Luciano Gallino non era un euroscettico. Considerava l'Unione Europea la più grande invenzione politica, civile ed economica degli ultimi due secoli. Ma vedeva con sofferenza questa Europa ridotta al servizio delle potenti lobbies della finanza e delle banche, portavoce delle maggiori élites europee a scapito dei diritti fondamentali della grande maggioranza dei cittadini e, cosa ancor più grave, culla di un'inarrestabile redistribuzione del reddito e della ricchezza dal basso verso l'alto, con la conseguente crescita delle disuguaglianze. Era sua convinzione che le politiche economiche e sociali dettate dai mercati finanziari hanno portato gli Stati a una cessione di sovranità in materia di spesa per protezione sociale, scuola, università, quota salari sul Pil, contratti di lavoro e molto altro ancora. L'euro si è così trasformato nello strumento della vittoria del neo-liberismo su ogni altra corrente di pensiero. A causa di un'errata interpretazione della recessione, il peso esorbitante del sistema finanziario non ha avuto un freno, le relazioni industriali sono arretrate, i sindacati sono stati ridimensionati, la mancanza di occupazione mostra il profilo di una catastrofe sociale. Prima che gli effetti del dissennato 'Patto fiscale' facciano scendere una cappa soffocante di miseria sulle prossime generazioni, Luciano Gallino elenca i modi concreti per uscire dall'euro, rimanendo l'Italia paese membro dell'Unione europea.
Le logiche modali costituiscono un'estensione della logica classica. Vengono impiegate per studiare gli enunciati e le inferenze in cui compaiono espressioni quali 'è necessario che' e 'è possibile che', dette appunto operatori modali. A partire dal lavoro di logici e filosofi quali Rudolf Carnap, Saul Kripke e David Lewis, questo libro offre un'introduzione chiara e completa alla disciplina.
"Nel corso delle feste Scire, un gruppo di donne, capeggiate da una di loro, Prassagora, particolarmente dotata di carisma e capace di pilotare un gruppo bene organizzato e proteso all'azione politico-assembleare, ha deciso di partecipare ai lavori dell'assemblea popolare. Naturalmente in quanto donne non potrebbero, perché la democrazia ateniese, come ogni società premoderna, è maschiocentrica. Perciò si travestono da uomini, con barbe, mantelli e sandali adeguati al ruolo." Questo libro ha al centro una commedia di Aristofane il commediografo, irriducibile a schemi preconcetti e a schieramenti partitici. La sua commedia, Le donne all'assemblea, ha di mira un progetto di riforma radicale della società che trova rispondenza con sorprendente puntualità nel nucleo più audace della Repubblica di Platone. Nella commedia, Aristofane ridicolizza l'idea che si possano mettere in comune le ricchezze e le relazioni sessuali; al contrario Platone ne fa l'oggetto di uno dei suoi dialoghi più importanti e influenti. È un conflitto paradigmatico sull'utopia, sulla possibile costruzione dell'uomo nuovo, sulla realizzabilità di un assetto sociale totalmente innovativo, fondato - secondo l'intuizione platonica - sulla proprietà collettiva, o meglio sulla negazione della proprietà, e sulla cancellazione dell'istituto familiare con tutto il suo carico di egoismi. Più in generale, su una palingenesi complessiva di cui l''uomo nuovo' è o dovrebbe essere il risultato.
Artù e il mago Merlino, Carlomagno e il Cid, Tristano e Isotta, Robin Hood e Rolando. Ciò che incontriamo tra le pagine illustrate di questo libro è il meglio dell'immaginario medievale, parola del grande medievista Jacques Le Goff. Eroi e meraviglie che sono vivi nella nostra fantasia e colpiscono ancora oggi la nostra immaginazione. La loro storia svela il magnifico mondo dei miti e dei valori del Medioevo così come è andato costruendosi, come è stato venerato, amato e poi tramandato ai secoli successivi. In questo potente serbatoio dell'immaginazione, nuovo campo di indagine che si apre agli studi, troviamo cavalieri valorosi e cortesi, figure storiche e leggendarie, fiabesche e soprannaturali. E ammiriamo insieme a loro il "meraviglioso" che ha fatto sgranare gli occhi degli uomini e delle donne di ieri e ha affascinato le loro menti: inespugnabili castelli, grandiose cattedrali, strabilianti forze della natura.
"Conoscere l'arte di impressionare l'immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l'arte di governarle". Così scriveva nel 1895 Gustave Le Bon nel suo celebre libro "Psicologia delle folle". Emilio Gentile rievoca le principali esperienze di partecipazione delle folle alla politica dall'antichità all'età contemporanea, per concludere con esempi di capi straordinari, che hanno governato con le folle per distruggere o per salvare la democrazia. Da Napoleone Bonaparte a Napoleone III, incontrando poi Franklin D. Roosevelt, Churchill, de Gaulle e Kennedy, il lettore avrà modo di riflettere sull'attuale tendenza a trasformare il "governo del popolo, dal popolo, per il popolo" in una democrazia recitativa, dove la politica diventa l'arte di governo di un capo, che in nome del popolo muta i cittadini in una folla apatica, beota o servile. Attraverso la storia raccontata da Gentile, il lettore può forse trarre l'impulso a preservare la dignità della propria coscienza critica, evitando di essere assorbito nella folla sottomessa al capo in una democrazia recitativa.
Carl Schmitt è ancora oggi un pensatore che divide, ma è indubbio che nessuno come lui sia stato capace di pensare rotture e instaurazioni dell'ordine politico e giuridico. Jean-Francois Kervégan "riparte" da Cari Schmitt in due modi, da un lato prendendone congedo quando necessario, dall'altro cogliendo i concetti che ci aiutano a reinterpretare il mondo contemporaneo: perché Schmitt, dalla sua posizione esterna e anche ostile nei riguardi dei presupposti delle nostre riflessioni sulla società moderna, ci aiuta a comprenderne le contraddizioni e ad affrontarle meglio.
Un quadro aggiornato sui flussi migratori e sul loro contributo reale allo sviluppo economico, culturale e sociale del paese Senza eludere nessuno dei temi scottanti degli ultimi mesi: l'aumento esponenziale dei richiedenti asilo, l'impatto della crisi sulle migrazioni, il contributo degli stranieri all'economia italiana, i problemi di criminalità, l'integrazione fra le diverse culture e religioni.
Le disuguaglianze di reddito e di ricchezza sono aumentate in tutti i paesi avanzati. Nonostante i molti studi apparsi finora, manca ancora una spiegazione convincente delle cause di questo fenomeno. Questo libro propone un'interpretazione basata su quattro motori della disuguaglianza: il potere del capitale sul lavoro, l'ascesa di un "capitalismo oligarchico", l'individualizzazione delle condizioni economiche, l'arretramento della politica. L'azione congiunta di questi motori sta cambiando i modi di funzionamento non soltanto del sistema economico ma anche di quello politico: l'economia diventa meno dinamica, la società più ingiusta, la politica meno democratica.
Nei saggi raccolti in questo volume, Jürgen Habermas indica la via di una cultura che superi la polarizzazione inconciliabile tra laicità e religione per il tramite di un accertamento riflessivo dei confini, sia della fede sia della scienza. La convivenza, nella tolleranza e a parità di diritti, di comunità religiose inconciliabili nelle loro visioni del mondo, e di queste con la comunità dei non credenti, è possibile solo se tutti i membri della collettività sono disposti a considerarsi reciprocamente liberi ed eguali nella loro cittadinanza politica.
"La luna era uno spicchio sottile e illuminava poco, il vento si faceva più forte, io pensavo ai nostri genitori che ci credevano a letto, ai lupi, ai nazisti, ai fantasmi". Martina ha una missione da portare a termine con l'amico Simone e il fedelissimo cane Paco: ritrovare una preziosa cassa lanciata in volo dagli aerei alleati ai partigiani che sembra essere scomparsa nel nulla. Età di lettura: da 6 anni.
Cinquecento giorni trascorrono, nella vita di Napoleone Bonaparte, tra il crollo dell'Impero, l'esilio all'Elba, i Cento Giorni e la partenza, infine, per Sant'Elena. Al loro inizio c'è un tentativo di togliersi la vita, a Fontainebleau, nelle stanze vuote di un palazzo vuoto da cui tutti si sono prudentemente allontanati, lasciando solo l'Imperatore in disgrazia. Alla fine, ancora la tentazione di un suicidio, sul vascello inglese che lo conduce, ormai prigioniero, a Sant'Elena. In mezzo, un tempo per così dire intermedio - 500 giorni non sono né pochi né molti - scandito da scelte obbligate: partire, restare, combattere, fuggire. Scelte che si sbaglierebbe a immaginare rivolte solo alla vittoria, o peggio alla rivincita. Esse sono, più spesso, dettate, al contrario, dall'idea della sconfitta, dall'incubo del congedo. Come uscire di scena è, per Napoleone, in questo finale di partita, molto più importante che restare a tutti i costi sul palcoscenico. Come uscire di scena, rendendo per sempre indimenticabile ciò che egli ha fatto nei giorni della fortuna, evitare di negarlo con un comportamento poco appropriato, fare che la propria vita, e la storia che in essa si è scritta, non perda di significato, come molti, troppi, intorno a lui vorrebbero fare e provare a fare in quei lunghi, brevi 500 giorni.
Tra il 1943 e il 1945 molte donne aderirono alla Repubblica sociale italiana e si schierarono a fianco dei tedeschi. Una parte di loro erano 'donne in armi'; inquadrate in bande e brigate nere, parteciparono a rastrellamenti e stragi, commisero omicidi e torture nei confronti di civili e partigiani. Altre erano spie al servizio dei tedeschi o degli uffici politici della RSI, denunciarono ebrei e partigiani contribuendo attivamente alla loro cattura e molto spesso alla loro morte. Nel dopoguerra furono processate e condannate per collaborazionismo. Le storie di queste fasciste saloine (e di alcuni loro camerati) permettono di riflettere su alcuni temi rilevanti per comprendere l'Italia uscita dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale: il rapporto di queste donne con la violenza, le posizioni di dura condanna o di clemenza assunte dalle Corti nei loro confronti, le strategie che misero in atto per negare le accuse o per difendersi, l'atteggiamento dell'opinione pubblica. È una storia che non si conclude nelle aule dei tribunali. Le scelte politiche dei governi del dopoguerra, i numerosi provvedimenti di clemenza (amnistie, grazie, liberazioni condizionali), a partire dall'amnistia Togliatti del 1946, permetteranno, nel giro di un decennio, il ritorno in libertà degli ex fascisti, uomini e donne.