C'è una distesa di luce aperta e diffusa, la brezza è mite, lo sguardo si dilata nello spazio sull'ampia curva tirrenica. Ci capitarono in molti, forse per caso, forse ospiti occasionali che dovevano restare una sera e si fermavano un'estate intera: dal tempo in cui gli artisti si accorsero che per essere bello un paesaggio doveva mostrare anche l'anima, dalle Cinque Terre a Bocca di Magra sono passati centinaia e centinaia di pittori, scrittori, viaggiatori. Questa è la storia del più incredibile 'buen retiro' intellettuale italiano. Del suo splendore e del suo declino.
I mali minori non hanno aria da tragedia. Non sono mai, per definizione, niente di irreparabile. Sono i doni sbagliati di Natale, gli esiti di un'informazione parziale o difettosa, i piccoli ma perfidi accanimenti della sfortuna che assumono agli occhi di un bambino la valenza di un disastro. Scaturiscono da un'incomprensione degli adulti che sembra mettere a rischio il senso stesso del mondo. Oppure da un'incapacità dei bambini a corrispondere alle aspettative degli altri, che li porta a conoscere per la prima volta quell'inadeguatezza contro cui si troveranno a lottare per tutta la vita. Oppure infine da quella cospirazione di cose che porta talvolta a interpretare gli eventi come un teatro, dove a reggere le sorti dei personaggi più inermi interviene spesso una mano dispettosa. Viene in mente la parabola del piccolo Carlo Emilio Gadda che, forzando per una volta l'avarizia dei genitori, riuscì finalmente a farsi comprare un gelato, che per colpa di un piccione non mangiò mai. Certo, col tempo il male minore smette di far soffrire. Resta, però, di lui un qualche noioso prurito dell'anima. Proprio come quando, d'estate, si aggiunge all'opprimente calura la noia di una zanzara.
La struttura, i personaggi, gli episodi più significativi e il valore di passaggio cruciale all'interno della cultura italiana del Rinascimento della "Gerusalemme liberata". Dagli esordi carichi di speranze del Tasso dei primi anni Sessanta del Cinquecento all'ostinazione nel riscrivere il poema durante gli ultimi anni di vita, fino alla stampa della "Gerusalemme conquistata", attraverso tutte le fasi della composizione dell'opera. Passo dopo passo, sono illustrate le scelte narrative del poema in venti canti della conquista di "Gerusalemme" e analizzati i personaggi principali: da Goffredo a Rinaldo, dagli eroi pagani alle figure femminili. Con uno sguardo d'insieme, gli ultimi capitoli sono dedicati ad alcuni temi decisivi e agli elementi espressivi che fanno della Gerusalemme liberata il capolavoro della letteratura italiana del Cinquecento.
"Tu che stai leggendo queste mie righe sappi che nel presente libro userò la parola 'scrittore', almeno quando riferita a me, per pura e semplice convenzione, perché si sa che l'Italia pullula di scrittori, e chiunque abbia pubblicato non dico un romanzo o un racconto ma giusto una raccolta di poesie o anche solo una singola poesia si ritiene automaticamente tale. Anzi, di più: perché tra le Alpi e il Lilibeo esistono innumerevoli scrittori convinti di essere tali benché siano inediti, e questo nonostante da alcuni lustri si pubblichi ormai praticamente tutto." Questo libro è destinato a un pubblico potenzialmente molto vasto, visto che - com'è noto - in Italia sono più quelli che scrivono che quelli che leggono. Attenzione, però, non si tratta di un manuale di scrittura. No: "E così vorresti fare lo scrittore" è una sorta di guida a cosa gira intorno al mestiere di scrivere, passando per tutte le tappe che costellano la nascita e poi il consolidamento di uno scrittore: dalla correzione delle bozze al rapporto con l'ufficio stampa, dalla realizzazione della copertina alla costruzione del caso letterario, dalla prima presentazione in pubblico al dorato mondo delle Lettere italiane. Può darsi che ti possa tornare utile il giorno in cui sarai tentato/a di dire, alla tua prima intervista, che l'ispirazione ti arriva direttamente dal Cielo. Perché c'è chi lo dice, e con l'aria di crederci sul serio.
Rivedersi dopo oltre vent'anni con amici che non hai più cercato. Di giorno basterebbero pochi minuti per un saluto di circostanza, ma di notte è un'altra cosa. Di notte Bari può catturare e trasformarsi in un irreale cinema della memoria. Dove presente e passato, ricordi e invenzione si confondono, e l'età da cui le illusioni fuggono può ancora sfiorare il tempo in cui tutto era possibile.
Un salmone cinico e malinconico di nome Crodo si trasferisce nella casa di una ragazza e inizia a occuparle la stanza: le regala sagome di cartoncino che si animano da sole, la prende in giro per ogni cosa che dice, fa di tutto per impedirle la stesura del romanzo "Rotoli di seta". Salmone detesta le persone, ama la quarta fila dei cinema, non riesce a trovare lavoro, si innamora sempre ed è contraccambiato mai. Sta spesso immobile davanti alla finestra a osservare con stupore la complessità del mondo. Questa è la sua storia struggente.
Facendo base in una mansarda che divide con un amico e, occasionalmente, con qualche blatta invadente, un giovane intellettuale italiano si muove per Parigi e - fra imprevisti e probabilità - disegna sul tabellone del monopoli intricati percorsi che lo portano ad attraversare tutti i quartieri della città ("Ci incontriamo alla Galerie Hélène de Roquefeuil, in Rue Amelot, la via dei libertari tra Republique e Bastille. Quarto arrondissement. Azzurra secondo il Monopoli"), I passaggi importanti ci sono tutti: dal Musée d'Orsay al cimitero di Pére Lachaise, da Montparnasse al quartiere latino, da Beaubourg alla sfilata del 14 luglio. Ma sono visti da dentro alla cartolina, dal punto di vista di quelle piccole sagome umane che ogni tanto finiscono per caso nelle foto. Persone che passavano di là, magari per andare a fare una lezione di italiano o a parlare di riviste letterarie davanti a un bicchiere di vino; per raggiungere l'inaugurazione di una mostra o correre a un appuntamento galante. I luoghi si trasformano, così, in incontri, rivelando un'atmosfera allo stesso tempo inconfondibilmente parigina e irresistibilmente multietnica. "Perché il segreto di questa città è che davvero ti fanno felice cose apparentemente senza importanza. E penso che sarà pur vero che un francese da solo è pesante, e io lo so bene, ma presi tutti insieme, tanti francesi che vuol dire poi italiani, argentini, polacchi, algerini, diventano di colpo più leggeri dell'aria".
"Non avrei mai potuto scrivere questo racconto della mia Romagna senza gli anni di studio forsennato ai tavolini del Bar di Sopra, a Casola Valsenio (Paese dei Matti, di Alfredo Oriani, delle Erbe Aromatiche e dei Frutti Dimenticati). Mi sono ammollato nell'avventura di questo libro anche per dare un po' di pace alla folla di voci che mi fanno compagnia da una vita intera, e che non stanno mai zitte. In una terra di chiacchieroni come la nostra, popolata da gente che bacaglia da mattina a sera, il passato e il presente si mischiano in continuazione e niente ha mai davvero un principio e una fine. E come unità di misura, ho usato la mia dolcissima e sgangheratissima famiglia. Mi è stata donata una infanzia selvatica e ingavagnata, dignitosamente povera e felice, trascorsa in un minuscolo appartamento delle Case Popolari insieme a mia mamma e i miei nonni materni, gli unici nonni che abbia mai avuto; non avevo nemmeno bisogno di andare al cinema per godere di un qualche spettacolo, mi bastava aspettare l'ora di pranzo, e qualcosa di mirabolante sarebbe sicuramente accaduto. Sono uno degli ultimi della mia generazione a essere nato in dialetto, tra persone che parlavano solo quello, e sono cresciuto in una lingua meticcia italiano romagnola in cui le cose accadevano diversamente."
Massa, Carrara. Due borghi selvaggi, refrattari. L'Apuania è una terra di confine, marcata dalle Alpi Apuane. Tra cave e mare, ma ritratta verso l'interno: è nella resistenza delle montagne l'anima di questa terra ribelle. Da sempre le storie degli anarchici - sono le bandiere nerorosse a identificare prima di tutto questa terra - e dei partigiani qui hanno proliferato, così come la gioventù ribelle degli anni Settanta. È terra visionaria, questa (fin dalla geografia: basta salire al biancore abbacinante delle cave per accorgersene). E attorno ai tavoli di marmo delle osterie si coglie ciò che, nel rumore delle città, non si riesce più a percepire.
"Quando una persona si aggira per Bolzano, sia un bighellone perdigiorno o un iperattivo pieno di appuntamenti fissi, presto o tardi, voglia o non voglia, finisce regolarmente per imbattersi in uno degli svariati palazzi della Provincia. Non so quanti siano. Ma sono tanti. Sono imponenti. Sono onnipresenti. La Provincia, a Bolzano, non è irrilevante, non è indifferente, ossia, fuor di litote e fuori dai denti: è pressoché onnipotente. E come quelli che hanno già molto, o moltissimo, anche la Provincia vorrebbe sempre di più, cioè ancora più competenze, oltre a quelle che le spettano in base allo Statuto di Autonomia e relative Norme d'Attuazione. Vai in Provincia, chiedi alla Provincia, fai domanda in Provincia, sono tutte espressioni correntemente in uso presso i bolzanini, i meranesi, i brissiniesi, i brunicensi, i venostani, i pusteresi, i gardenesi e badioti e tutti gli altri indigeni, oltre che presso i forestieri avventizi o stabili o stabilizzandi": ma cosa vuol dire vivere da provinciale a Bolzano o dintorni? Lo racconta Alessandro Banda, trattando diffusamente della biografia dell'unico altoatesino (o sudtirolese) che egli conosca davvero bene, e cioè se stesso. Un'insolita guida agli aspetti, noti e meno noti, che caratterizzano Bolzano, Merano, Bressanone e le altre località dell'Alto Adige, scritta con l'occhio di un perenne outsider che registra i paradossi delle invasioni turistiche, delle passeggiate panoramiche, dei luoghi comuni delle guide.
"Fino all'anno scorso non c'erano grandi motivi per conoscere Plato, Missouri. È un villaggio di soli 109 residenti, quasi nel centro dello stato che ai tempi della guerra civile fu conteso tra nordisti e sudisti. Un luogo piccolo con un nome molto importante. Plato è inglese per Platone, il filosofo per eccellenza. Ma nel 2011 Plato è stato indicato dal Census Bureau come il nuovo centro demografico degli Stati Uniti. E così ha conosciuto una fiammata di popolarità. Anche così piccola, Plato è un perfetto esempio della provincia americana e della parte più autentica degli Stati Uniti. Ma la provincia, in realtà, è ovunque. Basta guidare un'ora e mezza fuori da New York, addentrarsi nel New Jersey, per ritrovarsi lontani anni luce dal cosmopolitismo di Manhattan e cercare l'America profonda". Dall'Ohio all'Oklahoma, dal Mississippi al Nevada, dal Nebraska all'indiana, dall'Iowa al Wyoming, dalla Florida a Wall Street, Oliviero Bergamini racconta le tante facce degli Stati Uniti d'America, il paese del sogno possibile alle prese con questioni cruciali da risolvere; i meccanismi fuori controllo della finanza, la crisi della classe media e il declino della mobilità sociale, il conflitto tra partecipazione democratica e strapotere del denaro, l'economia del paese in rapporto al resto del mondo, i nativi-americani tra degrado sociale e rivendicazioni, la potenza militare, le guerre e i conflitti aperti dai recenti movimenti sociali di Occupy Wall Street.
La funesta profezia del 21 dicembre 2012 è solo un esempio. L'ultimo, se i Maya avevano ragione. Il fatto è che periodicamente l'umanità si prepara a sloggiare dal pianeta Terra. Millenarismi di ogni tipo per secoli hanno alimentato la credulità popolare, e ogni scampato pericolo è sempre servito solo come carburante per la profezia successiva. In particolare, però, è la generazione di noi contemporanei quella che sta coltivando con maggiore convinzione l'idea di essere l'ultima della storia del mondo. Dopo di noi, il diluvio: e pazienza per i posteri, fossero anche i nostri figli. Potrà essere un collasso finanziario, oppure un drammatico stravolgimento climatico, forse un'ondata migratoria devastante, uno tsunami di spazzatura, una guerra mondiale, la fine delle risorse petrolifere. Oppure tutte queste cose assieme, senza escludere i classici del cinema: impatto con un meteorite o invasione di extraterrestri. Se pure i Maya avessero torto, un'apocalisse sembra davvero alle porte se non altro la fine dei mondo così come siamo abituati a viverlo da qualche secolo a questa parte. Ecco lo specifico contemporaneo: ci sentiamo talmente sicuri di un'imminente apocalisse (una qualsiasi apocalisse) che ci siamo convinti di non poter fare nulla per fermarla. Se ne ricava la più classica delle profezie che si auto verificano: siccome la fine del mondo ci sarà, ci sarà la fine del mondo.