" Tra gli Hutu e i Tutsi non c'è mai stata differenza. Ma nel 1994 io donna Tutsi mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il primo vicino non c'era più, era stato assasinato dagli Hutu. Il secondo sterminato con la sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perchè non accada più."
“Sì! Possiamo chiamarla ballata questa storia, che dice di quando gli ebrei non erano graditi. Io sono un ebreo nato nel 1928, ho trascorso la mia adolescenza durante la discriminazione, le leggi razziali, la guerra, la persecuzione, la rovina del nostro Paese e infine la liberazione.” Marco Maestro
“Dietro il silenzio delle vittime si nasconde la paura. Dietro i loro sguardi si nasconde la sofferenza quotidiana. Dietro questo silenzio si nasconde il dolore di ogni singola persona.
Dietro il silenzio dei carnefici si nasconde la paura, diversa da quella che provano le vittime, poiché dietro il loro silenzio si nasconde il timore per la verità e la giustizia. Ho visto i traumi dei carnefici. Al solo pensiero, ne provo vergogna. Come vittima, non so se ho il diritto di commuovermi per la loro sofferenza, di cui sono gli unici responsabili.” Yolande Mukagasana
“Una parte della popolazione rwandese è stata privata della propria umanità. Non si trattava di uno dei tanti massacri. C’era stato un genocidio. Si parla di 500 mila, 800 mila, un milione di vittime… Era venuto il momento di restituire ai rwandesi la loro umanità, e cioè di ricomporre i volti del terzo genocidio del secolo scorso.
Per gli uomini, donne e bambini che siamo andati a trovare, sia vittime che carnefici, il tempo si era fermato. La parola aveva quindi ancora la sua immediatezza. Mentre loro si confidavano a Yolande, io e la mia Hasselblad, era come se non esistessimo. È grazie a lei, alla sua presenza di sopravvissuta, che sono riuscito a mettermi di fronte al genocidio; lei mi ha invitato a sentire le profonde ferite della disperazione, la sofferenza di ogni istante, il dolore di aver perso tutto ciò che si amava, il senso di colpa per essere rimasto in vita. Una miriade di sentimenti che non avrei mai captato, senza la sua presenza. I ritratti che presento sono dei volti che parlano del loro vissuto di ieri e di oggi.” Alain Kazinierakis