L’obiettivo che ha spinto i curatori a realizzare questa monografia su don Pietro Braido (12 settembre del 1919 – 11 novembre 2014) è anzitutto quello di presentare, anche a chi lo ha conosciuto sotto l’uno o l’altro aspetto, uno sguardo d’insieme sulla sua poliedrica figura e sulla sua multiforme azione: appassionato studioso e divulgatore del sistema preventivo di don Bosco; filosofo dell’educazione e teorizzatore in Italia del sistema delle scienze dell’educazione in un quadro realistico-critico di ascendenza aristotelico-tomista; storico di Herbart, di Makarenko e dello stesso don Bosco; ricercatore e pubblicista delle fonti salesiane; docente e conferenziere brillante e suggestivo; figura istituzionale di prim’ordine nella strutturazione della Facoltà di Scienze dell’Educazione (= FSE) e dell’Università Pontificia Salesiana (= UPS); Fondatore dell’Istituto Storico Salesiano (= ISS); e fuori degli ambienti accademici e di studio, coinvolgente animatore di giovani, di universitari, di famiglie, ricercato confessore e preziosa guida spirituale.
Al contempo è tra le intenzioni dei curatori far conoscere il quadro di riferimento delle sue opere a chi intenderà leggerle, studiarle, ricavarne stimolazioni per la ricerca pedagogica a tutti i livelli.
Ma l’aspirazione più grande è quella di offrire la possibilità anche alle nuove generazioni di studiosi o di “ricercatori di Dio” di poter cogliere la preziosità e la ricchezza dell’eredità che don Braido ci ha lasciato.
Il volume è stato suddiviso nelle seguenti sezioni: dopo un breve profilo biografico, nella prima sezione si sono raccolti alcuni studi sulle opere e l’azione di don Braido; nella seconda sezione, a complemento delle sue opere pubblicate, sono stati editi alcuni documenti manoscritti o esposti oralmente, e una antologia di lettere; segue, nella terza sezione, un’abbondante serie di testimonianze; conclude, opportunamente riveduta e aggiornata, la sua vasta bibliografia.
Cristina, eremita e poi badessa del monastero di Markyate, visse nell’Inghilterra del XII secolo. La sua vita la colloca sicuramente tra una delle più determinate e coraggiose donne della sua epoca se si prende in considerazione il concetto e il ruolo che la donna aveva nel Medioevo. Conoscerla fa ammirare la sua forza. Grazie alla sua determinazione riuscì a contraddire lo stile di vita che i suoi familiari le volevano imporre scegliendo, per volontà propria, il suo personale destino: vivere cioè una vita consacrata alla preghiera e all’ascesi nel monastero.
Nata a Huntingdon nell’anno 1100 ca., fatta sposare con inganno con Burtredo, malgrado l’ostilità dei suoi familiari porta a compimento il suo desiderio di diventare una sponsa Christi. Per ottenere questo fugge dalla casa paterna dove viveva anche dopo il suo non desiderato e mai compiuto matrimonio e dove subì moltissime persecuzioni e umiliazioni dalle persone a lei più care.
Dopo la fuga, per non essere ritrovata dal marito e dai parenti, che non smettevano di ricercarla, si nascose per diversi anni a Flamstead dall’anacoreta Alfwena, e poi a Markyate dall’eremita Ruggero. Soltanto dopo la morte del vescovo di Lincoln Roberto Bloet, che apparteneva al gruppo dei suoi detrattori, Cristina finalmente poté uscire dal suo nascondiglio e pronunciare i voti solenni nel 1131.
Il volume è diviso in due parti: la prima, che ha una funzione introduttiva, prende in esame i dati biografici di Cristina (Teodora) di Markyate. Sono analizzati i personaggi importanti che svolsero un ruolo determinante nella sua vita, tra i quali si trovano il vescovo di Durham, Ranulfo Flambard, il vescovo di Lincoln, Roberto Bloet, l’eremita Ruggero e l’abate Goffredo di St. Albans.
Inoltre si presenta la complicata e, allo stesso tempo, affascinante storia del manoscritto, conosciuto oggi con il nome di Cotton Tiberius E1, custodito nella British Library di Londra, nel quale si trova la Vita de Sancta Theodora, que Christina dicitur. Si tratta anche della questione del committente e dell’autore dell’opuscolo.
La seconda parte, invece, contiene l’edizione critica con il testo italiano a fronte.
La figura del venerabile don Giuseppe Quadrio è stata più volte ripresa per afferrare
i molteplici aspetti della sua esistenza.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa l’impegno di mantenere viva la sua memoria non soltanto non è cessato, ma conserva tutto il suo valore, anche per evitare di perdere i contenuti e le suggestioni da lui offerte. In particolare il momento attuale sembra adatto per realizzare ancora un passo nella comprensione del suo pensiero: siamo ad una significativa distanza storica dal tempo della sua attività teologica, abbiamo la disponibilità di accedere con facilità agli scritti e possediamo una serie di buoni lavori
sul nostro Autore.
L’indagine sul suo apporto alla riflessione teologica, sulla qualità del suo discorso accademico e pastorale, sui motivi portanti della sua elaborazione sistematica, o sulle prospettive da lui percepite, è perfettamente aperta. Gli studi contenuti nel presente volume indicano la validità di tale indagine nel prendere in esame alcuni temi teologici e pastorali, come l’antropologia teologica, la dottrina sui sacramenti, in particolare la Riconciliazione e il Matrimonio, l’identità e la missione del
ministro ordinato nella Chiesa, la mariologia.
"Ritengo un vero dono dello stesso Rinaldi l'aver potuto approfondire il suo pensiero e le sue convinzioni su un punto nodale della sua stessa vita: la trasmissione fedele del carisma di Don Bosco nonostante il forte dinamismo dei cambiamenti richiesto dai tempi. Lo studio coinvolgente e sistematico della periodica corrispondenza tenuta dal Beato con i salesiani sparsi nel mondo (le famose "lettere circolari" scritte da lui come Rettore Maggiore dal 1922 al 1931) mi ha fornito tutto un vasto patrimonio di notizie, di dati, di spiritualità vissuta, che ho ritenuto utile comunicare con questo libro anche agli altri" (dalla Prefazione).
Il Venerabile don Giuseppe Quadrio cercò di educare i suoi giovani
studenti che si preparavano al sacerdozio ad ascoltare il grido di
tanti uomini e donne, soprattutto di giovani, che chiedono, come fece
un gruppo di greci all’apostolo Filippo: «Vogliamo vedere Gesù!» (Gv
12,21). Egli commentò spesso questa pericope evangelica: «Sembra
che tutti, sotto la crosta degli interessi, abbiano una grande sete di
Gesù, e stiano sempre aspettando qualcuno che glielo faccia vedere:
Volumus Iesum videre» (n. 22). «Gli uomini che vi avvicinano o che vi
fuggono, sono tutti indistintamente affamati di bontà, di comprensione,
di solidarietà, di amore: muoiono del bisogno di Cristo, senza saperlo.
A ciascuno di voi essi rivolgono una preghiera disperata: Volumus Iesum
videre!» (n. 26).
In occasione della proclamazione dell’anno sacerdotale di papa Benedetto
XVI, il volume compie un’ampia scelta tra le varie pubblicazioni di
don Quadrio (Lettere, Conversazioni, Risposte su “Meridiano 12” e su
altre riviste, Omelie, Testimonianze di colleghi e allievi) inseguendo la tematica
del sacerdozio. Si tratta di testi brevi ma preziosi, che riflettono
la straordinaria personalità di un pastore-sacerdote, teologo e santo,
testi teologicamente profondi e nello stesso tempo originali.
Il volume contiene le ricerche realizzate per il 5° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana, dedicato a don Michele Rua (1837-1910), uno dei più importanti protagonisti dello sviluppo degli istituti religiosi fondati da san Giovanni Bosco, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il materiale documentario, quasi tutto inedito, concerne in massima parte l’attività di don Rua come primo successore del fondatore, quindi gli anni del suo rettorato: 1888-1910. Si è privilegiata pertanto la qualità della sua animazione e la valenza delle relazioni di carattere personale e istituzionale, rivolte all'attività apostolica ed educativa degli Istituti salesiani presenti in tutti i continenti.
Dalla presentazione di don Rua in relazione con le realtà salesiane di un paese o di una regione, risulta un superiore dotato di una insolita capacità di seguire le vicende locali, di indicare con coraggio soluzioni o suggerimenti, pieno di rispetto e, nello stesso tempo, determinato, dopo aver esaminato con cura le situazioni. Dietro quest’interesse si intravede un Padre, Maestro, Amico preoccupato del bene massimo, cioè della fedeltà al carisma donato tramite don Bosco alla chiesa e alla società per favorire la maturazione dei giovani come “buoni cristiani e onesti cittadini”.
(Dalla Premessa di G. Loparco - S. Zimniak)