«È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?». È la celebre domanda che risuona nel romanzo "L'idiota" di Dostoevskij. Ma di quale bellezza si parla? Come è noto, lo scrittore russo si è alimentato alla Filocalia, dove i Padri monastici hanno insegnato che Dio è bellezza, e che questa ha assunto un volto e un nome in Gesù di Nazaret. Il mondo non si salva allora per un ideale e neppure per un'etica che per quanto alta quando entra nella storia affoga. No, solo in Cristo morto e risorto l'uomo torna a vivere. Di questo ne sono stati umili testimoni i monaci, i quali ci hanno lasciato la loro diuturna ricerca della Bellezza nei loro scritti, nelle regole di vita e persino nelle opere che hanno edificato. Il seguente volume ha voluto attingere a questa tradizione per l'uomo d'oggi che su mille strade sente ancora salire prepotente dal cuore l'interrogativo capitale: «Bellezza, dove sei?».
Negli anni immediatamente successivi all'ultima assise conciliare, la vita religiosa è stata attraversata da un movimento generale di approfondimento e riscoperta dello spirito e delle finalità che avevano animato i rispettivi fondatori (cf. Perfectae caritatis, 2b). Questo ha significato un rinnovato fervore di studi sulle regole o sulle costituzioni da essi redatte e, insieme, un approfondimento delle loro vite, nelle quali era progressivamente germogliato il dono singolare ricevuto dallo Spirito per la formazione delle loro famiglie religiose. Una «regola di vita», infatti, è sempre il frutto maturo e la cristallizzazione di un'«esperienza di vita». Questa intuizione costituisce il filo rosso che ispira le pagine della madre Monica Della Volpe nella sua rilettura della Vita di san Benedetto nell'unica testimonianza scritta che ce l'ha trasmessa, il Libro II dei Dialoghi di san Gregorio Magno, un testo relativamente trascurato se messo a confronto col proliferare quasi incalcolabile di studi analitici e d'insieme sulla Regola di Benedetto. Risultato di una vera e propria lectio svolta all'interno di un contesto comunitario dove san Benedetto è pneumaticamente ancora presente - un po' come i sermoni di san Bernardo o di altri eminenti cistercensi medievali nacquero dalla predicazione alla comunità -, il libro che la madre Monica ci consegna, va ad arricchire la non abbondantissima letteratura contemporanea sul testo gregoriano.
L'autore immagina di scrivere una lettera a un giovane del nostro tempo che si affaccia alla vita monastica. Dopo avere cercato a lungo di comprendere l'essenza di questa vocazione, proponendosi a lui come una guida fraterna, suggerisce quali tesori spirituali il monachesimo, perenne ricerca ed esperienza di Dio, può offrire, senza nascondere anche le difficoltà e gli ostacoli che si possono incontrare lungo il percorso. Il lettore interessato alla spiritualità può ritrovare, nella lettura di questo volumetto, alcuni capisaldi su cui poggiare per condurre una vita monastica - ma anche una vita cristiana - più autentica e vera.
Questo libro, non un'introduzione ma una vera e propria guida al cammino di verifica nella professione monastica, si colloca nel punto d'incontro di tre ambiti di tradizione: l'esperienza della vita monastica benedettina cistercense nel solco sapienziale della Regola di san Benedetto; l'esperienza di rinnovamento dopo il concilio; la rilettura orientativa del documento di san Giovanni Paolo II, Vita consecrata, e degli ultimi documenti della Chiesa sulla vita contemplativa. L'esito di questo lavoro è un focus sul fondamento della vita consacrata: l'esperienza personale ed ecclesiale dell'amicizia con Cristo.