La dimensione del credere, come quella del non credere, nel soggetto pensante si rivela come una delle sfide che stimola e caratterizza la ricerca teologica, la riflessione interdisciplinare e l’insegnamento accademico dell’Istituto di Teologia Dogmatica dell’Università Pontificia Salesiana. Con questo orizzonte teologico, la loro proposta metodologica cerca di «integrare progressivamente fede, cultura e vita», verso l’orientamento di tutti gli atti della vita al Dio vivente. L’inderogabile attualità della teologia diventa oggi più che mai convincente nella misura che riesce ad operare la mediazione tra una matrice culturale e il significato del credere in quella matrice. Qui si auspica il passaggio da un’apologetica teologica che combatte la lotta della fede contro un avversario o contro un nemico da sconfiggere verso la funzionalità teologica di un’«apologetica originale» che opera la mediazione attenta, intelligente, riflessiva, affettiva e responsabile del soggetto pensante e credente.
Con scritti di: Guido Benzi, Roberto Spataro, Francisco Sánchez Leyva, Roberto G. Timossi, Antonio Castellano, Jesús Manuel García Gutiérrez, Antonio Escudero, Franco Garelli.
Francisco Sánchez Leyva, salesiano sacerdote, membro dell’Istituto di teologia dogmatica e professore aggiunto di teologia fondamentale nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si è laureato in teologia e filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove nel 2016 ha ottenuto il dottorato di ricerca in teologia fondamentale. I suoi campi di ricerca versano sull’apologetica teologica, l’ateismo, il metodo teologico e l’analisi lessicografico dei testi lonerganiani.
Il presente saggio, ponendosi in continuità con gli studi su Arnobio condotti dal professore Biagio Amata, salesiano, esamina il rapporto tra la dimensione apologetica e la struttura teologica nel primo libro dell'Adversus nationes libri septem, nella convinzione che il discorso arnobiano costituisca un unicum entro il quale le ragioni dell'apologia determinano le caratteristiche del discorso cristiano su Dio e queste ultime, fondate proprio sul terreno apologetico, agiscano sul testo come fattore di trasformazione dell'apologia in annuncio kerygmatico. La dimensione apologetica del libro si sviluppa secondo uno schema ricorrente, intrinsecamente segnato dalla volontà dell'apologista di stabilire un dialogo con l'interlocutore pagano. Per tale caratteristica l'argomentazione arnobiana, nel suo dipanarsi, prende sempre l'avvio da una obiezione sollevata dai pagani nei confronti del cristianesimo. Tale obiezione viene assunta e fatta propria da Arnobio, il quale esamina alla luce della ragione tutte le conseguenze logiche intrinseche all'obiezione pagana. In tal modo egli perviene alla dimostrazione della insostenibilità razionale dell'obiezione sollevata dai pagani e, ancora avvalendosi della ragione, pone le basi del discorso su Dio.
«Il vantaggio che risulta dall’accurata ricognizione di Sala, in vista di un’elaborazione teologico-fondamentale all’altezza della nuova costellazione storico-culturale, è cercato nell’impegno di rinvenire all’interno di queste elaborazioni critiche – a-sistematiche ma non disorganiche – le costanti di un pensiero antropologico dell’eccedenza, nella costituzione e nella destinazione dei legami che sono decisivi per “ciò che sta a cuore” all’umano. L’interesse teorico dell’inventario predisposto da Rossano Sala è già nella messa in opera della sua mirata ricognizione. Il suo obiettivo, infatti, non è la semplice esplorazione di “ciò che interessa” all’uomo contemporaneo (per “adattarvi” eventualmente, l’orizzonte e la scelta della fede). Si tratta piuttosto di riconoscere, e formalizzare adeguatamente, i termini della corrispondenza fra la genesi fiduciale del singolo-persona (che non si estingue, anzi si alimenta, nell’esperienza sociale dell’individuo) e l’offrirsi effettivo, dal grembo della comunità testimoniale, di una fede generativa e rigenerativa per il riscatto dell’eccedenza (che in quella genesi è virtualmente prefigurato e promesso). Questa promessa non può essere umanamente mantenuta: può essere umanamente onorata, però, resistendo alla sua pura e semplice decostruzione, come anche alla sua costrizione nell’orizzonte di una banale immanenza autoreferenziale, che non le rende giustizia» (dalla prefazione di mons. Pierangelo Sequeri).
«Come Rossano Sala ha scritto, commentando i miei pensieri, solo l’irruzione amorevole dell’impensato può riattivare la ricerca e la riflessione sulla nostra caducità e sulla speranza messianica di un trascendimento degli orizzonti puramente umani. Una sorta di teologia capovolta, che passa dalla esperienza dolorosa della caducità delle cose mondane, può spingere ad un incontro oltre gli argomenti razionali e storici con la persona di Gesù Messia. Una teologia cioè che faccia perno sull’incontro con Gesù Messia come Evento che scardina ogni pregiudizio e ogni disperazione esistenziale. Certo, si può ben capire come questo approccio possa apparire eterodosso rispetto ad una linea della teologia che ha fondato la propria autorità sull’esegesi della Sacre Scritture e sulla ricostruzione storico-critica della vicenda terrena di Gesù Cristo. Tutti gli studi che si sono sviluppati attorno a queste coordinate hanno certo dato un contributo di elaborazione concettuale al tema del rapporto tra fede e storia, ma non ho dubbi che oggi nella temperie culturale in cui lo stesso soggetto umano sembra travolto nella oggettivazione assoluta dei saperi scientifici e delle “scoperte” delle neuroscienze, la via della salvezza dello stesso statuto antropologico dell’essere umano come mortale e finito passi attraverso l’evento straordinario dell’incontro con la parola e la vita di Gesù Messia» (dalla postfazione del prof. Pietro Barcellona).
Il presente volume si propone di offrire una riflessione sistematica sulle virtù (innanzitutto le virtù della religione, della fede, della speranza e della carità) tenendo conto della rinnovata attenzione odierna a questo aspetto dell'etica, e riservando uno spazio sufficiente alla dimensione storica, indispensabile per una esauriente comprensione. Il discorso si muove su un orizzonte esplicitamente teologico, e l'ermeneutica delle fonti (Scrittura, Tradizione, Magistero, ricchezze della vita ecclesiale) è condotta con un metodo interdisciplinare attento ad un dialogo convergente tra discipline teologiche e antropologiche.