Mérida 1941: Isabel Mola tiene saldamente per mano suo figlio sul marciapiede di una stazione immersa nel silenzio. Deve lasciare la Spagna al più presto. Deve soprattutto lasciare suo marito, un crudele e fanatico falangista. Il complotto messo in atto per ucciderlo è fallito, Isabel è stata tradita dall'uomo che diceva di amarla. Non partirà. Barcellona 1977: Maria Bengoechea è una giovane avvocatessa che ha appena vinto una causa importante. E riuscita a far condannare un ispettore colpevole di aver torturato e ridotto in coma un informatore della polizia. Non sa di aver scoperchiato un tragico vaso di Pandora. La condanna di quell'ispettore riapre infatti un'oscura vicenda che affonda le sue radici nella Spagna filonazista degli anni successivi alla Guerra civile: un quarantennio di odi, vendette, furori, di cui Maria è stata sempre ignara, anche se scorrono nelle sue vene e hanno segnato a fondo la storia della sua famiglia. Qualcosa la unisce a quella Isabel scomparsa in una stazione di provincia, un legame tenuto per anni gelosamente segreto, una catena di intrighi, tradimenti, vendette che si sono perpetuate nel corso di tre generazioni, trasformando ogni volta le vittime in carnefici. E che oggi presentano il conto. Perché il passato non si dimentica, le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, e il destino segue senza pietà il suo cammino circolare e inesorabile.
Una misteriosa casa sulla costa atlantica spagnola e tre ragazzi alla scoperta degli antichi segreti che custodisce, legati a innominabili patti siglati con un personaggio luciferino, il misterioso Principe della Nebbia che emerge dalle ombre della notte per sparire alle prime luci dell'alba. Nella Calcutta del 1916 un treno in fiamme squarcia la notte mentre i gemelli neonati Ben e Sheere vengono miracolosamente salvati. Sedici anni dopo, le braci di quell'incendio ricominciano ad ardere per i due adolescenti, segnando il loro destino. In un faro sulla costa normanna i giovani Irene e Ismael si addentrano nel mistero di un fabbricante di giocattoli, un enigma che li unirà per sempre trascinandoli in un mondo labirintico di luci e ombre. I primi tre romanzi dell'autore de "L'ombra del vento" riuniti in un unico volume.
Leningrado, 22 maggio 1941. Il diario di Lena comincia qui, pochi giorni prima dell'invasione dell'Unione Sovietica da parte dell'esercito nazista. Lena Muchina è una ragazza di sedici anni, alle prese con gli esami di fine anno, le uscite con le amiche, i primi innamoramenti. Poi, improvvisa, l'eco della guerra acquista intensità e comincia a fare da sfondo sempre più cupo alle sue riflessioni spensierate e ancora infantili. L'arrivo delle truppe naziste in terra sovietica obbliga Lena a prendere parte ai programmi di difesa del governo comunista: lavora dapprima alla costruzione di trincee, e poi, quando a settembre ha inizio l'assedio di Leningrado, come infermiera per i feriti di guerra, mentre gli scontri sempre più violenti privano i civili di beni primari come cibo, acqua ed elettricità. Lena lotta per mangiare e ripararsi dai bombardamenti, ma non rinuncia a raccontare la guerra con la voce di chi, a sedici anni, guarda con fiducia al futuro, nonostante la morte della nonna e poi della madre la privino di un sostegno proprio nel momento più difficile. Questo diario è un documento storico depositato negli archivi di Stato dell'Unione Sovietica, dove è rimasto per oltre settant'anni, fino alla recente scoperta di uno storico dell'università di San Pietroburgo che, colpito dall'intensità della scrittura, ha deciso di renderlo pubblico.
Ulrich, l'uomo "senza qualità", di qualità ne ha tante e straordinarie, ma non riesce a indirizzarle verso uno scopo. Ha ormai passato i trent'anni e ha alle spalle una breve carriera di ufficiale, studi di ingegneria e matematica, accompagnati da vaste letture in tutti i campi del sapere, quando viene nominato segretario del comitato che organizza le celebrazioni per il settantesimo anniversario dell'ascesa al trono di Francesco Giuseppe, che cadrà nel dicembre 1918. Un'attività che prende il nome di Azione parallela perché si contrappone ai festeggiamenti che i "cugini tedeschi" stanno organizzando per i trent'anni di regno di Guglielmo II, nel giugno del medesimo anno. La narrazione dei progressi dell'Azione parallela, scarsi fino all'insuccesso, si interseca nel romanzo con quella di vicende private, come la crisi della coppia formata da Walter e Clarisse o il complesso legame che unisce Ulrich alla sorella Agathe, e di vicende sociali a carattere esemplare, come quella di Christian Moosbrugger, condannato a morte per l'assassinio di una prostituta.
La trama lascia ampio spazio a divagazioni e introspezioni, oltre che a complesse simbologie, sempre interpretabili da molteplici direzioni. In ogni pagina di questo capolavoro incompiuto, fondamentale nella storia della letteratura al pari della Recherche di Proust, dell'Ulisse di Joyce, dei libri di Kafka, Rilke e Mann, rifulgono i frammenti di una struttura in perenne movimento, specchio di una realtà mai univoca, nella quale domina la dimensione del possibile, insieme apocalittica e liberatoria, esplorata con gli strumenti dell?ironia e del paradosso.
Il volume è curato da Ada Vigliani e arricchito da uno scritto di Ingeborg Bachmann.
Spagna, 2003. Clarence Rabaltué, una giovane studiosa di linguistica, trova casualmente nella vecchia casa di famiglia sui Pirenei il frammento di una misteriosa lettera. Non riuscendo a trattenere la curiosità, inizia a leggere quella che scopre essere parte della corrispondenza di suo padre Jacobo e dello zio Kilian, emigrati nel 1953 in una piantagione di cacao a Fernando Poo, colonia spagnola nell'Africa equatoriale. In quella terra esotica e lussureggiante, così diversa dalle loro fredde montagne, i due giovani fratelli conoscono lo stile di vita coloniale e il profondo contrasto con la Spagna grigia e austera da cui provengono, scoprendo il vero significato di amicizia, passione, amore e odio. Ma uno di loro attraversa una linea proibita e invisibile, innamorandosi perdutamente di una ragazza del posto. E da quel momento tutto cambia. Clarence, che è all'oscuro di queste vicende, ne è sempre più coinvolta e sente il bisogno di scoprire cosa sia davvero successo e quali segreti nasconda la sua famiglia. L'unico modo per venirne a capo è partire per l'Africa alla ricerca della soluzione del mistero, e la verità si rivelerà molto più sconvolgente di quanto lei avrebbe mai potuto immaginare. Intrecciando passato e presente, Luz Gabàs dà vita a saga familiare ricca di intrighi, storie d'amore e segreti, sullo sfondo inedito di una terra poco conosciuta.
Una sera, in una città di un luogo immaginario, un padre si alza da tavola, prende commiato dalla moglie ed esce per andare "laggiù". Ha perso un figlio, anni prima, e "laggiù" è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Non sa dove sta andando, e soprattutto non sa cosa troverà. Lascia che siano le gambe a condurlo, per giorni e notti gira intorno alla sua città e a poco a poco si unisce a lui una variegata serie di personaggi che vivono lo stesso dramma e lo stesso dolore: il Duca signore di quelle terre, una riparatrice di reti da pesca, una levatrice, un ciabattino, un anziano insegnante che risolve problemi di matematica sui muri delle case. E l'uomo a cui è stato affidato l'incarico di scrivere le cronache cittadine. Ciascuno ha la propria storia, chi ha perso il figlio per una grave malattia, chi in un incidente, chi in guerra. Insieme a loro idealmente, visto che non può muoversi dalla sua stanza, c'è anche una strana figura di Centauro, con la parte inferiore del corpo che nel tempo si è trasformata in scrivania. E uno scrittore che da quindici anni vive circondato dagli oggetti del figlio che non c'è più, e il cui unico desiderio da allora è catturare quella morte con le parole. "Non riesco a capire qualcosa finché non la scrivo" dice. È lui a ispirare e a inglobare la storia che stiamo leggendo.
Fernando Pessoa è una figura altissima, enigmatica e difficilmente classificabile, del Novecento letterario portoghese e della modernità in genere, esempio sconcertante di come la scissione dell'io possa dar luogo a esiti luminosi sul piano della creatività poetica e della immaginazione filosofica. In Italia la sua fortuna editoriale è dovuta al lavoro pionieristico e appassionato di Antonio Tabucchi che ha curato e tradotto per primo (insieme a Maria José de Lancastre) le sue opere più celebri.
Scrivere, per Pessoa, è spacciarsi per un altro, portare sulla scena la propria più profonda interiorità in voci e nomi molteplici e differenti.
«Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / da fingere che è dolore / il dolore che davvero sente» leggiamo in Autopsicografia, una sorta di inno alla menzogna, alla simulazione artistica, alla dissociazione e allo sdoppiamento di sé. La sua, in definitiva, è un'esaltazione dell'annientamento e del suicidio dell'io, la cui immagine simbolica più efficace è lo specchio infranto che, proprio nel restituire non volti ma maschere, porta alla suprema autoaffermazione e, soprattutto, alla conoscenza del vero.
Una tale dichiarazione di poetica induce Pessoa a compiere una operazione letteraria spericolata e affascinante: quella di moltiplicarsi e rifrangersi in una vasta gamma di personalità artistiche fittizie, i famosi eteronimi (Álvaro de Campos, Bernardo Soares, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, per citare i più celebri), ciascuno dotato di una biografia, di un aspetto esteriore, ma anche di una specifica caratteristica politica, intellettuale e poetica, nonché di un peculiare rapporto con l'ortonimo, ossia con il poeta ermetico e metafisico che si chiama Fernando Pessoa.
Pochissime sono le opere che Pessoa ha pubblicato in vita. La maggior parte degli scritti sono stati trovati dopo la morte in un baule, una specie di arca prodigiosa dalla quale sono stati estratti, con criteri estremamente incerti, soggettivi, e spesso vertiginosamente arbitrari, i testi che il mondo intero ammira. Quelli qui presentati da una delle più importanti lusitaniste italiane, Giulia Lanciani, sono una scelta molto cospicua tratta dalla raccolta di oltre seicento testi, in gran parte del tutto inediti, pubblicati in Portogallo nel 2006 dal filologo colombiano Jerónimo Pizarro, sapientissimo lettore delle carte pessoane. Si tratta dunque, come per Il libro dell'inquietudine, di una costruzione congetturale, dotata tuttavia della massima autorevolezza, riguardante un nucleo tematico cruciale, quello del genio e della follia, sul quale Pessoa si è esercitato, per non dire accanito, per tutta la vita, ma con particolare intensità tra il 1907 e il 1914. Che il tema sia ineludibile risulta con chiarezza dal fatto che lo stesso Pessoa dichiara in una lettera all'amico Casais Monteiro ¿ lettera che è in realtà una sorta di spietata autoanalisi - l'intrinseco legame tra la propria follia (un «profondo tratto d¿isteria») e l¿origine degli eteronimi. Attraverso la conoscenza della letteratura psichiatrica del suo tempo, di Lombroso in particolare, il discorso psichiatrico di Pessoa si alimenta in questo nuovo libro di altri discorsi - storici, culturali, estetici, filosofici e letterari - per elaborare una interpretazione della genialità artistica come patologia, disadattamento e degenerazione, in un rapporto di stretta parentela, anche se non mancano sottili e significative differenze, con le manifestazioni della follia.
Ciò che permette a Giulia Lanciani di affermare, nel suo saggio introduttivo, che questi sono «scritti importantissimi all'interno del sistema pessoano, sia perché conferiscono una nuova dimensione al "caso Pessoa", all'aspetto clinico che lo segna, sia perché si configurano come una nuova via per rivisitare tutta la sua produzione: in definitiva, per tentare di cogliere il complesso disegno poetico-esistenziale che soggiace alla costruzione testuale».
Quando Guillermo, giovane giornalista di Madrid, riceve da una ricca zia l'incarico di indagare sulla vita della bisnonna Amelia Garayoa, della quale non si sa più nulla da molti anni, non immagina quanto straordinaria sia l'esistenza di questa donna misteriosa e affascinante. Per riscattarla dall'oblio in cui è caduta, Guillermo ricostruisce la sua storia pezzo per pezzo, come un immenso e straordinario puzzle. Amelia, nata nel 1917 da un'ottima famiglia madrileña, dopo essersi infatuata di un rivoluzionario franco-spagnolo alla vigilia della Guerra civile, non esita ad abbandonare marito e figlio - il padre di Guillermo - facendo perdere le sue tracce e diventando un tabù per l'intera famiglia. Come ben presto Guillermo scoprirà, questo è solo l'inizio di un percorso estremamente avventuroso che la porterà in tutto il mondo: da Madrid a Barcellona, da Parigi a Mosca, attraverso Berlino, Londra, Varsavia, Buenos Aires e il Messico. Borghese e rivoluzionaria, sposa e amante, spia e assassina, Amelia è una donna fuori dal comune, un'antieroina per eccellenza, che attraversa da protagonista alcuni tra i maggiori eventi del Novecento, come la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda, la caduta del Muro di Berlino. Sempre al fianco degli uomini della sua vita e sempre fedele ai suoi principi, Amelia non smetterà di pagare in prima persona per le proprie contraddizioni e i propri errori.
Come ogni anno Tomás e la sua famiglia passano l'estate nella loro casa al mare. Per il quattordicenne protagonista le vacanze sono sempre state una stagione di divertimento e serenità, un luogo concreto, con gli stessi amici, i soliti appuntamenti. Ma questa volta una strana tensione si fa largo in lui e lo spinge verso direzioni non ancora battute: mosso dal desiderio di sperimentare la trasgressione e la ribellione, arriva fino a quella zona della spiaggia in cui i suoi genitori gli avevano proibito di andare. Lì Tomás incontra un nuovo gruppo di amici e intraprende un viaggio iniziatico in un mondo dove il futuro sembra non esistere e le droghe e le prime esperienze sessuali si convertono in realtà. Ma la dinamica delle situazioni lo porta a partecipare a un atto che poi non riuscirà più a perdonare a se stesso. A due mesi di distanza, vinto dal senso di colpa e guidato da un processo di maturazione, decide di tornare alla casa delle vacanze per confrontarsi con l'unica persona che lo può giudicare e, eventualmente, perdonare.
Pubblicato a puntate nel 1868 sulla rivista moscovita "Russkij vestnik", L'idiota fu scritto freneticamente da un Dostoevskij incalzato dai debiti, tormentato dagli attacchi di epilessia, attratto dal canto di sirena della roulette. Eppure, nell'abisso della sua disperazione, il grande scrittore russo ha saputo dare un'opera di grande luminosità, uno di quei libri il cui valore artistico va oltre la qualità letteraria. "L'idiota" è infatti il romanzo in cui il realismo fantastico di Dostoevskij si misura con l'altissimo obiettivo di dare una rappresentazione artistica dell'uomo assolutamente buono. Un uomo, frammento del Cristo, attorno a cui prende vita quel mondo di tragedie e macchiette che è la Russia dell'Ottocento
Nel dicembre del 1957 un lungo inverno di cenere e ombra avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza. Daniel Sempere - il memorabile protagonista di "L'ombra del vento" è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermín con cui ha stretto una solida amicizia. Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un'edizione di pregio di "Il conte di Montecristo" pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perché la consegni, con una dedica inquietante, a Fermín. Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermín. Per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un'epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martín - il narratore di "Il gioco dell'angelo" - al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista...