La fede collega il passato e il futuro, trasformando la memoria di ciò che Dio ha fatto in fiducia nella tenuta del suo amore nel tempo presente. "Oggi" è una delle parole - chiavi del Deuteronomio, Il libro del Pentateuco che rilegge l'alleanza offerta da Dio al popolo d'Israele "Ricordati del signore tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurato ai tuoi padri" (DT 8, 18) "Oggi" dice che la promulgazione della Torà è l'impegno della sua osservanza non sono un episodio del passato, ma si rinnovano ogni volta che popolo e individui se ne sentono interpellati.
Per Qoèlet "tutto è vanità". Ma aggiunge: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo". Il timore non è la paura di Dio ma il riconoscimento della sua alterità e la consegna di sé alla sua gratuità che responsabilizzano e trasformano l'inconsistente in consistente. Se le parole dei saggi - i saggi che hanno impresso la loro saggezza nei versetti biblici sono un pungolo è perché quelle parole custodiscono la luce che trasforma l'inconsistenza umana in consistenza per grazia.
Osserva Walter Benjamin come la conoscenza in ambito letterario venga a darsi solo in maniera fulminea, laddove il testo continua a lungo a risuonare come un tuono. All'incontrario il lavoro critico - e questo lavoro critico di Maria Lenti - ha da sviluppare al massimo grado il nesso espressivo che lega la poesia, nel nostro caso quella dialettale, alla lingua nelle sue molte implicazioni: una lingua che fluttua per così dire nella propria materialità a qualche centimetro da terra. E una lingua cui la qualità a sua volta di poetessa della saggista urbinate reca l'apporto di un proprio linguaggio che contiene ovviamente gli echi di altre lingue e stili offrendo ai testi analizzati ulteriori parole e ritmi. Di fronte all'universo delle opere e dei poeti presi in esame, la voce di Maria Lenti non è una voce indifferente o neutra: non è voce che si privi di se stessa, come si è detto, ma è insieme il racconto di una vicenda espressiva, quella della letteratura italiana in neo-volgare, che ha anch'essa contribuito a non lasciar svanire nell'ombra il volto della poesia.
Il romanzo narra una delicata storia familiare dei nostri giorni, nella Roma di oggi, affascinante e ricca di contrasti e in una società in cui l'apparire e il possedere diventano più importanti dell'essere e in cui la spasmodica corsa verso il successo provoca un'atrofizzazione delle emozioni e dei sentimenti. Gabriele è un giovane manager, il cui incessante lavoro, pur garantendo un notevole benessere alla sua famiglia, finisce per assoggettarlo al punto di fargli rischiare di perdere i suoi affetti più cari e se stesso. Ma un sogno gli rivelerà che la realtà, alla volte, è ben diversa da ciò che vediamo, o meglio, da ciò che vogliamo vedere. Il confronto diretto con suo padre, con cui ormai non parlava da anni, gli consentirà di comprendere come il pregiudizio spesso ci impedisca di vedere oltre l'apparenza e come spesso si sfrutti la rabbia come un nido in cui rifugiarsi e crogiolarsi per giustificare se stessi o quelle situazioni che alle volte non riusciamo a comprendere. L'incontro con il padre metterà tra le mani di Gabriele una perla dal valore inestimabile: la possibilità di poter scegliere il finale da dare alla storia della sua vita.
La luce, nella sua duplice accezione di matrice generatrice dello spazio e dei suoi luoghi, ma anche di metafora della divina Presenza, si offre quale simbolo privilegiato per un dialogo fecondo tra architettura e teologia. Entrare in una chiesa vuol dire lasciarsi sorprendere da una luce altra: una luce che, "guidata" dall'architettura e dalle arti sacre, rischiara il buio originario degli spazi interni, facendo sperimentare una luce che è trionfo sull'oscurità.
Queste pagine esplorano un aspetto della violenza degli uomini verso le donne per lo più trascurato: il suo scaturire da dinamiche desideranti triangolari, uomo-donna-uomo, nelle quali l'altro uomo è assunto inconsapevolmente, a un tempo, come modello e come temuto rivale. Dinamiche distruttive e autodistruttive, alimentate dall'illusione che il desiderio umano si diriga ai suoi 'oggetti' in modo diretto, senza la mediazione relazionale di alcun modello 'terzo'. Solo rinunciando a tale illusione ego-centrica, portata all'estremo dall'immaginario narcisistico-competitivo dominante, diventa possibile accogliere l'irriducibile alterità di ogni donna e insieme di ogni uomo, dando così scacco alla violenza. Una rinuncia, e una ricchezza, a cui possiamo accedere attraverso la lingua 'spiazzante' del perdono.
Il primo ingresso delle monache nel Monastero di Santa Chiara di Verucchio avvenne nel 1636. Un testimone oculare, il notaio Girolamo Celli, scrisse una "Memoria" dell'evento assai particolareggiata e suggestiva. Il manoscritto originale è perduto ma ci è pervenuta la trascrizione di Ariodante Marianni nel 1875. Il linguaggio è elaborato e solenne: il notaio è consapevole di presentare un episodio fondamentale della storia di Verucchio.
"Le 'Armi' sono un opera singolare da considerarsi insieme diario, confessione, autobiografia e trattato. A ogni pagina traspare la partecipazione intensa dell'autrice che unisce saldamente la teoria con l'esperienza del cammino di fede. Il punto di partenza non è Caterina stessa ma è Dio, che già si è fatto vicino, Amico, Compagno della sua vita. Le tappe più significative nello sviluppo del trattato sono: prologo, presentazioni delle Armi principali; le tentazioni diaboliche nelle quali fu invischiata per cinque anni. Nel corpo centrale dell'opera si evince la dottrina cateriniana della perfezione; la via dell'obbedienza, la via della croce e la via della santa religione; le visioni e i doni straordinari che Caterina descrive con sapienti riflessioni per l'ammaestramento e il cammino del lettore." (Sorelle Clarisse del Corpus Domini di Bologna)
Giunto al suo XII numero l'Annale dell'ISSR di Rimini, "Parola e Tempo", si propone come di consueto nella sua raffinata veste editoriale, con un'accurata scelta di materiali (operata dal direttore N. Valentini, insieme alla redazione). Pensato originariamente come strumento di formazione e confronto culturale, ma anche di elaborazione e ricerca nelle Scienze Religiose, il volume pubblicato dall'Editore Pazzini, raccoglie materiali di particolare rilevanza teoretica e spirituale, quasi interamente frutto di esperienze concrete di formazione e ricerca promosse nel corso dell'ultimo Anno Accademico.
E' questo il tempo in cui le religioni sono chiamate ad un'altra narrazione su Dio capace di dire il mistero nella solidarietà degli esseri umani tra loro e con l'intero universo, come ci insegnano le esperienze religiose del sud del mondo. Epoca post-secolare perché in ascolto delle grammatiche religiose ed epoca post-metafisica perchè oltre le certezze definitive.
Forse è giunto il momento di aprire una riflessione sulla nuova figura di padre che va emergendo in questo nostro tempo d'esodo. Queste pagine provano a tratteggiare la ricerca e l'attesa di paternità delle figlie e dei figli. E mostrano come l'assumere la paternità apra agli uomini un cammino di umanizzazione particolare. Nella nostra convivenza i padri si fanno testimoni, nella loro fragilità, quando si fanno iniziatori e, insieme, capaci di consegna.
Leggendo le diverse parti in cui il testo è suddiviso ci vengono sotto gli occhi nomi di persone che accompagnano, generazione dopo generazione, le tappe dell'esistenza delle Suore Francescane Missionarie di Cristo. I nomi che man mano le pagine del presente volume fanno emergere dall'anonimato rivelano volti e storie di fede inimmaginabili, tratti di carità eroica nascosta, segni di speranza certa, personalità concrete di suore che nel tempo hanno seguito Cristo e ora vivono con Lui.