«L'autismo non è un errore da correggere, ma una diversità che si può capire e apprezzare»: ecco perché è necessario farsi un'idea di cosa percepisca, quali emozioni provi, quali siano le difficoltà e le speranze di una persona autistica immersa in una realtà ostile, quella che per altri è semplice vita quotidiana. Federico De Rosa si immerge nelle profondità della sua "mente diversa" dipingendone con cura le caratteristiche, anche le più minute, e regalandoci una descrizione insolita e affascinante. Anche grazie al contributo della neuropsichiatra Flavia Capozzi, si tenta così di «aprire uno spiraglio di luce nell'oscura e silenziosa prigione dell'autismo», una gabbia da scardinare pezzo dopo pezzo ma che spesso alimentiamo con le nostre paure. Solo in questo modo si potrà iniziare il lungo percorso che dall'essere diversamente abile conduce al «diventare diversamente felice».
La terza età oggi, rispetto al passato, è diventata più lunga e più agiata. L'autore di questo libro, anch'egli nella terza età, con linguaggio adatto a tutti e mescolando la propria esperienza agli studi in proposito, ne analizza le trasformazioni odierne ed i risvolti psicologici e sociali. Col desiderio di offrire al lettore un aiuto a viverla in serenità e dignità in tutti i suoi passi. Ne risulta una visione globale, nella quale la fede cristiana gioca un ruolo unitario e determinante.
Il volume racconta storie vere di disabilità: da quelle derivanti da incidenti stradali o sul lavoro a quelle dovute a errori umani o a malattie invalidanti. In sé sono storie che normalmente "non fanno notizia", ma sono straordinarie per quanto rivelano della vita e del suo senso e valore. Dice l'autrice: "Ogni occasione di incontro, ogni dialogo con i protagonisti dei racconti ha suscitato in me soprattutto stupore: del tutto eccezionale è stato poter entrare nella vita degli altri, varcare la soglia di un'umanità provata, visitata dal dolore e da contraddizioni a volte laceranti, rivelata senza reticenze, con il cuore oltre che con le parole, a volte bagnate di lacrime. E come in ogni vera avventura, il significato di quel che incontravo e che ho cercato di trasmettere, mi si svelava di volta in volta come una sorpresa, rinnovando un sentimento che, ben oltre la semplice curiosità, ridestava nuove attese, una inesauribile e luminosa promessa".
In oltre vent’anni anni di impegno contro la pedofilia, Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione “Meter”, ha incontrato e aiutato centinaia di bambini e adulti vittime di violenze sessuali. Questo libro intenso e drammatico, ma mai disperato, raccoglie per la prima volta alcune delle moltissime lettere ricevute negli anni. Sono le testimonianze di un lungo percorso di rielaborazione della violenza subita e mostrano che, se è vero che la pedofilia è un crimine che non potrà mai essere dimenticato, è però possibile per le vittime intraprendere un percorso per “ritrovare la vita”.
Nella seconda parte del volume è pubblicato lo scambio epistolare tra un pedofilo pentito e don Fortunato, a dimostrazione che un cammino di redenzione è possibile anche per chi si è macchiato del più infamante dei crimini.
La prefazione del libro è un coraggioso e determinato appello di don Antonio Sciortino, direttore di «Famiglia Cristiana», il settimanale cattolico che già quindici anni fa dedicò al tema una celebre copertina con il titolo “Maledetti pedofili”.
Destinatari
Ampio pubblico.
Autore
Fortunato di Noto (Avola, 1963), sacerdote dal 1991 è attualmente parroco della parrocchia Madonna del Carmine diAvola (diocesi di Noto). Pioniere nella lotta alla pedofilia, ha sempre sostenuto il forte impegno per l’infanzia come un invito pressante del vangelo, una missione nella Chiesa e nella società. È uno dei maggiori esperti di Internet e Media nel contrasto agli abusi sessuali sui minori e la pedopornografia online; fondatore dell’Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fra cui l’alta onorificenza di “Cavaliere della Repubblica Italiana” (2001) e la “Cittadinanza onoraria di Firenze” (2011), oltre al “Premio Paoline Comunicazione ” (2009). Al suo attivo ha numerosi articoli e saggi ed è autore di importanti testi e studi sul fenomeno degli abusi,della pedofilia e della pedocriminalità, oltre che di pastorale sull’infanzia, tra cui: Corpi da gioco (Elledici, 2010); Chi accoglie i bambini accoglie il Signore.Traccia educativa per una nuova pastorale di prossimità contro gli abusi (Santocono, 2011).
Punti forti
Un tema, purtroppo, di grande attualità, avvalorato dalla notorietà e autorevolezza dell’autore.
«Simbolo di ogni schiavitù è la catena: strumento che toglie alla persona libertà di azione per sottometterla al volere di un’altra. E come la catena è formata da molti anelli, così è la catena di queste nuove schiave del ventunesimo secolo. Gli anelli hanno dei nomi e sono quelli delle vittime e della loro povertà, degli sfruttatori con i loro ingenti guadagni, dei clienti con le loro frustrazioni, della società con la sua carenza di valori, dei governi con i loro sistemi di corruzione e di connivenze, della Chiesa e di ogni cristiano, con il silenzio e l’indifferenza. Ma questa catena si può spezzare».
Destinatari
Un ampio pubblico.
Punti forti
Due autrici preparate, che conoscono a fondo il problema della tratta delle prostitute. Storie straordinariamente attuali, raccontate con chiarezza e semplicità, che colpiscono il cuore della gente.
Gli autori
Anna Pozzi, giornalista e scrittrice, lavora per «Mondo e Missione» e collabora con numerose testate. Ha scritto, curato e collaborato a diversi libri. Dal 2007 segue un progetto dedicato alla tratta di donne nigeriane per lo sfruttamento sessuale, denominato “Mai più schiave”. Cominciato con un viaggio in Nigeria, nei luoghi di provenienza delle ragazze trafficate, è continuato sulle strade italiane e nelle comunità di accoglienza e si è concretizzato in un dossier pubblicato sulle riviste della Federazione stampa missionaria italiana (Fesmi) e in una mostra fotografica itinerante con relativo catalogo.
Suor Eugenia Bonetti,missionaria della Consolata,nativa di Bubbiano (Mi), è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Per questo suo instancabile impegno l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana. Negli Stati Uniti è stata insignita di una duplice onorificenza da parte del Dipartimento di Stato, nel 2004 e nel 2007, proprio per la lotta che sta conducendo contro le moderne schiavitù. Coordina una rete di circa 250 suore, appartenenti a 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza.
Una bellissima testimonianza di vita, il racconto di una mamma, che fin dai giorni della gestazione, ha a che fare con il suo bambino nato malato e sofferente, ma per il quale spende tutte le sue energie e profonde il suo amore, traendo addirittura forza dalla sofferenza del figlio, che entra e esce dall’ospedale, ma continua a vivere e a dare motivo di vivere a lei. Il libro, come dice l’Autrice, è per le mamme e i genitori che hanno figli con problemi, perché nella condivisione possano trovare forza e conforto e nell’amore la loro felicità.
Padre Gianpietro Carraro vive da dodici anni in Brasile. Piano piano si è avvicinato ai più poveri dei poveri: meninos de rua, barboni, prostitute, lo sterminato esercito dei poveri che si aggirano senza meta nelle strade delle maggiori città brasiliane. I loro sotterranei infernali sono diventati la sua casa e il “popolo della strada” la sua famiglia. Questo libro racconta le loro terribili, meravigliose storie e il loro possibile riscatto.
Padre Gianpietro Carraro è nato nel 1962 a Sandon di Fossò, una piccola cittadina vicino a Venezia, in un’umile famiglia di agricoltori, dove ha respirato un profondo clima di fede. Fin da bambino sentiva la vocazione missionaria. All’età di dieci anni entrò in seminario e a ventiquattro diventò sacerdote. Visse i primi anni di sacerdozio in Italia dedicandosi all’animazione missionaria e all’evangelizzazione. Nel 1994 arrivò in Brasile e, come lui stesso afferma, ebbe un incontro scioccante con la miseria delle favelas (groviglio di abitazioni molto povere normalmente fatte di compensato, cartone, nylon) e dei mendicanti abbandonati sulle strade: «Era come se Dio mi parlasse da un roveto ardente: “Io sono qui, non avere paura, loro sono il mio tabernacolo”». Da qualche anno vive in una piccola comunità, dentro una baracca di compensato, all’interno di una favela al centro di San Paolo. Con gli altri missionari dorme sotto i ponti e sui marciapiedi assieme al “popolo della strada”. Ha iniziato, a San Paolo del Brasile, il movimento “Missione Belém” (Missione Betlemme).
Questo volume si colloca nella stagione della famiglia con bambini e parla dell’adozione e dell’affido come due risposte al bisogno e al diritto fondamentale di ogni bambino a crescere in una famiglia e, in conseguenza a ciò, come due modi di essere genitore.
Ma qual è il bisogno primario di un bambino abbandonato o la cui famiglia di origine non può rispondere alle sue esigenze? Quali difficoltà e quale preparazione per una coppia che vuole adottare? Come affrontare l’adozione internazionale? Cosa fare per diventare coppia affidataria? Un libro, bello e a volte commovente, che presenta il dramma di tanti bambini che, in Italia e nel mondo, hanno bisogno di una famiglia, e mostra la possibile speranza che ad essi molte coppie possono dare, mediante l’adozione o l’affido.
Guido Cattabeni, medico e psicologo clinico, ha lavorato per anni presso l’Istituto Corberi di Limbiate (Mi), un ospedale psichiatrico per minori, di cui è stato anche direttore. Prima della Legge Basaglia (180/1978, sulla chiusura degli Istituti psichiatrici) entrata in vigore nel 1979, ha promosso e diretto una sperimentazione di depsichiatrizzazione dei minori, che veniva realizzata mediante esperienze di affido, adozione e comunità. Da sempre si occupa di adozione e famiglia, soprattutto per quei casi di difficoltà legati a disabilità psichiche. Collabora con associazioni del settore, e sull’argomento adozione e affido ha pubblicato articoli e saggi su riviste e periodici, ed è invitato a parlare come relatore a convegni e seminari di studio.
L’assistenza alle persone adulte disabili che rimangono prive di genitori è oggi una vera e propria emergenza sociale; i più recenti dati disponibili parlano di circa 700.000 disabili gravi che in Italia vivono in famiglia, che dovranno pertanto affrontare il problema dell’invecchiamento e della perdita dei genitori.
La ricerca presentata in questo volume, realizzata sul territorio lombardo con il contributo della Fondazione Cariplo, offre a questo riguardo sia una lettura dei bisogni, delle paure e dei progetti delle famiglie e degli operatori dei servizi pubblici e privati, sia una serie di indicazioni per supportare la progettazione di tali interventi, verificando i modelli operativi, le opportunità disponibili per le famiglie e per i disabili, le soluzioni più adeguate, le carenze più rilevanti, alla ricerca di buone pratiche da promuovere e replicare.
Una ricerca di grande utilità per operatori sociali e sanitari, volontari e organizzazioni di assistenza all’handicap oltre che dedicata a tutte le famiglie che sostengono il lavoro quotidiano di cura dei propri figli.
Il Centro Internazionale Studi Famiglia, organo ufficiale dell’Associazione Don Giuseppe Zilli, intende promuovere la formazione, lo sviluppo e la stabilità della famiglia, secondo i principi cristiani. Per raggiungere il proprio scopo istituzionale, si avvale soprattutto dei seguenti mezzi:
un Centro Documentazione, dotato di un’ampia raccolta di materiale (circa ottomila volumi, oltre cento testate di riviste specializzate italiane e straniere, documenti ecc.) relativo all’argomento famiglia, con approccio multidisciplinare;
un Comitato scientifico, formato da esperti in diverse discipline, che assiste la direzione del Cisf nella programmazione annuale dei lavori e nella preparazione di convegni, seminari, incontri, pubblicazioni ecc.;
la pubblicazione, ogni due anni, di un Rapporto sulla famiglia in Italia, affidato a centri di ricerca e a specialisti in varie discipline.
Il Cisf collabora inoltre alla realizzazione di Famiglia Oggi, mensile rivolto prevalentemente a operatori sociali e pastorali, con taglio monografico, interdisciplinare e documentaristico.
Il gioco in sé e per sé è un semplice divertimento, una piacevole attività, un gradito diversivo ma spesso diventa, per alcuni, una vera e propria malattia. Lo scopo di questo breve libro, pubblicato con il contributo della Casinò Kursaal di Locarno, è innanzi tutto quello di far cambiare un modo diffuso e comune di pensare: il gioco d'azzardo patologico è una malattia psicologica grave e non un "brutto vizio".
Cesare Guerreschi, nato a Bolzano, dove tuttora risiede, ha conseguito il dottorato in psicologia all'Università "La Sapienza" di Roma e si è specializzato in psicoterapia della famiglia e della coppia. È stato direttore del Servizio di Alcologia dell'Usl di Bolzano e fondatore del C.R.A. Centro recupero alcolisti e della Comunità Terapeutica gestita dalla stessa Associazione. Ha anche fondato la società "Gioco d'azzardo patologico" divenuta poi S.I.I.Pa.C. Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive , di cui è tuttora presidente.