivescovo di Monaco di Baviera e riceve la dignità cardinalizia. Dal 1981 è prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il 19 aprile 2005 viene eletto Papa con il nome di Benedetto XVI; si dimette l'11 febbraio 2013. Dall'elezione di papa Francesco assume il titolo di Pontefice Emerito.
Chi non conosce Pinocchio e le sue avventure? Quando e da chi uno le ha conosciute? Difficile la risposta. Pinocchio fa parte della memoria di tutti. Poche cose sono così radicate nella cultura popolare del nostro come di altri paesi. Ma questo significa che nel rimettersi a leggere, a capire le avventure di Pinocchio, si possono capire le esigenze più profonde di quella umanità che le ha fatte proprie. Le esigenze dell'uomo sono la grande strada per comprendere il suo senso della vita, il suo senso religioso. Questo spiega la nascita di un libro di teologia che, capitolo per capitolo, segue le avventure di Pinocchio. La differenza tra burattino e figlio, nolenti o volenti, resta la sintesi del dramma dell'uomo contemporaneo.
Se è vero che il cristianesimo, prima di essere una religione, è un «avvenimento» che si compendia nella persona del Figlio di Dio incarnato, crocifisso e risorto, allora il problema teologico fondamentale e anzi per qualche aspetto unico e riassuntivo, è quello di appurare i rapporti che connettono Cristo alla totalità delle cose esistenti. La soluzione - logica e necessaria - è trovata nel «cristocentrismo», che qui ci si propone di esporre nei termini il più possibile pertinenti e precisi. Essa si delinea a poco a poco, assumendo vesti diverse, lungo i secoli della riflessione occidentale, ma solo ai nostri giorni - grazie anche agli apporti della moderna esegesi - ci è dato di arrivare a una formulazione rigorosa e convincente. Ci si avvede allora che la prospettiva cristocentrica è in grado di illuminare alcuni temi teologico-pastorali oggi emergenti, e in particolare di oltrepassare il dilemma inquietante tra la salvaguardia della piena identità cristiana e la generosa «apertura» verso ogni positiva realtà extra-ecclesiale. Prefazione di Inos Biffi.
"Teodrammatica" è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della "Teodrammatica", la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; il quinto trinitario. In questo quarto volume si tratta di un'"azione" lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o "teologia"). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. 2) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. 3), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel "segno dell'Apocalisse". Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'"Agnello come immolato" e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: "Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato". Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
Teodrammatica è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della Teodrammatica, la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; questo quinto è trinitario. Ciò che si può dire alla fine circa l'ultimo atto del dramma fra cielo e terra non sono che termini stupefatti e balbettanti, che girano intorno a questo mistero, termini che si appoggiano ad alcune lampeggianti parole ed allusioni della Scrittura. Si è tentato di andare fino al limite consentito dalla Scrittura, per alcuni forse un passo più avanti, ma di fermarsi rigorosamente là dove speculazioni apparentemente logiche hanno condotto soltanto in un vuoto astratto o davanti a superflue segnalazioni di divieto. Non è scientifico, neppure in campo teologico, parlare con esattezza di cose che non si possono sapere (per esempio dello stato intermedio). Conforme all'avvertimento dell'Aquinate si è cercato di costruire della teologia sugli articoli di fede (e non inversamente) sulla Trinità, sull'Incarnazione del Figlio, sulla sua vicarietà per noi in croce e nella resurrezione, sulla sua missione dello Spirito a noi nella Chiesa apostolica e nella Communio Sanctorum la quale teologia è la sola chance per il fatto che anche oggi e in futuro si possa attuare una testimonianza di vita (e di morte) per "il supremo dono di Dio", che solo così diviene irreversibile e insuperabile
.
In questo volume, pur non esplicitando ancora quanto presente nel processo trinitario in cui tutto si realizza tramite Cristo, il lavoro teologico ne presenta la persona e la missione. Ne conseguono i chiamati e gli inviati e la grande risposta della donna, di Maria. Ne consegue la risposta della Chiesa, a partire da Cristo e da Maria. Chiesa come sposa e come istituzione, Chiesa di ebrei e di pagani, Chiesa come abbraccio unificante. Comunione e missione, ma anche esperienza e significato del singolo nel mondo. Tramite Gesù, il figlio di Dio, si giunge allo spirito e alla presenza trinitaria nel dramma del mondo. Trascendenza e immanenza: il dramma entra nella pienezza.
Un'azione teodrammatica può esistere se ci sono dei soggetti in relazione, se ci sono dei personaggi che mettono in atto l'azione stessa. Chi vuole introdursi al dramma prima che si alzi il sipario scorre la lista dei personaggi. Questo secondo volume della Teodrammatica, così come lo sarà il terzo, è dedicato ai personaggi del dramma, cioè ai soggetti dell'azione. In queste pagine è nel rapporto uomo-Dio che Balthasar indica il fondamento di una creatura libera, elemento capitale per l'antropologia cristiana. Quanto descritto in questo volume, che ha un excursus topico nel paragrafo "Immagine e somiglianza di Dio", così come quanto descritto nel volume successivo avranno la piena esplicitazione nei volumi finali riguardanti la via della salvezza e la trinità.
Questo breve saggio di Inos Biffi ha come intento il risvegliare o anche creare il gusto per il Paradiso di Dante, nel quale la poesia pura ha raggiunto il suo vertice sublime. La terza cantica della Commedia è ritenuta la più difficile, quasi la più arida, rarefatta com'è di immagini, la più ardua nel linguaggio. E, infatti, essa trasporta in un altro mondo, ultraterreno, privo della visibilità e della sagoma sensibile dei primi due, tutto pervaso e plasmato di luce, nella quale si annidano i beati. Dante stesso avverte che potranno "leggere" il Paradiso soltanto quei pochi che hanno drizzato «il collo / per tempo al pan de li angeli» (Par., II, 10-11), che si sono posti alla scuola del Verbo e se ne sono nutriti. Di fatto, sono molti quelli che, non avendo ascoltato quell'avvertimento, hanno fatto naufragio una volta giunti al Paradiso. La prima parte del libro inizia alla sua comprensione illustrando il senso della terza cantica nel percorso letterario e spirituale del poeta. La seconda, offre alcuni assaggi di commento ai canti X, XII e XXIII, «uno dei più belli della cantica e del poema», con l'incantata ammirazione del «bel giardino / che sotto i raggi di Cristo s'infiora» (Par., XXIII, 71-72). Da tali degustazioni potrebbe sorgere il desiderio di inoltrarsi in questa incomparabile gloria del mistero, che per singolare grazia divina Dante ci ha lasciato.
«La mistica non è un privilegio di pochi prescelti, ma la caratteristica umana per eccellenza. L'uomo è essenzialmente un mistico. Fino a tempi molto recenti (e alcuni la pensano così anche oggigiorno) si è considerata la mistica un fenomeno particolare più o meno straordinario, qualcosa al di fuori della conoscenza 'normale' dell'essere umano, un 'qualcosa' di speciale - patologico, paranormale o sovrannaturale. Questo studio aspira a far 'reintegrare' la 'mistica' nell'essere stesso dell'uomo: nell'uomo spirito mistico tanto quanto animale razionale ed essere corporale. In altre parole: la mistica non è una specializzazione, ma una dimensione antropologica, un qualcosa che appartiene all'essere umano in quanto tale. Ogni uomo è mistico - anche se solo potenzialmente. La mistica autentica quindi non disumanizza. Ci fa vedere che la nostra umanità è qualcosa di più (e non di meno) della pura razionalità. La composizione del volume è semplice: una prima parte porta come lemma la Nuova innocenza, in quanto la mistica autentica non è una riflessione sull'Essere, ma un atteggiamento libero e spontaneo che sorge dalla pienezza della persona. Una seconda parte tratta della meditazione, su cui poco si può dire perché essa è silenzio; seguono tre esempi di santi, le cui differenze ci mostrano che non esiste un solo concetto di santità. La terza parte è formata da uno studio, sistematico e filosofico, sull'esperienza mistica. In questa parte cerco di confutare l'idea assai diffusa sulla mistica intesa come equivalente a fenomeni straordinari riservati a una piccola élite di mortali. Tutti siamo potenzialmente aperti all'esperienza mistica. L'idea che tutti siamo 'figli di Dio', presente in tante religioni, è stata formulata dal cristianesimo e costantemente ripetuta, ma poco meditata. Segue come appendice una riflessione filosofica sull'esperienza suprema da prospettive diverse e una preghiera che viene dal profondo del mio essere».
"Verità del mondo" è il primo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica. Come nell'Estetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina. «Il presente volume, Verità del Mondo, procede prevalentemente per via filosofica. L'essere finito viene indagato nelle sue strutture di verità [...]. In questa indagine il lettore incontrerà forse qualcosa di meno solito, qualcosa di impercettibilmente uscito di vista a cominciare dall'antichità ed anche dalla patristica, ma che si può senz'altro giustificare in retrospettiva sulla grande tradizione. [...] Solo nel capitolo finale diverrà tematico il rinvio delle strutture intramondane da noi indagate a un divino Logos trascendente». «L'unità indissolubile della verità terrena con il movimento del bene e del bello indica con sufficiente chiarezza in direzione del significato di questo mistero dell'essere, che deve consistere nell'assoluto accrescimento e adempimento del mistero di Dio stesso: mistero della dedizione senza perché, alla quale dev'essere ricondotto tutto ciò che si deve capire come alla causa che fonda sé stessa. [...] Ma che ci sia in genere verità ed eterna verità ha il suo fondamento nell'amore. Se la verità è la cosa più estrema in Dio, allora noi potremmo guardare con gli occhi aperti nei suoi abissi, abbacinati forse da tanta luce, ma non impediti nella spinta del nostro desiderio di verità».