Cosa possono condividere un ebreo e un cristiano? Sapranno entrare in dialogo per compiere la volontà di Dio? Gli autori affermano che questo dialogo è una vera e propria necessità teologica: è possibile, tra credenti, dialogare non malgrado la fede, ma grazie ad essa. In queste pagine Dan Arbib e Jean Duchesne si confrontano pubblicamente non per una diatriba in cui ci sono vincitori e vinti, ma per un esercizio di mutua ammirazione e di riconoscimento reciproco.
La prima traduzione italiana di un classico della spiritualità. Una riflessione sulla vita cristiana e sul senso profondo della santità. L'autore guarda a tutti cristiani nel mondo e rivela come la vocazione del monaco non è altro che la vocazione del battezzato, ma vissuta nella dimensione della massima "urgenza".
Vi sono parole che, anche se pronunciate in una situazione particolare e per un preciso destinatario, restano, per quell’ispirazione che le ha generate e per quella sapienza che vi ha preso dimora, come pietre durature di un edificio cosmico di cui ogni essere umano, e non solo il credente, si sente abitatore. I Detti dei padri del deserto fanno parte di queste “parole”. Per quella particolare situazione in cui hanno visto la luce, essi non sono definizioni, né formule, né ricette... Sono parole dette a partire dalla vita di qualcuno che, essendo ancora in ricerca ha inteso esprimere un qualcosa, che semplicemente permettesse a questa ricerca, propria e di altri, di andare avanti, di scendere più in profondità. Parole in dialogo tra loro, e sovente in tensione, che quasi su ogni argomento, ancora oggi, sono lì a dialogare, a interrogarsi reciprocamente. Limite di ogni parola è un’altra parola: a ogni frammento di comprensione ne corrisponde un altro che gli sta di fronte e lo interroga. Solo l’umiltà e l’amore non sono soggetti a questa limitazione, e la loro “parola” resta come un limpido riflesso di Dio e di ciò cui tende la sua creatura.
Luogo d’origine della maggior parte dei Detti è l’Egitto, terra che, a partire da Antonio e da altri solitari suoi contemporanei, vide la prima fioritura del monachesimo cristiano. È lì che queste parole furono pronunciate e custodite dalle prime generazioni. Ma quando le incursioni barbariche degli inizi del v secolo, e forse anche una certa decadenza, spinsero molti monaci ad abbandonare quelle regioni, il timore che l’eredità andasse perduta convinse i solitari rifugiatisi in Palestina a mettere per iscritto quella preziosa eredità. Ne nacquero le prime collezioni in greco, e successivamente queste furono tradotte in copto, siriaco e arabo, etiopico, armeno e latino, arricchendosi di nuovi testi, propri di quelle tradizioni e delle rispettive esperienze monastiche. La scelta che segue attinge a tutte queste collezioni.
Un’opera che nasce dalla frequentazione quotidiana dei padri della chiesa e dall’assidua lettura comunitaria di testi spirituali capaci di aprire la mente e il cuore alla comprensione della Scrittura. Dalla tradizione patristica una nuova raccolta ragionata di testi di padri d’oriente e d’occidente, noti e meno noti, come Afraat il Persiano, Agostino di Ippona, Ambrogio di Milano, Andrea di Creta, Antipatro di Bosra, Atanasio di Alessandria, Attone di Vercelli, Basilio di Cesarea, Beda il Venerabile, Cipriano di Cartagine Clemente di Alessandria, Cromazio di Aquileia, Doroteo di Gaza, Efrem il Siro, Filosseno di Mabbug, Fulgenzio di Ruspe, Giacomo di Sarug, Giovanni Carpazio, Giovanni Crisostomo, Giovanni di Apamea, Giovanni di Damasco, Giovanni Scoto, Girolamo, Giuseppe Hazzaya, Gregorio di Narek, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Gregorio Magno, Ignazio di Antiochia, Ilario di Poitiers, Ireneo di Lione, Isidoro di Siviglia, Leone Magno, Marco il Monaco, Martyrios-Sahdona, Origene, Orsiesi, Pacomio, Pascasio Radberto, Pietro Crisologo, Simone di Taibuteh, Teodoro Abu Qurrah, Tertulliano, Valeriano di Cimiez, Zeno di Verona.
Giorno dopo giorno, un aiuto prezioso alla lettura della Parola di Dio.
Un padre che ha deciso di mettere il vangelo al primo posto, di frequentare la Scrittura per trarne parole che diano direzione alla sua vita. Un pastore da poco in pensione che traccia una sorta di bilancio su ciò che può dire della sua fede, su ciò che attiene all'essenziale, e lo indirizza ai suoi figli ormai lontani dalla chiesa. Commosso nel vederli diventare adulti, Antoine Nouis non vuole prendere la difesa dell'istituzione, ma racconta della scommessa della fedeltà e delle piccole e grandi lotte che essa ha comportato. Questa lettera, pastorale e personale al tempo stesso, traccia un percorso di speranza sulla mappa della vita, punteggiato da intense e vere narrazioni della libertà, dell'amore, della grazia... e della morte.
I "Padri del mondo" sono tutti i maestri protagonisti della Mishnà, espressamente menzionati nel trattato che si intitola appunto Avot, i "Padri". Si presenta qui la prima traduzione in italiano della versione tradizionale della raccolta dei detti attribuita a Rabbi Natan, maestro babilonese del II-II secolo, che amplifica detti dei Padri e si può considerare come un loro commento. Questo trattato extratalmudico offre al lettore un vero e proprio compendio. della sapienza rabbinica e della sua trasmissione di generazioni in generazione.
Un testo impregnato dell'amore per la Torà, scritta e orale, che è in grado di orientare ancora oggi la nostra vita, perché " su tre cose il mondo sta: sulla Torà, sul culto e sulle opere di misericordia".
L'Evangelo secondo Giovanni è una sintesi di tutta la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento strettamente correlati: il presente commento intende restituire il carattere, le peculiarità e la forza delle sue pagine, quelle più note e familiari come quelle più ostiche. L'autore imbastisce un'analisi che volutamente resta molto vicina alla lettera del testo nella convinzione che lì, nella lettera, lo Spirito è dato: per il quarto evangelo, l'evangelo "spirituale" della Parola divenuta carne, lo Spirito è nella carne. Giunta la sua ora il Figlio consegnato consegna lo Spirito come sigillo dell'alleanza che porta a compimento la Scrittura e trascina i credenti nella sua relazione con il Padre.
L'Apocalisse di Giovanni è incontestabilmente il libro del Nuovo Testamento che ha ispirato di più l'immaginario cristiano del nostro occidente. La misteriosa interpretazione dei suoi simboli incuriosisce e la ricchezza delle sue immagini impressiona. Come l'angelo inviato a Giovanni per guidarlo nelle sue visioni, questo lessico, con le sue sessanta voci, apre al lettore infiniti itinerari all'interno dell'inesauribile opera del veggente di Patmos e del resto delle Scritture: un invito a guardare la storia alla luce dell'ultima rivelazione della Bibbia, lasciandosi portare dai suoi simboli e dalla loro potenza evocatrice.
Al cuore della nostra fede
c’è il dono di un corpo:
“Questo à il mio corpo, offerto per voi”.
“Io penso che il modo migliore per intravedere qualcosa della profondità e della bellezza della sessualità sia meditare sull’ultima cena. Essa ci insegna che cosa significa donare il proprio corpo ad altri. Nel cristianesimo si parla molto di amore, ma a volte sembra che questo amore sia un po’ astratto, avulso dalla realtà. Eppure è necessario amare con quello che siamo, con la nostra sessualità, i desideri, le forti emozioni”.
Noi dobbiamo amare le persone
in modo che esse siano libere
di amare gli altri più di noi.
Timothy Radcliffe (Londra 1945) è entrato fra i domenicani a vent’anni ed è stato maestro generale dell’Ordine dal 1992 al 2001. Ha insegnato a lungo Nuovo Testamento a Oxford, dove ora risiede. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Testimoni del vangelo.
Un classico
per vivere la quaresima
Possiamo riscoprire la quaresima, farne di nuovo una forza spirituale nella realtà della nostra esistenza? È ciò che si propone questo commento alla quaresima ortodossa, divenuto ormai un classico della spiritualità. L’autore si rivolge a qualsiasi cristiano che aspiri a una più profonda comprensione della tradizione liturgica della chiesa e a una partecipazione più cosciente alla sua vita. Ogni anno, la quaresima si offre a noi quale scuola di pentimento e conversione, quale occasione per approfondire la propria fede e riconsiderare la propria vita, fino a cambiarla, nonché come vero e proprio pellegrinaggio alle sorgenti stesse della fede. Ed è “proprio „attraverso le forme e lo spirito della sua liturgia quaresimale che la chiesa ci trasmette il senso di questa stagione unica”.
Alexander Schmemann (1921-1983), presbitero ortodosso, docente di Storia della chiesa all’Institut Saint-„Serge di Parigi e poi di Liturgia al seminario teologico Saint Vladimir di New York, ha contribuito al rinnovamento e alla diffusione del pensiero teologico ortodosso in Europa occidentale e negli Stati Uniti. Presso le nostre edizioni abbiamo già pubblicato L’eucaristia. Sacramento del Regno (2005), e Dov’è, o morte, la tua vittoria? (2007).
Riscoprire
le radici della liturgia
per attingere
alla sorgente della vita
“Le nostre celebrazioni, anche quando siano vive, riescono a trasformare la vita dei cristiani? Questo libro vorrebbe essere un aiuto a ritrovare in Cristo l’unità tra liturgia e vita. Più che di una ricerca erudita, si tratterà di un cammino di riscoperta orante della liturgia alle sue sorgenti. Sarà l’esperienza della chiesa a guidarci, un’esperienza inseparabilmente liturgica e spirituale, personale e comunitaria, condotta alla luce della Bibbia e dei padri. Un simbolo illustrerà la nostra progressiva scoperta, quello del fiume di vita. Possa il lettore acconsentire a farsi portare dalla sua corrente lenta e profonda, di carattere ora più contemplativo, ora più didattico; ogni capitolo potrà rivelargli il mistero della sorgente: essa è sempre la stessa, ma l’acqua viva che ne sgorga è sempre nuova” (dall’“Introduzione” dell’Autore).
Jean Corbon (Parigi 1924 - Beirut 2001), entrato da giovane dai Padri bianchi, dal 1956 è vissuto costantemente in Libano, dove è stato incardinato quale presbitero della Chiesa melkita. Orientalista e autore spirituale di rara profondità, è stato uno dei più grandi ecumenisti del xx secolo. Presso le nostre edizioni è già apparso il volume La gioia del Padre. Omelie per l’anno liturgico dall’evangelo di Luca.
Per non perdere la speranza dell'unità visibile di tutti i cristiani.
La divisione dei cristiani è un peccato e uno scandalo evidente, che va a scapito della testimonianza resa al vangelo di Cristo. Con estrema lucidità l'autore presenta l’attuale situazione dell’ecumenismo, mettendo in evidenza le varie “pietre d’inciampo” che oggi ostacolano il cammino verso l’unità visibile dei cristiani, e propone scelte concrete da compiere nel futuro. Senza rassegnarsi alla realtà della divisione, il cardinale Koch invita alla riscoperta di una peculiare spiritualità ecumenica che diventi un solido ponte per un’unità nella diversità. Il presente libro offre nuovi impulsi a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’ecumenismo.
Kurt Koch (Emmenbrücke 1950), vescovo di Basilea dal 1995 e impegnato da tempo nel dialogo ecumenico, il 1º luglio 2010 viene nominato presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Dal 1985 fino alla nomina episcopale è stato docente di dogmatica e di liturgia alla Facoltà teologica dell’Università di Lucerna. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Quale futuro per i cristiani? (2010).