Il 5 marzo 2006 lo scrittore Andrea Camilleri annunciò di avere raccontato in un libro la morte del commissario Salvo Montalbano, protagonista - a partire da "La forma dell'acqua", pubblicato nel 1993 - dei suoi romanzi più famosi, di numerosi racconti e di una fortunata serie televisiva. L'annuncio ebbe una vasta eco sulla stampa di tutto il mondo. Andrea Camilleri rese noto di avere affidato il manoscritto dell'ultima avventura di Montalbano all'editore Elvira Sellerio, con la disposizione di pubblicarlo dopo la morte dell'autore. Fin qui, è tutto vero. Questo libro è la storia di quel che sarebbe potuto accadere dopo.
Nel 1977 le università italiane presero fuoco. I presagi del terrorismo diventavano realtà, una generazione si ribellava non più ai padri ma ai fratelli maggiori, quelli che "abbiamo fatto il '68". Qualcuno però riusciva ancora a ridere, a fare dello sberleffo uno strumento di critica politica. Si chiamavano "indiani metropolitani" questi profeti della risata, anzi, come dicevano loro del "risotto che vi seppellirà". Avevano slogan folkloristici. Proclamavano che "il te senza limone è la strada per la rivoluzione". A guardare bene potevano essere dadaisti o pronipoti dei futuristi, scapigliati incontenibili e inarrestabili. Non volevano un capo anche se uno si candidò a esserlo, mai contestato, mai riconosciuto. Si chiamava Mario Appignani, efebo sottoproletario, dalle nobili amicizie e dalle grandi frequentazioni. Mario andò fino in fondo, si ribattezzò Cavallo Pazzo e cavalcò le praterie del sapere e della politica portando solo la logica dell'ostinazione. Oggi, anni luce temporali e culturali di distanza, è bene che la memoria di Mario non si perda. Questo libro è stato scritto da chi lo ha amato e lo ha seguito, un ex giovane borghese cresciuto e, adesso, invecchiato, nella devozione al suo Virgilio dannato, convinto che un pezzo di storia italiana del '900, un pezzo piccolo magari, una microstoria utile agli studiosi e ai curiosi, abbia assoluta necessità di non essere dimenticata.
La Spagna di Francisco Franco e la Barcellona dei bandoleros anarchici raccontate attraverso l'ultimo viaggio di José Luìs Facerias. Dal carcere e il lavoro forzato alla lotta clandestina contro la dittatura nei primi anni Cinquanta, al progetto di assassinio del dittatore. Spagna, Francia e Italia e poi ancora la Spagna sono le ultime tappe del viaggio del bandito Facerias, il quale, abbandonato anche da amici e compagni, troverà la morte nel 1957 in un conflitto a fuoco a Barcellona. Il libro è una cronaca romanzata, realizzata sulla base di documenti e testimonianze in gran parte inediti della vita e della morte di Facerias.
Marisa Rodano nasce il 21 gennaio 1921. Lo stesso anno e giorno in cui a Livorno nasceva il Partito Comunista Italiano. Durante gli anni dell'università, a Roma, partecipa alla cospirazione antifascista e nel maggio 1943 viene arrestata. Uscita di prigione, entra a far parte della Resistenza romana nelle fila del Movimento dei Giovani Cattolici Comunisti. Nel 1944 è tra le fondatrici deil'UDI (Unione Donne Italiane), di cui è stata prima presidente e poi dirigente con vari incarichi fino al 1970. Nel 1946 si iscrive al Partito Comunista Italiano e dal 1956 al 1994 fa parte del Comitato Centrale. Nel 1991 viene eletta presidente delle donne del Pds. Nel 1994 è stata eletta nel Consiglio dei Garanti del Pds, poi rieletta nel 2000. Dal Congresso dei Ds di Pesare, non ha più alcun incarico di partito. Dal 1963 al 1968, prima donna nella storia italiana, ha ricoperto la carica di vicepresidente della Camera dei Deputati. Dal 1979 al 1989 è stata Parlamentare Europea. È segretaria dell'Associazione di solidarietà con il popolo del Sahara occidentale. Nel 1944 sposa Franco Rodano. È vedova e ha cinque figli.
In occasione del centenario della fondazione della FNSI i giornalisti italiani riflettono sul doloroso percorso per la conquista della libertà di stampa. Questo libro propone una riflessione sull'insegnamento e sulla figura di Giovanni Amendola, morto per i postumi di pestaggi fascisti, e ripropone la discussione svolta a Montecatini nel maggio 2005 attorno agli stretti legami fra liberalismo e democrazia.
Le memorie di un collezionista d'arte, casuale ma colto e fantasioso. Cosa ha spinto questa ricerca durata una vita? La passione. Motore immobile comune ad artisti e collezionisti. Quasi tutti gli autori sono stati prima di tutto amici e compagni di viaggio in quei primi anni del dopoguerra, avventurosi, fertili e pieni di futuro. Pittori e scultori si mischiano a registi, attori scrittori, e critici. Mario Verdone racconta l'avventura intellettuale che, parallelamente a quella per il cinema e il teatro, ha intessuto tutta la sua esistenza. Ma sentiamo l'autore: Questa non è vera "memoria"o diario". Sono soltanto degli appunti, con inevitabili riflessioni e ripetizioni. L'autore di questo scritto non si è mai considerato un vero e proprio collezionista.