"È cosa bellissima morire per Cristo nella città in cui lui è morto per noi." Con queste parole papa Urbano II, nel novembre del 1095, indice solennemente la prima crociata (1096-1099) ed esorta gli uomini d'arme di tutta Europa a imbarcarsi alla volta di Gerusalemme per liberarla dagli invasori turchi. Ma la miccia destinata a far esplodere questo deflagrante conflitto era già stata accesa da tempo: l'imperatore bizantino Alessio I Comneno si trovava ormai da decenni a fronteggiare da solo l'invasione islamica e aveva impiegato ogni mezzo per ottenere l'alleanza del papato e dei regnanti europei. Parvenu della politica salito al trono non per diritto di successione ma come usurpatore, condottiero scaltro, pragmatico e calcolatore, Alessio è il vero, misconosciuto protagonista della prima crociata: sarà lui a mobilitare un intero continente per salvare la Terra Santa ma finirà poi in disgrazia, vittima della sua stessa ambizione. La prima crociata attendeva da tempo uno studio capace di sottrarla allo sguardo solo eurocentrico con cui è stata tradizionalmente interpretata. Questo è il merito del libro di Peter Frankopan, un grande affresco storico costruito intorno alla figura, affascinante e terribile, di Alessio I Comneno, e in grado di mettere in luce le dinamiche politiche dell'area mediorientale che portarono a un evento tra i più significativi di tutto il Medioevo.
Una storia dei rifiuti editoriali in Italia che integra, corregge o contraddice la storia dei libri pubblicati. Una controstoria, dagli anni venti a oggi, che viene gui raccontata per la prima volta in modo organico, con riferimento particolare alla narrativa italiana contemporanea. Un percorso istruttivo e avventuroso, che si sviluppa attraverso notizie e testimonianze, riflessioni e aneddoti, con tante piccole e grandi scoperte: dalle rinunce preventive autocensorie nel Ventennio fascista, a una lunga serie di rifiuti espliciti o mascherati, con le più diverse motivazioni, letterarie o mercantili, ideologico-moralistiche o diplomatiche. Si delinea così un microcosmo animato e variegato di case editrici come Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Adelphi, Garzanti, e di letterati-editori come Pavese, Vittorini, Calvino, Sereni, Gallo, Natalia Ginzburg, nel guale spiccano, accanto ai casi clamorosi del "Gattopardo" e di Guido Morselli, di Andrea Camilleri e di Susanna Tamaro, altre storie, ignote o meno note ma non meno significative. Mentre negli ultimi decenni i rifiuti tendono a ridursi progressivamente con la proliferazione di offerte, occasioni e sedi di pubblicazione per scrittori e scriventi esordienti o nuovi: lo scrittore inedito scompare, sostituito peraltro dallo scrittore che, se non ha successo, viene ben presto abbandonato.
La prima storia completa dell'America Latina, dalla conquista europea tra Quattro e Cinquecento ai giorni nostri. Una panoramica a trecentosessanta gradi che, partendo dal confronto tra l'impero spagnolo e il mondo dei Maya, degli Aztechi, degli Incas, attraversa secoli segnati da nuove repubbliche e antiche forme di governo, conflitti e colpi di stato, regimi militari e prospettive democratiche. Fino a proporre un'analisi degli anni più recenti, dal governo populista di Hugo Chàvez all'emergere sul panorama internazionale del Brasile, grande potenza economica e politica. Il volume unisce andamento cronologico e approfondimenti tematici, adottando una duplice linea interpretativa che getta luce sia sull'autoritarismo funzionale al governo della modernizzazione sia sugli effetti sociali delle scelte di sviluppo economico.
Attraverso il cibo l'uomo entra in relazione col mondo: il passato e il presente di ogni civiltà si leggono nella cucina, dagli ingredienti alle influenze, dall'agiatezza o povertà dei contesti alle relazioni sociali. La storia del cibo è dunque, per eccellenza, storia culturale. Armesto ripercorre questa vicenda millenaria secondo una prospettiva globale, incentrata sulle grandi rivoluzioni che, nei secoli, hanno modificato il rapporto dell'uomo con ciò che mangia: il passaggio dal crudo al cotto; l'attribuzione di significati rituali all'assunzione del cibo; l'introduzione dell'agricoltura; la trasformazione degli alimenti in simbolo che marca le diseguaglianze sociali; i cambiamenti introdotti dall'industria globale; l'emergenza ecologica. Questo viaggio scopre approcci al tema dell'alimentazione diversi nel tempo e nello spazio ma, soprattutto, svela rapporti inattesi e prospettive nuove, mostrando come, nel cibo, storia della civilizzazione, storia della scienza e storia della società si incontrino.
Nel cuore del Messico, Montezuma, sovrano azteco orgoglioso e potente, onorato come un dio e profondamente temuto, a capo di un impero di 15 milioni di persone, aspetta, con curiosità e trepidazione, l'arrivo preannunciato di un misterioso straniero sbarcato da poco sulle coste del Continente. È Hernán Cortés, l'avventuriero spagnolo audace e ambizioso che passerà alla storia come il Gran Conquistador. Partito da Cuba con una piccola armata di furfanti e mercenari in cerca di oro e potere, superando vulcani ancora attivi e immense montagne, aridi altipiani e intricate foreste, imbattendosi in tribù indigene da soggiogare e convertire in nome del re di Spagna, Cortés raggiunge la Valle del Messico sul finire del 1519, varcando infine le maestose porte della capitale fino ad allora inviolata, la città dei sogni, Tenochtitlán. Il condottiero spagnolo e l'imperatore azteco si fronteggiano, protagonisti di un epocale incontro fra culture, affascinati e sconvolti dalla loro stessa diversità. Che quello straniero barbuto, dallo sguardo arrogante e dalla parola suadente, rappresenti il profetico ritorno del dio Quetzalcoatl? Dall'alto del piramidale Templo Mayor, luogo di preghiere e sacrifici umani, Montezuma interroga àuguri e sacerdoti per scoprire il destino del suo impero. Due anni dopo, di quella civiltà ricca ed evoluta non sarà rimasto più niente.
La memoria della Shoah occupa un posto centrale nella coscienza contemporanea. Non potrebbe essere altrimenti: la narrazione dello sterminio è troppo potente per essere tenuta a distanza, ci riguarda e ci struttura come individui e come membri della comunità. Ciò che muta, si evolve, sperimenta derive e assestamenti non è dunque l'esigenza diffusa di confrontarsi con un evento così traumatico, ma piuttosto l'intreccio degli usi a cui la sua memoria è stata sottoposta, con l'effetto cumulativo di trasformare la Shoah in oggetto di devozione, collante ideologico, categoria di pensiero, prodotto di marketing e, all'occorrenza, strumento contundente. Di tali usi questo libro tratta non con il fine di discriminare la memoria legittima da quella cattiva, ma di indagarne le logiche e i dispositivi retorici; di ricostruire i percorsi di trasformazione dell'evento storico in macchina mitologica, che genera a sua volta sensi e abusi ulteriori; di mostrare - secondo una prospettiva nuova l'interazione fra i tre abusi che oggi si contendono la gestione della memoria: la negazione, la banalizzazione, la sacralizzazione.
Il volume, con originalità ed efficacia, problematizza dal punto di vista storico l’attuale configurazione a ventisette stati dell’Unione Europea, valutando in profondità le ragioni che la rendono possibile e i processi di pacificazione e di unione politica ed economica che essa persegue.Con uno sguardo che abbraccia tutte le diverse regioni europee, dalla prima età moderna a oggi, gli autori ci narrano la storia del nostro continente, segnata da processi di interdipendenza, di integrazione, di circolazione di persone, ricchezze e culture, in grado di creare nei secoli una comunità di uomini e donne che, al di là dei conflitti e delle differenze, sanno riconoscersi come europei.
A più di trent’anni dalla legge 194, l’interruzione volontaria di gravidanza continua a essere un tema scottante che tocca molteplici aspetti: dalla questione morale e giuridica a quella di impronta più marcatamente ideologica. Il volume di Giambattista Scirè offre un quadro complessivo del cammino che ha portato alla regolamentazione dell’aborto in Italia, capace di prendere in considerazione i punti di vista di tutti i protagonisti della vicenda, dalle avanguardie intellettuali al mondo cattolico intransigente, dai movimenti femminili e radicali alle forze della politica e dell’informazione. Attraverso i documenti dell’epoca, l’autore ci offre una ricostruzione storiografica delle vicende che hanno segnato il dibattito culturale sull’aborto e il suo travagliato iter parlamentare, svelandone le sfumature e le molteplici contraddizioni.
Un'innovativa indagine storico-politica sull'Italia del secondo dopoguerra, che contribuisce anche a ripensare i fattori di continuità e discontinuità nella più "lunga storia" postunitaria. Si muove dall'analisi dei caratteri genetici della cultura civica repubblicana, nell'intreccio fra ideologie politiche ed apprendistato alla cittadinanza, per giungere a coniugare in modo fecondo la storia delle istituzioni con quella della classe politica e delle passioni collettive. Ricco di nuovi percorsi di ricerca, il volume contribuisce a far emergere le peculiarità del caso italiano nel contesto delle trasformazioni delle democrazie europee.
A partire dalla straordinaria personalità di Saladino, tra i più grandi ed eruditi condottieri dell’antico Islam, Hindlay offre la chiave per comprendere il fallimento della terza crociata. “Grande spirito non toccato da Dio”, come lo definì secoli dopo Dante Alighieri nella Divina Commedia, Saladino si distinse sempre per un senso di giustizia che gli impedì di abbandonarsi all’efferatezza fine a se stessa che aveva caratterizzato quasi un secolo prima l'assedio cristiano di Gerusalemme. Dopo un incipit pieno di suspense, che proietta il lettore nel 1187, sul campo di battaglia, quando Saladino è pronto a riconquistare la “città santa”, l’autore ci riporta indietro nel tempo, agli esordi della sua formazione, restituendo un quadro autentico e affascinante del sultano che ancora oggi viene ricordato come esempio universale di virtù cavalleresca. Lo scenario bellico ricompare alla fine della narrazione, con la marcia dell’esercito di Saldino da Damasco verso i territori cristiani attorno a Gerusalemme, che culmina nel memorabile scontro di Hattin.
Modificando l'ottica con cui si guarda la civiltà, Armesto propone una storia della natura, compreso l'uomo, a partire dal suo intreccio naturale con l'ambiente, intersecando una varietà di habitat a partire da sovrapposizioni finora inesplorate. Così la vicinanza al mare accomuna la storia di Venezia con quella di Rapa Nui e l'altitudine permette di considerare le analogie tra la civiltà del Tibet con quella dell'Iran. Un'analisi sorprendente e sperimentale, che travalica qualsiasi confine geografico per sfatare il pregiudizio che solo alcuni ambienti sono favorevoli all'insediamento umano, in quanto la civiltà è diffusa da vettori umani, a prescindere dalle barriere ambientali. Emerge tutta l'onnipotenza del talento civilizzatore dell'uomo, che appare diffuso in tutto il mondo e si concentra in zone tradizionalmente sottovalutate dalla storia delle civiltà.
Due elementi sono stati peculiari del periodo che si aprì con il 1945: il sistema internazionale fondato sul bipolarismo e la guerra fredda e lo sviluppo economico realizzato fino al 1970 dai sistemi del capitalismo e del socialismo. Le loro storie sono corse a lungo parallele, fino a che è resistita l’autarchia voluta dell’Urss con il rifiuto di entrare nel sistema di Bretton Woods. La convergenza cominciò al principio degli anni settanta, quando si realizzò la distensione e l’Urss dovette aprirsi alle relazioni economiche con il mondo capitalista. Ma nel corso degli anni settanta-ottanta l’Urss non riuscì a compiere il cruciale passaggio alla terza rivoluzione industriale, dovette fare i conti con la globalizzazione e la sua sola potenza militare si rivelò una carta di basso valore. Finiva un’epoca storica dei rapporti fra sistema internazionale e sviluppo economico, segnata dalla stabilità. La nuova edizione di questo libro dedica largo spazio e attenzione all’epoca successiva, quella del capitalismo globale e della rivoluzione telematica, con il multipolarismo economico (Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina) e l’unipolarismo politico-militare degli Stati Uniti, tentati dalla carta imperiale e unilaterale ma in difficoltà nel governare un mondo reso fortemente instabile dal moltiplicarsi dei conflitti locali e dal terrorismo islamico.