Se la legge era scritta con il dito di Dio su tavole di pietra, Gesù scrive con il suo dito sulla terra, la casa di tutti gli uomini, il suolo di cui ogni essere umano è impastato. L'opera di Gesù è di liberare dalla pietra tanto la donna, che ne sarebbe rimasta schiacciata e uccisa, quanto scribi e farisei, che mostravano di avere un cuore di pietra. L'autore presenta un commento breve e intenso del brano evangelico di Gesù e la donna adultera (Gv 7,53-8,11).
"Insegnaci a pregare" è la richiesta dei discepoli a cui Gesù risponde consegnando le parole del Padre nostro. Questo testo, che è la più antica sintesi di ciò che i cristiani credono su Dio, sul mondo e sull'umanità, ha continuato a plasmare la preghiera della chiesa fino a oggi. Attingendo alle Scritture, ai padri della chiesa e alla sua personale esperienza di vita, l'autore aiuta i credenti a far propria in modo rinnovato la Preghiera del Signore, per poter vivere più consapevolmente da battezzati nel mondo contemporaneo. Questa "preghiera modello" ci ricorda le cose per le quali pregare e dà forma alle nostre richieste secondo la volontà di Dio: "Il Padre nostro - afferma Tommaso d'Aquino - non costituisce soltanto una regola per le nostre suppliche, ma è anche una guida per tutti i nostri sentimenti".
"Perché la mia gioia sia in voi" (Gv 15,11). Gesù parla della sua gioia come di un'esperienza di amore: egli si è sentito amato e rimane nell'amore del Padre fino alla fine. La gioia dell'amore del Padre è ciò che ha riempito tutta la sua vita, ne è il senso, un senso che viene lasciato in eredità ai discepoli perché essi ne facciano tesoro e diventi anche la loro gioia. Se è vero, come afferma papa Francesco, che la gioia evangelica "è il respiro, il modo di esprimersi del cristiano", è nostra responsabilità riappropriarci delle ragioni profonde della gioia che sono al cuore della nostra fede.
“I romanzi di Dostoevskij continuano a riproporre la domanda di cosa sarebbe possibile se noi vedessimo il mondo in un’altra luce, la luce offertaci dalla fede” (Rowan Williams). Tale domanda emerge con forza dal vissuto dei personaggi delle opere del grande autore russo. Il percorso delineato in questo libro ci conduce nel loro mondo interiore e nelle sofferenze che li travagliano, aiutandoci a scorgere la potenza che le parole e le azioni di Cristo esercitano su di essi. Da ciò possiamo anche noi essere provocati a riconoscere Cristo nelle nostre esperienze esistenziali, soprattutto nei momenti più oscuri e nelle situazioni che paiono senza via di uscita.
Simonetta Salvestroni ha insegnato lingua e letteratura russa e critica del cinema presso l’Università di Cagliari. È autrice di saggi su Fedor Dostoevskij e sulla poesia russa del Novecento, e in ambito cinematografico di vari articoli e libri su Werner Herzog e Carl Theodor Dreyer. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Dostoevskij e la Bibbia (2000) e Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (2006).
La vita in Cristo è il senso ultimo della vocazione cristiana, il centro dell'annuncio della buona notizia che Gesù Cristo è il dono di Dio all'umanità, per la vita e la resurrezione del mondo. La vocazione cristiana non è l'immissione in un cerchio chiuso di eletti, ma la dilatazione del cuore ai confini del mondo, alla totalità della storia. La vita in Cristo è la testimonianza possibile per una vita piena di senso, una speranza sempre presente nel cuore dell'umanità e del creato. Il presente volume, che raccoglie gli Atti del XXVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, esplora il senso della vocazione cristiana nella chiesa, nel mondo e nel tempo presente, secondo la tradizione cristiana d'oriente e d'occidente.
Osare la ricerca della felicità... e trovarla nel cammino che la vita religiosa traccia. L'autore si offre di accompagnare chi è alla ricerca di una forma di vita evangelica che conduca il più possibile verso sé stessi, verso gli altri e verso Dio. Un cammino non sempre lineare, con vicoli ciechi e svolte luminose, periodi solari e tempi segnati da nuovi interrogativi, giorni per andare in profondità e occasioni per avanzare. Un itinerario che trasforma chi vi si arrischia aprendo spazi di umanizzazione e di rinnovamento vitale nel mondo contemporaneo.
Personaggio quasi sconosciuto in occidente, Ners?s detto Snorhali, "ricolmo di grazia" (1100-1173), è una delle figure più importanti della chiesa armena. Monaco, presbitero, vescovo e infine catholicos di tutti gli armeni, Snorhali fu un raffinato teologo e un originale autore spirituale. Protagonista di importanti contatti con le chiese latina, greca e siriaca, nei suoi scritti è abbozzata una vera e propria teologia ecumenica, che fa di lui un precursore assoluto del movimento ecumenico contemporaneo. La sua grande preghiera in ventiquattro strofe, qui tradotta con testo originale a fronte e accompagnata da un commento esegetico e spirituale, è stata per secoli il manuale di orazione del popolo armeno. Composta con un ritmo poetico intenso, questa accorata preghiera in cui si intrecciano riferimenti biblici, liturgici e teologici, costituisce un vero capolavoro della letteratura spirituale armena.
L'enciclica Fratelli tutti, impiantata nel "vangelo della creazione", non lascia fuori nessuno. Siamo fratelli e sorelle perché condividiamo un anelito, una speranza, e perché siamo coinvolti tutti nel dinamismo della carità, dell'amore gratuito e oblativo che resta il segreto del mondo. Il cuore della fraternità è sentirci noi fratelli del creato e di ogni uomo e di ogni donna. Una fraternità universale perché uno solo è il Padre che è nei cieli e che tutti ha creato e tutti mantiene in vita con il suo infinito amore. (dalla "Prefazione" di Corrado Lorefice)
Non c’è un tempo più favorevole di questo per meditare e pregare i salmi. Molti salmi, infatti, sono nati nei momenti più tremendi della storia di Israele; e nei secoli, poi, hanno donato parole per pregare a chi non ne aveva più. Sono stati la prima preghiera di chi ricominciava a pregare; qualche volta sono diventati parole prestate a chi, senza la fede, aveva però il desiderio di pregare… I salmi parlano di noi, di loro, di lui, di me, di te. Sono un guado notturno di un fiume, un combattimento che non lascia mai indenni: segnano, in-segnano, feriscono, benedicono. Allargano l’orizzonte del nostro sguardo e affondano ogni immagine falsa di Dio. Sull’arca del Salterio c’è posto per tutti, veramente tutti, per quelli “per-bene” e quelli “per-male”.
Luigino Bruni (Ascoli Piceno 1966) è economista e storico del pensiero economico, con interessi in filosofia e teologia, personaggio di rilievo dell’economia di comunione e dell’economia civile. Editorialista di Avvenire, è ordinario di economia politica alla LUMSA dopo aver ricoperto fino al 2012 il ruolo di professore associato all’Università di Milano-Bicocca.
Il Nome di Dio è misterioso e quindi ineffabile. Non possiamo dargli un nome. Sarebbe come conoscere la sua persona, che rimane inconoscibile. Eppure possiamo “chiamarlo”, possiamo invocarlo, rivolgerci a lui: possiamo dargli un nome.
Alberto Mello (Biella 1951), monaco di Bose e biblista, ha vissuto a lungo a Gerusalemme. Unisce alla conoscenza delle Scritture la passione per la sapienza di Israele. Presso le nostre edizioni ha curato alcuni classici della tradizione ebraica e ha redatto vari commenti biblici.
"Tu, chi sei?", è la domanda che gli interlocutori pongono a Gesù. "Io sono", è la risposta che Gesù declina nel corso di tutta la sua vita. Nel Vangelo secondo Giovanni "Gesù non è un mediatore della vicinanza di Dio, ma la presenza stessa di Dio, il suo volto; non è un paradigma alto dell'umano, ma l'uomo in verità". Dal "Tu, chi sei?" prende così forma e si svela la domanda da sempre presente nelle nostre profondità: io chi sono? Noi chi siamo? L'autore ripercorre il quarto vangelo per accompagnarci di fronte a quell'"Io sono" che può illuminare l'essere umano, mendicante di luce.
Il nostro sguardo che percepisce la bellezza e il nostro cuore che si commuove per essa danno un senso a ciò che l'universo offre come bello, e allo stesso tempo l'universo perviene ad avere un senso. Dobbiamo salvare la bellezza, dono che ci viene offerto senza riserve, e noi saremo salvati con essa.