Si è sempre ripetuto che nell'antichità la donna era senza parola. Si denuncia l'oppressione a cui era sottoposta, e lo scarso peso che sempre ha avuto e che ancora la caratterizza nella chiesa oggi. Immergendosi però in un ascolto più attento, in una ricerca più approfondita, si possono scoprire tracce femminili nella chiesa nel corso della storia. Ecco l'intento di questa raccolta, nella quale abbiamo lasciato parlare proprio le donne: monache vissute tra il IV e il VI secolo in diverse regioni di occidente e di oriente. Si tratta a volte di brevi frasi, racconti di semplici gesti, letti collocandoli all'interno del loro contesto e liberandoli dai pregiudizi di cui sono stati caricati: essi sono preziosi frammenti di una sapienza femminile da riscoprire.
La serie sistematica dei Detti dei padri del deserto: prima traduzione italiana
All’origine dell’intera tradizione dei Detti vi sono le “parole” che gli anziani vissuti nel deserto egiziano tra il iv e il v secolo hanno rivolto, per lo più in lingua copta, ai loro discepoli per rispondere a domande concrete riguardanti la vita ascetica e spirituale. Queste parole nate in tale contesto concreto, nella maggior parte dei casi individuale ma anche comunitario, furono poi ricordate e tramandate dai discepoli e applicate a situazioni diverse da quelle originarie. Da questo insieme eterogeneo di documenti preesistenti furono composte, in greco, le due grandi collezioni giunte fino a noi attraverso la tradizione manoscritta: la collezione alfabetico-anonima e la collezione sistematica, che qui presentiamo per la prima volta in italiano.
Una profonda sapienza umana e un acuto discernimento spirituale emergono in modo vivido dai Detti dei padri del deserto: sono parole di “maestri” resi tali dall’esperienza del concreto vivere, parole trascritte dopo una lunga tradizione orale, in risposta a domande nate da discepoli nei quali è facile immedesimarsi. Brevi, incisive e dinamiche, queste “sentenze” non intendono tanto spiegare quanto piuttosto suggerire, rimandare a un’ulteriore ricerca, perché si giunga progressivamente alla capacità di un discernimento personale, a vivere “come fuoco ardente”.
Per riscoprire la fede cristiana nella sua qualità originaria, liberatrice e creativa, è necessario tornare alle sorgenti, dando voce a testimoni, i “padri”, che hanno vissuto un’autentica esistenza cristiana, una vita cioè trasfigurata dalla dinamica di resurrezione che Gesù Cristo incarnato, per l’amore e la condiscendenza di Dio, ha immesso nel mondo. È importante far percepire agli uomini e alle donne di oggi che il cristianesimo è filocalia, via di amore del bello, vocazione a fare della propria vita un capolavoro di amore. L’autore, un attento conoscitore e un amante del pensiero dei padri, ci presenta le sue riflessioni commentando i testi antichi e permettendoci di coglierne la particolarità, le bellezze a volte nascoste, il nesso profondo con la Scrittura e con l’insieme del pensiero cristiano.
Olivier Clément (1923-2009) si augurava che questo testo potesse narrare, grazie alla voce dei padri, l’essenziale di tutta la sua vita e del suo insegnamento: “Vorrei continuare a narrare il mio amore per gli uomini, segno dell’amore che Cristo ha per loro”. Nato e cresciuto in un ambiente ateo, accostatosi al cristianesimo da adulto, è stato uno dei testimoni più significativi dell’ortodossia in occidente nella seconda metà del xx secolo e uomo spirituale tra i più credibili dell’intero panorama ecumenico. Ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca per facilitare l’incontro tra oriente e occidente cristiani. Tra le sue opere le nostre edizioni hanno pubblicato Pregare il Padre nostro, Occhio di fuoco, Il potere crocifisso, Le feste cristiane e I volti dello Spirito.
I testi qui raccolti per tematiche hanno lo scopo di offrire ai cristiani del nostro tempo uno sguardo d’insieme sulla profondissima produzione teologica di Massimo il Confessore, uno tra i più grandi teologi del cristianesimo antico, capace di “confessare” la fede nel suo Signore fino al dono estremo del martirio. La sua opera, vasta e complessa, abbraccia i campi più diversi – esegetico, ascetico, dogmatico, teologico, liturgico – ed è affidata a un imponente corpo di testi, dispute, opuscoli e all’epistolario stesso del Confessore, in dialogo con le autorità politiche ed ecclesiali, con monaci e teologi del suo tempo. È in questo corpo che è possibile rinvenire i cardini essenziali del pensiero di un padre della chiesa in dialogo fecondo con la tradizione (da Dionigi l’Areopagita a Gregorio di Nazianzo), all’insegna di una riflessione e di una scrittura fortemente radicate nell’ascolto, nella meditazione e nella conoscenza della Parola di Dio.
Massimo il Confessore († 662), monaco, funzionario di corte dell’impero bizantino, visse una vita errabonda, che lo condusse dalle rive del Bosforo all’Africa e a Roma, dove partecipò alla preparazione del concilio lateranense del 649, fino all’arresto, ai processi, alla deportazione e all’esilio sulle montagne del Caucaso. Sarà canonizzato dalla chiesa ortodossa nel 680. In un tempo segnato da grandi controversie teologiche e rivolgimenti politici, nella sua vita e nei suoi scritti Massimo contrastò la diffusione delle dottrine miafisite e monotelite, opponendosi a ogni intromissione del potere politico in materia dottrinale e scorgendo nell’invasione araba un estremo appello alla conversione lanciato ai cristiani del suo tempo.
“Se vogliamo realmente giungere all’autentica perfezione delle virtù, dobbiamo lasciarci guidare da quei maestri autorevoli, i quali, più che vagheggiarla con vane discussioni, l’hanno realmente raggiunta e ne hanno fatto esperienza, e perciò possono insegnarla anche a noi, guidare anche noi verso di essa e mostrarci la via più sicura per raggiungerla”.
Originario di una regione dell’impero romano (la Scizia, oggi Romania) dove si parlava sia il latino che il greco, Giovanni Cassiano, dopo un lungo soggiorno nei monasteri della Palestina e dell’Egitto, scrisse per i monaci d’occidente, nei primi decenni del IV secolo, le Istituzioni cenobitiche e le Conferenze dei padri, pensate come progetto organico capace di trasmettere e di tradurre in un linguaggio accessibile l’esperienza e l’insegnamento dei “padri” conosciuti in oriente. Nell’assoluta fedeltà all’evangelo propose così un sapiente equilibrio tra vita comunitaria e vita solitaria, mettendo l’ascesi a servizio della carità. La sua opera, ponte e anello di collegamento fondamentale tra oriente e occidente, ha permesso a innumerevoli generazioni di monaci di attingere alle fonti più antiche e autentiche del monachesimo e rimane una delle pietre miliari della letteratura cristiana della chiesa indivisa.
Il cenobio è una moltitudine dedita a Dio,
una comunità di viaggiatori al seguito di Cristo
che tengono saldamente la croce
e sono sostenuti dalla croce.
Teolepto, metropolita di Filadelfia (città dell’Asia Minore) tra la fine del xiii secolo e l’inizio del xiv, in anni difficili per la sua città che dovette affrontare ben tre assedi turchi, fu monaco molto stimato per la sua santità e il suo coraggio. Con le Lettere e i Discorsi qui pubblicati si rivolge a un pubblico monastico, e in particolare alla comunità femminile guidata dalla principessa Eulogia: per Teolepto – che forse iniziò all’hesychía il giovane Gregorio Palamas – la vita del monaco deve essere caratterizzata dal silenzio e dalla pratica delle virtù, in particolare dalla sopportazione, dall’obbedienza e dall’umiltà, cioè da quella “vita nascosta in Cristo” di cui parla san Paolo.
˛ˇ D u r a n t e i l v i i s e c o l o d e l l a n o s t r a e r a u n a n u o v a e n t i t ‡ p o l i t i c a e r e l i g i o s a , l I s l a m , s i a f f a c c i a s u l l a s c e n a d e l M e d i o o r i e n t e , c u l l a d e l l a f e d e c r i s t i a n a . N e l l a c a p i t a l e o m a y y a d e d i D a m a s c o , q u i n d i o r m a i a l d i f u o r i d e i c o n f i n i d e l l i m p e r o c r i s t i a n o , n a s c e G i o v a n n i D a m a s c e n o , n o t o a n c h e c o m e I b n M a n c ˚ r , u n g r e c o i n u n c o n t e s t o a r a b o , o u n a r a b o d i c u l t u r a g r e c a , p r i m a f u n z i o n a r i o a l l a c o r t e c a l i f f a l e e p o i m o n a c o n e l m o n a s t e r o d i S a n S a b a i n P a l e s t i n a . N e l l a c r i s i d e l s u o t e m p o , e d i f r o n t e a l l a l t r o c h e e m e r g e , G i o v a n n i e l a b o r a u n a s i n t e s i d i t e o l o g i a o r t o d o s s a t r a l e p i ˘ e f f i c a c i , c a n t a l a s u a f e d e c o m p o n e n d o u n r i c c o r e p e r t o r i o i n n o g r a f i c o , d i f e n d e l a l e g i t t i m i t ‡ d e l l e i c o n e . T u t t o q u e s t o p e r Ú s e n z a e s i m e r s i d a l c o n f r o n t o c o n q u e l n u o v o , l I s l a m , c h e e g l i t e n t a d i c o m p r e n d e r e . A l u i e a l l a s u a e p o c a c o s Ï c r u c i a l e e , p e r m o l t i v e r s i , a n c o r a c o s Ï a t t u a l e , Ë s t a t a d e d i c a t a l a s e s s i o n e b i z a n t i n a d e l X I I I C o n v e g n o e c u m e n i c o i n t e r n a z i o n a l e d i B o s e d i c u i p r e s e n t i a m o q u i g l i a t t i .
I testi più belli della spiritualità cristiana
Il fine della vita cristiana, in qualunque stato sia vissuta, è la deificazione, il pieno compimento dell’immagine-somiglianza con Dio che è stata posta nell’uomo con la creazione. La Filocalia – termine greco che letteralmente significa “amore per ciò che è bello”, e quindi in senso più specifico indica l’amore per Dio e per tutto ciò che a lui conduce – vuole proporre a tutti i cristiani quella ricerca spirituale che al tempo della sua prima edizione (nell’ultimo quarto del xviii secolo) era confinata nei monasteri: non esistono, infatti, due spiritualità distinte per monaci e per laici. In oltre mille pagine sono raccolti testi di poco più di una trentina di autori dal iv al xv secolo disposti in ordine cronologico, che trattano della preghiera del cuore e della lotta spirituale nel solco della tradizione esicasta. Ottenne il massimo apprezzamento in occidente nella seconda metà del secolo scorso, anche grazie al successo editoriale dei Racconti di un pellegrino russo.
Nicodemo († 1809), monaco del Monte Athos, e Macario († 1805), arcivescovo di Corinto, perseguirono il loro ideale di ritorno a una vita spirituale più autentica intraprendendo un lavoro di riscoperta e divulgazione delle fonti patristiche. In un tempo di grandi controversie e in un mondo che sentiva l’urgenza del rinnovamento spirituale e intellettuale, Nicodemo e Macario curarono l’edizione della Filocalia, un’antologia di testi ascetici e spirituali provenienti da differenti aree geografiche oltre che da varie chiese: un’opera che espone l’arte della preghiera sinfonizzando voci diverse, ma sempre basandosi sulla tradizione dei padri. La presente scelta suddivisa per tematiche intende offrire ai cristiani del nostro tempo i tesori della tradizione spirituale orientale, nella convinzione che gli strumenti della lotta interiore si ripropongono a ogni fase dell’avventura cristiana e che sempre risuona l’invito alla conversione, per ricordarci che l’essenziale è lasciare che il Signore faccia di noi un evangelo vivente.
Una tradizione cristiana e monastica millenaria, custodita da una penisola del mar Egeo: questo è innanzitutto la santa montagna dell’Athos, ancor oggi sinonimo di vita spirituale e di ricerca di santità. Da quando vi si ritirarono i primi cercatori di Dio, nella solitudine, seguiti dal fondatore del primo cenobio, Atanasio della Grande Lavra, questo lembo di terra ha continuato ad attirare cristiani provenienti dalle regioni più lontane, divenendo luogo di incontro di tradizioni diverse e testimone dell’essenziale che tutti accomuna: la ricerca del volto di Dio. Cristiani provenienti dai paesi tradizionalmente ortodossi, come georgiani, serbi, bulgari, romeni e russi si sono uniti ai monaci greci e hanno trovato sulla santa montagna un luogo comune in cui innalzare a Dio un’unica, polifonica preghiera. E a questo coro hanno voluto unirsi anche i latini che, per almeno tre secoli, hanno contribuito a questa multiforme bellezza. Il XII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo gli atti ha voluto, a circa mille anni dalla morte di Atanasio, rimeditare la ricca tradizione athonita, per riascoltarne il messaggio sempre attuale.
Prima traduzione
in lingua moderna
dei testi inediti
Presentare ai lettori una nuova collezione di scritti, la “Terza collezione” appunto, è ancora possibile nella letteratura cristiana siriaca, anche quando l’autore è uno dei più noti esponenti di questa ricca tradizione spirituale, cioè Isacco di Ninive, solitario del vii secolo, nato nel Qatar e vissuto in regioni oggi parte di Iraq e Iran. Trasmessi da un manoscritto unico, fortunosamente rinvenuto a Teheran, questi quattordici discorsi ancora inediti e qui per la prima volta tradotti offrono nuove meditazioni sulla vita spirituale, sulla preghiera e sull’infinita misericordia di Dio per gli uomini. Nel linguaggio appassionato che contraddistingue il nostro autore, chi già ne conosce il pensiero potrà gustarlo in forme nuove eppure sempre fedeli. Per altri, questa lettura sarà l’occasione di incontrare un nuovo compagno di viaggio per la vita.
Semplice monaco, eletto vescovo di Ninive e dimessosi dopo soli cinque mesi per ritornare alla vita anacoretica, Isacco – vissuto in Assiria nel vii secolo – è stato un padre spirituale nel senso più profondo del termine, non solo per i pochi discepoli che ne ascoltarono gli insegnamenti, ma per monaci e cristiani di ogni situazione e di tutte le generazioni, fino ai nostri giorni: uomo provato dalla grazia di Dio, avendo gustato la dolcezza del perdono, è capace di generare alla fede indicando alla creatura che geme il cuore stesso di Dio e predicando con insistenza l'amore della misericordia.
Mentre l’area del Vicino oriente attraversava uno dei passaggi epocali che più hanno inciso sulla sua fisionomia politica e religiosa – il sorgere e l’espandersi dell’Islam –, sul monte Sinai, che da secoli ospitava una delle colonie monastiche più antiche, conduceva la sua lotta spirituale Giovanni il Sinaita, noto anche come “Climaco”. Prima solitario e poi igumeno del famoso monastero, Giovanni raccolse il frutto della sua ricerca spirituale in quello che è certamente il classico per eccellenza dell’ascesi cristiana: la Scala del paradiso, vero e proprio manuale della vita spirituale che i monaci, e non solo, d’oriente e d’occidente hanno letto, copiato, tradotto, commentato. I contributi del Convegno ecumenico internazionale di Bose, dopo aver delineato l’ambiente sinaitico attraverso i secoli e ritracciato la biografia del Climaco e i temi cruciali del suo pensiero, rendono conto dello straordinario irradiamento della sua opera in ogni parte del mondo cristiano.
L'autentico profilo storico e spirituale di Nicodemo l'Aghiorita (1749-1809) ci aiuta a capire per quale ragione la Filocalia, da lui compilata assieme a Macario di Corinto, sia un testo fondamentale per la vita spirituale di tutti i cristiani.