Parlare di montagna equivale a parlare dell'intera esistenza, e di come in essa si intende prendere posto. E amare la montagna significa stare al mondo con franchezza, desiderio di avventura, accortezza e spirito di solidarietà, rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni.
«Un deposito di memorie, un vademecum, una filosofia di vita» – Il Venerdì
Mauro Corona e Matteo Righetto, gli scrittori italiani più autorevoli sull'argomento, danno voce a ciò che per loro la montagna rappresenta, attingendo a un ricchissimo tesoro di esperienze personali, qui condensate in brevi racconti, epigrammi fulminanti, descrizioni di paesaggi naturali di bellezza inesprimibile. In queste pagine troviamo l'asprezza della roccia e la sfida delle vette, ma anche la carezza accogliente dei boschi, il ritmo lento del passeggiare; i ricordi vivissimi di un tempo che non esiste più e la consapevolezza urgente delle responsabilità da assumersi perché gli ambienti naturali possano sopravvivere ed essere il futuro dei nostri figli. I sedici milioni di abeti distrutti dal ciclone che si è abbattuto sulle Dolomiti alla fine del 2018 evocano i caduti della Prima guerra mondiale, perché «gli alberi sono come le persone, e le foreste sono intere comunità». La descrizione di un camoscio, che con abilità di equilibrista si muove tra i picchi più impervi, sfocia in una riflessione sul cambiamento del ruolo del padre nella società contemporanea, una figura ormai così priva di spigoli da rendere difficile assumerla come riferimento e appoggio. E invece, dal momento che gli esseri umani sono alpinisti inconsapevoli e chi «guarda il cielo sente la vertigine della bellezza ma anche il vuoto del precipizio», l'appiglio è cruciale, nell'arrampicata come nella vita. La narrativa potente di due grandi scrittori in un libro che si legge con la facilità e la soddisfazione con cui si raccolgono i mirtilli, grazie alla struttura classica e accattivante del sillabario.
Siamo Palermo: ovvero siamo fatti della stessa pasta di cui è fatta questa città. Simonetta Agnello Hornby e Mimmo Cuticchio si sono incontrati in anni recenti, ne è nata un'amicizia, ne è nata un'intesa che ha destato la visione a due voci di Palermo, Capitale italiana della Cultura 2018. Simonetta e Mimmo raccontano e si raccontano, obbedendo al fascinoso labirinto che storia e memoria disegnano per loro. Ecco allora la Palermo della guerra, la Palermo vista dal mare e attraverso le trasparenze delle acque dolci che ancora la attraversavano, la Palermo della ricostruzione selvaggia, la Palermo dei morti per mafia. Ecco i vicoli della "munnizza", i palazzi nobiliari, le statue del Serpotta, magnifiche e sensuali, le prostitute (la bionda Nicoletta che faceva sollevare le pietre sulle quali camminava), il cuntista che fa roteare la spada per impressionare il pubblico, le grandi figure della Chiesa che si sono schierate con i poveri e contro la mafia, le atmosfere di sangue degli anni Novanta, lo Spasimo e Palazzo Butera, Palazzo Branciforte, l'arte e le isole pedonali. Simonetta e Mimmo evocano una città che guarda all'Europa, non solo in ragione della sua bellezza e delle sue contraddizioni, ma anche per il desiderio di futuro che vengono esprimendo le istituzioni e le nuove generazioni.
Davanti alla maestosità delle Alpi, al verde dei boschi appenninici, ai suggestivi e irripetibili scorci della laguna veneta, della penisola sorrentina o delle coste di Sardegna, nessuno può negare che l'Italia sia un paese unico al mondo, la cui bellezza risiede soprattutto nella varietà dei paesaggi. Ma da dove sono nate queste meraviglie? E quando? Com'era il nostro territorio prima di diventare il luogo spettacolare che ogni anno attrae milioni di persone? In questo nuovo libro Mario Tozzi racconta la storia più antica e nascosta dell'Italia, a partire da quando, oltre 200 milioni di anni fa (un tempo relativamente breve in termini geologici), il Bel Paese nemmeno esisteva, o meglio, giaceva sommerso sotto le acque di un grande oceano conosciuto come Tetide. La regione in cui sarebbe sorta la penisola era il regno incontrastato di alghe, coralli e minuscoli organismi impegnati a costruire «edifici» alti centinaia di metri, le stesse rocce che oggi costituiscono l'ossatura delle Dolomiti e dell'Appennino, dove infatti non è raro trovare fossili di origine marina. Ma il mondo protetto dalle tiepide acque della Tetide sarebbe stato presto sconvolto dalla collisione di due delle maggiori placche geologiche del pianeta, Africa ed Europa, iniziata decine di milioni di anni fa e in corso ancora oggi. A seguito di questo epico scontro, porzioni di territorio sempre più ampie hanno cominciato a emergere, sebbene non ancora nella caratteristica forma a stivale che il paese avrebbe assunto solo negli ultimi due milioni di anni soprattutto grazie all'erosione dei fiumi. Difficile immaginarlo ora, ma nelle pianure di Trentino, Campania e Puglia pascolavano indisturbati dinosauri erbivori e, milioni di anni dopo, branchi di elefanti passeggiavano a pochi metri dall'Altare della Patria. E gli italiani, quando e come hanno iniziato a popolare queste terre? Chi erano i nostri antenati? Il coinvolgente racconto di Tozzi prosegue ricostruendo le tappe dell'insediamento umano, sempre e comunque legato alla storia fisica del territorio, a partire dai primi oreopitechi giunti dall'Africa fino ai sapiens, che qui hanno trovato un ambiente ideale nel quale si sono inseriti con intelligenza e arte. Forse non c'è un altro paese al mondo in cui la storia del territorio e quella degli uomini si siano intrecciate in maniera così stretta e sorprendente come in Italia, dove sono sorte alcune delle più belle e particolari città del mondo. Tutte figlie di quelle rocce e di quei paesaggi.
Spesso ci viene raccontata un'Italia bellissima, l'Italia dei grandi siti archeologici, delle innumerevoli città d'arte e delle terme monumentali. Un paese meraviglioso che, nei secoli passati, i figli dell'aristocrazia europea eleggevano a meta del loro Grand Tour, finendo invariabilmente per innamorarsene. Altre volte, invece, l'immagine più diffusa è quella di un'Italia sfigurata, che nel continente vanta il triste primato del più alto consumo di suolo, e dove l'inestimabile patrimonio naturale e culturale viene sfregiato, distrutto o svenduto. Qual è, dunque, il vero volto del nostro paese? Probabilmente né l'uno né l'altro, perché l'Italia è un incredibile mosaico, ricomposto così tante volte da renderne irriconoscibile il disegno originario, ma nel quale affiorano, in mezzo a centinaia di orrori, tessere di vivida bellezza, qualcuna ancora magicamente intatta. È alla scoperta di questi luoghi, ultime testimonianze di una natura incontaminata ormai in via di estinzione, che Mario Tozzi conduce il lettore, in un emozionante viaggio verso mete che, per la loro inaccessibilità alle auto, sono finora miracolosamente scampate all'assalto del turismo di massa. Dal ghiacciaio dell'Adamello alle Alpi liguri, dall'isola di Montecristo alle Eolie, passando per la Barbagia, l'Aspromonte e le faggete della Marsica, dove l'orso combatte la sua disperata lotta per la sopravvivenza, il percorso si snoda lungo i sentieri meno battuti, al ritmo lento e silenzioso dei passi, il solo che consenta di godere delle mille sfumature cromatiche di un bosco, di cogliere il fuggevole passaggio di un animale selvatico e di leggere la storia del territorio impressa nelle rocce. Ma intatti, per l'autore, sono anche quei luoghi in cui le opere dei suoi antichi abitanti hanno mantenuto l'originario splendore, resistendo al tempo e all'invadenza di una dissennata urbanizzazione: i Sassi di Matera e l'ingegnoso sistema di raccolta delle acque piovane, le camere dello scirocco, geniale esempio di climatizzazione ante litteram nelle viscere di Palermo, la spettacolare Napoli sotterranea, un grembo accogliente e sicuro nel quale tanti partenopei trovarono rifugio durante i bombardamenti aerei dell'ultima guerra, o lo stupefacente sottosuolo di Roma, 5000 chilometri di condotti fognari risalenti probabilmente agli Etruschi. Un'Italia «intatta», quindi, per il momento esiste ancora: imparare a conoscerla è l'unico modo non solo per riappropriarsene ma per sentire la responsabilità e il dovere di conservarla, in quanto traccia delle profonde radici di un'identità culturale e di una storia che sono il vero bene da lasciare in eredità alle generazioni future.
Spesso ci viene raccontata un'Italia bellissima, l'Italia dei grandi siti archeologici, delle innumerevoli città d'arte e delle terme monumentali. Un paese meraviglioso che, nei secoli passati, i figli dell'aristocrazia europea eleggevano a meta del loro Grand Tour, finendo invariabilmente per innamorarsene. Altre volte, invece, l'immagine più diffusa è quella di un'Italia sfigurata, che nel continente vanta il triste primato del più alto consumo di suolo, e dove l'inestimabile patrimonio naturale e culturale viene sfregiato, distrutto o svenduto. Qual è, dunque, il vero volto del nostro paese? Probabilmente né l'uno né l'altro, perché l'Italia è un incredibile mosaico, ricomposto così tante volte da renderne irriconoscibile il disegno originario, ma nel quale affiorano, in mezzo a centinaia di orrori, tessere di vivida bellezza, qualcuna ancora magicamente intatta. È alla scoperta di questi luoghi, ultime testimonianze di una natura incontaminata ormai in via di estinzione, che Mario Tozzi conduce il lettore, in un emozionante viaggio verso mete che, per la loro inaccessibilità alle auto, sono finora miracolosamente scampate all'assalto del turismo di massa. Dal ghiacciaio dell'Adamello alle Alpi liguri, dall'isola di Montecristo alle Eolie, passando per la Barbagia, l'Aspromonte e le faggete della Marsica, dove l'orso combatte la sua disperata lotta per la sopravvivenza, il percorso si snoda lungo i sentieri meno battuti, al ritmo lento e silenzioso dei passi, il solo che consenta di godere delle mille sfumature cromatiche di un bosco, di cogliere il fuggevole passaggio di un animale selvatico e di leggere la storia del territorio impressa nelle rocce. Ma intatti, per l'autore, sono anche quei luoghi in cui le opere dei suoi antichi abitanti hanno mantenuto l'originario splendore, resistendo al tempo e all'invadenza di una dissennata urbanizzazione: i Sassi di Matera e l'ingegnoso sistema di raccolta delle acque piovane, le camere dello scirocco, geniale esempio di climatizzazione ante litteram nelle viscere di Palermo, la spettacolare Napoli sotterranea, un grembo accogliente e sicuro nel quale tanti partenopei trovarono rifugio durante i bombardamenti aerei dell'ultima guerra, o lo stupefacente sottosuolo di Roma, 5000 chilometri di condotti fognari risalenti probabilmente agli Etruschi. Un'Italia «intatta», quindi, per il momento esiste ancora: imparare a conoscerla è l'unico modo non solo per riappropriarsene ma per sentire la responsabilità e il dovere di conservarla, in quanto traccia delle profonde radici di un'identità culturale e di una storia che sono il vero bene da lasciare in eredità alle generazioni future.
Anche Luciano De Crescenzo, come tutti i comuni mortali, un giorno decide di imbiancare casa, con quel che ne consegue: sgombrare, riordinare, eliminare, inscatolare, in breve mettere ordine nel caos accumulato negli anni. "A darmi una mano" racconta "è stata mia figlia Paola. A un certo punto, tra le tante scatole ne ho ritrovata una che avevo messo da parte un po' di tempo fa, e in cui avevo conservato vecchie fotografie. 'Paola, vieni a vedere come sono belle queste foto! Ma chi l'ha fatte?' E lei: 'Chi può averle fatte se non tu!' 'Ora che mi ci fai pensare, forse fanno parte di quella serie di foto su Napoli che ho scattato negli anni Sessanta... Lo vedi com'era bella la nostra città? Paole', sient' a me , ogni luogo del mondo avrebbe bisogno di un po' di Napoli, perché Napoli non è una semplice città, ma uno stato d'animo!' La scrittura non è stata la mia prima passione... Prima di ricorrere alle parole, la Napoli dei quartieri, quella dei panni stesi al sole, dei numeri al Lotto, dei misteri, l'ho raccontata con la macchina fotografica. Il primo problema che mi ritrovai ad affrontare era come fotografare le persone senza bisticciare. Di solito fingevo di essere uno straniero, e per la precisione un tedesco. I napoletani sono da sempre gentili con i turisti, infatti mi lasciavano fare, senza opporre resistenza. Anzi, a volte si mettevano anche in posa. Alcuni scatti però, preferivo rubarli. Per farlo ricorrevo a due cascetelle di mia invenzione. Ora, per chi non è pratico della lingua napoletana, la cascetella altro non è che una piccola scatola. Le mie erano nere e di diverse dimensioni: una un po' più grande, simile a una valigetta quarantott'ore, e una un po' più piccola, quasi delle dimensioni di un borsello. Entrambe erano munite di una tracolla e di un foro per l'obiettivo. Mimetizzavo al loro interno la macchina fotografica, e grazie a un piccolo cavo che nascondevo nella manica della giacca potevo attivare lo scatto. Così passeggiavo per le strade della città e al momento giusto, quando una scenetta attirava la mia attenzione, spostavo la mano che copriva il foro dell'obiettivo e... click ! L'immagine era rubata. Un po' per nostalgia, un po' per il piacere di far conoscere anche ai più giovani la mia Napoli, ho deciso di raccogliere in questo libro una selezione delle foto ritrovate e inedite, e di accompagnarle con alcuni dei racconti che hanno contribuito alla mia carriera di scrittore. Volutamente ho deciso di non indicare i luoghi dove sono state scattate le foto, in parte perché a una certa età si fa fatica a ricordare, in parte perché mi auguro che, nel tentativo di riconoscere i luoghi, si presti più attenzione ai dettagli, scovando quei particolari che mi hanno fatto innamorare di una Napoli che secondo alcuni non c'è più. Che poi, come dico sempre, io di questa cosa non sono del tutto convinto".
C'è un rifugio segreto di Michelangelo nel cuore di Firenze, con le pareti decorate a carboncino. Un viaggio esaltante come una caccia al tesoro alla scoperta del doppiofondo misterioso dei luoghi che credevamo di conoscere. "Questo libro nasce da un'esperienza personale, fatta di chilometri, notti fuori casa e tanta passione. Un viaggio attraverso un'Italia meno conosciuta, un percorso di scoperta dove si pensava che da scoprire non ci fosse più nulla. Entreremo in tante città, e lo faremo da una porta meno conosciuta, quasi segreta. Una porta che magari molti hanno visto passando ma che a pochi è venuta l'idea di aprire e attraversare." Questo è un libro che solo Roberto Giacobbo poteva scrivere. Perché è stato personalmente in ogni luogo che racconta, si è calato in cunicoli in cui un uomo passa a malapena, si è fatto aprire cancelli che di solito rimangono sigillati, ha toccato carte, analizzato dipinti, aperto botole, intervistato vecchi custodi. Il risultato è uno scrigno fatto di tante piccole perle, che pagina dopo pagina ci rivelano un'immagine diversa e inaspettata dei luoghi che credevamo di conoscere. Come in una grande caccia al tesoro, scopriremo laghi sotto le metropoli, la leggenda di un fantasma in un famoso parco, documenti storici sul passaggio di oggetti volanti sconosciuti, tracce di ipotetiche Atlantidi, società segrete di giustizieri della notte, porte magiche, messaggi occulti, complotti, cripte piene di teschi, quadri fantasma, cannibali, miracoli, veggenti...
Parigi è senz'altro una delle capitali europee più visitate dagli italiani, eppure quasi nessuno si discosta dagli itinerari consueti: Tour Eiffel, Notre-Dame, Quartiere latino, Champs-Elysées. In questo modo i luoghi, le opere d'arte, i monumenti, "logorati" dalla loro stessa celebrità, finiscono per appiattirsi e diventare semplici figurine da collezionare, ma allora non fa più molta differenza guardarne la riproduzione seduti sul divano di casa o l'originale nella realtà. Con questa nuova e arricchita edizione del suo best seller "I segreti di Parigi" Corrado Augias, fine e appassionato conoscitore della Ville Lumière, ci guida alla scoperta dei suoi angoli più appartati, delle tracce meno appariscenti del suo luminoso passato, ci fa conoscere artisti e personaggi entrati nella leggenda che hanno vissuto in quei "cinquemila ettari del mondo dove si è più pensato, più parlato, più scritto". Così ogni pagina rivela alcuni dei tanti "segreti" della città o racconta episodi - tragici, comici, sentimentali, macabri, eroici ed erotici - che hanno trovato in Parigi, capitale della vecchia Europa, il luogo ideale per passare alla storia: dai torrenti di sangue (finto) sul palcoscenico del Grand-Guignol ai fiumi di alcol (vero) che alimentarono la poesia di Verlaine e la pittura di Utrillo, dagli amori mercenari delle mademoiselles di Pigalle agli attacchi isterici delle pazienti di Charcot nei reparti della Salpëtrière...
Un barcaiolo che ha fatto fortuna traghettando le persone da una sponda all'altra quando ancora non esistevano i grandi ponti; una pionieristica repubblica sorta su un'isola in mezzo al fiume; un cacciatore di cadaveri che, all'alba della Liberazione, si muove tra le rive per pescare i corpi dei soldati morti e privarli dei loro ori... Queste sono solo alcune delle vicende straordinarie che affiorano lungo il corso del Po e che Guido Conti ha scelto di andare a recuperare compiendo un vero e proprio viaggio, dalle sorgenti fino al delta. Conti ha risalito il tratto del Monviso che conduce a Pian del Re, dove la scritta "Qui nasce il Po" sancisce solennemente l'inizio del percorso, ha costeggiato il fiume lungo gli argini, ha raccolto curiosità e leggende dalla voce diretta delle persone, a camminato tra campagne e città raccogliendo aneddoti e facendo rivivere la storia epica di un fiume che ha visto passare gli elefanti di Annibale, i cavalli di Attila, le armi dei Lanzichenecchi e le truppe dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Ma soprattutto ha ripercorso la storia della letteratura che è nata sulle sponde del grande fiume attraverso i miti, i volti, i personaggi e le anime che hanno tratto dal Po linfa vitale, ispirazione, energia. Un viaggio lungo il quale rileggere Ovidio, Virgilio, Petrarca, Folengo, Ariosto e insieme tanta narrativa contemporanea, scoprendo itinerari e cortocircuiti del tutto inattesi.
"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre 'Andiamo', e non sanno perché. (...) Che nobili storie, viaggiatori incredibili, nei vostri occhi profondi come il mare! Su, dei vostri ricordi mostrateci gli scrigni, gli splendidi gioielli fatti d'etere e d'astri! Senza vele o vapore vogliamo navigare! Per alleviare il tedio delle nostre prigioni, sui nostri spiriti, tesi come tele, esponete gli squarci d'orizzonte della vostra memoria! Che avete visto, diteci?" (Charles Baudelaire). "Uomo occidentale, la tua paura dell'Oriente è paura di dormire o di svegliarti?" (Antonio Machado)
Il giovane e magro Said, nomade della savana africana, per sfuggire alla siccità e alla fame si adatta alla vita da pescatore sulle coste dell'Oceano Indiano. Ma dovrà dimostrare molto coraggio e vincere la paura del mare aperto. Mizuki, dell'antica comunità Ama, in Giappone, per vivere si tuffa nell'abisso, raccogliendo madreperle. Ragazzina coraggiosa e generosa comprenderà che le onde offrono i loro doni solo in cambio del nostro rispetto. E la tradizionale celebrazione del matrimonio fra il mare e la terraferma avrà per lei un significato tutto particolare... Dove vanno a finire i pescatori dispersi in alto mare? Se lo chiede Cosme, un allegro ragazzino brasiliano, il cui padre un giorno non è più tornato dalla pesca. Ma lui non è triste perché sa che Iemangià, la dolce dea Sirena, accoglie nel suo splendido palazzo in fondo al mare tutti coloro che amiamo e che l'Oceano ha preso con sé. Tre storie di amicizia, solidarietà e rispetto per la natura, in cui l'Oceano fa emergere dalle sue acque generose personaggi indimenticabili. Età di lettura: da 9 anni.
"Nell'arco di oltre cinquant'anni sono stato testimone del passaggio dalla ricerca dilettantesca di reperti conservati dal mare allo sviluppo di una ricerca sistematica, sempre più perfezionata, sia come tecnica sia come impostazione scientifica." Folco Quilici ha iniziato a immergersi quando era ragazzo, con l'ausilio di un residuato di guerra, un autorespiratore a ossigeno che gli ha permesso di perlustrare e fotografare i fondali in anni in cui erano davvero in pochi a interessarsi al mondo sommerso. Da allora, l'archeologia subacquea, oggi vera e propria disciplina scientifica, ha permesso non solo di aggiungere importanti pagine alla Storia, dai tempi antichi ai giorni nostri, ma anche di portare alla luce vicende degne dei migliori romanzi d'avventura. Se non ci stupisce, infatti, sapere che in fondo al mare, lungo le tratte tra il Centroamerica e la Spagna, giace un tesoro dal valore inestimabile, ricchezze di Aztechi, Maya e Incas razziate dai galeoni spagnoli e portoghesi in epoca moderna, o carichi di navi pirata vittime di tempeste, più curiosa è la vicenda del treno scomparso tra i ghiacci del lago Bajkal all'inizio del secolo scorso, sulla transiberiana: la carrozza blindata conteneva migliaia di rubli d'oro spediti dallo zar per convincere i generali coreani a schierarsi contro i giapponesi.