Gabriele Amorth muore a Roma il 16 settembre 2016. «A 91 anni di età, 69 di vita paolina, 62 di sacerdozio, 30 di esorcismo». Così sintetizza Domenico Agasso, alla fine della sua indagine sulla vita di colui che tutti ricordano come il più famoso esorcista dei nostri tempi. Quella di Amorth, però, non è stata solo la vita di un "nemico di Satana-, ma anche di un protagonista della storia recente di un'Italia che, nell'ante e nel dopoguerra, si trovava a doversi costruire un'immagine democratica che non perdesse i valori più profondi del cristianesimo. Padre Gabriele visse con intensità tutta questa straordinaria stagione a fianco dei più grandi dell'epoca, dai quali ricevette stima e rispetto. Ancora Agasso chiosa: «Tanti gli debbono gratitudine e salvezza. Preti, vescovi e Papi non possono disperdere il suo esempio e la sua lezione, ma piuttosto farne tesoro. [...] La Chiesa, un giorno, dovrà indagare le virtù di don Gabriele Amorth». Questo libro è un invito ad approfondire la storia di un uomo, di un prete e di un combattente tra le fila di Dio che non ha ancora finito di stupire.
Caterina è una giovane donna di poco più di trent'anni, con una vita ricca e piena. È laureata in medicina e innamorata del suo Jonata, con la quale ha una figlia. Pochi giorni dopo il matrimonio scopre di essere nuovamente incinta, ma giunge anche come un macigno il risultato delle analisi sul nodulo al seno: una forma tumorale estesa e molto aggressiva. Le viene proposto di interrompere la gravidanza per sottoporsi a cicli di chemio e radio terapia, ma Cate rifiuta, non vuole perdere il suo bambino e si affida alle cure e ad una prima operazione dello IEO (Istituto Europeo Oncologico) di Milano. Il 12 Febbraio 2013 nasce Giacomo e poco dopo Cate viene dichiarata guarita. Dopo qualche anno il tumore si ripresenta in forma più aggressiva. Jonata e Cate organizzano molti pellegrinaggi a Lourdes e a Medjugorje coinvolgendo altri ammalati e le loro famiglie. La sua forza diviene per tutti un esempio su come affrontare la malattia, con letizia e certezza di un bene grande: l'Amore di Dio. L'8 febbraio 2019 Caterina abbandona questa terra. Il giorno del suo funerale, la Basilica della Santissima Annunziata di Firenze è gremita di familiari, amici, conoscenti. La sua figura, continua a vivere nell'associazione nata suo nome ed è un punto di riferimento per migliaia di persone in tutta Italia e non solo.
Il 9 maggio 2021, la beatificazione di Rosario Livatino ha elevato questo credente, come si usa dire, all'onore degli altari. Toni Mira ha compiuto un ampio lavoro di indagine intorno alla figura dell'uomo, del cittadino, del servitore dello Stato, per offrirci la possibilità di un incontro faccia a faccia con un personaggio che è un altissimo esempio di valore civile e che scuote le coscienze di tutti noi ben più di quanto farebbe un "santo da immaginetta-. Livatino in preghiera, sì, Livatino guidato da un fortissimo senso della giustizia e della misericordia divine... ma soprattutto Livatino professionista, magistrato competente, concentrato e abile. L'uomo di legge che guadagna sul campo rispetto e autorevolezza. L'uomo scomodo per le mafie e forza trainante nel contrasto alla malavita. Un incontro vivo, emozionante e istruttivo, reso possibile dall'ascolto di molti testimoni: colleghi, collaboratori nelle indagini, persone informate sui fatti. Al termine del percorso vengono pubblicati integralmente tre discorsi di Livatino (uno dei quali inedito) che, in circostanze e su temi diversi, ci fanno scoprire la sua voce, il suo pensiero, i suoi ideali. " Un uomo che ancora, nell'esempio e nella memoria, vive-. Dalla Prefazione di don Luigi Ciotti.
Mosconi amava la povertà. La esercitava e la raccomandava non come condizione fine a se stessa, ma come mezzo per sentirsi vicino alla povera gente e condividerne la sofferenza, che considerava un affronto per la virtù della Carità cristiana.
Era, specialmente e soprattutto, un assertore e difensore della Verità, che riteneva essere l'unica via per salvare l'uomo e la società dalla inevitable disgregazione morale e spirituale.
Con l'aiuto di Maria, Auspice Maria, come recitava il suo stemma episcopale.
Ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, don Pino Puglisi è stato la prima vittima di mafia riconosciuta come martire della Chiesa. Come ha dichiarato Papa Francesco: "è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto". "Don Puglisi parla ancora alla coscienza del nostro tempo. Nuovi e interessanti elementi vengono da uno studio come quello di Vincenzo Ceruso, che con finezza si è chinato sulla vita di Puglisi per scrutarne l'ordito. Le pagine di questo volume danno al lettore un ritratto a tutto tondo del parroco di Brancaccio, un uomo pieno di vita, di sogni e di domande. È stato un cristiano vero, un siciliano non autoreferenziale né complessato. Questo libro ci aiuta a capire meglio la storia dell'uomo Puglisi, che emerge in tutta la sua affascinante grandezza". Dalla Prefazione di Andrea Riccardi.
È il 1923 e ad Argenta, piccolo comune vicino Ferrara, viene dato il via alle iscrizioni all'Opera Nazionale Barilla. L'iniziativa non riscuote successo, solo un ragazzo del paese aderisce. I fascisti cercano un capro espiatorio e lo trovano in don Giovanni Minzoni, il sacerdote che gestiva l'associazionismo di stampo cattolico. Hanno così inizio le minacce e le intimidazioni a cui Minzoni risponde così: «Faccio del bene, ai cuori ed alle intelligenze, al popolano come al ricco, non per merito mio, ma per grazia divina, e, se la mia missione è contrastata, allora fiero insorgo a protestare, poiché la Religione non ammette servilismi, ma il martirio...». Parole profetiche, perché il 23 agosto dello stesso anno il sacerdote viene aggredito da due squadristi fascisti che facevano capo a Italo Balbo e muore per le ferite riportate. Questo volume raccoglie parte dei suoi scritti contro il fascismo e sul tema dell'educazione.
Cosa rimane dell'eredità spirituale di Natuzza Evolo? Quali significati dare ai fenomeni che hanno accompagnato la sua vita? Come interpretare quella sorta di Bibbia vivente che era diventato il suo stesso corpo? Zanini conduce il lettore a scoprire il mondo interiore della mistica di Paravati, ricostruendo la relazione decisiva tra la storia personale e la vicenda interiore di una donna che continua a invitare ad alzare gli occhi al cielo. Natuzza fu come una maestra che prende per mano i credenti e indica la strada della vera sapienza. È la pedagoga di Dio, una Bibbia sempre aperta alla pagina giusta, quella che ciascuno di noi cerca per dare una risposta alle proprie inquietudini.
Nata in Messico nel 1648, Juana Inés de la Cruz, al secolo Juana Ramírez de Asbaje, riunisce in sé vari mondi che si intrecciano nelle sue opere poetiche, composte anche su incarico dei regnanti novoispanici. Affamata di sapere fin da piccolissima, diventa ben presto famosa per l’ampiezza e la profondità delle sue conoscenze in molti campi e affermata esponente del barocco ispano-americano. Non vuole sposarsi, e sceglie la consacrazione religiosa come quella più compatibile con il desiderio di studiare la teologia e le sacre Scritture. In convento sperimenta importanti e intime relazioni fra donne e compone le appassionate liriche per la contessa Maria Luisa de Paredes, ma deve anche scontrarsi con l’invadenza dei direttori spirituali che premono perché, in considerazione del suo sesso, rinunci al sapere, alla poesia, alle scienze sacre. A questo patriarcato camuffato da spiritualità Juana oppone la libertà che le viene da Dio, la genealogia delle donne bibliche e una domanda ancora attualissima: «Quale rivelazione divina, quale decisione della Chiesa, quale regola dell’intelletto avrebbe creato una legge così severa per noi?».
Edith Stein nacque a Breslavia da famiglia ebrea. Di straordinarie doti intellettuali, intraprese la carriera universitaria divenendo assistente del filosofo Edmund Husserl. Dopo aver letto l'autobiografia di Teresa d'Avila, abbandonò l'ateismo e si convertì. A causa delle leggi razziali fu costretta ad abbandonare l'insegnamento ed entrò nel carmelo di Colonia prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Trasferitasi nei Paesi Bassi, non sfuggì alla rappresaglia nazista e venne deportata ad Auschwitz, dove fu uccisa il 9 agosto 1942 insieme alla sorella Rosa. Conoscere la sua figura vuol dire compiere un'esperienza di provocante attualità. Nella nostra civiltà meccanizzata e tecnologica, Edith, donna dalla parola limpida ed essenziale, ha qualcosa da dire: è un andare alle radici, alla scoperta dell'esistenza umana. Edith Stein è stata beatificata (1987) e canonizzata (1998) da Giovanni Paolo II, che nel 1999 l'ha proclamata compatrona d'Europa.
L'11 febbraio 2013, con una "Dichiarazione" di appena venti righe, Benedetto XVI annunciava la sua decisione di voler rinunciare al pontificato. Da quella scelta che ha letteralmente cambiato non solo la vita di Joseph Ratzinger, ma anche e soprattutto la storia della Chiesa e del Papato, sono trascorsi dieci anni. Dopo la rinuncia, come ha vissuto Benedetto XVI da Papa emerito? Che cosa ha fatto in questi dieci anni? Ha solo pregato per la Chiesa? Pensato come una sorta di viaggio, il libro ripercorre e documenta i momenti più salienti di questi dieci anni, a partire dai primissimi giorni fino alla triste e dolorosa vicenda che ha visto Ratzinger accusato di aver coperto un prete pedofilo quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga. Dalle tantissime testimonianze riportate nel volume, in primis quella del suo storico segretario mons. Georg Gänswein, appare chiaro come il pontificato di Benedetto XVI, al suo inizio e alla sua conclusione, sia stato una scelta di Dio alla quale egli per due volte ha ubbidito docilmente. «È affascinante anche per me leggere e sfogliare questo libro, uscito dalla penna di un giornalista appassionato, con il quale il lettore cerca di avvicinarsi al Papa venuto dalla Germania con sempre nuove prospettive, per indagare sull'incomprensibile "scelta"». Prefazione di Mons. Georg Gänswein.
Il contesto è il quartiere Brancaccio di Palermo, segnato dall'insidia mafiosa, ma oggi reso famoso per la forza di antidoto ivi innescata dalla presenza di un prete silenzioso ma forte, che predica parole evangeliche, prega molto, sfida il male con chiarezza, vive poveramente, sa sorridere di sé e della vita. Ma soprattutto semina speranza. A cominciare dal cuore dei ragazzini. È Padre Pino Puglisi. Il famoso "3 P", come argutamente lo chiamavano i suoi collaboratori. Questo libro è scritto proprio da suor Carolina, che narra la storia di tanti di quei ragazzi. Con i loro nomi e le loro storie.
Ciò che non muore mai è l'appassionante racconto autobiografico che Takashi Paolo Nagai ci offre della sua vita, dall'infanzia fino allo scoppio della bomba atomica di Nagasaki. Nota dominante del suo cammino di uomo è la ricerca inesausta di verità e di significato che non gli dà tregua fino all'incontro con la comunità cristiana di Urakami e con la donna che diventerà sua moglie, Midori Marina. Quando il suo cuore si apre alla fede, matura in lui il desiderio di dedicarsi totalmente al servizio degli uomini attraverso la professione di medico e di scienziato, ma qualcosa di definitivo sembra sempre mancare. Nel giorno in cui la bomba atomica riduce in cenere il frutto del suo lavoro, Nagai comprende il valore della testimonianza della moglie Midori, che aveva sempre vissuto nell'umiltà e nel silenzio il suo sì a "Ciò che non muore mai", Cristo, l'unica Presenza in grado di dare eternità alla storia. Il cammino di un uomo vero, un'esistenza instancabilmente vissuta dove ogni avvenimento diventa occasione di stupore e di conversione. Non si udiva alcun suono né segno di vita nella landa atomica. Il cielo a est si faceva più luminoso. Sembrava che la luce della speranza arrivasse a illuminare le tenebre della disperazione. Rimase ad aspettare mentre il cuore si schiariva. Prefazione di padre Mauro Lepori.