Queste pagine si interrogano sul tipo di verità che la Bibbia dischiude e sul tipo di linguaggio o genere letterario usato. Né scientifico né filosofico né estetico, il sapere custodito dal testo biblico è di carattere "erotico". Vi si trova la risposta alla domanda del Simposio di Platone "che cos'è l'amore", ma espressa nella modalità di un racconto - la Torah vera e propria - e con un'altra prospettiva: non l'amore che attira tutto a sé irresistibilmente, bensì l'amore come libertà d'amore che ama gratuitamente e chiama ad amare gratuitamente. Sovversivo dell'indifferenza, dell'ingiustizia e della violenza, l'amore narrato dal testo biblico è l'amore di bontà o giustizia, incarnazione stessa della trascendenza nella storia.
Un libro nato da un confronto critico e un dialogo schietto tra due diverse esperienze spirituali – quella cristiana e quella buddhista – sul piano di quel “cuore” di ogni via religiosa che i cristiani chiamano “amore”, “carità”, “misericordia”, e i buddhisti chiamano “amicalità”, “in-nocenza”, “compassione”. Senza cedere a facili sincretismi, è rivolto a tutte le persone in ricerca di un incontro autentico tra due vie religiose: ai credenti cristiani e ai praticanti buddhisti che, come parte del proprio cammino, desiderano far dialogare in sé due diversi mondi spirituali; alle persone coinvolte a vario livello nel dialogo interreligioso.
Da quella straordinaria sera dell'11 Ottobre 1962, quando Giovanni XXIII, il 'Papa buono', dalla finestra del Palazzo Apostolico inviò una carezza a tutti i bambini della terra, suscitando un'ondata universale di tenerezza, che al suo sguardo paterno sembrava coinvolgere persino la luna, enormi trasformazioni sono avvenute nella vita della Chiesa e del mondo. Grazie al Concilio Vaticano II, inaugurato quel giorno, si può dire che i processi della storia della Chiesa e della vicenda dell'umanità intera si sono avvicinati e intrecciati come forse mai prima era avvenuto. Mai un'assise conciliare aveva prestato tanta attenzione alle sfide del tempo; mai la storia era entrata con tanta consapevolezza nell'autocoscienza della Chiesa; mai allo stesso modo i Vescovi in Concilio avevano avuto coscienza di essere essi stessi protagonisti di una svolta dalle conseguenze epocali. Lo si rileva seguendo la struttura fondamentale della riflessione conciliare nella sua triplice articolazione in rapporto al passato, al presente e al futuro della Chiesa.
Che cosa rende unico il Triduo pasquale? Come una liturgia solenne rivela la fede nel Signore "crocifisso-sepolto-risorto"? In che senso una volta all'anno si rinsalda l'esperienza di Dio? Il saggio pone al centro le due scene-madri del rito dell'Adorazione della Croce, il Venerdì santo, e della Veglia nella Notte santa, con l'intervallo dello stare in silenzio davanti al sepolcro di Gesù. La Parte prima è dedicata all'unità celebrativa tra il Crocifisso e il Risorto trasmessa dalla fede. Poi nella Parte seconda le meditazioni sulle Scritture rafforzano l'esperienza di Dio vissuta durante l'intera Settimana santa. Il libro, poiché tratta del legame spirituale tra fede, rito e vita nel Triduo, è corredato da una Postfazione di Andrea Grillo, professore ordinario di teologia liturgica e sacramentaria al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e all'Istituto di Liturgia pastorale Santa Giustina di Padova.
Il costante riapparire del demoniaco nelle cronache dimostra che il diavolo è un caso serio anche per l'uomo divenuto adulto, come direbbe Dietrich Bonhoeffer. Alla luce dell'ermeneutica filosofica e teologica contemporanea, il testo si chiede se e in quale diavolo crede l'epoca della post-secolarizzazione e del post-moderno che caratterizza l'Occidente. Indaga inoltre la fenomenologia delle variegate sette sataniche chiedendosi come sconfiggere il Maligno oltre i limiti e le strettoie delle "tecniche esorcistiche" e impegnando in questa lotta non solo le chiese ma anche la società civile.
Per Qoèlet "tutto è vanità". Ma aggiunge: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo". Il timore non è la paura di Dio ma il riconoscimento della sua alterità e la consegna di sé alla sua gratuità che responsabilizzano e trasformano l'inconsistente in consistente. Se le parole dei saggi - i saggi che hanno impresso la loro saggezza nei versetti biblici sono un pungolo è perché quelle parole custodiscono la luce che trasforma l'inconsistenza umana in consistenza per grazia.
Osserva Walter Benjamin come la conoscenza in ambito letterario venga a darsi solo in maniera fulminea, laddove il testo continua a lungo a risuonare come un tuono. All'incontrario il lavoro critico - e questo lavoro critico di Maria Lenti - ha da sviluppare al massimo grado il nesso espressivo che lega la poesia, nel nostro caso quella dialettale, alla lingua nelle sue molte implicazioni: una lingua che fluttua per così dire nella propria materialità a qualche centimetro da terra. E una lingua cui la qualità a sua volta di poetessa della saggista urbinate reca l'apporto di un proprio linguaggio che contiene ovviamente gli echi di altre lingue e stili offrendo ai testi analizzati ulteriori parole e ritmi. Di fronte all'universo delle opere e dei poeti presi in esame, la voce di Maria Lenti non è una voce indifferente o neutra: non è voce che si privi di se stessa, come si è detto, ma è insieme il racconto di una vicenda espressiva, quella della letteratura italiana in neo-volgare, che ha anch'essa contribuito a non lasciar svanire nell'ombra il volto della poesia.
Il viaggio esistenziale del protagonista per eccellenza della storia del Graal descrive le tappe di un percorso di Risveglio ove accade il transito dall'ego al Sé, centrando la personalità nella Trascendenza che si rivela nel dono della vita. Nell'immanenza di una domanda posta al volto concreto di un ferito, si attinge il senso trascendente del vivere.
Il romanzo narra una delicata storia familiare dei nostri giorni, nella Roma di oggi, affascinante e ricca di contrasti e in una società in cui l'apparire e il possedere diventano più importanti dell'essere e in cui la spasmodica corsa verso il successo provoca un'atrofizzazione delle emozioni e dei sentimenti. Gabriele è un giovane manager, il cui incessante lavoro, pur garantendo un notevole benessere alla sua famiglia, finisce per assoggettarlo al punto di fargli rischiare di perdere i suoi affetti più cari e se stesso. Ma un sogno gli rivelerà che la realtà, alla volte, è ben diversa da ciò che vediamo, o meglio, da ciò che vogliamo vedere. Il confronto diretto con suo padre, con cui ormai non parlava da anni, gli consentirà di comprendere come il pregiudizio spesso ci impedisca di vedere oltre l'apparenza e come spesso si sfrutti la rabbia come un nido in cui rifugiarsi e crogiolarsi per giustificare se stessi o quelle situazioni che alle volte non riusciamo a comprendere. L'incontro con il padre metterà tra le mani di Gabriele una perla dal valore inestimabile: la possibilità di poter scegliere il finale da dare alla storia della sua vita.
Una raccolta di racconti a servizio di un diverso modo di pensare la vita e la religione. Quello che qui si propone è un breve assaggio della teopoetica di Alves quanto mai adatta all'abitante della post-modernità. I racconti qui presentati sono apparsi ne "La pagina di Rubem Alves" sulla rivista CEM mondialità nelle ultime annate.
Che cos'hanno in comune Henry David Thoreau e San Francesco? Che rapporto c'è tra ecologismo e pelligrinaggio? E che cosa c'entra in tutto questo la Valmarecchia? Il libro cerca di rispondere a queste e ad altre domande tracciando un percorso suggestivo che mira alla scoperta del territorio della Valmarecchia attraverso le testimonianze della leggenda, i segni dell'arte e l'approfondimento di alcuni insegnamenti francescani declinati nell'attualità, come il farsi straniero e pellegrino sulla terra e l'amore per la natura e gli animali.
La chiave di lettura del volumetto è il passo della lettera di san Paolo apostolo agli Efesini ove Cristo è identificato come nostra pace sulla croce (2,11-19). La logica della inimicizia è stata svuotata di senso, in modo da dischiudere l'orizzonte di un'umanità nuova, di cui è erede la Chiesa per la sua missione nel mondo. L'evangelico amore ai nemici è portato alle conseguenze estreme, persino ardite: sul proprio corpo Gesù Cristo elimina il veleno mortifero della mentalità violenta che scova nemici dappertutto, fin dentro la diversità delle culture e delle religioni, e nello stesso tempo rende visibile un cambiamento profondo nelle relazioni tra le persone. Qui s'inseriscono le varie sfumature della pace/shalom delle Scritture ebraiche che, nell'attrazione verso una pace perpetua, si muovono tra un benessere soddisfacente nella concordia e la salvezza dalla disgregazione.