A distanza di un anno, tutto è cambiato: l'avvento di papa Francesco sta trasformando la Chiesa; la situazione politica italiana sembra volere nuove regole. In tutto questo, come cambiano i cattolici in Italia? Tra nostalgie berlusconiane, ipotesi renziane e anatemi grillini si fa strada la voce accogliente di un Papa "venuto dalla fine del mondo", che riforma lo Ior e prega con i migranti a Lampedusa. Un libro per capire l'Italia (cattolica) che cambia.
Uno straordinario reportage che racconta la sanguinosa guerra in atto in Messico tra lo Stato e i cartelli della droga; che, a loro volta, sono in guerra tra di loro, avvalendosi dell’alleanza di parti consistenti dello Stato, le quali parteggiano – contro lo Stato stesso e contro i cittadini – ora per l’uno ora per l’altro cartello della droga. Questa guerra è mossa dalla volontà di controllare i principali business gestiti dai clan criminali, primo fra tutti quello della droga. La droga viene inviata in Europa utilizzando il porto di Gioia Tauro, come snodo logistico, e la ‘ndrangheta, come «partner commerciale». Lucia Capuzzi ha girato le zone «calde» del Messico per raccogliere informazioni e testimonianze: Città del Messico,Tijuana, Ciudad Juárez, Saltillo, Ixtepec e altre città e stati del Messico. Ha intervistato decine di persone: dai residenti di Juárez che si organizzano in gruppi di autoaiuto per resistere alla violenza, ai migranti latinos vittime dei sequestri, alle ragazze violentate e alle madri dei desaparecidos; ha incontrato personaggi straordinari (giornalisti, genitori, sacerdoti, vescovi, poliziotti...) e gente comune, e racconta le loro storie e testimonianze.
La narcoguerra messicana riguarda l’Italia e gli italiani molto più di quanto si pensi. Non solo perché i narcos fanno affari con la ‘ndrangheta, la quale poi reinveste i guadagni di questi traffici in attività dell’economia «lecita». Ma anche perché è proprio la «domanda» di cocaina che arriva dall’Europa ciò che attiva il narcomercato messicano e mondiale, con le tremende violenze ad esso connesse.
lucia Capuzzi è nata a Cagliari nel 1978 dove si è laureata in Scienze Politiche. Ha poi conseguito un dottorato di ricerca in «Storia dei Partiti e dei Movimenti Politici» all’Università di Urbino, svolgendo una ricerca sull’emigrazione italiana in Argentina nel secondo dopoguerra. Da questo studio è nato il libro La frontiera immaginata. Profilo politico e sociale dell’emigrazione italiana in Argentina nel secondo dopoguerra (Franco Angeli 2006). Ha pubblicato inoltre Colombia. La guerra (in)finita (Marietti, 2012); Adiós Fidel. Fede e dissenso nella Cuba dei Castro (con Nello Scavo), (Lindau, 2011); Haiti. Il silenzio infranto (Marietti, 2010). Dal 2004 ha intrapreso la carriera giornalistica. Ha lavorato per il Tg Leonardo della Rai. Attualmente lavora nella redazione Esteri di Avvenire e si occupa in particolare di questioni latinoamericane.
Assuefatti è un’inchiesta a tutto tondo, tra le più accurate mai realizzate in Italia, sull’uso di sostanze stupefacenti: dalla cocaina all’Energy drink.
Realizzata attraverso le voci di chi le consuma e di chi le difende, di chi le combatte e di chi le studia, di padri, di madri e di figli, Assuefatti raccoglie le testimonianze di scienziati, educatori, attori, sportivi, personaggi dello spettacolo. Voci di persone vere che le autrici hanno incontrato, conosciuto, intervistato.Voci che diventano lo specchio di una mentalità diffusa che spesso sottovaluta, subisce, minimizza e banalizza le sostanze stupefacenti, dalla cannabis alla cocaina, dall’eroina all’ecstasy.
Un’indagine accurata e completa, con dati e statistiche aggiornati e testimonianze reali di personaggi noti come Raul Bova, Piero Angela, Linus e Lella Costa.
Il libro sarà sostenuto da un sito curato dalle due autrici: www.assuefatti.it
Destinatari
Un ampio pubblico.
Autori
Sara Casassa è nata a Roma e vive a Milano. Laureata in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal ’92. Ha cominciato come cronista nella redazione di «Repubblica» a Firenze. Si è a lungo occupata di salute per il mensile «Starbene». Dal’97 fa parte della redazione di «Tv Sorrisi e Canzoni» dove scrive di televisione, spettacolo e attualità.
Antonella Fiori è nata a Carrara e vive a Milano. Giornalista, autrice e conduttrice di programmi radio e tv è stata per otto anni inviato di cultura e cronaca per «l’Unità» e ha lavorato per le maggiori testate italiane. Scrive di cultura e attualità per «l’Espresso», «D-La Repubblica», «Metro» e collabora con Rai 1 e Rai Storia. Ha scritto Ricomincio da me (Sperling & Kupfer) e vinto il “Premiolino-giornalista del mese” per la trasmissione di Radio 3 “Candide. Domande semplici a persone complicate”.
<br/
Come è possibile che una società a stragrande maggioranza cattolica partorisca Cosa nostra e stidde,’ndrangheta,camorra e Sacra corona unita? Un interrogativo del genere ne coinvolge,a valanga,molti altri. Impegnativi e impertinenti. E questo potrebbe spiegare perché lo si è posto assai raramente. Per rispondere,l’autore ha enucleato i tratti essenziali della teologia dei mafiosi;ha scoperto preoccupanti rassomiglianze con la teologia “cattolico-mediterranea”;ha delineato,per sommi capi,una teologia critica “oggettivamente” alternativa rispetto alla visione teologica mafiosa. Questo percorso intellettuale affronta gli aspetti culturali di un fenomeno complesso come la mafia e si rivela utile per ampliare l’analisi scientifica e per affinare le strategie di prevenzione e di contrasto.
COME PUÒ LA MAGGIORANZA DEI MAFIOSI DIRSI CATTOLICA E FREQUENTARE LE CHIESE? QUALCOSA CERTAMENTE NON FUNZIONA: O NELLA LORO TESTA O NELLA TEOLOGIA CATTOLICA.O IN TUTTE E DUE.
DESTINATARI: Un libro scomodo e coraggioso che farà parlare di sé.Per un pubblico molto ampio
AUTORE: Augusto Cavadi giornalista e teologo (Palermo,1950; www.augustocavadi.eu ) svolge attività di insegnamento e di consulenza filosofica presso scuole,università e altre istituzioni culturali. Collabora con Repubblica(Palermo), Narcomafie(Torino) e altre testate. Curatore de Il Vangelo e la lupara. Materiali su Chiese e mafia, 2 voll.(Bologna 1994),è considerato fra i maggiori esperti del rapporto fra cattolicesimo e associazioni criminali. È autore tra l’altro di: La mafia spiegata ai turisti (Trapani 2008; trad.francese,spagnola,inglese,tedesca e giapponese 2008); Come posso fare di mio figlio un uomo d’onore?(Trapani 2008).
Riceviamo e volentieri pubblichiamo dall'autore:
"I giovani italiani fuggono. A migliaia. Da qualche tempo la fuga comincia persino in università: Almalaurea stima che siano 40mila quelli emigrati a cercare miglior fortuna nei chiostri accademici stranieri, forse per scappare da uno dei Paesi che meno investe (dati Ocse) nella formazione superiore. Un Paese che investirà ancor meno in futuro, se certi tagli dell’attuale Governo si tradurranno in realtà.
Meno quantificabile invece -ma sotto gli occhi di tutti- il fenomeno dell’emigrazione dei giovani professionisti dal Belpaese.
Partono ogni anno a migliaia. Non si tratta solo di ricercatori. Ci sono anche uomini d’impresa, architetti, avvocati, ingegneri, musicisti, giornalisti, medici… e chi più ne ha più ne metta. Scappano da un Paese che non è Europa, fuggono da un sistema che non privilegia abbastanza il merito e le competenze, ma preferisce puntare su raccomandazioni e cooptazioni. Non è un caso se il canale “relazionale”, secondo diversi sondaggi, risulta ancora quello vincente, in Italia. E la selezione per merito? Forse troppo “europea” per un microcosmo provinciale quale è quello del Belpaese. I giovani ne risentono: secondo il Cnel, in Italia solo il 6,9% dei dirigenti, il 12,3% dei quadri, il 15% degli imprenditori e il 22% dei professionisti sono “under 35”. Un “under 30” guadagna in media 22mila euro l’anno, quasi ottomila in meno rispetto a chi ha tra i 50 e i 60 anni. L’11,9% dei medici ha meno di 35 anni, così il 7,4% dei docenti universitari. 63 giovani lavoratori su 100 ricevono ancora un aiuto economico dai genitori.
Chi non ha tempo e voglia di mettersi in fila, di aspettare l’occasione professionale della vita una volta varcata la “giovane” età di 45 anni, compra un biglietto e se ne va: invia un certo numero di curriculum, ottiene (che novità!) un certo numero di risposte, affronta tot. colloqui e selezioni, conclusi i quali ottiene il sospirato lavoro, adeguato alle sue competenze e alle sue aspettative retributive. Questa è Europa. Questo avviene nel mondo civilizzato.
Intanto, in Italia imperano i lavori sempre più precari e malpagati, le file infinite per ottenere un posto di responsabilità, le umiliazioni subite -vedendosi sorpassare a destra- da raccomandati, cooptati ed arrivisti sociali. Tutto ciò costituisce la rappresentazione più bieca del “terzo mondo” italiano. Che impone ai suoi giovani una scelta: o accettare la frustrazione continua, quotidiana e senza speranza, o emigrare.
Anche per questo i giovani di talento sono sempre più in movimento: hanno abbattuto ormai da tempo il concetto di “frontiera”. Scappano, nella maggior parte dei casi per non tornare più. “It’s in my backyard and in your backyard”: non è solo un problema di ricercatori “scienziati pazzi” e delle loro famiglie, ancora dubbiose sulla strada intrapresa dal proprio figlio o figlia.
Riguarda anche tuo figlio, lo stesso che tra mille sacrifici hai fatto studiare cinque anni in università, facendogli seguire un indirizzo che credevi (per l’appunto, credevi…) gli potesse garantire un futuro. Ma ora scopri che il suo 110 e lode non basta.
E’ un’emergenza nazionale: non è un Paese per giovani, si dice spesso. Ed è maledettamente vero.
Il libro “Fuga dei Talenti” (edizioni San Paolo) e il blog (http://fugadeitalenti.wordpress.com) denunciano questa situazione ormai inaccettabile, attraverso le storie personali di 27 giovani che hanno lasciato il Paese più gerontocratico e immeritocratico dell’Europa occidentale."
Sergio Nava
«La situazione attuale è equivalente al fatto che tre delle nostre maggiori università lavorano solo per formare competenze che vengono poi utilizzate esclusivamente da Paesi stranieri».(Rapporto Italiani nel Mondo 2006). «Il nostro è un sistema interamente basato sullo scambio di potere. Un sistema dal quale i giovani sono tagliati fuori, perché non hanno nulla da offrire, al di fuori del proprio talento». (Oscar Bianchi, musicista e compositore italiano,33 anni,emigrato a New York). Mal di merito(Giovanni Floris,2007) vi ha insegnato che,in Italia,i migliori finiscono spesso dietro la porta.Passano – quasi solamente – i raccomandati e i “figli di”. Meritocrazia(Roger Abravanel,2008) ve ne ha scientificamente dimostrato il perché. Mediocri (Antonello Caporale, 2008) ha scoperto che esiste persino una formula matematica in grado di escludere i migliori dalle leve di comando. La fuga dei talenti vi spiega dove finiscono i nostri migliori cervelli e talenti, quelli che avrebbero potuto risollevare – per davvero – le sorti di questa nazione.Attraverso le storie di ventisette ricercatori, professori universitari, artisti, uomini d’impresa, architetti, ingegneri, medici, giornalisti, funzionari europei e avvocati (tutti finiti all’estero),La fuga dei talenti è un viaggio-denuncia nell’emigrazione dei giovani di talento, costretti a lasciare ogni anno e a migliaia il Paese più clientelare e immeritocratico dell’Europa occidentale.Un viaggio tra le “vittime collaterali” della “non meritocrazia” italiana. Un libro che qualsiasi giovane dovrebbe leggere,prima di decidere cosa fare da grande.E dove farlo.
AUTORI Sergio Nava,giornalista,classe 1975,lavora dal 1999 a Radio 24 e Il Sole 24 Ore,dove si occupa di notizie dall’estero,in particolare dall’Unione Europea.Per Radio 24ha condotto programmi radiofonici e coperto summit internazionali.Ha lavorato,come giornalista o portavoce,in Francia,Germania,Inghilterra e Irlanda.Ha pubblicato presso le Edizioni San Paolo:Veronica Guerin. Una giornalista in lotta contro il crimine(2003).