The aim of this work is to provide a general introduction to the law of contracts in some common law African countries. It tries to give a general idea of the law of contracts as seen in Botswana, Ghana, Kenya and Nigeria. It follows the line of history in order to explain how the contemporary law of contracts in these countries came to be received, deveLoped, interpreted and applied in concrete court cases. It is written to supply the needed fundamentals of contract laws in the contemporary African customary laws, that is, laws, rules, regulations, statutes, legislations handed down by these common law African countries. It invites university students interested in the law of contracts in African common law countries; lawyers and students of law who need to understand African legal systems, and those of them who deal with African customary laws in general; business people, government officials and all those whose work regularly involves contract and the laws guiding it; general readers who recognize the need for knowledge acquisition regarding contract laws in common law African countries, who have never done any course on law to lay their hands on this work.
Biografia
Ejim Chukwuma Romanus
holds a doctorate in Utruisque Iuris under Facultas Institutum Utriusque Iuris of the Pontificia Universitas Lateranensis. He presently works in the same university as a tutor and research professor on the development of African Culture – Research Area of Department of African Human and Social Sciences, as well as Facultas Institutum Utriusque Iuris.
In una disciplina segnata con sempre maggior vigore da orientamenti diversi e in netta contrapposizione tra loro, l'approccio etico della cura si pone come tentativo di offrire alla bioetica un linguaggio comune per un'etica pubblica condivisa. Partendo dall'analisi storico-filosofica del concetto di cura, il lavoro presenta la proposta di una bioetica che, liberata dai rigidi schemi del deduttivismo e dell'imparzialità, si radichi nella vulnerabilità, nella relazionalità e nella dignità personale come elementi in grado di realizzare un orizzonte normativo di base che promuova il rispetto della vita e la crescita globale di ogni essere umano. L'etica della cura considera, infatti, moralmente rilevante non tanto la singola azione posta in essere da un individuo, ma l'impegno di ciascuno a protendersi verso l'altro. Inoltre, la cura non si pone il problema di delineare principi astratti validi per tutti in ogni luogo e in ogni momento della storia, ma considera ogni individuo e ogni problema morale nella sua unicità e irrepetibilità storica ed etica. L'ultimo capitolo cerca di applicare il nuovo paradigma bioetico alle dichiarazioni anticipate di trattamento, presentate come un "patto di cura" capace di ridare protagonismo al paziente in un'ampia cornice relazionale.
I nostri Padri ci insegnano a leggere l'incontro di Gesù con il (giovane) ricco come un pressante invito a non ovattare il cuore con la ricchezza del mondo. Ogni discepolo - in maniera più o meno radicale, a seconda della vocazione specifica di ciascuno - è chiamato a servire un solo padrone, che non è Mammona, ma Gesù Cristo e il suo amore. Possano queste pagine riecheggiare efficacemente l'accorato Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017, e prepararci al prossimo Sinodo dei Giovani dell'ottobre 2018 (S.E. Mons. Enrico dal Covolo).
Nel Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus vi è la previsione esplicita della mancanza di fede personale tra le circostanze che rendono manifesta l'invalidità del consenso. Dallo studio delle presunzioni elaborate nella giurisprudenza rotale più recente emerge la distinzione tra la semplice carenza di fede, che di per sé non irrita il matrimonio, e il fermo rifiuto di ogni dipendenza da Dio, che può costituire la causa proporzionata e grave dell'esclusione di qualche proprietà o elemento essenziale o della stessa della sacramentalità del matrimonio.
L'opera è articolata in tre parti: a) l'Introduzione e la Bibliografia rendono ragione dell'obiettivo e del percorso del lavoro; l'orizzonte bibliografico, molto ampio, permette di cogliere la vastità della ricerca e l'elevato numero di persone dedite a queste tematiche; b) l'indicizzazione dei sacramentari e messali manoscritti di provenienza italiana e oggi spesso dispersi in numerosissime biblioteche e archivi; scorrere l'indice dei luoghi permette di verificare l'elevato numero di località in cui la fede orante della Chiesa è stata affidata ai codici; c) alcuni Indici completano il lavoro, che non ha la presunzione di essere definitivo, dato che si scoprono in continuazione nuovi documenti e membra disiecta (lo studioso trova un esempio eloquente nell'Appendice I); anzi siamo certi che questo lavoro sarà di incitamento per continuare nella ricerca e nella pubblicazione, in vista di un orizzonte sempre più completo di tutto ciò che la tradizione ha saputo elaborare attorno a questa realtà e per un servizio alla storia del culto cristiano.
L'autore in questo breve saggio focalizza l'attenzione sulla figura del padre del nostro tempo, coniugando l'esperienza personale di paternità e professionale di psicoterapeuta. Conduce il lettore, con delicatezza e progressione, verso la comprensione del volto del Padre Celeste dimostrando che Dio è un modello raggiungibile di ogni paternità, per l'oggi e per sempre. Una progressione che diventa bene grande, desiderabile e necessario, una conquista indispensabile per il futuro dell'umanità.
Come ogni scienza, la teologia - accanto a momenti di analisi rigorosa - ha bisogno di tutto quel che ispira lo studioso a pensare percorsi nuovi. Fantascienza e genere fantasy esprimono esigenze profonde dell'animo contemporaneo che il teologo può e deve intercettare. Se ne parlò nell'affollato convegno che ha motivato la redazione di questo volumetto, convegno organizzato nell'aprile 2015 dall'Area di ricerca SEFIR dell'ISSR Ecclesia Mater e dalla Specializzazione in Teologia fondamentale della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense.
Il libro raccoglie contributi nati dalla partecipazione a eventi accademici o ecclesiali nei quali il metodo del discernimento (e, più in generale, la prospettiva della scuola dei Laterani) è stato utilizzato vuoi nel ripensamento critico di alcune questioni pastorali, vuoi nell'allargamento della prospezione complessiva del sapere teologico. Vogliono documentare l'evidenza di una teologia pastorale non seduta "accanto al fuoco" domestico, ma coinvolta nel vivo della vita ecclesiale di questo nostro tempo.
Velato di drappi di seta e d'oro l'ambone, ove erano saliti il Presule Romano coi padri e tenuto un discorso alla turba, viene infine dichiarata la lettera, dalle bolle appese a fili di seta, magnifico dono di letizia. Conteneva essa in verità, da principio, la data del Laterano ma il Presule volle che invece nella sua lettera fosse annotata la data in San Pietro: e il dono fu deposto sull'altare. Di testo non dissimile fu quella inviata alla basilica del Dottore delle Genti . Il 22 febbraio 1300 Bonifacio inaugurava con solennità il primo Giubileo della storia della Chiesa, soddisfacendo le richieste dei fedeli giunti a Roma "molto più numerosi del solito, in folte schiere". In circa un mese, tra il 17 gennaio e il 16 febbraio, Bonifacio fu in grado di far elaborare un nuovo concetto di Giubileo che superava quello della tradizione ebraica, che cadeva ogni 50 anni, e che innovava quello dell'indulgenza introdotto da Celestino V nel 1294. In questo mese fu stesa una prima versione della bolla - in forma epistolare -, poi trasformata nella versione definitiva. Quella versione, apparentemente scomparsa, come spesso accade agli scartafacci, viene ora pubblicata da Federico Canaccini in questo volume in cui ne illustra le vicende, mostrandoci anche la Roma delle taverne e dei pellegrini, conducendo il lettore lungo un appassionante viaggio nel primo giubileo della storia. Una postilla dantesca del prof. S. Marchesi (Princeton University), impreziosisce il volume.