Il volume è la prima introduzione all'agiografia, con cui si indica il genere storiografico delle testimonianze e dei culti che riguardano la vita dei santi. L'indagine qui condotta comprende tutti quegli aspetti che hanno caratterizzato il nascere e l'evolversi del culto cristiano dei santi. Secondo una prospettiva multidisciplinare il 'campo agiografico' va ben oltre le fonti 'scritte' relative ai 'santi', che sono state a lungo l'oggetto di studio primario, se non esclusivo, fin dagli albori della disciplina. Il taglio scientifico del volume si giova delle distinte competenze degli autori, di uno storico del cristianesimo e di uno storico delle religioni; l'uno risulterà attento non solo alle problematiche dottrinali e teologiche, ma anche alle loro ripercussioni economiche e sociali, l'altro cercherà di illustrare gli aspetti filologici e comparativi, antropologici e tipologici connessi al culto dei santi.
Il volume raccoglie tre saggi di Victor Turner nei quali si delinea la possibilità di applicare le categorie proprie dell'antropologia culturale alle varie espressioni delle società umane, con particolare riferimento alla letteratura e all'ethos collettivo. La nozione chiave è quella di liminalità, che va compresa come una tensione sociale al trascendimento dell'ordine esistente ma anche come impulso alla creazione di nuovi linguaggi e di nuovi riferimenti morali. I testi qui per la prima volta tradotti consegnano ai lettori una testimonianza dell'operazione ermeneutica che Turner ha compiuto a partire dall'indagine delle culture: le categorie con cui egli legge i fenomeni culturali illuminano la comprensione delle dinamiche socio-culturali dell'umanità contemporanea.
«Padre Massimiliano Noviello nel suo lavoro di Postulatore della Causa di beatificazione e canonizzazione della Venerabile Serva di Dio Enrica Beltrame Quattrocchi si propone, con la presente biografia, di farne conoscere quanto più possibile il vissuto umano e il profilo spirituale. Queste pagine non solo raccontano con immediatezza i fatti così come sono avvenuti, ma fanno anche luce sugli stati d'animo e le disposizioni interiori che hanno guidato la Venerabile Serva di Dio fra gli avvenimenti della sua lunga vita, soffermandosi in particolare sul suo itinerario vocazionale. In Enrica Beltrame Quattrocchi prende fisionomia, infatti, una vocazione "nuova", quasi non catalogabile negli schemi tradizionali della vita consacrata o della testimonianza laicale. Il suo è uno stato di vita scelto come "vocazione e consacrazione espressa attraverso il quarto comandamento". La testimonianza di Enrica Beltrame Quattrocchi non lascia indifferenti. Aiuta a riconoscersi, come lei, tanto preziosi agli occhi di Dio e strumenti semplici dell'opera della Trinità. Conduce a vivere "con cuore dilatato, nella continua ricerca di Te e nella sollecita attenzione di carità verso tutti gli uomini".» (Dalla Prefazione di Marcello Semeraro). Introduzione di Domenico Battaglia.
Il volume raccoglie alcuni dei più importanti saggi estetici di Luigi Pareyson (1918-1991) scritti nel periodo compreso fra il 1950 e il 1971 e significativi per far luce sulla stretta relazione da lui indicata fra Estetica e metafisica. Scelti accuratamente, raccolti, e commentati da uno dei suoi allievi, sono qui editi in prima edizione, per meglio coglierne l'originaria forma di elaborazione e lo sviluppo all'interno dell'evoluzione del pensiero pareysoniano. Un'antologia rappresentativa di un paradigma filosofico capace di coniugare arte e filosofia, conoscenza e verità, interpretazione e trascendenza, e che avvicina alla proposta metafisica che Pareyson avanza rispetto ai dilemmi dell'uomo contemporaneo.
La religione manichea, dal nome del suo fondatore Mani, vissuto nel III secolo d.C., è estinta da diversi secoli. Ma una certa sua fama è rimasta, nell'etichetta di "manicheo" che viene applicata, semplicisticamente, a qualsiasi intransigente voglia dividere senza sfumature il bianco dal nero, la luce dal buio. Ciò corrisponde, in parte, alla verità di un messaggio nato per distinguere e separare la Luce e la Tenebra, l'anima divina prigioniera nella materia: nel mondo come dentro il cuore dell'uomo, esortato a svegliarsi, illuminato da una gnosi di consapevolezza e di azione, che nei comandamenti di rinuncia e di ascesi realizza una separazione della sua parte più luminosa da quella più istintuale, liberandosi e salvandosi. Ispirato dal suo angelo Gemello, Mani proclamò con fervore missionario la sua parola di vita, tradotta in più lingue, dal Mediterraneo alla Cina, e illustrata con miniature policrome di una raffinata arte pittorica e libraria che lo rese noto anche ai suoi detrattori.
Dopo i volumi precedenti dedicati alla pittura e all'architettura, questo terzo capolavoro ritrovato di Arsenio Frugoni è dedicato alla scultura italiana. Un evento editoriale molto atteso, che ricostruisce il racconto delle più significative opere scultoree d'Italia con un suggestivo apparato iconografico del tutto inedito. Un libro per tutti, scritto con la penna di un grande storico e ricco di illustrazioni bellissime: da leggere, da collezionare, da regalare.
«Che ne è dell'uomo nell'era del compiuto dispiegarsi del dominio della tecnica? Quale immagine di uomo corrisponde al nostro tempo, contrassegnato da un vertiginoso svuotamento - un farsi astrazione - della realtà? Sono le domande che nei primi decenni del '900 hanno tormentato le intelligenze più acute Weber, Spengler, Rathenau, Heidegger. Tra di esse sta di diritto Romano Guardi-ni con questo suo libro. L'autore fa del resoconto di un suo viaggio sulle rive del lago di Como l'occasione per una lucida esplorazione del movimento tellurico che stava trasformando l'immagine del mondo. La tecnica diviene qui problema filosofico: in essa ne va del senso della storia. Con disincanto Guardini ausculta i segni del tempo e, senza il rimpianto di passate identità, diagnostica il sorgere di una nuova «forma dell'uomo»: «Si ha l'impressione che si sia aperta una dimensione interiore che attiri a sé l'uomo [...] un raccoglimento che non neghi l'essere e l'agire della vita che ci attornia, ma sia nel cuore di questa».
Frutto di un progetto unitario, il Manuale di storia della Chiesa diretto da Umberto Dell'Orto e Saverio Xeres, in quattro volumi, si propone come strumento di consultazione e di sintesi per conoscere lo sviluppo della Chiesa nel corso della storia. Le pagine iniziali di ogni volume presentano il relativo periodo storico: l'Antichità cristiana, dalle origini della Chiesa alla divaricazione tra Oriente e Occidente (secoli l-V); il Medioevo, dalla presenza dei barbari (secoli IV/V) in Occidente al Papato avignonese (1309-1377); l'epoca moderna, dallo Scisma d'Occidente (1378-1417) alla vigilia della Rivoluzione francese (1780-1790); l'epoca contemporanea, dalla Rivoluzione francese al Vaticano II e alla sua recezione (1789-2005). Nell'opera vengono evidenziati i collegamenti tra le varie epoche e tematiche, mentre alcuni inserti approfondiscono vicende o concetti particolari. Ogni capitolo è arricchito da una bibliografia selezionata che indica tanto i testi utilizzati per elaborare l'esposizione quanto quelli che permettono di meglio conoscere e comprendere gli argomenti trattati.
Per l'effetto del suo allontanamento dalla tradizione cristiana, Filosofia l'Occidente vive una crisi spirituale profonda che minaccia la sua stessa identità. Quel cristianesimo a cui Agostino aveva dato la massima dignità di pensiero (e che Kant aveva pensato di elevare a verità universale della ragion pura), sembra a molti, ancora intrappolati dall'illuminismo antireligioso, una limitazione della nostra libertà e perciò un ostacolo da superare. Lo sguardo della Caduta che Agostino distendeva sulla miseria della nostra condizione terrena ci provoca insofferenza. E la «Carta fondamentale della cultura cristiana» e dunque dell'Occidente, come è stata definita La Città di Dio, ci appare superata. Secolarismo, scientismo, liberalismo, ecologismo, neo-umanesimo e trans-umanesimo, diritti individuali senza doveri, tolleranza senza limiti, costumi senza confini, linguaggi purificati, opere dell'ingegno mortificate, storia censurata o cancellata: questo e altro sono i nuovi dèi pagani a cui tributiamo i nostri sacrifici, culti e riti individuali e di massa. Salvo poi a ritrovarci sempre più avvolti nell'incertezza e nel disagio. E però Agostino continua a insegnarci verità fondamentali: che le norme morali hanno fondamento nella fede, che gli Stati si disgregano se le società non hanno un vincolo religioso, che tutte le civiltà, anche le più potenti, infine periscono, che la politica ci fornisce strumenti per mitigare la nostra aggressività ma non ci offre la felicità e la salvezza, che la scienza non può essere incompatibile con la parola di Dio. In un mondo che sta assorbendo veleni sotto il nome di diritti, libertà, giustizia, tolleranza, Agostino è un antidoto potente. Per questo, qui si intrattiene una conversazione con lui.
La riflessione di Guardini sulla vita morale e le sue strutture si è svolta sempre in feconda osmosi con quella sulle forme dell'impegno intellettuale, sulle manifestazioni della fede, sulla partecipazione liturgica, sui fenomeni culturali come visioni del mondo, sulle grandi svolte dello spirito nella storia. Anche queste meditazioni non escludono agganci alla filosofia, alla teologia, alla scienza delle religioni. Il discorso non è quindi puramente esortativo e 'moralistico'. Vi si annoverano invece pagine tra le più nitide e profonde stese dall'Autore, con anticipazioni geniali sul divenire del costume del nostro tempo. L'accettazione o accoglienza, la pazienza, la giustizia, il rispetto, la fedeltà, la singolare virtù ch'è l'assenza di intenzioni o propositi, la quale potrebbe equivalere all'autentica 'gratuità', l'ascesi, al di là dei sospetti psicanalitici, il coraggio, la bontà, la comprensione, la cortesia, di cui è fatta una garbata apologia in uno spietato esame delle ragioni del suo attuale declino, la riconoscenza, il disinteresse, il raccoglimento, il silenzio: 'virtù' che - indagate a un livello apparentemente soltanto di convivenza umana dignitosa e riguardosa si svelano, nella Postilla, tessere d'un mosaico il cui disegno segreto è la giustizia davanti a Dio.
Quest'opera imponente, la più organica del pensatore francese, ha assunto col suo stesso titolo un valore emblematico per designare l'intento fondamentale della sua impresa filosofica, il ripensamento del tomismo. Maritain imposta una ricerca rigorosa e un'indagine su tutta la gamma dei gradi in cui si distribuisce il sapere umano. Percorre quindi il cammino dalla percezione sensibile alla conoscenza delle scienze naturali, "empiriologica" ed "empiriometrica", come egli la chiama con efficace coniazione di parole, a quella matematica e geometrica, dalla regina scientiarum, la metafisica, alla sacra scientia, la teologia, per giungere al culmine, dove il sapere si trasforma, attraverso la "notte oscura", nel non-sapere sovraluminoso: la mistica. L'itinerario si snoda attraverso una selva di pensatori, antichi e moderni, le cui tesi sono vagliate con accuratezza e giudicate con vigore. La sovrana padronanza della materia risulta, ad esempio, con mirabile evidenza nel capitolo Conoscenza della natura sensibile, dove l'epistemologia contemporanea è discussa a fondo. Ma altrettanto bisognerebbe dire per le ricchissime trattazioni su Esperienza mistica e filosofia, per le precisazioni preziose sui rapporti tra la Sapienza agostiniana e san Tommaso, per i due capitoli su San Giovanni della Croce (cui si aggiungono ampliamenti e puntualizzazioni nelle numerose Appendici).
«Noi uomini, non siamo esseri armonici. Profondi conflitti si esprimono in noi. Già ciò che si chiama "vita" è in noi discorde. Volontà per la vita e volontà per la morte, volontà del piacere e volontà del dolore s'intrecciano intimamente. Tutto può farsi in noi via verso la gioia e l'ascesa; ma tutto anche veicolo verso il dolore e il precipizio. Tutto tormenta l'uomo perché egli stesso si vuol tormentare. Chi sa qualcosa della malinconia e delle sue complesse forme e diramazioni, sa anche di questa arcana, sorda volontà di dover patire e di dover perire. Chi ha occhi per vedere, vede l'oscura potenza della malinconia percorrere l'umanità, collegata con tutte le potenze dell'antinatura, della crudeltà, dello smarrimento». Con tali parole, tratte da La fede nella riflessione, Guardini presentava questo breve libro in cui, di contro a letture solo psichiatriche o estetizzanti, rivendica la necessità di una interrogazione filosofica della malinconia in grado di svelarne il senso metafisico.