L'accoglienza e la cura. Nei consultori familiari. Facile a dirsi. Più complicato a farsi. Significa mettere in gioco una varietà di figure professionali: ostetriche, assistenti sanitarie, assistenti sociali, psicologi, sociologi, ginecologi, medici, educatori e infermieri professionali. E significa attraversare i temi trasversali della relazione di aiuto, del setting in cui si lavora, con tempi e spazi spesso ridotti, delle risorse e delle fatiche nel lavoro di équipe, delle situazioni problematiche più frequenti e difficili da gestire, in cui entrano in gioco emozioni potenti dell'utente e dell'operatore, paure antiche e paure nuove. Questo libro nasce per gli operatori che agiscono nel Consultorio Familiare e vogliono affinare le loro competenze professionali. Sono tanti gli interrogativi: come relazionarsi sia con gli utenti in generale, sia con quelli che presentano fattori di rischio a causa della solitudine? Come accorgersi di difficoltà non narrate con le parole? Insomma, quale prevenzione è possibile per chi opera in Consultorio? E come tener conto con gli utenti e con i colleghi del proprio modo di essere, del proprio stile relazionale fondato sui propri modelli di attaccamento e accudimento? Queste pagine nascono per trasmettere la complessità di alcuni di questi interventi, e la delicatezza necessaria nei colloqui quando i temi trattati, le possibili scelte che l'utente sta esplorando, implicano non solo aspetti psicologici, sociali e sanitari...
Lo sport ha una funzione sociale? Cosa significa sport di promozione sociale? Non sempre è facile rispondere a queste domande, anche perché lo sport ha una sua fisionomia e sue caratteristiche proprie che lo rendono meno accessibile di quanto emerga all'apparenza. Il testo, invece, colloca con chiarezza lo sport sociale nella sua funzione e nel suo contributo all'interno del nuovo welfare che si sta profilando all'inizio del terzo millennio. Navigando tra il principio di sussidiarietà e progetti concreti, si definiscono i confini dello sport sociale, al di là delle definizioni ideologiche o del sistema dei media, che danno una visione distorta degli enti di promozione sportiva. Risulta più chiara, allora, sia la funzione sociale della pratica sportiva, sia gli ambiti in cui essa fornisce un contributo concreto allo sviluppo e alla crescita.
"Invece noi preferiremmo stare con te. Vorremmo farti compagnia nella stanzuccia dove il tuo corpo è stato marchiato, dove è stata segnata una traccia che non potrà mai più essere rimossa. Adesso tu fai parte di noi, le donne rapite, stuprate. Chiamiamoci tutte Franca Viola perché di te rimarrà il nome, mentre di noi è rimasto solo il silenzio."
"La Creazione è un cerchio. Un cerchio formato da tanti cerchi. Sfere, spirali, ellissi, anelli. Lo spazio si curva, le galassie girano, le stelle e i pianeti ruotano seguendo delle orbite. Dalla nostra Terra che ruota guardiamo un universo che gira. Giriamo e giriamo, nella nostra danza circolare senza fine. I nostri anziani ci hanno insegnato che per essere in armonia con la Creazione dobbiamo pensare e agire in modo circolare. Quando ci ritroviamo insieme in un cerchio ci sentiamo nel posto giusto e in armonia con la nostra natura. Quando invece ci ritroviamo in un auditorio e tutta la nostra attenzione è rivolta verso un punto di fronte a noi, un palco, una piattaforma o una tribuna, si percepisce un senso di costrizione, di artificio. Si ha la sensazione che viene richiesta la nostra attenzione ma che non siamo veramente presenti. A parte quelli che stanno sul palco, non vediamo nessun volto ma solo le spalle delle altre persone e nessuno vede noi. Quando siamo in cerchio è come tornare a casa e quando cominciamo a farne esperienza, a relazionarci in cerchio, condividendo i pensieri, le emozioni, i sogni, le decisioni, il lavoro, il gioco e la creatività, ci rendiamo conto che rende la nostra vita più ricca, appagante, piena. L'essenza di un cerchio è l'eguaglianza, non c'è alto e basso, nessuna gerarchia di potere o ricchezza. Le azioni di un cerchio non sono coercitive, ma prese di comune accordo, la modalità è la cooperazione, non il dominio.
Nessuno conosce "il punto di vista di Dio". Quindi non è legittima la pretesa dell'uomo di farsi Dio. Per questo bisogna opporsi all'attitudine che induce a sostituirsi a Dio, rigettare la ragione propensa a creare nuove schiavitù, rispondere a un potere che si va disumanizzando. Si ritiene, specialmente nel contesto italiano in cui il cattolicesimo è maggioritario, che la religione predisponga ad un atteggiamento accomodante se non addirittura connivente rispetto al potere. Ma così si rendono marginali tutti quegli aspetti del cristianesimo che muovono da un'irriducibile conflittualità col potere. Per questo si è spesso trascurata la rilevanza di una critica religiosa del potere - anche di matrice cattolica - che ha svolto invece una funzione sociale e politica importante. Proprio muovendo da presupposti religiosi, questa critica ha saputo contrastare il potere, ogniqualvolta abbia rivestito i panni del totalitarismo e dell'autoritarismo. Nell'opporsi a queste due tipologie di potere degenerato, la critica religiosa ha individuato come suo bersaglio sia le deviazioni imputabili alle chiese e ai cleri, sia quelle dovute a certi approcci politico-ideologici. Il perno intorno cui ruota questo volume, inconsueto e spiazzante, è l'analisi del fattore religioso o della religiosità come critica del totalitarismo e dell'autoritarismo.
C'era un tempo in cui la mafia garganica non esisteva. Bisognava vincere la credenza che fosse una magia, popolata dal potente di turno che impone il suo comando, la sua forza e la sua violenza. Non esisteva perché tutti la negavano. Anche i Magistrati che se ne occupavano. Una faida come le altre. La mafia garganica, però, esisteva, eccome. Ammazzava ed ammazza.
Un altro libro sulla psicoterapia e sul counseling? Non ce ne sono già abbastanza? No, perché questo propone un'idea "immodesta". Non si limita a introdurre i principi generali, ma suggerisce di esplorare gli ambiti di applicazione del Metodo biosistemico. La varietà è impressionante. Il Metodo biosistemico può aiutare la donna oppressa, l'insegnante nella classe, la persona morente e la famiglia, l'educatore confuso davanti ad un adolescente rabbioso, il conduttore di una riunione di lavoro. Ancora, il sorprendente uso della biosistemica in piscina e i principi della biosistemica che emergono nell'aikido in cui Tori e Uke ('forza attiva' e 'forza recettiva') corrispondono al simpatico e al parasimpatico nella biosistemica. Come dai tredici tasti di un pianoforte è possibile generare suoni infiniti, così questo metodo di base, corrispondente alle funzioni fondamentali del cervello, può generare tante variazioni di competenza. Infatti, nella biosistemica, la parte "bio" si riferisce alla dinamica del cervello e del corpo totale, la parte "sistemica" fa riferimento alla complessità di sistemi e sottosistemi che sono attivati. Quindi la totalità della biosistemica è molto complessa. Ogni metodo di aiuto porta in avanti questa nozione fondamentale: dalle difficoltà, dai problemi, dall'incertezza e dalla solitudine possono venire i nostri nuovi passi di rinnovamento e crescita. La biosistemica integra corpo e mente per favorire una nuova vitalità nella vita quotidiana.
Questo non è solo un libro. Ma anche un mazzo di carte, anzi due. Si legge e si gioca in modi sempre differenti. Molteplici sono i livelli di lettura e gli strati di senso dei due mazzi. Dal mandala al mondo della narrazione circolare, il libro prende per mano e guida alla costruzione dei percorsi didattici, non tralasciando le istruzioni per l'uso dei giochi con le carte. Le carte sono speciali, eppure semplici. Non sono tarocchi, non predicono il futuro, ma aiutano a tirare fuori quello che già c'è nelle persone. Ogni carta può evocare in chi la guarda pensieri, suggestioni, emozioni, riflessioni sul mondo, sulle cose, sulla vita in generale e sulla propria vita. Sono state immaginate come uno strumento per educatori, insegnanti, formatori, capi scout, animatori nelle parrocchie e nei contesti di aggregazione giovanile, ma anche per l'auto-ascolto e l'auto-conoscenza. Le attività che si possono organizzare e progettare sono molte e in buona parte dipendono anche dalla fantasia e dalla voglia di sperimentare di chi le utilizzerà. Si possono usare come rompighiaccio all'inizio di un percorso o come occasione di saluto. Giocate in modo spensierato, ma anche preziose per facilitare confronti più complessi e profondi. Racchiudono in sé significati archetipici, ma possono anche essere lette semplicemente per quello che l'immagine suggerisce ad una prima visione. Insomma, oltre a stimolare giochi, narrazioni e creatività le carte offrono l'opportunità di rinnovare riti di appartenenza...
Due spettri gemelli prendono sottobraccio la Chiesa cattolica in Italia. Il primo chiama in causa il rapporto con la politica e la società. Si è sviluppato dopo la dissoluzione del partito cattolico negli anni Novanta e con la scelta dei vescovi di tenere direttamente le fila dei rapporti con la politica e le istituzioni, fino a fornire indicazioni concrete di voto. Rapporti e indicazioni che hanno privilegiato in maniera strumentale l'elettorato cattolico nell'area politica di centro-destra, ma hanno avuto l'effetto di un silenzio fragoroso sulla crisi etica della vita pubblica e sociale del paese. Il secondo spettro soffia potente per cancellare la strada nuova aperta dal Concilio Vaticano II. Nel lontano 1965 si era delineata l'importanza di un diverso e consapevole ruolo dei laici, invece negli ultimi vent'anni è stata ratificata la subalternità dei laici rispetto alle scelte e alle decisioni prese dal vertice dell'episcopato. L'associazionismo è diventato strumento delle decisioni prese in altra sede dai vescovi. I due spettri sono gemelli, rovesci del medesimo problema che chiama in causa il difficile rapporto con la società italiana in rapido mutamento.
Tra cittadini e politica la frattura sembra divaricarsi. Questo produce una doppia dinamica. Da una parte la disaffezione verso la politica. Dall'altra la chiusura della politica nell'esercizio del potere. Quando questa frattura si accentua oltre misura, la vulnerabilità della democrazia rende fragili anche i suoi pilastri costituzionali. Questo libro esplora il nesso tra cittadinanza democratica, processi educativi e difesa nonviolenta. La nonviolenza come categoria fondamentale della res publica, come insieme di coordinate che definisce e rilancia il concetto di cittadinanza attiva, perché mette al centro il conflitto, e le modalità costruttive e creative della sua gestione. Negli ultimi dieci anni, le esperienze di campagne nonviolente non sono riuscite a passare da una fase di attivismo "a ondate" alla costruzione di un.infrastruttura flessibile e robusta per promuovere nel nostro paese una cultura di pace e trasformazione nonviolenta dei conflitti. Ogni volta che rilevanti porzioni della società civile italiana si sono mobilitate, scese in piazza o agito strumenti della democrazia diretta, si sono scontrate con il blocco politico-economico-mediatico che governa il paese, ritrovandosi disperse e prive di voce. Il lavoro dell'autore suggerisce un percorso di lunga lena: il lavoro di educazione alla politica, gli strumenti del training nonviolento, l'orizzonte di un programma costruttivo di ampio respiro e l'intelligenza degli obiettivi concreti. Queste pagine offrono un arricchimento per tutti coloro che lottano per un mondo meno violento.
"Questo nostro mestiere, che i grandi professori (non a caso chiamati maestri) hanno fatto con passione e rigore, è un compito sociale. Non siamo venditori della merce 'sapere' e neppure i fornitori di un servizio. Siamo, o dovremmo essere, parte di una comunità di liberi e uguali, che ha lo scopo, uno scopo che più degno e importante non si può: accompagnare giovani donne e giovani uomini a diventare cittadini colti e competenti, persone 'verticali', con la schiena dritta, capaci di pensare e di ribellarsi alle ingiustizie, e capaci di farlo perché competenti e istruiti, capaci di sviluppare le loro capacità, i loro talenti, di proteggere le differenze, le relazioni, la cura, e i cui risultati devono dipendere, in ultima istanza, dai loro meriti."