È il primo testo di Peguy dopo la conversione al cattolicesimo. A tema la scristianizzazione del mondo moderno (la prima epoca non cristiana dopo Cristo) e lo stupore del cristianesimo inteso come avvenimento. Lo spunto: Clio, la storia, passa il tempo a cercare tracce dell'evento dell'incarnazione, il momento di tempo in cui l'eterno si è intersecato con il temporale, mentre una ragazzina (Véronique), tira fuori il suo fazzoletto e raccoglie una traccia di Gesù. È capitata nel momento giusto. Mentre colei che vuole arrivare al cristianesimo attraverso i documenti, la dottrina, il pensiero, è sempre in ritardo.
I principi di filosofia dell'educazione di Jungmann trovano una particolare applicazione in questo Christus als Mittelpunkt religiöser Erziehung. Qui essi si saldano con la sapienza teologica dell'autore. La sua concezione antihegeliana lo porta a rifiutare qualsiasi procedimento deduttivo concentrandosi invece su quelle esigenze della ragione umana che nessuna tecnica pedagogica può risolvere e che nessun sentimentalismo moralistico può sostenere. Da qui nasce il motto metodologico jungmanniano: l'educazione è introduzione alla realtà totale.
I teologi parlanjo del corpo di Cristo, ma pensano alla chiesa o all'eucarestia, e hanno dimenticato la carne di Cristo. I biblisti insistono sulla parola di Dio, ma limitano l'attualità di Gesù al piano del discorso. I cristiani, invece, confessano la Parola che si è incarnata in Gesù di Nazaret, e incarnata per sempre.
La carne di Cristo è una introduzione ai modi della presenza sensibile del Ristoro nell'immaginazione della chiesa. Attraverso testi poco noti e figure insolite, queste pagine intendono riaprire una via smarrita dai moderni.
Recuperare un tesoro nascosto fra i ruderi può contribuire a dare un senso rinnovato all'identità cristiana in un tempo di crisi.