Non c'è pace per Taita, l'uomo che nell'ombra regge le sorti dell'Egitto, fedele consigliere del Faraone, medico, poeta, sacerdote e inventore. Tanto più ora che ha l'arduo compito di occuparsi, come tutore e mentore, delle due vivaci figlie della regina Lostris, Tehuti e Bakatha, intelligenti, belle e passionali almeno quanto la madre, di cui Taita è stato amante spirituale e di cui ha raccolto le ultime parole in punto di morte. Un onere, per quanto gradevole, al quale si aggiungono gli affari di stato e la minaccia degli hyksos, i nemici di sempre, che hanno preso possesso del delta del Nilo costringendo il Faraone a ritirarsi nel Sud del paese. Abile stratega, tanto sulla tavola del bao quanto nell'intessere intrighi politici, Taita sa che per tentare di scacciare definitivamente gli invasori deve chiedere l'appoggio del re di Creta, il potente Minosse. Muovendo le sue pedine con raffinata maestria, spiana la strada verso l'alleanza con lui. Ma ogni coalizione vuole un pegno in cambio. E il pegno è un sacrificio estremo per Taita. Dopo mille peripezie attraverso il deserto, Taita s'imbarca a malincuore in un viaggio che potrebbe cambiare per sempre il futuro della sua amata patria, portando in dono a Minosse due vergini, Tehuti e Bakatha. Le due giovani donne, però, più inclini alle regole del cuore che alla ragion di stato, si sono ormai innamorate del luogotenente di Taita e di un altro ufficiale, e il sacerdote teme che le trattative con il re di Creta possano saltare.
Taita il mago. Il medico. Il poeta, il consigliere intimo del faraone Mamose e poi del figlio, Tamose. Taita, l'uomo che regge nell'ombra le sorti dell'Egitto. Non c'è pace per lui, tanto più ora che ha avuto anche l'arduo compito di occuparsi, come tutore e mentore, delle due vivaci figlie dell'amata regina Lostris. Tehuti e Bakatha, così intelligenti, passionali e così uguali alla madre, di cui Taita è stato amante spirituale e di cui ha raccolto le ultime parole sul letto di morte. A complicare la non facile situazione si aggiungono gli affari di stato e la minaccia degli Hyksos. Che hanno ormai invaso il delta del Nilo. Costringendo il faraone a ritirarsi nel sud del paese. Per tentare di scacciarli Taita dovrà chiedere l'appoggio del re di Creta, il potente Minosse. Ma ogni alleanza vuole un pegno in cambio. E il pegno è un sacrificio estremo per Taita. A malincuore parte su una flotta diretta a Creta, che porta in dono a Minosse due vergini, Tehuti e Bakatha. Ma le due giovani, più inclini alle regole del cuore che alla ragion di stato, si innamorano del luogotenente di Taita e di un soldato della flotta e il sacerdote teme che le trattative con Minosse possano saltare. Tra mille peripezie, avventure e visite a luoghi esotici e pieni di meraviglie, come Babilonia e Sidone, Taita riesce finalmente a sbarcare a Creta. Ma minacce ancora più imponenti incombono sul suo destino...
Un affascinante viaggio di Riccardo Chiaberge in compagnia di due grandi scienziati: il cattolico George Coyne, gesuita e astronomo di papa Wojtyla, e il laico Arno Penzias, ebreo tedesco scampato ai lager e premio Nobel della fisica per la scoperta della radiazione cosmica di fondo. Quali sono le radici del secolare conflitto tra Chiesa e scienza? Può uno scienziato essere credente? È davvero chiuso il caso Galileo? E che argomenti hanno i nemici di Darwin? Sul filo conduttore di un appassionato scambio di idee, il libro racconta fatti, luoghi e personaggi simbolo alle frontiere tra ragione e religione: la Specola vaticana, la storia di Niels Stensen, il genio dell’anatomia fatto beato da Giovanni Paolo II, il bizzarro museo dei creazionisti americani, le speranze del Concilio e il richiamo all’ordine di Benedetto XVI.
I compagni di viaggio di Chiaberge divergono su molte cose: il Nobel non crede nell’esistenza di Dio e dell’anima, il gesuita considera il lavoro scientifico inseparabile dalla preghiera e dal rapporto col Creatore. Ma almeno su un punto Coyne e Penzias concordano: l’urgenza di un dialogo che superi fondamentalismo e ateismo dogmatico.
UN BRANO
"Come regista dell’incontro mi aspettavo un compito arduo, dover dirigere un duetto di voci stridenti: lo scettico razionalista contro il teologo, l’eloquio accidentato, ellittico e folgorante di Penzias contro quello suadente e morbido, da predicatore, di padre Coyne. Eppure, quasi per incanto, dopo un primo rapido scambio di battute, i due ragazzi del '33 avevano già trovato l’intonazione giusta, recitavano ciascuno a meraviglia la propria parte. E, nonostante la diversità delle loro storie e del background culturale e religioso, in quasi otto ore di conversazione non c’è stato un solo momento di frizione o di ostilità. Dissensi, molti, divergenze di punti di vista, continue, ma sempre rimarcate senza alzare la voce e senza pronunciare condanne, anatemi o parole aspre l’uno verso l’altro. Tutto i’opposto di quel clima di crociata e di muro contro muro che sembra dominare da qualche anno intorno a questi temi."<br/
Solenne e grandiosa come il fiume Nilo, la civiltà egizia è una gemma splendente, incastonata per volere degli dei in una terra ostile, dominata da aridi deserti. Secoli di pace laboriosa, in armonia con il respiro del fiume, hanno reso l'Egitto nobile e magnifico: ora però lo splendore della gemma si sta accendendo di cupi bagliori e un nuovo fiume prende a scorrere nel paese. È un fiume di sangue e di morte, le cui sorgenti sono sia nel falso Faraone, il Pretendente Rosso, che minaccia l'unità del regno e la maestà del vero sovrano, Mamose VIII, sia in un'orda di popoli selvaggi che, con l'ausilio di misteriore creature veloci come il vento, saccheggia ed è ormai prossima a impadronirsi della superba Tebe. Cinto d'assedio da nemici spietati e minato all'interno da oscuri intrighi, l'Egitto dovrà affidare il suo destino a quanti si sentono figli del dio del fiume, del grande Nilo: Tanus, il guerriero dai capelli di rame e dal braccio potente; Lostris, affascinante e saggia ma costretta ad accettare lo scettro di un regno cui volentieri rinuncerebbe per amore di Tanus; Taita, umile schiavo dotato di curiosità e di ingegno multiforme. Sarà proprio il dio del fiume a segnare la strada per il viaggio verso la pace, un viaggio in cui tutti, uomini e donne, servi e nobili, saranno chiamati a provare con lacrime e sangue la loro devozione per l'Egitto.
Il Cane, da sempre abituato alle comodità e sicurezze della vita domestica, si ritrova improvvisamente abbandonato per strada, convinto che senza il suo amato padrone non riuscirà a sopravvivere. Appare allora un Lupo misterioso che lo condurrà alla scoperta della natura selvaggia che la città nasconde e proibisce. Comincia così un lungo pellegrinaggio, un viaggio iniziatico verso nord in compagnia di un branco di lupi, attraverso grotte, cascate, boschi, monti e tempeste di fulmini. Per sopravvivere, il Cane imparerà suo malgrado a cacciare e sarà costretto ad affrontare moltissimi pericoli, sino all'arrivo alla bianchissima Montagna della Luna dove, immerso nella luce accecante dei ghiacciai, dovrà finalmente confrontarsi con la domanda più grande di tutte. In una straordinaria armonia di parole e immagini, una storia semplice e profonda sulla natura, l'amicizia e il senso del divino.
Come vivere, agire, lottare, morire quando si può contare solo su se stessi? È la sfida cruciale per un nuovo Illuminismo, inteso non solo come difesa di fronte al dispotismo, ma come compagno di strada anche per coloro che ancora avvertono il bisogno d’amore a cui un tempo si dava il nome di Dio.
Da «ateo protestante», l’autore di questo libro non mira a dimostrare che Dio non c’è ma a definire l’orizzonte di un’esistenza senza Dio. Una vita, quindi, che prescinda da qualsiasi forma di sottomissione al divino, rifiutando rassegnazione e reverenza, ritrovando il piacere della sperimentazione nella scienza e nell’arte, e riscoprendo infine il gusto della libertà, soprattutto quando essa appare eccessiva alle burocrazie di qualsiasi «chiesa». Un ateismo non dogmatico che può essere utilizzato persino da ogni credente stanco della furia dei vari fondamentalismi che hanno sostituito al dono della Grazia del Signore il paesaggio desolato della repressione e dell’intolleranza.