Si aggirano per casa come entità estranee e imperscrutabili. Non parlano con i grandi, come se rispettassero un codice d'onore noto solo a loro. Stanno sul divano con in testa il cappuccio della felpa, o chiusi in camera a giocare alla PlayStation. Sono adolescenti. I genitori spaesati si preoccupano che malumore e mutismo nascondano problemi a scuola, o di cuore, o magari più gravi, come alcol e bullismo. O noia. O niente. Liquidare tutto con "ai miei tempi non era così" non aiuta a capire né a risolvere. Perché i tempi sono cambiati, non solo per modo di dire, gli anni che separano una generazione dall'altra corrispondono a secoli ormai. Superata la tv, sono gli smartphone, i tablet, le wii, i social network le nuove appendici dei ragazzi. Sono nativi digitali, cresciuti in una società che non si riconosce più nei ruoli tradizionali. Nuove famiglie, precariato, istituzioni fragili sono ciò che conoscono. Stanno facendo da apripista a un nuovo mondo, e in più hanno tutti i sintomi dell'adolescenza che anche i loro genitori hanno conosciuto. Attraverso le testimonianze di molti ragazzi, talora crude, sempre rivelatrici, raccolte dal giornalista Mario Campanella, Maria Rita Parsi, psicoterapeuta di grande esperienza, spiega le ragioni sociali e fisiologiche dei comportamenti dei ragazzi, e aiuta i genitori a prendere atto delle responsabilità della famiglia e della scuola. Per guidarli sani e salvi fuori dal malessere e ritrovare insieme la serenità.
La felicità è un'aspirazione che accomuna ogni essere umano, un'esigenza legittima e un diritto innegabile. Ma è svilente considerarla semplicemente un punto d'arrivo, che a volte ha i tratti confusi di un sogno irraggiungibile. Perché la felicità è innanzitutto una ricerca, un percorso consapevole che serve a lasciare ai pensieri più profondi e alle esigenze più nascoste la forza di esprimersi e di trasformarsi in azione contagiosa. Perché la felicità - che non è mai una condizione permanente ma è effimera nell'esperienza degli esseri umani - è prima di tutto un agire. E sono i piccoli gesti quelli che fanno ogni giorno la differenza. Il dolce piacere di accogliere chi si aspetta una porta sbattuta in faccia, la scoperta di essere capaci di ribaltare un rapporto negativo, l'importanza di sentirsi accettati pur nella propria diversità, capiti anche nelle paure più segrete. Non sono che piccole ricette per riuscire a raggiungere e a donare a se stessi e agli altri la felicità. Una parola spesso abusata e fraintesa, che trova la sua vera essenza nelle cose più semplici. Un percorso che ci guida, attraverso molteplici aspetti della vita quotidiana, verso la scoperta della felicità.
È difficile impedire al corpo di rivelare ciò che pensiamo e sentiamo davvero, perché indipendentemente dalla nostra volontà, le emozioni trovano sempre un modo per manifestarsi. E il volto è la parte più sensibile del corpo, la sede di ben quattro dei cinque sensi, quella che con più facilità reagisce agli stimoli interni ed esterni. I tratti del viso rivelano molto di noi, per questo è importante saperli leggere. Chi è in cerca di un compagno, per esempio, dovrebbe guardare per prima cosa la nuca. Per un buon commerciale meglio osservare le tempie, e per capire in generale se fidarsi di qualcuno, le sopracciglia. Con un linguaggio semplice e preciso e disegni esplicativi, Anna Guglielmi, esperta di comunicazione non verbale, ci insegna a leggere ciò che le persone hanno scritto in faccia. Ci svela come scoprire da uno sguardo o un sorriso se il nostro interlocutore è annoiato o interessato, se mente o è sincero, se è triste o preoccupato, o se nasconde qualche segreto dietro il fremito di una ruga. Per capire meglio il prossimo e noi stessi e costruire rapporti personali e professionali soddisfacenti.
L'amore non è cieco solo per gli innamorati: del resto, come si può dare limiti al sentimento? Ma quando si tratta di papà e mamma, le conseguenze sono sotto i nostri occhi, basta guardarsi intorno, nei luoghi pubblici come a scuola: bambini ingestibili, svogliati, accontentati in ogni desiderio eppure mai soddisfatti, incapaci di sopportare un'osservazione o un rifiuto. Sono quegli stessi ragazzini che, spesso, finiscono per mettersi nei guai. Siamo diventati una società fintamente bambinocentrica, in cui i voleri del bambino hanno conquistato priorità su tutto: sull'armonia famigliare e della coppia, sulle considerazioni finanziarie, sull'educazione, sul rispetto per gli altri. In una parola, sul buon senso. Per anni i media e perfino alcuni esperti hanno ammonito i genitori: i bambini devono prendere parte alle decisioni, devono essere stimolati continuamente, sentirsi appagati, e fare le loro scelte. Il dire no è diventato sinonimo di meschinità o autoritarismo. E i bambini cosa ne hanno ricavato? Che la famiglia prima e il mondo dopo dovrebbero ruotare intorno a loro, che ogni desiderio è legge. Ovviamente, l'industria e i pubblicitari se ne sono accorti per primi. La soluzione esiste, e non è certo quella di amarli di meno, ma meglio. Significa riacquistare il valore di educatori, trasmettere loro il senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi. Insegnare a gestire l'impazienza, e anche la noia, che "è l'ingrediente dal quale sboccia la vera creatività".
"Vi è mai capitato di anticipare con preoccupazione un evento, di essere terrorizzati da una decisione da prendere, di temere qualsiasi tipo di cambiamento oppure di essere colpiti da una improvvisa crisi di panico? Se è cosi, anche voi fate parte di questo "popolo di ansiosi", ma siete in buona compagnia perché, solo in Italia, ci sono 5 milioni di persone che lottano quotidianamente con l'ansia, una prigione da cui è difficile liberarsi, un tunnel di cui spesso non si riesce a intravedere l'uscita". In questo libro Giampaolo Perna non solo racconta le origini dell'ansia, la differenza tra ansia normale e ansia patologica, l'analisi dei comportamenti ansiosi, ma insegna anche come uscirne. Sì, perché uscirne è possibile, sia per chi vive situazioni di ansia quotidiana, sia per chi è affetto da forme più gravi, quelle che rientrano nel capitolo dell'ansia patologica. Il primo passo, in una società sempre più basata sulla prestazione, è quello di non sentirsi in colpa o inadeguati, di sgombrare la mente dalla sensazione di non essere "normali". Poi è necessario capire che la buona volontà non basta, che spesso è necessario farsi aiutare, sia da un punto di vista psicologico che farmacologico. Partendo da casi esemplari, l'autore conduce lungo un percorso documentato ed efficace, indicando le vie d'uscita da uno dei disagi più diffusi del mondo moderno.
«La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno». Lo slogan, che ha tenuto banco all’inizio del 2009, è il pezzo forte di una campagna pubblicitaria in favore dell’ateismo, annunciata e poi sospesa tra mille polemiche.
L’idea all’origine di questo volume è quella di affrontare a viso aperto la questione chiave che sottende quel controverso slogan messo in campo con una buona mossa di marketing.
Davvero non abbiamo “bisogno” di Dio? Se dalla preistoria ai giorni nostri tutte le civiltà sono state caratterizzate da espressioni religiose, da dove sgorga nell’uomo la “necessità” di Dio e del sacro? E la religione, come aveva sostenuto Marx nell’Ottocento, è davvero «il singhiozzo di una creatura oppressa», «il sentimento di un mondo senza cuore», «l’oppio del popolo»?
In una sorta di “forum virtuale” quattro nomi autorevoli della psicologia e della psichiatria italiana – Vittorino Andreoli, Paolo Crepet, David Meghnagi e Maria Rita Parsi – riflettono sul delicato rapporto fra psiche e religione affrontando un ampio spettro di questioni che riguardano la vita di tutti e che non possono lasciare insensibili.
Collana
Una ciotola per dosare il cibo da concedersi in una giornata: grande al massimo per una fetta di prosciutto, tre fagiolini e uno yogurt. E se il contenuto superava il bordo del recipiente, era una catastrofe. Un cucchiaino per mangiare tutto più lentamente e non finire prima dei genitori: restare a guardarli mentre continuavano a cenare sarebbe stata una tortura per lei, in perenne lotta contro la fame. E poi, le pietanze tagliate in pezzi minuscoli, da sparpagliare e appiattire bene sul piatto, in modo da far sembrare più abbondante quel poco che mandava giù. Tattiche, manie e inganni con cui Justine ha cercato per mesi di nascondere una verità evidente: l'anoressia, che nel giro di tre anni l'ha portata dai 76 ai 40 chili. E a un passo dalla morte. Un tunnel nel quale è caduta per sfidare gli sguardi impietosi e le battute sulla sua taglia forte. Un male che ha attecchito sulla base di piccole ossessioni e insicurezze, normali incomprensioni familiari, e sul desiderio di ribellarsi al ruolo di figlia e studentessa modello. Sui disagi, insomma, di un'adolescente come tante. Justine ha raccontato in un blog le tappe del calvario che ha segnato la sua vita dai 14 ai 17 anni: anoressia, bulimia, dall'illusione di onnipotenza sul proprio corpo al crollo fisico e psicologico, che l'ha costretta al ricovero e all'interruzione degli studi. E il suo diario sul web ha attirato l'attenzione di migliaia di persone, soprattutto giovani, diventando un vero e proprio caso in Francia.
Per anni non solo il pensiero comune ma anche gli scienziati hanno pensato che le nostre funzioni mentali, con il trascorrere del tempo, non facessero che deteriorarsi. Ma le più recenti ricerche hanno dimostrato che non è affatto vero. È falso che le nostre funzioni declinino gradualmente con il passare degli anni, anzi: per molti versi è vero il contrario. Il cervello maturo è più flessibile e adattabile di quello di un giovane, non ha affatto smesso di crescere, di svilupparsi, di rigenerarsi, può contare sul bagaglio di conoscenze e di esperienze acquisite e sa utilizzare meglio emotività e intuizione. Grazie a illuminanti esempi e testimonianze, nonché a una serie di pratici suggerimenti, l'autore insegna a integrare pensiero e conoscenza per sfruttare al meglio la propria mente matura e allenarsi a vivere una vita sempre più piena e soddisfacente.
Alzi la mano chi non ha mai sofferto della sindrome del lunedì mattina. Quel malessere non ben definito che avvelena il weekend e che non fa che crescere con l'avvicinarsi del momento del ritorno al lavoro. Pochi ne sono immuni, mentre sono molti quelli che proprio non riescono a trovare soddisfazione né felicità nel loro lavoro, nelle relazioni coi capi e coi colleghi, che si sentono poco motivati e per nulla stimolati. Non è un problema da poco, se consideriamo che, a conti fatti, al netto delle ore di sonno e di quelle dedicate ad altre attività indispensabili come lavarsi, nutrirsi, portare fuori il cane, al lavoro dedichiamo la maggior parte della nostra giornata e della nostra vita. In sostanza otto ore al giorno contro le due scarse che restano per famiglia, amici, amore e tempo libero. Ovvio che se abbiamo un ghigno stampato sul volto dal mattino alla sera, sarà difficile trasformarlo in un sorriso per chi ci aspetta a casa.
"Lo so. Lo so che non esistono l'Uomo e la Donna, ma gli uomini e le donne. Non generalizzazioni ma solamente casi particolari. Tanti casi particolari quanti sono gli individui. Miliardi di storie per miliardi di esseri umani sulla terra. Lo so che c'è del femminile nell'uomo e del maschile nella donna. Lo so, conosco i classici, figurarsi: sono stato adolescente negli anni Settanta. Lo so che la ricerca di un tipo sessuale è sospetta, per non dire reazionaria, che non ci sono sessi ma solo generi. Sfumati, necessariamente sfumati. Lo so, so tutto. Ma so anche che io... io non sono una donna". Come si presenta l'uomo ideale? Si depila. Fa incetta di prodotti di bellezza. Indossa gioielli. Crede fermamente ai valori femminili. Privilegia il compromesso. Insomma, l'uomo ideale... è una vera donna. Ha reso le armi. Il peso tra le sue gambe è diventato un fardello troppo pesante e si è convinto che l'uguaglianza è similitudine. Le giovani generazioni hanno accresciuto questa confusione. Tutto quello che è autenticamente mascolino è considerato una parolaccia. Una tara. Ma la rivolta tuona. Gli uomini hanno un'identità da riprendere. Perché non debbano più dire ai loro ragazzi: "Tu sarai una donna, figlio mio".
La vita è magica. Tutto è possibile. Esistono tanti mondi. La realtà è spirito. Ogni prova della vita è una lezione da imparare. L'amore muove l'universo e guarisce ogni ferita. Sono alcune delle tesi di questo libro, tutte scientificamente dimostrate. Secondo l'autore, la comprensione di queste piccole e grandi verità è in grado di trasformare radicalmente la nostra esistenza. Siamo nati per essere felici, ma l'odierno progresso tecnologico ci ha fatto dimenticare la nostra vocazione originaria, portandoci a ignorare le smisurate potenzialità del nostro spirito. Ma è giunta l'ora del risveglio dal torpore che avvolge la nostra coscienza. Intrecciando sapere scientifico ed esperienze interiori, è possibile raggiungere quelle verità fondamentali che, comuni a diverse religioni e tradizioni spirituali, hanno il potere di immergerci nel mondo ricco e misterioso della nostra interiorità, riflesso di quel Divino che permea di sé tutto l'universo. Raggiunta una nuova consapevolezza di sé, ognuno ritroverà quello straordinario tesoro che è la propria anima.