Edith Stein nacque a Breslavia da famiglia ebrea. Di straordinarie doti intellettuali, intraprese la carriera universitaria divenendo assistente del filosofo Edmund Husserl. Dopo aver letto l'autobiografia di Teresa d'Avila, abbandonò l'ateismo e si convertì. A causa delle leggi razziali fu costretta ad abbandonare l'insegnamento ed entrò nel carmelo di Colonia prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Trasferitasi nei Paesi Bassi, non sfuggì alla rappresaglia nazista e venne deportata ad Auschwitz, dove fu uccisa il 9 agosto 1942 insieme alla sorella Rosa. Conoscere la sua figura vuol dire compiere un'esperienza di provocante attualità. Nella nostra civiltà meccanizzata e tecnologica, Edith, donna dalla parola limpida ed essenziale, ha qualcosa da dire: è un andare alle radici, alla scoperta dell'esistenza umana. Edith Stein è stata beatificata (1987) e canonizzata (1998) da Giovanni Paolo II, che nel 1999 l'ha proclamata compatrona d'Europa.
L'Autrice mette in evidenza il pensiero di Edith Stein sul tema del sacerdozio femminile.
Queste pagine vogliono essere un piccolo contributo di una rilettura attenta alle parole, da molti inascoltate, dette dalla Madonna a Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, a Fatima, nel 1917 e oltre. Riporteremo prima la vita di Lucia fino alla Prima Comunione, poi la visione dell'angelo, le apparizioni di Maria Santissima con il suo messaggio, rivelato a Fatima, qual è conosciuto, dopo la vita dei tre pastorelli; tireremo infine le conclusioni nell'oggi della storia dell'umanità nel primo centenario delle apparizioni. Il tutto con semplicità e brevemente, perché il volumetto possa stimolare tanti nostri fratelli, sparsi nel mondo, ad una lettura proficua, che sappia porre in discussione il proprio vissuto per il bene proprio e altrui: un santo che, dimentico di sé e abbandonato alla volontà di Dio, raggiunge la santità della vita, trascina altri sulla scia di Cristo.