Descrizione
Che cosa può nascere dall’incontro casuale tra un venditore ambulante di cimici di gomma e statuine irriverenti con un borseggiatore alcolista che spaccia libri religiosi per raccolte umoristiche e romanzi d’avventura? Le otto storie raccolte in questo libro, mai pubblicate prima d’ora in Italia, narrano vicende semplici o bizzarre in cui i protagonisti appaiono di volta in volta tragici, buffi o entrambe le cose. È l’effetto di una scrittura contrassegnata da una sottile vena ironica, raffinata e tagliente, capace di virare, di volta in volta, verso la malinconia, il grottesco o il paradosso.
Sommario
Vita breve di un raffinato scrittore, Giorgio Leonardi. 1. Bibliografia di orientamento. 2. Il mio amico profeta. 3. I marinai della belle-julie. 4. Il pianoforte verticale. 5. La city of benares. 6. Procellarie. 7. Il temporale. 8. Colloquio con il diavolo. 9. La morte di Sancho.
Note sull'autore
Jean de La Ville de Mirmont (1886-1914), nato a Bordeaux in una famiglia borghese di fede protestante, all’età di 22 anni si trasferisce a Parigi, dove ritrova l’amico d’infanzia François Mauriac e ottiene un impiego alla Prefettura della Senna, che gli ispirerà il romanzo Le domeniche di Jean Dézert. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola volontario nell’esercito e muore nel corso di una banale operazione militare pochi giorni prima di compiere 28 anni.
Sparse tra le varie opere, le idee di Rousseau in materia religiosa si trovano compendiate nella Professione di fede del Vicario savoiardo, capitolo centrale del vasto romanzo pedagogico "Emilio".
Nella Professione si trovano alcune importanti pagine su Gesù, inteso come un grande sapiente posto a confronto con Socrate e Catone. Così è parso opportuno arricchire questa edizione con un'Appendice in cui sono stati raccolti quasi tutti i testi sullo stesso tema presenti nell'opera di Rousseau: ne emerge la concezione che egli si faceva del "Cristo dei Vangeli."
"La poesia di Péguy è mistica e popolare. Lo si vede anche in queste pagine apparentemente 'minori' e invece capaci di accensioni di brio, di sperdutezza. Voce che parla di qualcosa che riguarda tutti...". (Dalla prefazione di Davide Rondoni)
Maurice de Guérin (1810-1939) immagina i racconti dell’ultimo centauro, giunto all’estremo della vecchiaia, e della più giovane delle baccanti: l’uscita dalla grotta natale, i turbamenti dell’iniziazione, le corse sfrenate lungo i corsi d’acqua, attraverso i boschi, sulle sommità, ai confini dell’umano e del divino, e la calma notturna nel grembo della terra. Mai forza primitiva di creature ancora vicine alla loro origine ha dettato una poesia in prosa tanto ritmata dai fremiti della natura e tanto esposta al soffio della vita universale. “L’opera di Guérin – scrisse Albert Béguin – ha un posto unico nella letteratura francese. Unica, prima delle grandi visioni di Hugo, fa sentire, nel romanticismo, la voce dell’ebbrezza cosmica”.
Sebbene non esista alcun racconto possibile dopo la Shoah, qualcosa impone di parlare incessantemente dei campi, in nome di coloro che non lo hanno potuto fare. Ma come testimoniare questa cesura storica? Come portare l'attenzione su quella realtà inimmaginabile? Come raccontare tutto, sapendo di non poterlo semplicemente comunicare? L'unica cosa certa è che le parole non possono che soffocarsi in gola, non possono suonare che come parole soffocate.
A partire dalla drammatica perdita del padre, morto ad Auschwitz dopo essersi rifiutato di lavorare di sabato per poter pregare pr tutti, le vittime come i carnefici, Sarah Kofman si cala nelle difficoltà della parola, intrecciando la dolorosa memoria autobiografica con le riflessioni di Maurice Blanchot e con la testimonianza del campo di concentramento fatta da Robert Antelme in Lo spazio umano.
GLI AUTORI
SARAH KOFMAN (1934-1994) è stata una delle figure di spicco della filosofia francese del Novecento, interprete raffinata e sensibile in particolare di Nietzsche e Freud. In italiano sono stati pubblicati L'enigma donna: la sessualità femminile nei testi di Freud (Milano 1982) e Rue Ordener, Rue Labat (Palermo 2000).
Il Cahier Vert di Maurice de Guérin, breve e intenso diario irregolare, redatto dal luglio 1832 all’ottobre 1835, si presenta come un’imperiosa costellazione di pensieri. Introspezioni e intuizioni in trama, riflessioni sul linguaggio nella sua essenza, ma ontologica e rivelativa, animano una scrittura in cerca di una propria legittimità autonoma. La peculiarità del "diario", più che nel genere, risiede nella purezza dell’espressione e nell’immediatezza dell'annotazione fissata, perlopiù, "en plain air", anticipando la poetica impressionistica. La prosa poetica di de Guérin è comunque tributaria di un certo classicismo: non si oppone ai tentativi liberatori dei suoi contemporanei, ma integra la problematica nuova attraverso l’esperienza dell’antico. In essa si possono scoprire inattese risonanze leopardiane e intonazioni che moduleranno, un trentennio più tardi, la ricerca di Baudelaire.
Testo originale a fronte
A cura di Adriano Marchetti
Emmanuel Bove (Parigi 1898-1945) nasce da padre russo e madre lussemburghese. Dopo un'infanzia tormentata dalla precaria stabilità della famiglia, fa diversi mestieri: autista di taxi e di tram, cameriere, operaio alla Renault, poi giornalista e scrittore di romanzi popolari con lo pseudonimo di Jean Vallois. Vive a Parigi, con lunghi soggiorni in Austria e in Inghilterra. Nel 1924 conosce il successo con Mes amis. E' il primo volume di una lunga serie di romanzi e racconti che, scritti a un ritmo febbrile in circa vent'anni, danno vita nel loro insieme a una sorta di particolarissima comédie humaine.
La riscoperta dell'opera di Bove, a lungo trascurata dalla critica, costituisce uno degli eventi più significativi della letteratura europea degli ultimi decenni. Di Bove Marietti ha finora pubblicato Armand (1989, prima sua opera tradotta in italiano) e Diario in inverno (1990).
1253. Munito di una lettera del re di Francia Luigi IX, il francescano Guglielmo di Rubruc parte per Costantinopoli e, spingendosi con una piccola spedizione verso Oriente, giunge fino a Caracorum, la leggendaria capitale dei Mongoli. Coraggio, ironia e senso della misura sorreggono Guglielmo mentre procede verso l'ignoto. Ospite alla corte del Gran Chan, è infine protagonista di una disputa teologica, in cui cristiani, musulmani e buddisti si sfidano, alla presenza del sovrano, sulle ragioni delle rispettive fedi: quasi l'ultima prova per lui, prima di riprendere la via del ritorno. Appena rientrato in Siria, fissa le tappe del viaggio in questo asciutto resoconto.