La venerazione che il mondo cristiano riserva a Maria, la Vergine madre di Dio, ha radici lontane nell'Occidente latino e nell'Oriente di lingua greca e siriaca, trovando espressione nel culto sia comunitario sia personale: così, nel corso del cristianesimo si è sedimentato un immenso patrimonio di opere di pensiero e di poesia, che vanno dalle pie preghiere della devozione popolare ai componimenti letterari, dai testi liturgici agli appassionati accenti dei mistici. Il volume, corredato di bellissime illustrazioni, esplora la classicità e al tempo stesso la contemporaneità del culto mariano, delineato in tre tappe: il santo Rosario, di cui documenta la storia e il significato; le Litanie Lauretane, cinquantuno titoli di invocazione alla Madonna, di cui ricostruisce l'origine storica ma approfondisce anche la formulazione, il contenuto, la storia, l'etimologia; e infine la presenza di Maria nel magistero papale, in riferimento in particolare al pensiero e alla devozione di cinque pontefici.
"Nei secoli cristiani la figura della 'Madre di Dio' ha occupato - e non poteva essere altrimenti - una posizione centrale sia nella liturgia sia nella devozione popolare. E soprattutto in quest'ultima. La Versione Maria viene, infatti, venerata sotto innumerevoli titoli e nei più disparati luoghi e contrade.
Ciò detto e indipendentemente dal credere, cosa si può dire innanzi a un fenomeno collettivo così vasto? E' superstizione? O altro? E che significato ha - o può rivestire - la figura della Vergine Maria per chi non crede o, comunque, non aderisce ad alcuna religione positiva? E, infine, senza alcun riferimento alla trascendenza, v'è nella figura della Vergine qualcosa che può parlare a tutti gli uomini? Ritengo di sì, perché Maria risveglia nell'anima l'archetipo - se così lo si vuol chiamare - della maternità".
Nato in un clima di evangelizzazione, il testo Sulle testimonianze rese dal Corano a Maria Vergine (1845) tardivamente attribuito a Rosmini e pubblicato in raccolta solo nel 1884, qui per la prima volta presentato a sé, mostra un volto inedito del pensatore considerato una delle voci più autorevoli del pensiero cattolico liberale dell'Ottocento. Persino ardita sembra la sua scelta di riportare e commentare passi della Sura dove è attestato il culto di Maria, anche solo perché, accostandovisi da studioso, è precursore di un'attenzione positiva verso l'Islam e il Corano all'epoca solo accennata. Di più, quasi per eterogenesi dei fini, queste pagine, pur avendo un chiaro intento missionario e di conversione che trova espressione anche in stilemi anti-islamici della cultura del tempo, inaspettatamente dimostrano la possibilità di una apertura al dialogo cristiano-islamico, proprio a appartare dalla ricerca storico-filologica di quelle verità della fede cattolica nascoste fra le pieghe di un credo - non un'eresia - diverso e come tale riconosciuto.