Il cardinale Renato Corti (1936-2020) era un «pastore mite e saggio, che si è consumato per il Vangelo» (papa Francesco). Nel terzo anniversario della sua nascita al Cielo, con questo volume di saggi, attraverso i commenti alle sue lettere pastorali (che spaziano dal tema ecclesiologico, all'iniziazione della vita cristiana, alla testimonianza della carità), si vuole far emergere la trama della sua conduzione e i traguardi proposti in un cammino ecclesiale condiviso. Pagina dopo pagina emergono la disarmante attualità del suo pensiero e il suo desiderio di una Chiesa più comunione d'amore che istituzione, dell'eucarestia - memoria della croce - come sorgente dell'amore e sorgente della carità, di una fede pensata e testimoniata attraverso un cammino arricchente. Introduzione di Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara.
«Esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo, ma poche catturano il tuo cuore: segui quelle». Un'affermazione di Winston Churchill, che ben si adatta a questo volume, scritto per «catturare» il cuore dei giovani e incoraggiarli ad aprirsi ai meravigliosi, e spesso inattesi, progetti di Dio. Il libro raccoglie testimonianze di vita cristiana nella quotidianità del matrimonio e del lavoro di personaggi famosi e non (Miss Italia come Giusy Buscemi, popstar come Nek, imprenditori, sportivi, avvocati, dirigenti d'azienda, insegnanti, poliziotti, educatori, persino ex criminali...), uomini e donne «normali» oppure «straordinari», come, ad esempio, la vergine consacrata a Baghdad o chi nasce senza le braccia e riesce a dedicarsi alla pittura e alla danza; senza dimenticare chi è chiamato al sacerdozio o alla vita monastica. Sono voci, gesti e parole che risvegliano il desiderio di santità, soprattutto tra i giovani, perché come ha scritto Antoine de Saint-Exupéry, «se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto ed infinito». In tal senso anche Papa Francesco ha esortato le ragazze e i ragazzi del nostro tempo: «Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi. Giocatevi la vita per grandi ideali!»
Don Piero Gallo, a lungo attivo nel Sud del mondo - è stato missionario in Kenya per dodici anni - prima di diventare un protagonista della rinascita del quartiere multietnico di San Salvario, a Torino, riflette in questo libro sulle qualità che un prete dovrebbe possedere per svolgere al meglio il suo ministero in una società complessa come la nostra. Per don Gallo il buon sacerdote, oggi più che mai, necessita non solo di una solida preparazione spirituale e culturale, ma anche di un costante allenamento alla leadership che lo porti ad acquisire la capacità di guidare la sua comunità, di assumere le responsabilità, di risolvere i conflitti, di ascoltare le esperienze più diverse e di non giudicare in modo aprioristico. Basandosi sulla sua lunga esperienza sul territorio, don Gallo sottolinea l'importanza di una vita pubblica attiva per i sacerdoti, invitati a essere sempre di più cittadini a pieno titolo e a rendere le parrocchie centri dove si sperimentano la solidarietà e l'impegno sociale, oltre che luoghi della formazione cristiana e umana. Prefazione di Ermis Segatti.
Nella Torino del secondo dopoguerra e, poi, della grande immigrazione dal Sud Italia, fratel Luigi Bordino scelse di dedicare la sua vita alla cura dei malati e all'assistenza dei poveri all'interno del Cottolengo, la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Una vocazione difficile, vissuta però con una forza morale indistruttibile e una umanità straordinaria, che lo hanno reso una figura molto amata dai fedeli, e non solo. Questa biografia, scritta con un linguaggio semplice e accessibile, introduce il lettore alla vita e all'azione del beato Bordino, con una speciale attenzione per le testimonianze di chi ha avuto in sorte di conoscerlo di persona - malati, sacerdoti, confratelli, suore, medici, parenti, amici -, da cui emergono i tratti salienti di una personalità fuori dal comune, eppure di una normalità sconcertante, caratterizzata da una fede incrollabile. Come scrive monsignor Giacomo Lanzetti, vescovo di Alba, nella prefazione al volume, "la sua modesta esistenza - segnata dalla nascita in una famiglia contadina di Castellinaldo, in provincia di Cuneo, da un servizio militare condiviso con tanti altri, anche in anni di dura prigionia, e poi dalla scelta di diventare fratello 'cottolenghino' - merita di essere dissodata in profondità, perché ne emerga la statura di eroica adesione a Cristo, specie per mezzo della dedizione ai poveri e malati; e dell'accettazione piena della sofferenza, che lo raggiunse e ne cesellò l'anima per l'incontro finale con Gesù risorto".
Non raramente ma soprattutto oggi, nel contesto assordante e molto spesso confuso che fa da contrappunto al comune modo di vivere, s'avverte la necessità d'una pausa, anche breve, e d'un respiro più puro, per rinnovare o confermare la consapevolezza d'una vita, che qualcuno chiama "a misura d'uomo". Lo stordimento, dal quale si tenta di liberarsi, è però talmente intenso ed invasivo da render quanto mai difficile l'approdo a qualche minuto di libertà interiore e di confronto con il proprio "dover essere". Si è, peraltro, profondamente convinti che soltanto in seguito ad un tale approdo è possibile aprire gli spazi della libertà che dà senso alla vita, rispondendo ai suoi non pochi interrogativi. L'approdo operato da una giovane donna d'eccezionale ricchezza interiore, quale fu Dina Bélanger, vien qui riproposto, perché in esso anche il lettore possa agevolmente specchiarsi e decidere di tentare, egli pure, la stessa avventura.
"Ma che c'azzecchi tu con le previsioni?", chiese Padre Pio a Padre Mariangelo da Cerqueto, agli esordi come Frate Indovino. L'iniziatore del Calendario aveva già fama di uno che sapeva leggere nel futuro e non solo prevedere il tempo atmosferico. Padre Pio, che provava affetto per il confratello, lo incoraggiò e stabilì con lui una sorta di patto angelico. Gli disse che ogniqualvolta si fosse avventurato nel futuro, gli avrebbe mandato in appoggio il suo angelo custode. Oggi il Calendario di Frate Indovino è il più appeso d'Italia (e non solo). Di più: con gli anni, è diventato un marchio del Bel Paese, un veicolo d'identità nel mondo. La formula magica di questo "taccuino" fu inventata proprio da Padre Mariangelo, che voleva essere d'aiuto agli agricoltori nel dopoguerra. Allora le previsioni meteorologiche si basavano sull'esperienza, sui proverbi, ma anche su conoscenze accumulate nei secoli dentro i conventi. Nacque così il calendario che tutti conosciamo e che informava su sole, vento, pioggia, fornendo anche indicazioni pratiche e utili per chi doveva seminare, falciare l'erba, mietere, coltivare la vite, curare l'orto, fare il vino. Giuseppe Zois, che avvicinò più volte per lavoro Frate Indovino, diventandone amico, racconta in questo libro la vita di un imprenditore in saio e la storia di un'invenzione capace di distribuire pillole di serenità e di allietare il lettore con una inesauribile vena di ottimismo. L'autore riporta inoltre molte curiosità - perché fu rinviata di un anno l'uscita del Calendario, le parole preferite da Padre Mariangelo, le predizioni avveratesi - l'ultima profezia di Frate Indovino, che con la sua lungimiranza vide con un anticipo di dieci anni ciò che stiamo vivendo.
Sacerdoti e scienziati: chissà perché, all'orecchio dell'uomo contemporaneo, questa accoppiata suona male. Il punto è che i dogmi del positivismo, sposati sia da molti ambienti liberali sia dalle dittature novecentesche, detti e ripetuti infinite volte, hanno fatto breccia nell'immaginario collettivo, nutrito da una versione banale, zoppa e antistorica dell'affare Galilei. La realtà, però, è facilmente verificabile: all'origine della scienza sperimentale moderna vi sono essenzialmente uomini religiosi, profondamente religiosi; uomini per i quali studiare la natura altro non è che cercare di leggere il libro scritto dal Creatore, andare alla ricerca delle sue tracce, delle sue orme. Senza nessuna presunzione di possedere ogni verità, di ridurre la causa prima alle cause seconde, di trasformare la scienza sperimentale in una fede, di farne una metafisica onnicomprensiva... Così è stato per Keplero, Newton, Maxwell, Volta, Galvani, Planck, e per tantissimi altri giganti del pensiero scientifico. Così è stato anche per numerosi sacerdoti che hanno contribuito con il loro lavoro alla nascita della citologia, della biologia, della genetica, della cristallografia, della geologia, dell'astronomia... Nomi a tutti noti, come quello di Gregor Mendel, e meno noti, come quello di Georges Lemaître, padre del Big Bang, o del tutto dimenticati come quelli dell'Abbé René Just Hauy, di padre Corti, padre Venturi, padre Bertelli.
Nel 2003 Martine Brochard - interprete di molti film di successo e di alcune delle fiction più amate dal pubblico italiano, oltre che attrice di teatro di lungo corso - scopre di essere malata di leucemia. In quel momento sembrano andare in pezzi le certezze di una vita e ogni cosa viene rimessa in discussione, mentre inizia il difficile e avventuroso viaggio nel mondo dei malati, degli ospedali, della sofferenza. Proprio dall'interno di questa nuova dimensione, in cui l'umanità si mostra povera e nuda, senza i mascheramenti che la società ogni giorno le impone, inizia però per Martine un intenso percorso di maturazione spirituale e di fede che l'aiuterà a risollevarsi e a trovare una nuova serenità, malgrado le ulteriori durissime prove che la vita le riserva: su tutte la morte del marito, il drammaturgo Franco Mole. L'attrice racconta in questo libro la sua storia attraverso un flusso continuo di emozioni e ricordi (l'infanzia, il lavoro, gli amori), felicemente integrato dalle delicate poesie di Roger Brochard, suo padre, da frammenti dei testi teatrali del marito, e dalle favole scritte da lei stessa. La narrazione è semplice, leggera, coinvolgente, sempre aperta al sorriso e alla speranza, e lascia nel lettore la confortante sensazione che è possibile trovare un senso all'esistenza anche quando tutto sembra congiurare contro di noi.