Da uno dei fondatori della teologia della liberazione, una raccolta di testi inediti sullo scorrere del tempo, sulla vecchiaia e sulla morte. Quando ci si avvicina al tramonto, emergono con forza le domande essenziali ("Per quale ragione vivo? Per quale causa sono pronto a morire?") e si cerca un criterio per valutare la vita nel suo rapporto con la morte. Il limite posto al tempo che ci è dato da vivere fa continuamente risuonare l'appello per imparare a vivere. "La vecchiaia è l'autunno della vita, l'autunno è estremamente bello ed estremamente triste perché arriverà l'inverno ... Essere nella vecchiaia è avere il tempo corto, il tempo dell'autunno è corto". Arricchito da due racconti inediti, forma letteraria molto amata dall'autore.
La riflessione pedagogica e teologica di Rubem Alves, proposta nel volume attraverso una selezione di racconti, rivela al tempo stesso un carattere eretico ed erotico. Prima ancora dei comportamenti, osserva l'intellettuale brasiliano, bisogna cambiare gli sguardi e le visioni, ma anche superare una concezione della soggettività centrata sul "cogito" ripensando il soggetto a partire dal corpo. Per questo è necessario che l'apprendimento sia un'estensione progressiva della nostra dimensione corporea, in grado di crescere provando il piacere della contemplazione della natura, il fascino dei cieli stellati, la sensibilità tattile verso le cose, la gradevolezza della conversazione, delle storie e delle fantasie, ma anche del cibo, della musica, del riso, del far niente. "A me piacerebbe - scrive Alves - che nelle scuole si parlasse dell'orrore delle spade e della bellezza degli aratri, del dolore delle lance e del piacere delle cesoie da giardino". Prefazione di Mauro Castagnaro.
Una raccolta di racconti a servizio di un diverso modo di pensare la vita e la religione. Quello che qui si propone è un breve assaggio della teopoetica di Alves quanto mai adatta all'abitante della post-modernità. I racconti qui presentati sono apparsi ne "La pagina di Rubem Alves" sulla rivista CEM mondialità nelle ultime annate.
Nel nostro corpo si rivela il desideriodi Dio: Dio fin dall'eternità ha voluto avere un corpo come il nostro. Gesù parla del nostro mondo, parla della vita. Parla dei nostri corpi, di sorrisi e di lacrime. E noi fremiamo d'orrore. Il motivo? Vogliamo essere più spirituali di Dio. L'umanità di Dio ci mette a disagio. Ma per parlare di sè, Dio si fece uomo. Un discorso su Dio a un discorso su un uomo. La parola si è fatta carne, nostro fratello, uno di noi.
Perché il cristiano crede alla resurrezione del corpo?
In questo corpo così piccolo, così effimero, vive tutto un universo, e se potesse darebbe la sua vita per la vita del mondo. Nel nostro corpo si rivela il desiderio di Dio: Dio fin dall’eternità ha voluto avere un corpo come il nostro. Gesù parla del nostro mondo, parla della vita. Parla dei nostri corpi, di sorrisi e di lacrime. E noi fremiamo d’orrore. Il motivo? È che noi vogliamo essere più spirituali di Dio. L’umanità di Dio ci mette a disagio. Ma per parlare di sé, Dio si fece uomo. Un discorso su Dio è un discorso su un uomo. La parola si è fatta carne, nostro fratello, uno di noi. Nacque, visse, morì...
Rubem A. Alves (Boa Esperança 1933), teologo, filosofo, psicanalista, poeta e autore di racconti per bambini brasiliano, ha studiato teologia presso il seminario presbiteriano di Campinas, quindi presso l’Union Theological Seminary di New York, e filosofia presso il Princeton Theological Seminary. Primo a coniare l’espressione “teologia della liberazione”, negli anni sessanta è stato denunciato quale sovversivo e perseguitato dal regime militare. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato Parole da mangiare (1998).
La Scuola del Ponte di Vila das Aves vista da Rubem Alves. In appendice alcuni saggi dell'autore pubblicati su Cem Mondialita". "
Il libro traccia le linee di una teoria dell'immaginazione creativa per nuove forme di organizzazione sociale.