I testi qui raccolti sono il frutto di due intense riflessioni proposte dal vescovo, mons. Francesco Lambiasi, in questi primi mesi del suo episcopato. Scaturite da distinte circostanze (la prolusione al nuovo anno accademico dell'ISSR "A. Marvelli" e la lezione magistrale tenuta all'Università di Bologna - Polo di Rimini) queste due riflessioni trovano la loro profonda connessione nel rinnovato incontro tra fede e ragione, tra verità e libertà, tra conoscenza e amore. In profonda sintonia con la più autentica tradizione del pensiero cristiano, il vescovo Lambiasi ci mostra, con magistrale sintesi, come la verità manifesta diviene amore e, nel contempo, come l'amore realizzato si trasformi in bellezza.
Le lettere dell'apostolo Paolo costituiscono una testimonianza di fede unica. Una fede vissuta nella tensione tra la fedeltà ai padri e la fedeltà all'azione dello Spirito nella storia. Il messaggio di Paolo tocca ogni credente, la sua figura affascina sempre: per questo si è immaginato che egli scriva questa lettera a tutti i ragazzi, perchè attraverso la sua straordinaria avventura dopo l'incontro col Risorto anche tanti altri possano vedere in Gesù colui che è atteso.
Entri curiosando in libreria: libri e libri di cucina e immancabile corredo di ricette. Tutte interessanti, elaborate, dettagliate: 400 grammi di... mezzo litro di... una scodella di... un panetto di... un cucchiaio di... bicchierino di... grattugiata di... Ingredienti semplicemente elencati, freddamente allineati e inanimati, quasi si fosse in un obitorio in attesa del medico legale. Perchè non depurare allora l'aridità impersonale della ricetta e inserirla invece - attore principale o comprimario o comparsa - in un racconto, una situazione, una novella che contribuisca ad esaltare, a modo suo, il ruolo che cucina, cibo, alimentazione hanno nell'evoluzione culturale della società? Sì, sì, avete capito bene: ho detto "culturale", perchè i popoli attraverso il cibo hanno sempre rivelato e connotato la loro identità; e l'alimentazione, la cucina è divenuta storicamente espressione di usi, situazioni, orientamenti, comportamenti, "logo" di una società. E così è nato questo volumetto che vuol cercare, nel suo piccolo, di innestarsi in questo vasto filone e briosamente rappresentarlo con immaginarie scenette recitate in un affollato teatrino di paese, con il dialetto e le "arzdore" in sorridente sottofondo.
Attraverso uno sguardo ai numerosi monumenti dedicati a Mazzini, il volume di Michele Finelli e Lorenzo Secchiari ricostruisce alcuni momenti significativi della storia del movimento repubblicano nelle province di Massa-Carrara e La Spezia. Dopo la morte del patriota (1872) in questa zona, roccaforte repubblicana in Italia, cominciò la costruzione di una "religione laica" che trovò nell'associazionismo operaio e nell'uso dell'iconografia mazziniana i suoi punti di forza. Non è un caso che la proliferazione di lapidi e bassorilievi dedicati a Mazzini fosse accompagnata dalla conquista da parte di repubblicani e progressisti di importanti comuni, come Carrara e La Spezia.
Respingendo le opposte tentazioni della tabuizzazione moralistica e della banalizzazione consumista, Piana offre una visione serena della sessualità evidenziando la molteplicità dei significati umani e suggerendo i criteri per la formulazione del giudizio etico. L'approccio a tematiche particolari, quali l'autoerotismo, l'uso della sessualità al di fuori del matrimonio e l'omosessualità, si sviluppa nel solco di un'attenzione privilegiata alle dinamiche soggettive e relazionali. Il superamento della tradizionale concezione 'naturalistica' non implica la caduta in un assoluto relativismo, ma diviene la condizione per una più matura crescita della persona e dei rapporti interpersonali.
Viaggio per immagini e parole lungo le coste occidentali dell'Adriatico, dall'Istria al Salento, dentro le microeconomie pescherecce e artigianali costiere. Dalla piccola pesca alle colture vallive, dalle saline ai trabocchi, dai costruttori di forcole ai funai. Un itinerario geografico ed umano, attraverso il lavoro di un popolo del mare che, lontano dai grandi porti e dai sistemi di produzione industriale, rimane depositario di una cultura nobile e antichissima che si è evoluta nel rispetto di un ambiente ora ostile ora amico, sempre comunque fonte di sostentamento. Una cultura marinara ricca di tradizioni, profondamente radicata al territorio costiero italiano, capace di tenere vivo il senso di appartenenza e di saperlo tramandare. Un'arte di vivere e lavorare con le mani. Mani forgiate nell'acqua e nel sole, nel quotidiano, intimo, rapporto con il mare.
In quanto parte integrante della vita e dell'esperienza umana, il sogno è una delle cose più 'reali' che esistano: i nostri sogni fanno parte di noi. La massima di remota origine "In somnio veritas" un tempo veniva riferita al presunto valore conoscitivo e oracolare del sogno, e potrebbe conservare una sua validità ancora oggi, ma in una diversa prospettiva. Nel sogno infatti l'essere umano,privo della sovrastruttura civile e razionale che caratterizza la vita diurna, è conoscibile nella sua dimensione meno palese, più profonda e primitiva. E quindi è anche più aperto all'azione di Dio. Nell'esperienza di fede che si riflette nella Bibbia, (come in quasi tutte le culture antiche), il sogno è non solo una realtà di cui tener conto, ma una delle più tipiche forme di comunicazione diretta, privilegiata e intensificata, tra Dio e l'essere umano. Nel sogno Dio mostra la verità, toglie il velo che impedisce agli uomini l'accesso alla realtà vera e piena.
Non credo che per i bambini di oggi sia tanto facile "ruglés ti sanpurgnòis", rotolarsi nell'erba di San Petronio, un po' perché i nostri bambini non vi giocano più. La traduzione è assolutamente frutto della mia immaginazione: i "sanpurgnòis" o, come dicono altri "sanpurgnòin" hanno lasciato un'immagine tanto sbiadita nella mia memoria che non sono riuscito a dare loro una corrispondenza certa, nonostante i manuali di botanica consultati. Fieno greco oppure stancabue, più probabilmente pettine di Venere, pare proprio che questa essenza prativa, scansata dalle donne che falciavano erba fresca per i conigli, non voglia essere riconosciuta se non con la terminologia dialettale: rispettiamola. In fondo si è sempre fatta rispettare, se la calpestavi ti appiccicava un odore acre e disgustoso.
Questa nuova opera di Antonio Gasperini, non più in vernacolo ma in un italiano colto e ricco di rimandi di chi conosce la poesia in lingua e ne ha assorbito stilemi e retorica, non ci deve stupire dopo il conclamato successo delle sue opere dialettali. Gasperini ha cominciato a scrivere in lingua e in lingua ha pubblicato opere significative. Questo è un libro che parte dalla memoria per giungere in vista di un capolinea di cui dà giustificazione il titolo: "Ricongiunti colloqui", che costituisce anche la poesia d'apertura e fornisce la traccia di senso dell'opera. "Come in muta preghiera, nei ricongiunti colloqui con gli avi, mi si allentano le dure certezze e tutto si spegne il frastuono del mio breve futuro". La vita è "un'intrigante metafora" che Gasperini ha letto e riletto nelle asprezze della sua terra a cui ha fatto ritorno e altrove, dove le vicende lo hanno condotto.
Il Santuario della Verna racchiude da secoli tesori immensi di spiritualità e di arte; oltre alle tavole robbiane, conserva un altro ciclo figurativo plurisecolare. Si tratta di un ciclo di affreschi cinquecenteschi, opera principalmente di Gerino da Pistoia, ed è costituito da 51 medaglioni che rappresentano altrettanti Santi o Beati francescani (o gruppi di Beati, nel caso dei Martiri), ognuno evidenziato da particolari iconografici e da didascalie che ne esprimono la specificità. Nel 1999, un provvidenziale stanziamento permise il restauro dei 51 medaglioni affrescati nei corridoi del Dormitorio della Verna. La decorazione dei sovrapporta delle celle del Convento fu, per Gerino e i suoi collaboratori, un lavoro "di frontiera".