L'autore analizza come, alla luce della scoperta di Qumran, sia cambiata l'immagine monolitica della religione di Mosè; non più una religione identica a se stessa, ma un'ebraismo che si è adattato a nuove circostanze elaborando forme diverse e originali di religiosità e di culto.
Costante è stata l'attenzione di Guardini per le opere d'arte nella loro valenza storico-metafisica. Basti qui ricordare le interpretazioni di Dante, Dostoewskij, Mörike, Hölderlin, Rilke: ormai dei classici dell'ermeneutica contemporanea. In questo breve saggio Guardini traccia i lineamenti della sua estetica: il costituirsi della forma artistica, le immagini, il senso, il nesso tra etica e bellezza, il rapporto con la realtà al di là degli equivoci del realismo. Un'estetica che proprio nel riconoscimento dell'autonomia ontologica dell'opera d'arte - "ha sì un senso ma non uno scopo [...] Non mira a nulla, ma significa; non vuole nulla, ma è" - ne disvela il coté teologico: "quel carattere religioso insito nella struttura dell'opera d'arte in quanto tale; nel suo rinvio al futuro, a quel "futuro" puro e semplice che non può più essere fondato a partire dal mondo. Ogni autentica opera d'arte è essenzialmente "escatologica" e proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà".
Levi della Torre guida il lettore nel pensiero e nell'opera leopardiana, sottolineando come nei suoi testi non ci sia contrapposizione, ma rimando tra "metafisica" e "laicità", tra "religioso" e "irreligioso", al limite tra "credulità" e "incredulità". L'autore è docente presso la Facoltà di Architettura di Milano ed è stato membro del Consiglio della Comunità Ebraica di Milano.
Uno dei teologi più noti (Bruno Forte) e un famoso biblista (Sergio Quinzio) si confrontano su uno dei mali più sentiti e poco dibattuti dell'uomo contemporaneo: la solitudine.
In quest'opera, cui si riconoscono caratteristiche di un "classico" del pensiero cristiano, Charles Moeller, studioso di letteratura in quanto rivelatrice di un mondo di idee e di spiritualità, ha delineato gli incontri e le divergenze tra la "novità" del messaggio evangelico e l'umanesimo greco-latino nelle sue più alte espressioni. Sono qui affrontati alcuni grandi nodi problematici: il male in Omero e nei tragici greci, il peccato in Shakespeare, Racine e Dostojewski, la sofferenza, negli stessi ambiti e autori, la morte in Omero, Platone, Cicerone e Virgilio, e il Paradiso in Dante.