Scienza e tecnologia consentono un grande controllo sulla natura. Ma il potere senza saggezza è pericoloso. Povertà, malattie, fame, devastazioni ambientali: il nostro mondo non conosce armonia. Eppure gli strumenti per ricrearla sono dentro di noi: compassione, gentilezza, ascolto. È il messaggio di questo libro, frutto dell'incontro tra il Dalai Lama e sette personalità impegnate nella cura della sofferenza a ogni livello. Perché serve una saggezza antica per guarire gli squilibri della modernità. Prefazione di Daniel Goleman.
Viviamo in un mondo inquieto, scosso da profonde crisi, non solo economiche, in cui sembrano prevalere le primordiali pulsioni distruttive che generano da sempre guerre, conflitti, odi, divisioni. Un mondo in cui la logica dominante è quella che arma l'uno contro l'altro individui, collettività e nazioni, spesso in nome di presunte superiorità culturali, religiose o, addirittura, razziali. E ancora possibile, in una realtà così segnata dalla violenza e dal dolore, parlare della felicità come di un obiettivo alla portata di tutti? Dopo aver esaminato in precedenti volumi la cosiddetta "rivoluzione della felicità" e il suo rapporto con il mondo del lavoro, Sua Santità il Dalai Lama e lo psichiatra americano Howard C. Cutler affrontano ora una nuova e ambiziosa sfida, a partire da un assunto semplice e fondamentale: poiché la natura dell'uomo è essenzialmente buona, se egli coltiverà le sue doti innate potrà realizzare se stesso e, quindi, essere felice. Secondo la concezione buddhista, infatti, la felicità è un'arte e, come tale, richiede pratica ed esercizio, al pari di qualsiasi altra competenza e abilità umana. Allenando la mente a individuare le cause dell'ansia e dell'insoddisfazione, abituandoci a riconoscere, nell'incontro con gli altri, le affinità piuttosto che le differenze, alimentando emozioni positive quali la compassione e l'empatia anziché la paura e la diffidenza, troveremo la strada maestra per raggiungere una maggiore felicità.
Quinto libro di versi pubblicato da Montale e uscito nel 1973, “Diario del ‘71 e del ‘72” contiene novanta componimenti nei quali il poeta ligure approfondisce i temi e i toni già presenti in “Satura”: su un cupo pessimismo di fondo si innestano quadri di feroce sarcasmo contro la società dell'epoca e un'umanità irrimediabilmente inautentica. In questo volume il testo è accompagnato da un ricco apparato di commento, a cura di Tiziana De Rogatis. Come per gli altri volumi della serie, la prefazione è firmata da un critico, in questo caso Luigi Blasucci, e la postfazione è di un poeta, qui Andrea Zanzotto.
In Corea del Sud è chiamato healing master, «maestro guaritore». Con i suoi consigli e le sue parole di conforto, Hae-min Sunim è diventato uno dei monaci buddhisti zen più autorevoli del suo paese. Grazie ai social network, che gli hanno permesso di entrare in contatto con migliaia di persone, i suoi brevi messaggi, semplici e diretti, sono arrivati al cuore di un pubblico sempre più vasto, fornendo spunti per la meditazione e consigli per superare le sfide della vita quotidiana. Da quei messaggi nasce "Quando rallenti, vedi il mondo", una raccolta di aforismi che illustrano con grande semplicità la filosofia del Maestro. Raccolte in otto capitoli, le sue parole di saggezza intendono guidare il lettore nel labirinto delle emozioni e delle contrarietà di tutti i giorni: dal lavoro alle aspirazioni per il futuro, dalle relazioni interpersonali al rapporto con la spiritualità, Sunim offre preziosi suggerimenti volti al raggiungimento del benessere e della felicità attraverso la pratica della mindfulness. Guida da consultare nei momenti di bisogno, più che opera da leggere tutta d'un fiato, queste pagine invitano a prendere il giusto tempo per riflettere e celebrare la lentezza, per scoprire la ponderata pacatezza dei gesti e la profondità delle parole, allo scopo di sperimentare il mondo in base al nostro stato mentale, perché «quando la tua mente riposa, anche il mondo riposa».